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giovedì 15 dicembre 2022

A Forest - Fury of the Elements

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black
Gli A Forest sono un duo di Novara, M. e Mayhem, già membri di Skoll e The True Endless. In 'Fury of the Elements' il gruppo propone tre pezzi, più un’intro (l’outro è indicata sul booklet, ma non è presente). Si tratta di buon black metal selvaggio, come si addice al loro nome; la musica è di chiaro stampo norvegese, e mi riferisco agli esordi del black, dal momento che non ci sono contaminazioni di alcun genere (tastiere ed orchestrazioni varie) all’interno dei pezzi. I testi, invece, parlano della vendetta finale della Natura nei confronti dell’uomo, quindi parlano della Verità! Con queste premesse, non vi aspetterete di certo un demo-tape registrato in maniera iper-professionale: infatti, gli A Forest, fedeli alle loro scelte, hanno prodotto questo demo in maniera un po’ casalinga, anche se alla fine l’unica cosa che risulta confusa all’ascolto è la batteria, nelle parti più veloci. Insomma, un demo che ci riporta alla mente i bei tempi in cui il movimento black era veramente underground!

(Chanteloup Creations - 2000)
Voto: 66

https://www.facebook.com/A-Forest-570937746324697/

Entrails - An Eternal Time of Decay

#FOR FANS OF: Swedish Death Metal
Pretty solid release the whole way through! This is a good listen to especially withholding that Swedish sounding guitar. Oh, so sweet! I've given these numerous spins and every time I hear something new. The guitar riffs are killer, and they fit with the vocals, absolutely! It's kind of like if it were modern day Entombed with LG (RIP). The vocals sound a little different though. I really like the music on here. I think that it's solid the whole way through and the tempos are ever-changing. The vocals go well with the music. This is traditional Swedish death metal in the vein of Entombed's first two releases.

A lot of good to say with this release. I think that they’re much more fluid and the guitars are sounding a lot better. This is all not over hashed with the pedal to makes that Swedish sound. It’s been well thought out. I felt like this whole release in hearing is so thick. I think it’s about to B rating. I can’t give it more, but I still think it’s above average. Definitely, these guys don’t take too long to put out new material and they have well thought out music. The guitar riffs in general are great. I like the overall sound of the album. It’s pretty unique to death metal with a great production. There is a great Swedish sound to it. I liked this whole album. There’s nothing really that I’d change and it’s not too overly fast or ambitious. The drums pack a real big punch. The quality of the sound of the album is top notch. They’ve really done good and I think it could’ve been a longer album. However, this would be by little bit more than 45 minutes.

The vocals are really good too! They really sound low I think they fit well with the music. Overall, this is a great album and they put together sounds that are so original and heavy. At this dimension, thick at times. Great follow up release I hope that they have a long life making music like this. The metal sound, Swedish, is unique and again to the vein like Entombed and Dismember. But they have their own unique sound which is definitely a solid follow up from ‘World Inferno’. But I think it’s a little bit lesser of a good album than the previous. It’s still right up there. I think they did really well.

I got the physical copy of the CD. I thought it was good enough to purchase and I recommend taking a listen on Spotify or YouTube see how you like it (but slow at times). It still picks up and it was somewhat fast at places musically speaking. The guitars are chunky and really original! Please show some support for the band they’re not rich or maybe purchase on bandcamp something to show the band that you appreciate their music. Check it out now! (Death8699)


Infernal - S/t

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Black
Quello degli Infernal è un Mcd un po' vecchiotto (1999), che in Italia ha visto la luce solo nel 2000. Comunque, negli Infernal hanno militato nomi illustri della scena black/death svedese come Blackmoon (R.I.P.) e Themgoroth, ex Dark Funeral, Impious degli In Aeternum ed infine Matte Modin dei Defleshed, quindi un super gruppo che però qui non sfodera tutte le armi visto che il suono risulta molto influenzato dai Dark Funeral degli esordi. È chiaro poi che stiamo parlando di pezzi incazzati e melodici con dei riff coinvolgenti e tirati a più non posso. Peccato solo che gli sviluppi futuri non abbiano portato a sensibili sviluppi visto che la band si è poi sciolta.

(Hellspawn Records - 1999)
Voto: 68

https://www.metal-archives.com/bands/Infernal/7006

domenica 11 dicembre 2022

Nix & the Nothings - Here Goes Nothing

#PER CHI AMA: Punk/Garage
Norvegia, Bergen, la patria del black metal, ma non solo. Da qui arrivano infatti i Nix & the Nothings con il loro album di debutto, "Here Goes Nothing", uno sporco esempio di punk garage rock dalle tinte oscure. Si, perchè l'atmosfera che si respira nella traccia d'apertura, "Caveyard", ha un sound sporco, tetro e cattivo che potrebbe evocare i The Kinks ma anche i Misfits, sebbene quell'hammond in sottofondo possa semmai chiamare in causa i The Doors, ma lo stile è decisamente incazzato, vuoi forse per un cantato che sembra sotto gli effluvii dell'alcol. Dalla successiva "Why", la band non sembra più prendersi sul serio e sembra lanciarsi invece in un surf rock anni '60, con il solo difetto che la registrazione sembra essere avvenuta in cantina e per di più con l'aratro. Buona la componente vocale che dona quel giusto grado di ruvidezza al disco, cosi come pure l'assolo che chiude il brano. Si prosegue con "Good for Nothing" e lo schema non cambia, con quel concentrato di garage rock irriverente, a tratti nostalgico, sciorinato in ogni singola traccia, che alla fine rischiano di risultare forse troppo prevedibili per un disco, che sembra essere un tributo alla musica di oltre mezzo secolo fa. "All Night Long" offre un approccio "fake" live in un pezzo meno scanzonato e più mid-tempo, mentre con "Too Many Bugs" si torna a ballare nel fango. Con la successiva "Mushroom Baby" i nostri sembrano ritornare alle reminiscenze surf in un brano avvincente (fantastico il basso) ma penalizzato un po' troppo da quella "sporcizia" di fondo a livello produttivo, qui più evidente che da altre parti. "No Ghost", la song per cui è stato anche girato un video, è un pezzo acid blues rock che ahimè non mi prende per niente e non fa altro che spingermi a skippare alla successiva "Movin On", che come anticipato dal titolo, ha un carattere più movimentato e punk rock, con tanto di coro ruffiano, azzeccatissimo. In chiusura, la traccia più lunga del lotto, "Here Goes", quella però dall'attacco più mellifluo, con tanto di duetto vocale uomo donna che la fanno apparire come la classica ballad del disco o se volete, la degna conclusione di un lavoro che soffre di un'altalenanza umorale ancora da rivedere. (Francesco Scarci)

H.C. Behrendtsen - S/t

#PER CHI AMA: Math Rock
E questi H.C. Behrendtsen da dove diavolo saltano fuori? Con un moniker quasi impronunciabile, sicuramente parecchio complicato da fissare nella testa, il trio di Lipsia se ne esce con l'album omonimo di debutto che miscela suoni sperimentali che partendo dal math rock dell'iniziale "Ibiza/Heinz" (il singolo del disco) arriva ad una sorta di nintendocore/chiptune della successiva "Modem". Ecco appunto, il titolo sembra lasciar intendere che a comunicare sia un modem di un computer attraverso suoni informatici che lentamente prendono forma e colori svariati, dal jazz all'hardcore in uno schianto sonoro che mi ha evocato i nostrani Eterea Post Bong Band (EBPB), che nel 2009 avevano fatto uscire 'EPYKS 1.0', un album incentrato sull'uso di internet e dei cellulari. Ecco, trovo più di una similitudine tra i tedeschi H.C. Behrendtsen e gli EBPB anche nell'uso dell'effettistica (in "Labyrinth" o nella più ipnotica "Domino-Theorie", ad esempio). La band teutonica sfugge cosi ad ogni tipo di etichettatura troppo stringente, vista un'attitudine avanguardista che collide spesso con ritmi incalzanti e tirati (come quella dell'opening track), o con atmosfere più psichedeliche ("Vitamin") o lisergiche (la già citata "Domino-Theorie"). L'album tuttavia non è cosi semplice da digerire, complici suoni molto spesso poco immediati (ascoltatevi la tribalità sghemba di "Kalimba", tanto per gradire e poi impazzire). Il jazz blues torna di casa nelle meno vivaci (e meno riuscite) "Never Get High on Your Own Supply" e "LiLiGeTiTi", mentre con la conclusiva "Weight", si ritorna ad un delirio sonoro quasi improvvisato che non lascia diritto di replica alcuno. (Francesco Scarci)

(Schatulle Bömm - 2022)
Voto: 70

https://hcbehrendtsen.bandcamp.com/album/h-c-behrendtsen

giovedì 8 dicembre 2022

Behind Closed Doors - Caged in Helices

#PER CHI AMA: Instrumental Post Metal
È un trio internazionale quello dei Behind Closed Doors (stravagante questo moniker), formato da prodi menestrelli provenienti da Germania, Paesi Bassi e Svezia, che si sono trovati per rilasciare questo affascinante affresco di post metal strumentale. Sapete quanto storca il naso a non avere un cantato eppure questo 'Caged in Helices' riesce a superare egregiamente la prova del fuoco anche senza un vocalist. Questo perchè i nostri non sono certo degli sprovveduti, avendo arricchito la propria proposta metallica di archi (tra cui Ben Mathot degli Ayreon) che vanno a colmare il vuoto lasciato dalla voce. Questo quanto si può ascoltare già nell'iniziale "The Anti Will", che nei suoi otto minuti ne fa proprio di tutti i colori, attraversando un corridoio fatto di post-rock, post-metal, suoni cinematici e ancora math rock, progressive, musica classica e potrei continuare all'infinito, aggiungendo anche soundtrack e djent, con quella granitica chitarra in chiusura, una vera mazzata nei denti. Spettacolo puro. "Kaleidoscope Antlers" riparte da questo potpourri di generi e stili, da un bel chitarrone avvolto dagli archi che potrebbero evocare in un qualche modo i Metallica ai tempi dell'esperimento sinfonico di 'S&M'. Tecnica squisita, eleganza musicale e ricerca per la melodia contraddistinguono questa e le song a seguire, di cui sottolinerei le due maratone affidate a "Black Pyramid" e "Ad Aspera Adastra, But Why And For What?", due pezzoni tra i nove e i dieci minuti che sottolineano, manco ce ne fosse bisogno, le eccelse qualità compositive della band. La prima delle due peraltro sfoggia una linea di basso davvero da urlo che entra nel cervello e da li non ne esce più. Questa poi è la canzone dove forse la componente orchestrale è meno invasiva e il sound decisamente più incisivo, anche se un paio di break atmosferici ne bilanciano l'irruenza ritmica. In "Ad Aspera..." viola, violino e violoncello tornano a far danni, insinuandosi nelle trame sofisticate di una song dal piglio decisamente minaccioso. Peccato per un lunghissimo break centrale che renderà il brano più suscettibile allo "skip". Il pezzo che poi in realtà ho maggiormente apprezzato è "The Essence of Doubt", con quella sua chitarra orientaleggiante e la sua coda djent, ipnotica quanto basta per tenermi agganciato ad un lavoro che, per quanto privo di un cantante, ha tutte le carte in regola per spaccare culi a destra e a manca. (Francesco Scarci)

Solitär - Bus Driver Immigrant Mechanic

#PER CHI AMA: Psych/Dream Pop
Il polistrumentista svedese, Mikael Tuominen, già presente in formazioni del calibro di Kungens Män e Automatism, si cimenta in un primo disco solista, uscito via Tonzonen Records, carico di atmosfere dense, intrise di intimità e ispirazione. Il canto sempre quasi sommesso e schivo, si presta molto bene alla forma di psichedelia che l'autore mischia spesso a fattori folk e post rock, melodie luminescenti, spesso ipnotiche ed estatiche. Si parte con "Electric Sea", un bel brano dai tratti desertici, un'evoluzione corale e mantra doorsiani con una buona dose di ricordi, che portano alle sonorità di "Fire Walker" dei Black Rebel Motorcycle Club, uno stile che ritroviamo peraltro in molte parti dell'album. "Ship of Excitement" inizia con un sound che ricorda certe cose dei Cocteau Twins per leggerezza e utilizzo delle chitarre, mentre "Concrete Spaceship", cerca di aumentare il ritmo senza aumentare il rumore, creando un'atmosfera surreale e sospesa, con un uso del noise guitar molto intelligente. A sorpresa in una veste psych folk sommessa e sofferta, avvolta in una luce abbagliante, Solitär si cimenta in una versione originalissima di "The Price", la storica canzone dei Twisted Sister, ottenendo davvero un bel risultato. 'Bus Driver Immigrant Mechanic' evolve brano dopo brano, pur rimanendo in un contesto di musica ipnotica e statica, elettronica e minimale, shoegaze, un post rock di scuola Mùm con qualche richiamo a certa psichedelia evoluta in stile Legendary Pink Dots. Le atmosfere soffuse richiamano magma sonori notturni come la versione di "Satellite of Love" di Milla Jovovich in "Million Dollar Hotel", dotata di un umore malinconico ma sognante. "Spegel Spegel" potrebbe essere un brano dimenticato in qualche cassetto dei Crime and the City Solution, suonato dai Mercury Rev, mentre per "It Rains" potremmo scomodare Hugo Race e la sua musica lunare. La cupa "A Flash in a Glass Jar" è figlia di certa new wave di classe, e sfodera sonorità vicine agli Echo and the Bunnymen, con un lento incedere e tappeti di tastiere maestosi all'orizzonte, con una coda finale assai cinematografica. Chiude il cerchio la brevissima e acustica "Brus", l'unica traccia cantata in lingua svedese, per il resto la lingua utilizzata è quella della terra d'Albione. In definitiva, devo ammettere che 'Bus Driver Immigrant Mechanic' è un album intrigante, profondo e molto sofisticato, certo non è d'impatto e non funzionerà tra i rockers più duri e puri, ma per chi cerca buona musica introspettiva questa è proprio una valida alternativa. Un disco ragionato e ben prodotto con suoni caldi, profondi e intimi, un disco per tipi solitari a tutti gli effetti. (Bob Stoner)

Summoner - Summoner' Sign

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Gothic Black
Un artwork molto bello. Peccato poi che il solito black metal a la Cradle of Filth, proposto dai Summoner, non sia all’altezza. Pur essendo suonate bene, queste quattro tracce che compongono 'Summoner' Sign', non portano niente di nuovo in un panorama ormai saturo di questi lavori. La voce soprattutto è identica a tante altre che cercano di imitare lo screaming che hanno reso famosi Dani & Co. Le capacità musicali dei Summoner sono buone: serve solo un po’ più di personalità nella composizione. Capisco bene che all'epoca questo tipo di musica era quella che tirava di più, ma dopo un po’ ha finito per stancare.

mercoledì 7 dicembre 2022

Estrangement - Disfigurementality

#PER CHI AMA: Experimental Death Doom
Ci hanno messo ben otto anni gli australiani Estrangement a far uscire il loro album di debutto su lunga distanza dopo un demo e uno split album usciti rispettivamente nel 2013 e 2014. Lo stravagante quartetto di Sydney capitanato da JS, esce quindi con questo 'Disfigurementality', un concentrato di stralunato death doom che esordisce con "Destitution Stench", una breve intro che ci prepara all'originale forma musicale espressa dalla successiva "Detritivore". Citavo il death doom, ma potremmo aggiungere anche il funeral in alcune linee pesantissime di chitarra (e nelle durate estenuanti dei brani) o ancora nelle profondissime growling vocals, ma quello che colpisce nella proposta dei nostri è l'inserimento di alcune partiture neoclassiche, ma anche jazzy o addirittura scorribande black come accade nella seconda parte del brano. Tutto questo oltre a regalare una grande dinamicità al disco, prospetta grandi speranze per un genere che ultimamente avevo avvertito come spento o con ben poco da dire. E invece la band australiana si gioca molteplici carte di improvvisazione che rendono anche le successive tracce molto più palatabili. Passando da un breve intermezzo acustico, si arriva a "The Light Unshown", una song che sembra votata a quel mood struggente di My Dying Bride o dei primissimi Paradise Lost e non posso far altro che applaudire, per quanto il sound possa risultare obsoleto. Ma l'uso di contrabbasso, flauto e violino, che già avevo apprezzato in "Detritivore", cosi come un favoloso break acustico dal sapore spagnoleggiante, corredato poi da una cascata di note di chitarra e atmosfere epiche e struggenti, regalano una proposta che in termini di freschezza, sembra non aver uguali. Dopo un iniziale cerimoniale esoterico, prende piede "Fire Voice", con una sorta di assolo di flauto a cui fa seguito un'altra chitarra flamencata a testimoniare, se ancora ce ne fosse bisogno, l'originalità dei nostri. "Clusters" è puro caos sonoro che trova comunque il suo perchè in un lavoro unico e complicato come questo. " Womb of Worlds" è un altro tassello di follia di questi quattro musicisti tra sonorità doomish catacombali e altre derive psicotiche, con un violino nel finale a rimembrare i fantastici esordi dei My Dying Bride. "Asleep in the Vineyard" è un altro interludio atmosferico che ci conduce a quello che è il brano più lungo del lotto, i tredici soffocanti minuti della schizoide "Doppelganger", la summa di tutto il male, la genialità, la malinconia e la follia di questi Estrangement. Bel debutto, complimenti! (Francesco Scarci)

lunedì 5 dicembre 2022

Blood of the Wolf - The Declaration of War Eternal

#FOR FANS OF: Black/Death
A more death metal oriented approach this time around opposed to their last few releases. Definitely quality metal the whole way through! Vocals going good with the guitars. The axes are a good "crunch" tone to them hence the blackened death metal sound. Another likeable album for sure. Their songwriting is definitely still top notch. This album clocks in about 40 minutes. All the songs are likable. I especially like the harmonies it makes it more melodic sounding. Mike's vocals still low sounding which is prevalent on their previous releases as well! He's still maintaining the creative vents on the guitar.

The tempos vary some fast and furious and others a little more laid back. In any case, it was a quite diverse release. The energy is all there and the rhythms are impeccable. Mike is great at songwriting, Frank solid on the lead guitar and melodies. Overall, a great lineup not to mention compositions! These guys refuse to let up and just so you know, Christopher Grimes (Withering Soul) is on bass duties. This album could've been a little better produced which is why I took off some points. The music is what counts though and I thought this one a good one to crank up because it's so catchy!

The first few albums they were developing their own sound. As a Chicago band, they have a solid fan base. Other than BOTW, Cianide, Cardiac Arrest, Molder, Withering Soul are just some pretty admirable extreme acts. The scene is growing though and these guys are well versed! One of the most consistent old school Chicago acts are Cardiac Arrest. Koniglio started pretty early too with Rellik. Now, a defunct band these members have ventured into other bands BOTW being one of them.The overall aura to the band is a bit eerie hence their influences to the likes of Marduk and earlier Immortal.

I had to pre-order this because I was curious about the sound of this one. The sound is good, just like I said the production quality was a little sub-par. But the music is superb. These guys can go on for years! The energy is all there and the creativity as well! I like how they are more death metal focused on the songwriting approach, it turned out great! You can stream this, but show the band support by getting a physical copy of this one! It's well worth it. Even myself a veteran in music, I still think the sound quality is better with CD's as opposed to digital. Check this one out! (Death8699)


(Horror Pain Gore Death Productions - 2022)
Score: 74

https://hpgd.bandcamp.com/album/iv-the-declaration-of-war-eternal

Wizrd - Seasons

#PER CHI AMA: Psych Prog Rock
Ho visto molto movimento nei giorni scorsi riguardo all'uscita di questo album, tanta attività pubblicitaria nei social, e devo dire che in effetti questo lavoro merita davvero una grossa esposizione, anche perchè, esce per la Karisma Records, non una label qualsiasi infatti, visto lo standard qualitativo delle band di questa etichetta decisamente indiscutibile. Poi, a dirla tutta, il quartetto norvegese non si è certo limitato a fare il solito album di rock progressivo, ha mischiato infatti le carte di questo difficile genere, l'ha studiato per bene, e l'ha servito in una veste moderna, con una registrazione che rievoca il vintage style dei '70s ma che gode di suoni caldi e profondi e una freschezza di suoni tutta nuova, con un'ottima produzione che soddisferà anche gli audiofili più accaniti. Freschi di accademia, la giovane band di Oslo, si fa carico del verbo espresso soprattutto nelle gesta di maestri come gli Yes, ed in particolare le più evidenti somiglianze stilistiche si ritrovano con l'album 'Fragile', della band inglese. Gli Wizrd hanno capacità tecniche notevoli, lo si nota fin dalla traccia d'apertura "Lessons", ed il brano "Free Will" si fa ottimo portavoce della bravura compositiva ed esecutiva dei nostri. Sezione ritmica pulsante, sofisticata e complessa, che non si placa mai, che sfodera parti melodiche e ritmiche accattivanti e piene di fantasia creativa, morbida psichedelia e schegge impazzite di Canterbury sound, un'ottima esecuzione, orecchiabilità e virtuosismo dosati a dovere, per un brano che da solo vale tutto il disco. In realtà, il cd pende per la prima metà verso un prog rock molto tecnico, tirato e impetuoso per poi progressivamente rallentare nella seconda parte, virando verso una psichedelia più morbida, e senza mai dimenticare il tecnicismo, ci ritroviamo nelle terre più tenui e allucinate di un sound più fine anni sessanta, un power flower evoluto e intrecciato con variazioni più free rock e jazz rock ("Show Me What You Got"). Un'opera lunga, variegata, come la sua copertina, fantasiosa e colorata, un moniker magico per musicisti fantastici, cori e suoni di un tempo rivisitati benissimo, virtuosismi e un'energia sonica, anche nel cantato, che mi ricorda stranamente, certi lavori più stravaganti dei Motorpsycho. Un disco che vale proprio la pena ascoltare, avere, custodire. E se questo è l'album di debutto, bisogna proprio ammettere che per questa giovane band si mostrano solo grandi prospettive all'orizzonte. Ascoltare per credere. (Bob Stoner)

(Karisma Records - 2022)
Voto: 83

https://wizrd.bandcamp.com/album/seasons

mercoledì 30 novembre 2022

The Wild Century - Organic

#PER CHI AMA: Psych Rock
Con questo album, uscito per la Tonzonen Records, la band olandese osa valicare il confine che delimita l'ispirazione presa in prestito da un genere e il rischio di imitazione delle sue opere sonore, perchè per ogni nota che scorre in questo nuovo lavoro dei The Wild Century, troviamo un legame pesante per composizione, stile e sonorità con qualche brano famoso degli ultimi 50 anni della storia del rock psichedelico. Metto subito in chiaro che il combo riprende le citate sonorità talmente bene, che non si può parlare di imitazione, tanto meno di plagio, semmai di forsennata ispirazione presa a prestito, ed è un ascolto divertentissimo quello di 'Organic', un ascolto che in un qualche modo ci permette di ristabilire contatti con un mondo che magari avevamo dimenticato o, nel peggiore delle ipotesi, mai approfondito. Quest'ottimo album quindi vi fornirà un compendio di rimandi musicali talmente esaustiva da farvi esclamare a gran voce che i The Wild Century, pur non essendo innovativi o puramente originali, rimangono un'ottima, moderna, retro rock band con i fiocchi, che ricordano tante altre realtà della scena che fu ma che alla fine risultano, nel loro circolo vizioso di suoni, interessanti e belli da sentire. Straordinaria la scelta dei suoni vintage di quest'opera, che sembra provenire direttamente dai '70s e che ricalca fin troppo i beniamini di quell'epoca. Si parte con la cavalcata psych di "Lowdown Dog", che solca le orme dei Velvet Underground con un effetto vocale alla Hawkind per approdare ad "Oh Yeah", dove il wah wah della chitarra iniziale evoca spudoratamente "Woodoo Child" del grande Hendrix, con un tiro garage che si sposta tra fuzzstones e certi ritmi cari a 'Second Coming' degli Stone Roses, con un organo in primo piano da brivido. "Carry On" rallenta la spinta, e tra gli accennati deserti sonici alla "The End" dei The Doors o una vaga similitudine ad un brano di un Bob Dylan d'annata, ci culla verso lidi vicini ai Mother Superior di "Save my Soul" (da 'The Mothership Movement' del 1998) ed una lunga coda finale carica di venature progressive e psichedeliche in sintonia con i primi Deep Purple. Il sitar e tanta psichedelia ipnotica, accompagnano poi l'evoluzione cosmica di "Beautiful Queen" che sembra cantata dallo spettro di Mick Farren. "Grey Blue Eyes" è una ballata super psych che richiama le origini della band forse mostravano molta più originalità e uno stile decisamente meno derivativo, ma con un taglio meno professionale sotto certi aspetti sonori, e più underground. Gli assoli di "Mother's Grace" a metà e in chiusura del brano, sono delle chicche, anche se la song, a tratti, non nasconde affinità con il mood di "Nights in White Satin" dei The Moody Blues. Per concludere, devo spezzare una lancia a favore di quest'album tanto derivativo quanto indovinato, ben curato e ricercato, per una band che si può tranquillamente accostare ai magici e mai dimenticati On Trial, quanto ai tanti gruppi menzionati sopra, aggiungendo anche i Baby Woodrose, 13th Floor Elevators, i Kula Shaker e tutti quelli che trovano posto nell'immaginario sonoro di questo particolare secolo selvaggio. L'ascolto ne vale proprio la pena, il viaggio culturale e cosmico sono assicurati. (Bob Stoner)

(Tonzonen Records/Soulfood Music - 2022)
Voto: 75

https://thewildcentury.bandcamp.com/album/organic-2

lunedì 28 novembre 2022

Carcass - Necroticism - Descanting the Insalubrious

#FOR FANS OF: Techno Death
Carcass puts forward possibly the best LP in their career here. With an all-star lineup featuring Michael Amott (Arch Enemy) and Bill Steer (ex-Napalm Death). The melodies are phenomenal and noteworthy. The production was better than their last LP before this one ('Symphonies of Sickness') and 'Reek of Putrefaction' of course. The guitars are probably the best part of this album! Between Amott and Steer trading off leads, Walker's unique vocals (with trade-offs) and Owen on drums, this here might be one of the best albums in the whole history of the band (as stated just prior to this).

The guitars sound like (to other guitarists) to be tuned to B which makes them heavy and thick. There are faster tempos on here but not too fast. Not like the grindcore days. But still, the tempos are all over the place. This makes the album more diverse. Nothing about this album do I dislike. It's totally "dead on balls accurate." It was another great performance by Ken Owen on drums which his fate gone awry. It's rumored that he still did pay homage to Carcass in the later years by attending celebrations on live performances but not actually performing in gigs ever since he had a brain hemorrhage which landed him in the hospital for 10 months and sadly he can't play any longer.

The riffs on here are totally unique and melodic, but I'd still say they're within the death metal category though it does sound a lot like melodic death metal because of the unique riffs that are in a way blues-based. I've always liked Walker's vocals I think he has a lot to offer in the band. He still pretty much sounds the same till this day. Maybe a little more aggressive in the earlier age but this was 30 years ago. So he might've lost a little bit of fire on vocals ('Surgical Steel') but still he's belting out unique throat despite the getting up there in age. He's probably been known to have one of the most unique and likeable vocals in death metal. That is my honest opinion.

It's definitely a close call between this one and 'Heartwork', though they letup on some of the heaviness on that album but it's more melodic based. Those two are my absolute favorites from the band. If you don't have then, then you should. Let's hope Carcass has more to offer now that they're older and only two of the original members remain (Jeff Walker and Bill Steer). In any event, these old ones are still precious to play and for me own. I don't think there's a Carcass album that I dislike, I even liked 'Swansong', which was quite different and less heavy then all of their albums. Of course missing Michael Amott as well. Check this one out! (Death8699)


Houle - S/t

#PER CHI AMA: Epic Black, Windir
New sensation da Parigi? Il quintetto di oggi risponde al nome Houle e arriva sulla scena con questo EP omonimo di debutto che segna la prima pietra miliare per la discografia dei nostri. Quattro pezzi black che sembrano pescare a piene mani dal black scandinavo con un sound tagliente ma altrettanto melodico. Il suono dei gabbiani apre l'iniziale "Le Continent", una traccia che parte in sordina, con un paio di giri di sei corde quasi a voler prendere confidenza con noi. Poi un'esplosione di chitarre epiche e sferzanti e quella voce graffiante della vocalist Adèle Adsa (alias Adsagsona) dotata di un piglio scream davvero notevole. Le chitarre scivolano via crudeli ma tutta la mia attenzione rimane focalizzata sull'ottima performance della frontwoman parigina che nel corso del brano avrà modo di palesare anche il suo cantato pulito e in growl. Il sound non sembra, almeno apparentemente, granchè originale, a parte essere ben suonato e coinvolgermi quanto basta per non indurmi a skippare al pezzo successivo. Il finale però è travolgente, tra cambi di tempo e di tonalità vocali, cosi come pure ci sta alla grande quel fantastico assolo conclusivo, scuola Windir, che accresce la mia curiosità verso i cinque musicisti. L'attenzione è catturata ora del tutto. Mi soffermo sui suoni delle onde che introducono "Au Loin la Tempête", e sulla forza d'urto a cui ci sottopongono i nostri subito dopo, cosi come pure alla stravaganza di suoni e soprattutto voci che mi fanno prendere le distanze da quel concetto di originalità espresso pco più in alto sugli Houle. La band ha buonissime idee e riesce qui a convogliarle in una direzione musicale più vicina a certi suoni di depressive black, coniugati ad un'epica componente che sembra costituire il marchio di fabbrica del combo transalpino. Sono sempre più curioso e la lunga "La Dernière Traversée" (il concept del disco è marino, se non fosse stato abbastanza chiaro) non fa altro che confermare le mie attese grazie ad una lunga intro di basso (una specie di "My Friend of Misery" dei Metallica) al quale farà seguito una devastante tempesta sonora tra le cui note si metterà nuovamente in mostra la teatralità insita nella voce di Adsagsona, vero punto di forza dell'act francese, in un brano dai lineamenti melo-black dei migliori interpreti della scena. Il brano si muoverà ancora tra chiaroscuri eleganti, break strumentali e splendide fughe chitarristiche che innalzano ulteriormente il livello qualitativo espresso dagli Houle. In chiusura, la belligerante "Sous l'Astre Noir" con il suo tremolo picking ad accompagnare la voce dell'ottima vocalist, sancisce verosimilmente che una nuova bestia oscura è pronta a prendersi la scena. A questo punto, confido di sentirne delle belle in futur non troppo lontano. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 78

https://ladlo.bandcamp.com/album/houle

Darkened Nocturn Slaughtercult - A Pest Called Humanity

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Black Metal, Setherial
Non avevo mai ascoltato vocals così aggressive da parte di una cantante donna! Credetemi, Yvonne Onielar dev'essere un bel tipo per tirar fuori una performance vocale così furibonda dal proprio cuore. Qui non c'è spazio per parti depressive, ma solo per un odio incondizionato nei confronti dell'umanità. Le canzoni mi ricordano quelle di Thy Infernal, a volte i Marduk, e ancora i Zyklon-B, ma con vocalizzi più estremi. "Saldor" contiene parti semi-acustiche con un certo mood melanconico, ma le altre, e specialmente "Centuries of Mine", sono impregnate di furia barbarica, la stessa che potrebbe esprimere un'orda di iconoclasti assettati di sangue, impegnati a devastare il tempio di Dio. La scena black metal ha bisogno di bands estreme e rabbiose come i Darkened Nocturn Slaughtercult.

(Self/Master of Kaos Productions - 1999/2022)
Voto: 68

https://www.facebook.com/D.N.Slaughtercultofficial/

Newspaperflyhunting - Time Regained

#PER CHI AMA: Space Prog Rock
Quinto album per i polacchi Newspaperflyhunting, band che abbiamo già incontrato in occasione della recensione di un paio di loro album in passato. Particolarmente bistrattati dal sottoscritto peraltro, ritrovo il quartetto originario di Białystok con questo nuovo 'Time Regained' e il loro classico concentrato di sonorità all'insegna di un prog/post/space rock. Cinque i brani questa volta a disposizione dei nostri che aprono con "No Hard Feelings"e un sound che oserei dire vellutato, complice una musicalità malinconica e raffinata, con tanto di voce femminile a duettare con il buon Michał Pawłowsk, un duo che in passato non avevo trattato troppo bene. Diciamo che la performance del frontman polacco continua ad essere deficitaria, e a salvare la baracca ci pensa invece la prestazione del collettivo, musicalmente ottimamente preparato ed educato nella propria proposta prog rock. La seconda "One Minute" inizia in modo più arrogante con delle chitarre più roboanti ma dopo poco, il sound muta grazie all'ingresso della voce maschile. Rimane quell'approccio tipico malinconico della band polacca, pur sostenuto da un rifferama ritmato e da un bell'assolo di chitarra nella seconda metà del brano. Rimane lacunosa la prova vocale, mi spiace sottolinearlo, ma io cercherei una soluzione alternativa per dare più lustro alla proposta del combo. Con "Everything's Fine" i nostri riprendono a sfiorare i loro strumenti con una certa delicatezza anche se verso il terzo minuto irrompe la voce del vocalist, qui più convincente, e contestualmente, anche la musica acquisisce in aggressività, pur non rinunciando ad un certo sperimentalismo affidato ai synth che spezzano la mole di riff costruita dai quattro musicisti. E lo fanno con grande efficacia. Finalmente. Si arriva ad "Hallways" e agli arpeggi di chitarra che accompagnano la voce di Gosia in un pezzo che potrebbe suonare più come una ninna nanna che altro, anche se la sua progressione sembra (solo apparentemente) alzare i giri del motore verso il finale. In realtà, la traccia si mantiene piuttosto statica e poco incisiva. A cambiare l'esito del disco arriva la conclusiva "Another Island" e i suoi 12 minuti di soffuse sonorità space prog rock che ridanno un pizzico di energia (ma solo dopo il quarto minuto) ad un lavoro che sembrava essersi spento già dopo i primi tre brani. Il pezzo conferma comunque l'approccio onirico della band in un lungo break strumentale che denota quanto di buono racchiudono i Newspaperflyhunting nelle loro note. (Francesco Scarci)

giovedì 24 novembre 2022

The Pit Tips

Francesco Scarci

Dreadnought - The Endless
Severoth - When the Night Falls
Katharos XIII - Chthonian Transmissions

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Death8699

Crypta - Echoes of the Soul
Perdition Temple - Merciless Upheaval
Usurper - Cryptobeast

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Alain González Artola

Watain - The Agony & Ecstasy Of Watain
Moonlight Sorcery - Piercing Through The Frozen Eternity
Corpsegrinder - Corpsegrinder

Incantvm - Strigae

#FOR FANS OF: Black/Doom
From Italy a quite special project comes under the leadership of the clarinetist Vittorio Sabelli, a former member of the band Dawn of A Dark Age, who has recruited some very talented musicians to help him in his new musical voyage. More than 10 musicians have taken part to record ‘Strigae’, the first effort of this interesting and undeniably original project.

The concept behind the music is also something worthy, as the album is based on witch hunt and summary trials that took place during the past centuries, and that which sadly led to the sentence of hundreds of innocent women. Musically speaking, it is quite hard to define Incantvm’s music, although the term theatrical might be a good definition for that, as the different arrangements and expressive nature of the music itself has a lot in common with a theatrical performance. 'Strigae' is, in any case, strongly tied to the extreme metal scene, as its obvious metal influences come from the black and doom metal genres, but also has a clear progressive nature if you pay attention on how the compositions are structured. The generous length of the three actual songs (as the first and last ones are the intro/outro of the album) gives the necessary room to introduce quite varied influences and changing structures. "Il Cerchio e il Fuoco" opens the album with its ever-changing structure and pace, where we can enjoy Tenebra’s super high-pitched shrieks, which for sure could remind us of the scream of an actual witch. The pace has its ups and downs with a great combination of raspy guitars and plenty of arrangements which enrich the music a lot. There is also a room for calm sections where the progressive and most non-metal influences reign, with the tasteful pianos, clarinets and several other classic instruments which mark an abrupt contrast with the heaviest sections of the song. As aforementioned, this album is like a baroque and theatrical act and the music is the perfect portrayal of this concept. The narrative voice of Nequam serves as the director of the most experimental sections as reinforces the feeling of experiencing an actual performance in its broadest sense. "Lamie" has a clear progressive evolution in its structure as it begins with a doomish pace, and it gains some intensity with the track progression, even though it always has a changeable pace and unexpected changes in the style and intensity, which are a tangible proof of the great work behind this album. The always relevant and tasteful arrangements done by the mastermind Vittorio, shows how he has tried to introduce several non-metal influences in an actual metal album, trying to forge and album free of stylistic restrictions. The narrative voices and introduction of several instruments may not appeal every metal fan but it makes 'Strigae' a compelling work that requires an open mind and several listens.

In conclusion, 'Strigae' is a remarkably interesting and enjoyable album. Its very personal mixture of black and doom metal influences, and the generous use of classic instruments make it a complex, demanding yet a very satisfactory album. From my point of view, this effort should please every music fan who demands both originally and quality. (Alain González Artola)


(I, Voidhanger Records - 2022)
Score: 80

https://i-voidhangerrecords.bandcamp.com/album/strigae

Perdition Temple - Merciless Upheaval

#FOR FANS OF: Brutal Death Metal
Who can hear this and not want to write a bit about it? It has balls-out intensity. Gene from Angelcorpse that led the way for that band. He smokes on here with a somewhat raw production sound but good death/black metal. I've found the whole album to be interesting in terms of the sound and Gene's vocals slay! This is sort of a modern Angelcorpse if there was one. I don't hear any mistakes or forced vocals. Everything seems to be in tandem with everything else. These guys have some balls-out intensity. And the lead guitar is wicked as is, no need to change that as well.

It's weird though that it's four original songs and four cover songs. They were all well played out. The vocals go well with the guitar. These guys seem to progress on each succeeding release. And the sound is wicked, I love this type of production. It has you keyed into every song. Fast and furious yet instances of mild playing, but not much. They are fierce with these songs and impeccable covers. I especially like "Blood On My Hands" from Morbid Angel's 'Covenant' album. It was immaculate! Sounded just like the original. Their own songs too sound really amazing. Sucks that this album is only 33+ minutes.

Like I said about the sound quality, it's great! The production is justifiable. They don't fall short of the game of immaculate musicianship. These guys have stayed around and Gene post Angelcorpse. From my understanding, these guys are in multiple bands. Gene is pretty cool as a person and seems to respect his fans the way his fans respect the band. He returns messages not that they're musicians with much idle time but he reached out which was surprising. This raises my respect for the band. And I do my best to make sure that these underground bands get the press that they so deserve.

I bought this album on CD from Hells Headbangers. But you can find it streaming. What an onslaught! These guys know what the hell their doing and it shows on the outcome of this LP. They really sound great but not overly polished. A release to chalk up another in the Perdition Temple discography. But they need a bigger fan-base. I'm sure death/black or just metal fans can appreciate this. The guitars and vocals are my favorite parts of the album. They just annihilated this time around, yet again! I really hope that they have a long life to this band. They have so much talent and resilience. Check them out! (Death8699)


(Hells Headbangers Records - 2022)
Score: 80

https://perditiontemple.bandcamp.com/album/merciless-upheaval

domenica 20 novembre 2022

Salem - Collective Demise

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Thrash
Da Israele, ecco a voi i Salem, band dedita ad un death metal con influenze thrash, giustificate, anche se non usuali nella loro regione, dal fatto che i nostri esistono fin dal lontano 1985 ed hanno saputo conquistarsi una meritata fama sia in studio, con una discografia molto prolifica, sia dal vivo, supportando molte bands famose quali Megadeth, Entombed e Disharmonic Orchestra. Un buon death-thrash metal dicevamo, ben arrangiato e suonato, sia nelle parti veloci, dove la batteria è sostenuta e ben evidente, sia nei mid-tempos dove le percussioni fanno da sfondo a delle trame di chitarra abbastanza belle, più per quanto riguarda le parti ritmiche che soliste. Anche la voce fa la sua bella figura: urlata e cattiva, anche se a volte sconfina un po’ nelle tonalità hardcore. Ci sono alcuni sprazzi di canzoni in cui si possono sentire anche cori femminili e percussioni arabe tipo darbuka: per fortuna sono minimi. Meritano supporto i Salem. In tanti anni, hanno portato avanti un buon discorso musicale in condizioni talvolta pesanti, riuscendo comunque sempre ad emergere.

(System Shock - 2002)
Voto: 70

https://www.facebook.com/salemofficialpage/

Crypta - Echoes of the Soul

#FOR FANS OF: Death Metal
This is Sonia Anubis's former band now, she's ventured onto Cobra Spell. And what a solid old school death metal sound to this International act featuring Brazilian/Dutch natives. All woman band, these members but out some furious and intense death metal. I've not liked the album initially because of the vocals, but it kind of grew on me. The leads are fantastic too! Not too many points I'd take off due to mediocrity, these women are anything but that! The rhythms are fast and furious. There isn't a song on here that doesn't disappoint. The melodies are good and it's definitely a worthwhile release.

It's actually taken about 5-6 spins to come up with an intelligible content here because there's so many intricate parts to this LP. As I say, I wasn't a fan of the vocals, but it did kind of grow on me. They are unique and I guess I'm so used to standard death metal that I forget that this is a female band so they're going to have their own sound. Sonia kicking ass on lead plus the band writes some creative riffs. I'd have to say that this debut is admirable. I'm hoping that the departure of Sonia will embrace some new talent now on the next LP. They're touring (I believe) and I think that they'll pick up more good ideas to the person who fills Sonia's slot.

Production quality was good, solid and tight. It did the musicians' justice and there really wasn't any parts to this LP that are boring. The energy is all there and the leads were tight as well. I don't think that any of the music was unoriginal. I think it was creatively captivating. And just to know that they're active is positive. The rhythms were solid and the overall songwriting was admirable. However, I don't think that this is higher than a "72" rating. Again, it took a while to get into but as I see they were reaching for their own sound in the death metal arena and did so in achieving that. Much kudos for that!

I purchased this a while ago even though they're on Spotify and Bandcamp. I always say support the band and buy the physical copy but that's up to you. If you want to hear some fresh talent in the arena, Crypta is where it's at! They have so much to offer and have enormous energy! I applaud them for giving their own sound as an International death metal band. Key into the music, not so much of the lyrics as most death metal bands don't sing about very meaningful topics. If you're able to overcome this dilemma, you will most likely be totally into this band. Check 'em out! (Death8699)


(Napalm Records - 2021)
Score: 72

https://www.cryptaofficial.com/

Mysteria Mystica Aeterna - The Temple of Eosphoros

#FOR FANS OF: Black Old School
Formed in 2020, the German Mysteria Mystica Aeterna (what a cool band name), is a duo formed by a couple of quite experienced musicians, Frather Noxathra, who takes the duties for the vocals, strings and keys and Frater Odium Aeternum, who plays the drums. Both have several interesting projects closely tied to the realms of black and death metal, where they demonstrate their unquestionable devotion to extreme metal and talent to explore the different niches of this musical expression. Considering this background, it is not a surprise that only a year after the project’s inception, they released a quite interesting debut entitled 'Into the Kingdom of Shadows'. Both musicians seem to be on a high and only a year later they have forged a new opus that have caught the attention of the always reliable label Iron Bonehead Productions.

'The Temple of Eosphoros' is the name of the beast, and it is an excellent incarnation of how black metal should sound, reaching a perfect equilibrium between rawness, fury and atmosphere. Even though, the album cannot be tagged as atmospheric black metal, the ambience is a very strong and an essential aspect of Mysteria Mystica Aeterna’s musical proposal. The generous use of the keys never overshadows the most metal side of the band’s sound, but it complements and enriches it. Production wise, the work done is excellent, the instruments and vocals can be heard perfectly well, and they are distinguishable, never creating a sound ball where the music can not be appreciated. The guitar sound is really sharp, but clear and this is something I appreciate in this short of bands. The album itself is quite short, which is maybe my only complaint, but on the other hand, this means that it comes to the point with no fillers and forgettable moments. After a short and intriguing dark intro, the album begins with the excellent "The Holy Heaven of Will", where all the core elements of Mysteria Mystica Aeterna appear, rasped vocals accompanied by sharp-edged guitars and sumptuous keys, that create a spellbinding atmosphere. The song gains intensity as it progresses, with some quite fast sections mixed with some mid-tempos, or even slow ones. These ups and downs in the pace are adequately used through the whole album, which makes the songs sound varied and interesting, as it always helps to catch the attention of the listeners. The slowest parts are a highlight because here the atmosphere is particularly hypnotizing. The song "Thou, Whose Mouth is a Flame" combines the same aforementioned elements in a very enjoyable and inspired way. Here again, the keys play a prominent role enhancing the atmospheric side of this composition, as they give a grandiloquent touch to the song. The tempo changes are abrupt and mark a great contrast between the different sections, but they are well-done, and I think, as previously mentioned, this helps to make the songs particularly captivating. The calm and beautiful piano interlude in the second half of the song is probably one of the top moments of the album, it is so effective and beautiful. The song that closes an album is always a key moment as it can leave you with a good or bittersweet taste in your mouth. I can assure you that the band has put some effort to close the album with style, as the long and excellent self-titled track agglutinates all the strong points and characteristics of this opus. The riffing here is top-notch, and it is again excellently combined with the tasteful keys. Once again, the tempo and intensity changes are perfectly executed. This composition has been crafted with dedication and time and the result is just wonderful.

In conclusion, the German duo Mysteria Mystica Aeterna’s sophomore album should be a milestone in their career and the confirmation that this band has a lot to offer. Perfectly balanced black metal with a strong atmosphere, that any fan of the genre should listen to. (Alain González Artola)


sabato 19 novembre 2022

Misanthropic Poetry - Inhaling The Wind Of The Burning Grim Dreams

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Old School
Alquanto scarna la proposta dei Misanthropic Poetry, band proveniente dalla Russia. Un black metal molto diretto e grezzo che magari sarebbe risultato anche interessante agli amanti più estremi del genere, se non fosse stato per la qualità del suono che è, a dir poco, pessima. La batteria sembra dotata solo di rullante che martella continuamente, le chitarre sono un lievissimo fruscio appena percettibile e su tutto, una voce pallosa che copre ogni cosa, appiattendo ulteriormente il risultato finale che è scarso sotto ogni punto di vista.

(Beverina Productions - 1999)
Voto: 45

https://www.metal-archives.com/bands/Misanthropic_Poetry/

Molder - Engrossed In Decay

#FOR FANS OF: Death/Thrash
Not a bad follow-up, just somewhat of an average release. But it's good live Molder that totally packs a punch. Definitely death/thrash a lot of their guitar riffs are pretty well done out. And original! The tempos for the songs vary accordingly. The vocals are pretty unique, they sound a little bit like on Exhumed's 'Death Revenge'. The band might call me out on that but there is a resemblance. The music quality is average and the tone of the guitars are mediocre. I'm sure they'll advance with each succeeding release. They certainly have since their older material. They're touring with good bands at least (Autopsy, Cardiac Arrest and Bones). 
 
The album is about 45 minutes but is tight the whole way through. I just dislike the quality of the production. But they'll get better. I'm sure of it! They have a unique songwriting capacity and the guitars go well with the music. The thrash elements go with the guitar/vocals and the death metal is a tinge of that quality. They're a unique style band which I foresee getting better as they progress. I'm glad I picked this up and the live sound is superb. They played an outstanding set at Reggie's in Chicago 10/29/22. It made me appreciate their music much more than what's simply on the studio album. I bought the CD!
 
There are some blast beats that go along with the riffs but not a whole lot. The vocals augment the death metal genre's sound and the riffs are a good blend of death/thrash. It's pretty unique in that respect. I don't know a lot of bands that fit the genres of death/thrash. But it is unique and creative. These guys know how to kick ass! Good musicianship as well! I can't wait to hear more newer stuff from them in the years that follow this. And that they have a long life in them if they stay on this path. Seeing them live I thought "hmm, sounds better than what's on the album release." It sure did!
 
I encourage metal fans to check out Molder's latest, not their previous. And see how you like it. It's not at all generic. I think the sound quality just could've been a lot better a lot worse! But hey, this is a newer band, so cut them some slack! They're going to get more mature as they progress. They're touring with legitimate bands for a reason! They have enormous potential. And this LP is an example of their maturing. It's available on streaming but show the band some support and buy the CD. You won't be disappointed! This band puts on one helluv a show, check them out if you can! (Death8699)
 
(Cianeto Discos - 2022)
Score: 74

giovedì 17 novembre 2022

Esicastic - Atman

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Techno Death
Tre pezzi per poco più di sedici minuti di quasi-death metal estremamente tecnico, influenzato palesemente dai Cynic, ma con una propensione moderna che in alcuni punti sfiora lo stile dei Meshuggah più acidi. Quanto basta agli Esicastic per fare una gran bella figura e ricordarci come questo genere in Italia goda da sempre di una considerazione forse superiore che in ogni altro paese. Non tutto funziona in modo impeccabile e probabilmente il gruppo avrebbe avuto ancora bisogno di lavorare per raggiungere una personalità più spiccata e una superiore scorrevolezza delle proprie composizioni. Le doti messe in mostra erano però quelle di una band al di sopra della media; doti che se fossero state ben sviluppate avrebbero potuto consegnarci una realtà interessante della scena underground indigena. Purtroppo, a tutto questo non ha fatto eco un numero sufficiente di copie vendute, e band di questo genere sono troppo spesso costrette all’autoproduzione o a una vita ai margini di un mercato governato da ben altre regole. Inutile sottolineare come gli Esicastic si siano poi sciolti, un vero peccato.

mercoledì 16 novembre 2022

The Universe by Ear - III

#PER CHI AMA: Stoner/Psych/Prog Rock
Dopo aver recensito i primi due album degli svizzeri The Universe by Ear, mi sembrava doveroso approcciarci qui nel Pozzo anche al loro terzo lavoro, intitolato semplicemente 'III', per un concept album focalizzato sul tema dell'acqua. Il combo originario di Basilea torna in sella quindi con cinque nuovi pezzi che pescano un po' qua e là tra psichedelia, post-rock, stoner e addirittura jazz. La lunghissima traccia d'apertura, "Sail Around The Sun", ci delizia con i suoi quasi 12 minuti di sonorità ricercate, melodiche e lisergiche, che passano con estrema disinvoltura dalle atmosfere pinkfloydiane dei primi minuti a scorribande chitarristiche tipiche dello stoner, per poi lanciarsi in una lunga fuga solistica e cambiare repentinamente verso un blues rock, in un'alternanza di generi quasi da lasciarmi di stucco. Sebbene non sia questo il mio genere preferito, posso tranquillamente sottolineare la solidità compositiva dei nostri e l'altrettanto accattivante finezza musicale che si cela nei minuti conclusivi dell'opening track, quando i nostri sfiorano territori math rock. Le stesse derive soniche complesse ed insolite, si palesano anche nella seconda "Something in the Water", una sperimentazione sonora che sembra miscelare ammiccamenti noise, roboanti riff dissonanti, voci che vanno verso una direzione più garage surf rock anni '60, a dimostrazione della robustezza e della creatività del trio elvetico. Ma anche lungo gli oltre nove minuti di questa traccia, la band sarà in grado di esplorare oscuri anfratti atmosferici soprattutto quando è il basso di Pascal Grünenfelder a fare da main driver del brano. Assai interessanti, lo devo ammettere. Un po' meno invece nella traccia successiva, "Two-Hour Drive/Are We There Yet?", un pezzo linearmente troppo rock che stona con quanto ascoltato sin qui, un tuffo in un passato settantiano che mi lascia piuttosto tiepidino, almeno fino a quando la chitarra di Stef Strittmatter decide di salire in cattedra e, a braccetto col basso di Pascal, regalano un lungo e suggestivo break strumentale che ribalta totalmente il mio giudizio sul brano. A questo punto, dopo aver superato la metà del mio percorso in questo lavoro, mi sento di dire che il power trio svizzero dà il meglio di sè nelle parti più ricercate, psichedeliche e sperimentali, il rock classico meglio metterlo in soffitta e continuare a dedicarsi alla ricerca dei versanti più originali della musica. I nostri non deludono e proseguono anzi con le loro stravaganti idee anche nella quarta "Lie Alone", un pezzo dall'aura oscura, in cui anche la voce del frontman ne esce rafforzata e in cui ritroveremo un'altra fuga strumentale che sembra pescare a piene mani dalle visioni caleidoscopiche del prog rock. E in chiusura ecco arrivare "Salty River (including Monoliths)", un pezzo che per certi versi mi ha evocato i Zeal & Ardor più votati a sonorità soul/gospel (anche se qui non sono cosi palesi) miscelati con lo psych kraut math rock stralunato (soprattutto nei giri di basso) dei nostri, per una chiusura davvero degna di nota, che sancisce quanto i The Universe by Ear siano musicisti preparati, con idee avanguardistiche e meritevoli della vostra attenzione. (Francesco Scarci)

(On Stage Records - 2022)
Voto: 75

https://www.theuniversebyear.com/

lunedì 14 novembre 2022

Hyndaco - Starship Tubbies

#PER CHI AMA: Psych Rock
Psych rock che ci catapulta indietro nel tempo di mezzo secolo quello proposto dagli italiani Hyndaco in questo debut EP intitolato 'Starship Tubbies'. Cinque pezzi che delineano, sin dall'iniziale "Rosalipstick", un genere che evidenzia immediatamente come le radici musicali dei nostri affondino negli anni '60/70 grazie ad un garage rock visionario, guidato da una grande prova al basso di Lorenzo Ricci e un lavoro ai synth, tanto retrò quanto lisergico a metà brano, a cura di Andrea Ugolini. Questi a mio avviso i due pezzi forte del quintetto nella prima song, anche perchè il vocalist, in tutta franchezza, non mi fa proprio impazzire, complice un cantato all'inizio troppo impersonale. Nella successiva "Atlantika" infatti, il buon Lorenzo Vitali prova a modulare in miglior modo la sua ugola che nella song d'apertura sembrava più difficile da gestire. Allo stesso tempo, anche la musica sembra decisamente più compassata ed elegante, l'unico problema è l'eccessiva velocità con cui i nostri decidono di chiudere un brano che stava mostrando un discreto lavoro alla chitarra solista da parte di Francesco Lucchi. Con "Lubber" le atmosfere si fanno più delicate e suadenti grazie ad un gioco di armonizzazioni che rendono il tutto davvero piacevole da ascoltare, con una mistura che combina un caleidoscopico mix tra blues rock, kraut e psichedelia di settantiana memoria, con una prova vocale qui davvero convincente. La macchina Hyndaco qui sembra davvero oliata e il risultato è sorprendente anche quando il frontman ci regala uno strabiliante urlaccio a fine brano. Mi iniziano quasi a conquistare questi ragazzi, complice una consapevolezza nei propri mezzi ed una certa creatività che va via via migliorando con l'avanzare dei brani. Ho ancora problemi a digerire la voce nella title track ma un altro bel giro di basso, accompagnato da un bel lavoro di chitarra e tastiere che dipingono landscape che mi spingono a immaginare tramonti infuocati, mi fanno soprassedere sulla performance "ballerina" del frontman italico. Non chiedetemi il razionale di queste sensazioni, non ve lo saprei spiegare. Cosi come non riuscirei a spiegarvi per quale motivo l'inizio di "Foxtrot" mi abbia evocato i Depeche Mode nelle sue note di synth o i The Cure nel suo incedere darkeggiante mah, reminiscenze di tempi splendidi che furono. Per ora gustatevi questo primo episodio degli Hyndaco, potreste rimanerne sorprendentemente ammaliati. (Francesco Scarci)

(Overdub Recordings - 2022)
Voto: 72

https://www.facebook.com/hyndacoband

Eradicate - Demise Towards the Dasein

#PER CHI AMA: Death Old School
La Godz Ov War Productions prosegue nella sua opera di perlustrazione della scena underground, portandoci quest'oggi in Turchia, a Istanbul per l'esattezza. Gli Eradicate arrivano infatti dalla vecchia Costantinopoli con quello che è il loro debut EP, visto che la loro formazione risale allo scorso anno. 'Demise Towards the Dasein' è un lavoro di tre pezzi più una breve intro, che ci mostrano l'impasto primordiale in cui affondano le mani i nostri, in un ibrido tra Autopsy e Disembowelment, per una proposta mortifera che vede il giovanissimo terzetto spararci in faccia un death brutale interrotto da qualche break doomish. Ecco quanto ci consegna la band già con "Whispering Paranoia", una scheggia impazzita di death suonato alla vecchia maniera con un lavoro alla batteria che mi ricorda appunto quello dei maestri australiani. La voce del nemmeno maggiorenne vocalist Inhuman (peraltro anche chitarrista) si muove tra uno screaming efferato ed un profondissimo growl, affrontando temi vicini all'esistenzialismo e all'abuso di sostanze stupefacenti. Dopo le bordate di questa song arrivano le note più rallentate di "Involution Within the Void", almeno fino a quando la voce del frontman inizia a blaterare testi ferali e la musica ne segue contestualmente l'andamento schizzato fino a quando una bella campana a morto rallenta il parossismo esplosivo, scalando tre marce e finendo nei paraggi di un doom malato che lascia che un bel giro di basso metta in mostra le doti di Sarzu. "Pseuodic Liberty of the Mind" suona più come il classico thrashettone di fine anni '80 anche se emergono echi dei primi Carcass, cosi come di altri fenomeni finlandesi tipo i Demilich in un salsone di putrido death metal che farà la gioia di tutti i vecchi fan di vecchia data del genere. Niente di nuovo sotto il sole se non una bella dose di violenza d'altri tempi. (Francesco Scarci)

I Barbari – Supernove che Fanno Bang!

#PER CHI AMA: Stoner Rock
Il nuovo album dei mantovani I Barbari, è strabiliante. Sfodera sonorità stoner che ricalcano in tutto e per tutto i grandi maestri, non sposta di una virgola le coordinate dei pionieri del genere, e in questo modo riesce a far apparire 'Supernove che Fanno Bang!', un lavoro impeccabile. Il suono è polveroso e trasforma il combo lombardo in una realtà credibile e perfetta, un salto di qualità notevole rispetto al precedente album, che comunque mostrava già una certa verve, ma risultava più scarno musicalmente. Detto questo, mi devo soffermare su di un paio di cose che, al cospetto di un'ottima produzione, mi lasciano un po' perplesso. Inanzitutto, il barcollante spessore dei testi che si collocano tra visioni space/sci-fi e temi di attualità, trattati un po' alla leggera, un brano che porta il titolo "Generazione Kebab", per quanto possa essere illuminante per la massa, lo ritengo un po' sterile. Se poi valutiamo il cantato in lingua madre, grazie alla potente ed egregia capacità vocale del vocalist Andrea Colcera, il quale riesce ad ingabbiare l'emotività, tutta italiana, del miglior Manuel Agnelli ai tempi d'oro degli Aftehours, rivisitato con i canoni stilistici vicini a certe divinità stoner, come i Sixty Watt Shaman, mi aspetterei tematiche molto più interessanti e sofisticate, che vanno oltre alle visioni da film di serie B, alla birra calda o alle luci assassine. I Barbari hanno un potenziale enorme, ma devono ancora trovare una loro dimensione in fatto di personalità artistica, che in alcuni particolari risulta assai derivativa, anche per l'artwork di copertina, di ottima fattura ma che ricalca pesantemente le idee grafiche dei Solarized di 'Driven' di una ventina di anni fa, rivisto in salsa tricolore. Questo disco uscito tramite la OverDub Recordings, è un buon primo passo, che può portare il quartetto verso un nuovo universo sonoro, se lo sapranno gestire diversamente dalle omologate band del belpaese, dove la scena sembra sempre più appiattita di questi tempi. Molte idee sono tratte da varie fonti che devono trovare una più salda e propria identità, perchè non basta saper suonare bene, come sanno fare I Barbari, se poi ci si ferma a riproporre un remake di cose già sentite, dove un ottimo suono non è il più delle volte sufficiente a creare una personalità di un certo rilievo (e qui potrebbe entrare in gioco la storia di gruppi nazionali di culto dimenticati, come ad esempio i Karma o i Santo Niente, che potrebbero dare qualche indicazione). Quindi, a parte i nei che ho volutamente trovare in questo disco, 'Supernove che Fanno Bang!' è un lavoro di qualità superiore, prodotto divinamente e sicuramente rappresenta un balzo in avanti notevole per la band. Un album che farà felici gli amanti dello stoner tricolore, una band che coraggiosamente canta in italiano, in un genere dove la lingua inglese ha l'egemonia stilistica, una band che ha tutte le carte in regola per crescere e trovare una dimensione sonora tutta sua, ritagliandosi uno spazio di culto nella scena nazionale. (Bob Stoner)