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lunedì 11 marzo 2024

A/Oratos - Ecclesia Gnostica

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Non sembra ci sia voglia di cambiar politica in casa Les Acteurs de L’Ombre Productions, della serie squadra che vince non si cambia. Eppure, a un certo punto, inizierei a cercare qualcosa di più originale per evitare di incancrenirsi con proposte che rischiano di divenire un po' troppo scontate. Oggi mi trovo di fronte i parigini A/Oratos che provano a mischiare un po' le carte, muovendosi comunque nel panorama black di casa. 'Ecclesia Gnostica' è il loro primo album su lunga distanza, dopo l'EP 'Epignosis' uscito nel 2019. Ora, dopo un covid di mezzo, la band torna finalmente a far sentire la propria voce con sette nuovi brani che si muovono nei meandri di un black glaciale, contrappuntato da una vena mistico-esoterica che si declina attraverso alcune parti vocali salmodianti in un po' tutti i pezzi. Si parte dalle ritmiche infuocate dell'opener "Le Hiérophante", guidate comunque da una discreta ed epica melodia di fondo e dal dualismo vocale (black/pulito) di Aharon (che abbiamo peraltro avuto modo di incontrare recentemente anche con i suoi Griffon). Diciamo che se non ci fossero state queste parti declamate in francese, avrei tagliato corto nella recensione, descrivendo i nostri come una delle tante band seguaci dei dettami Swedish black dei Dark Funeral. Fortunatamente, ci mettono del loro e in quel caos sonoro generato, riescono addirittura a carpire la mia attenzione. Penso al pacato arpeggio che apre "Deuteros" e che ci dà modo di prender fiato dopo il martellamento asfissiante delle prime tracce. Poi la song prosegue tra le maglie sghembe di un black sinistro (o "gnostico", cosi come definito dalla band stessa). Ancora meglio, citerei le orchestrazioni adoperate nell'incipit di "Le Septième Sceau" (o nell'atmosferica "Ô Roi Des Eons"), un brano le cui trame chitarristiche evocano in un qualche modo la musica classica, un po' come fatto in passato da Dispatched o Windir, cosi come da sottolineare, c'è pure più ampolloso passaggio dai tratti sinfonici. Quello su cui lavorerei ora è una maggior ricerca di originalità, che già emerge a tratti nell'evoluzione di questo disco, ma che rimane spesso ancorata alla brutalità delle ritmiche. Per il resto, la strada imboccata sembra quella giusta, ma qualche accorgimento lo prenderei per il futuro. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2024)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/ecclesia-gnostica

venerdì 1 marzo 2024

Griffon - De Republica

#PER CHI AMA: Symph Black
Terzo album per i nostri amici Griffon, band parigina che abbiamo già avuto modo di ospitare qui nel Pozzo un altro paio di volte. 'De Republica' è il terzo album per il quartetto transalpino che continua a mostrarsi particolarmente ispirato, forse qui ancor più che in passato, grazie a un black/death che sembra incrementare quell'eredità sinfonico-goticheggiante che avevamo apprezzato in passato. E cosi, già l'iniziale "L'Homme du Tarn" (ispirata a un'icona antimilitarista francese, Jean Jaurès) regala grandi emozioni tra scorribande in territori estremi, rallentamenti dal taglio sinfonico e i vocalizzi del duo formato da Aharon e Antoine, che si muovono in molteplici territori, dallo scream efferato al pulito gotico, fino ad arrivare a un growling comunque espressivo. Complimenti, dopo il primo brano comprerei il disco a scatola chiusa. I nostri intanto proseguono nella narrazione della storia francese con brani altrettanto corposi, e la violenza espressa in "The Ides of March" ne è la prova, con un'alternanza tra furibonde ritmiche, parti più atmosferiche e altre ancor più sinfoniche che strizzano l'occhiolino ai nostri Fleshgod Apocalypse, ma anche alla musica classica, soprattutto nel comparto solistico di questo brano (ma da estendere poi anche agli altri). "À l'Insurrection" ha un piglio rutilante che ammicca tanto ai primi Dispatched quanto alle forme più orchestrali di black metal, il che palesa la grande personalità e fiducia dei nostri nel proporre un sound fresco che mancava da un po' in questa scena. Bel colpo, mi fa piacere notare la crescita costante dei Griffon, ancor più palese nella successiva "La Semaine Sanglante", forse il brano che più ho apprezzato, per quel suo approccio epico che mi ha evocato anche un che degli Emperor nelle partiture più agguerrite, senza scordarsi della bellezza degli assoli e delle pompose ed eloquenti linee melodiche. Insomma, tanta roba. Anche laddove i nostri partono col freno a mano tirato ("La Loi de la Nation"), per poi lasciarlo in una discesa vorticosa negli abissi, la band si dimostra costantemente ispirata e mai scontata. A chiudere il disco, dotato peraltro di una splendida copertina, ecco la title track, che ci regala gli ultimi sontuosi minuti di un'ottima quanto inaspettata release: qui, tra solenni narrazioni in stile Misanthrope, registrazioni di battaglie, una tensione crescente e un suono compassato ma sempre magniloquente, esempio della grandeur francese anche nella musica, i nostri chiudono in bellezza un disco che si appresta a posizionarsi nella mia top ten dell'anno. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2024)
Voto: 80

https://ladlo.bandcamp.com/album/de-republica

lunedì 8 gennaio 2024

Dimmu Borgir - In Sorte Diaboli

BACK IN TIME:
http://www.secret-face.com/
#FOR FANS OF: Black Metal
I thought this release was WAY underrated! I really like the guitars, drums, vocals, the whole sch-peal. I think that this band evolved over the years, some for the good, but most for the worst. Not on here, though, they have my utmost attention. I'm fussy when it comes to black metal. If an album is overruled by synthesizers, I'm not interested. They didn't go overboard on here. Everything was in sync with everything else. I cannot stress that enough. They really kicked ass on here, the musicianship is just insurmountable. I think the album is good the whole way through. Everything is original sounding and the vocals slay.

With the help of Galder on lead and Hellhammer behind the drum-kit, this is a no fail release to me. I don't care about other people's opinion on here. It's totally catchy and original guitar-work. And Hellhammer simply crushes as usual. This band should have progressed, but their latest is really terrible. I stopped following this band after this release. I just thought this was the last monument. The album 'Death Cult Armageddon' another one that slays. But I like this one more. Hence, the higher rating. They should've chronically recruited Hellhammer and Galder, but Silenoz has always been killer.

The music on here is what hits home for me. They really do the album justice with the songwriting on here. They don't overuse the synthesizers. But the aura is totally grim. As with past releases, as well. They really need this album for a change and the rhythms are just entirely dramatically well orchestrated. The riffs I look at most on albums being that I was a former guitar player. It just comes natural to me. The whole effort as a band on here is just phenomenal. They really kick ass here. The drums keeping in sync with the music. It's completely there all the way and the choruses are enigmatic.

Check this one out! It's definitely worth it. For black metal fans or just people who like metal, this release is a killer one! Everything on here is worth checking out, the music, the production quality, the vocals and the drums. Everything on here is just amazing. This album is filled with intriguing auras and high points. It's entirely amazing, and they picked an all-star cast. Hellhammer slays behind the drum-kit. And Galder does a great job on lead. But the rhythms are entirely original. Some of the variations in the vocals are intriguing as well. Get this album right now! (Death8699)


(Nuclear Blast/Avalon - 2007/2020)
Score: 75

sabato 18 novembre 2023

Pénitence Onirique - Nature Morte

#PER CHI AMA: Black Atmosferico
Pénitence Onirique atto terzo. Non tanto perché sono tre gli effettivi album rilasciati dalla band transalpina ma anche perché è il terzo lavoro del sestetto di Chartres che recensisco su queste pagine. La band prosegue nel mietere vittime con il proprio sound votato ad un black a cavallo tra il sinfonico e l'atmosferico, il cui minimo comun denominatore, resta comunque un'importante componente melodica. 'Nature Morte' esploderà nel vostro hi-fi con "Désir", una cavalcata epica, potente e violenta, che ancora una volta evoca i fasti dei primissimi Limbonic Art, richiamando anche, nelle parti più sontuose, un che dei Cradle of Filth, e dei conterranei Malevolentia. Semplicemente maestosi. Quello che volevo sentire. Un sound virtuoso e sinfonico messo a servizio di un'intemperanza musicale che a volte sembra addirittura sfociare nel death metal, come accade nella seconda "Les Mammonites", in cui il cantato urlato lascia peraltro il posto ad un pulito diabolico o a un growling decisamente gutturale. I nostri però viaggiano a velocità iper sostenute, senza comunque mai rinunciare alle più che buone linee melodiche. Con il terzo brano, la title track, il misterioso ensemble francese rallenta drasticamente la propria proposta, permeandola di una discreta vena malinconica, in un mid-tempo davvero convincente, che mostra una rinnovata ecletticità anche su ritmiche non troppo sostenute, che consentono al disco di non risultare eccessivamente ripetitivo. Certo, non mancano nemmeno qui le velocità iperboliche nella sua seconda metà, ma il taglio decisamente grooveggiante delle chitarre mescola nuovamente (e in modo vincente) le carte in tavola. Un breve ed obliquo intermezzo strumentale ed è tempo di "Je Vois Satan Tomber Comme l'Éclair", che vince la palma come song con il titolo più lungo, e che torna a palesare la medesima irruenza sonora dell'opener. Si prova a rallentare il treno lanciato a tutta velocità con le atmosfere soffuse dell'incipit di "Pharmakos", ma dopo pochi secondi, i nostri tornano a pestare l'acceleratore, regalandoci ancora ottime melodie, soprattutto grazie al lavoro eccellente delle tastiere e ad un assolo posizionato verso il quarto minuto e mezzo che incanta per pathos e poi via, sparati a tutta birra con le chitarre (ben tre!) che giocano a rincorrersi, intrecciarsi e accavallarsi l'una con le altre, per un disco che trova probabilmente la sua summa nelle note conclusive della lunga "Les Indifferenciés". Questo è un pezzo atmosferico, meditabondo, con un break al quarto minuto ai limiti del post rock, che sembra quasi consegnarci i Pénitence Onirique in una nuova veste artistica. Staremo a sentire che cosa accadrà in futuro. Per ora la progressione sonora sembra andare nella giusta direzione. (Francesco Scarci)

domenica 17 settembre 2023

...And Oceans - As In Gardens, So In Tombs

http://www.secret-face.com/
#FOR FANS OF: Symph Black
This is my introduction to ...And Oceans and I feel like they have a strong melodic death type of vibe. A lot of members belting out sounds so surreal. I cannot believe that I just discovered them. They have so many highlights to their music. The vocals hold screaming exceptionally. And the melodies are amazing. I don't really have any complaints about the album just that it's super intense and epic. They know how to incorporate magical sounds with no sense of letting up! The keyboards are in sync with the rest of the music and the tempos vary in an illustrious fashion. This whole album is tops with me.

One of the better albums of 2023 and it holds a great boon to their discography. There are variations to the songs. So are keyboard related but the most of what shows here is a vehement of a pinnacle sound that can only be ....And Oceans.

This whole album shows brutality with tremolo picking galore with the guitars and that is showing throughout. The vocals are hardcore screaming and intense. There's a lot of hate on here. And they seem to pull it off in their music and melodies. I believe there's 6 member lineup blasting away. This all encompassing gem has to be one of their best to date. Or at lease some of what I've heard. Don't cheap out and stream this, get the CD! You'll thank me for that because ...And Oceans is a top notch band that deserves to hold existence in the metal community! They need more followers!

These guys are among the best in the industry. They hold such an epic sound to them. The music compliments the vocals and the production quality is tops with me. These guys deserve a very good rating to this because it's phenomenal. Own the CD! (Death8699)


mercoledì 9 agosto 2023

Deadspace - Within Haunted Chambers

#PER CHI AMA: Depressive Black
Mi era dispiaciuto molto quando i Deadspace avevano annunciato lo scioglimento qualche anno fa. Era il 2020, ma nel 2021 si erano già riformati con la medesima formazione (fatto salvo per il tastierista). La band di Perth torna comunque in sella con il loro depressive black e la riproposizione di tre vecchi pezzi (due estratti da ‘Dirge’ e uno da ‘The Promise Of Oblivion’), inclusi in questo ‘Within Haunted Chambers’, che fanno da apripista ad un nuovo full length, ‘Unveiling the Palest Truth’, in uscita a settembre. Un vero peccato non poter saggiare lo stato di forma dei nostri oggi (dovremo pazientare un altro mese e mezzo per ascoltare musica nuova, anche se la song su bandcamp non sembra affatto male), la verità è che questi brani sono stati registrati perchè parte della loro setlist dal vivo e per questo, hanno deciso di renderli più vicini ad una performance live. E la verve degli anni migliori non è andata di certo persa dalla formazione australiana e lo dimostrano le atmosfere disperate di “The Malevolence I've Born unto Others” e quel flusso che viaggia costantemente a cavallo tra depressive e post black. Le grim vocals del frontman completano poi il quadro di un brano spettrale e deprimente al massimo che trova il suo acme nella successiva ”Rapture”, cosi feroce ed efficace nel suo incedere tumultuoso, molto in linea con alcuni pezzi degli Shining (quelli svedesi, mi raccomando), laddove anche una componente sinfonica sembra emergere dalle tenebre generate dal quintetto australe. Devo ammettere di avere tutti i loro dischi ed apprezzarne i contenuti sonori, quindi mi sento un po’ di parte a dire che i Deadspace sono tornati e stanno magnificamente bene, anche quando “I’ll Buy the Rope” irrompe nel mio lettore con le sue magniloquenti melodie sorrette da un’ottima linea di tastiera e chitarra, e dalla voce di Chris Gebauer che si conferma un ottimo vocalist. Antipastino quindi consegnato, ora attendo la portata principale. Appuntamento al 22 Settembre. (Francesco Scarci)

domenica 6 agosto 2023

Andark - Regnant Aura

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Symph Black
Questa giovane band italiana proponeva, a loro detta, un extreme symphonic metal nella stessa vena di Hecate Enthroned e compagnia. Dopo una classica intro strumentale affidata a pianoforte e violini, opera della brava pianista Pandora, si possono trovare le altre due tracks, di discreta durata, che mostrano una buona affinità nell'intrecciare parti di piano e chitarra pulita a parti più veloci, anche se non estreme, dove domina una buona voce growl. Queste canzoni denotano, oltre la capacità del gruppo, la loro voglia di fare, nonostante i continui problemi di line-up del passato (che ne condizioneranno anche il futuro visto lo split successivo/ndr). Buona anche la produzione di questo 3-track Mcd autoprodotto. Le ultime righe le vorrei spendere sulla copertina: rispecchia perfettamente le trame emotive delle canzoni. Meritano qualche interesse almeno da chi segue questo filone del black metal.

martedì 13 giugno 2023

Appalachian Winter - Winterhewn

#PER CHI AMA: Symph Black
'Winterhewn' è stato l'ultimo full length, prima del nuovissimo EP 'Wintermountains Rise', del polistrumentista D. G. Klyne, mente degli Appalachian Winter, noto per la sua abilità nel creare atmosfere evocative attraverso la musica. Quest'album è una meravigliosa rappresentazione di un paesaggio invernale, che cattura l'essenza della stagione in modo straordinario. Gli Appalachian Winter dimostrano una certa padronanza nel creare un'esperienza sonora coinvolgente fin dall'incipit, "Crystalline World", un brano che trasmette un senso di mistero e avventura. Le melodie sottili e i suoni orchestrali creano una sensazione di freddo e solitudine, facendo immergere l'ascoltatore nel cuore dell'inverno. Mentre ci si addentra nell'album, si incontrano brani come "The Thunder of Distant Storms" e la tonante "Defy As Death Surrounds", che esplorano i diversi aspetti della stagione invernale. Le composizioni sono caratterizzate da arrangiamenti orchestrali, in cui i synth si fondono con le percussioni, per creare un senso di imponenza e magnificenza, mentre la voce del mastermind statunitense dà il meglio di sè nella sua forma gracchiante piuttosto che quella pulita. Le chitarre elettriche rimangono nascoste in sottofondo, conferendo un tocco di energia e dinamicità alle tracce. Uno dei punti forti di 'Winterhewn' è comunque una buona capacità di trasmettere emozioni attraverso le porzioni strumentali, che spesso suscitano una gamma di sensazioni, dalla nostalgia all'incanto, dall'euforia alla malinconia, con una combinazione di melodie accattivanti e arrangiamenti ricchi di sfumature atte a creare un'esperienza coinvolgente per l'ascoltatore. La produzione del disco è buona, con ogni strumento che trova il proprio spazio all'interno del mix. I suoni sono cristallini e ben bilanciati, permettendo ai dettagli più piccoli di emergere e contribuire alla complessità delle composizioni. Nel complesso, 'Winterhewn' è un album interessante che incanta l'ascoltatore con la sua bellezza invernale. Le composizioni ben costruite e l'esecuzione impeccabile creano un'esperienza musicale coinvolgente che trasporta l'ascoltatore in un mondo di paesaggi innevati e magia invernale. (Francesco Scarci)
 
(Nine Gates Records - 2020)
Voto: 70
 

martedì 14 marzo 2023

Old Man's Child - Ill-Natured Spiritual Invasion

#FOR FANS OF: Symph Black
I don't think this album is "boring" at all. Sure maybe to other critics but not to me. I thought that this was a total monument. Such a great follow-up from 'The Pagan Prosperity'. It has better music and production quality. I liked the songs on here more than their predecessor. The vocals are still solid on here matches up with the music. Kind of guttural Galder but still GOOD! He's done great things for his project here. I think maybe nowadays he's spending too much time in Dimmu Borgir where he should be capitalizing with this project. Dimmu hasn't had a good album since maybe 'In Sorte Diaboli'. On here, he dominates on all instruments!

Every song is good and they are somewhat lengthy. But that's good, he has so much to offer musically. A true legend in every respect. I like his vocals too they're dark and the screams are totally fathomable. He really topped his musicianship on here. I think that this is one of his best releases out of all of them. The music, the production, sound quality, vocals and overall effort was ingenious. This guy knows exactly how to make music that's within a somewhat dying genre: melodic black metal. Naglar is tops on their genre like this one. But I like Old Man's Child more. They aren't all about speed.

This album is super catchy. I liked every single song on here but just to give you an idea, here's some: "Towards Eternity", "Demoniacal Possession" and  "My Evil Revelations." These are just to give you an idea of what this album is like. He has such catchy capabilities on this release. I think more so than 'The Pagan Prosperity', he just stepped it up a notch and the fact that the sound quality is much better he had it made on here. No need to criticize the album and coin it as "boring." He did a great job on the songwriting and overall musicianship. Totally dominated!

Check out those songs or the other tracks too and see what you think. This album was recorded about 25 years ago and still holds weight in the best albums category. Galder has spent a lot of time with Dimmu and I think that if Old Man's Child is still active he should release a new album. Dimmu hasn't done many good albums for a long while. He should take a step back from them and record an album with this project! He founded this band and has shown us his amazing talent on all instruments not to mention vocals that totally crush! He tears it all up on here. Have a listen! (Death8699)
 
(Century Media/Cosmic Key Creations  - 1998/2020)
Score: 80
 

giovedì 9 marzo 2023

Cruciatus - De Virtute Sectae

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Symph Black, Summoning
I Cruciatus sono il progetto di Tenebrio, già vocalist dei Nyarlathotep. Qui è accompagnato da Deletrix con cui ha sviluppato il concept lirico imperniato sulla Guerra Santa, vista come realizzazione della Grande Opera, la fusione del cosmo. Passiamo alla musica. Questo demo cd è il giusto incontro di black metal e musica, diciamo, arcana e trionfale come sapevano fare gruppi quali Summoning e Limbonic Art. Le tastiere predominano creando tappeti veramente esoterici, coinvolgenti e soprattutto originali. A volte stupiscono, pur nella loro semplicità, perché rimangono impresse nella mente con facilità già dal primo ascolto. Non sono i soliti quattro accordi gotici. Questo fa notare la sicuramente ottima vena compositiva dei nostri. Anche la batteria, pur essendo elettronica, è usata secondo giusti criteri che seguono un filo conduttore in ogni traccia. Con questo voglio dire che non è sparata a mille come in tanti gruppi black; è ben arrangiata, riempie perfettamente ogni giro. Ad essere sincero io non amo molto suoni “artificiali”, ma se sono adoperati in questo modo, ben venga. Devo dire che poteva essere un ottimo inizio: un altro demo infatti e poi lo scioglimento.

venerdì 17 febbraio 2023

ACOD - Cryptic Curse

#PER CHI AMA: Symph. Death/Black
Non ho fatto in tempo a recensire 'Fourth Reign Over Opacities and Beyond' che mi ritrovo per le mani un nuovo lavoro dei marsigliesi ACOD. Era ottobre 2022 quando recensivo quel disco, eccomi qui oggi a distanza di solo qualche mese a parlarvi di questo EP intitolato ‘Cryptic Curse’. Il nuovo arrivato contiene giusto tre song che sembrano tuttavia richiamare in tutto e per tutto ‘Fourth Reign…’ e dare una certa continuità al percorso intrapreso dai nostri, ossia quel black/death orchestrale che avevo trovato davvero convincente, pur senza rinnegare un passato dalle tinte thrash. Lo si evince dalle roboanti trame ritmiche dell’iniziale "The Hourglass Slave" per poi proseguire con eccellenti risultati anche nelle successive "The Mask of Fate" e nella title track. Oggi, a differenza della precedente recensione però, manca forse per me quell’effetto sorpresa che avevo avuto modo di saggiare all’epoca, ma non posso certo nascondere la bellezza di alcuni assoli, del prestante growling del bravissimo Fred o dell’oscure linee di chitarra che Jérome sciorina nella seconda traccia, tutti elementi che, affiancati ad un’ottima preparazione tecnica, ad un ricercato gusto per le melodie e ad una perfetta registrazione da parte di Tony Lindgren ai Fascination Street Studios, rendono questo breve (17 minuti) capitolo della saga ACOD, di un certo interesse. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2023)
Voto: 73

https://ladlo.bandcamp.com/album/cryptic-curse

mercoledì 25 gennaio 2023

Sacrimonia - Anthems of Eclipse

#PER CHI AMA: Symph Black
Il sottosuolo metallico è un po' come una camera magmatica di un vulcano che ribolle di lava destinata ad esplodere. Talvolta è però complicato imbattersi in band che se ne stanno nascoste laggiù, nell'underground. Oggi mi è andata bene e scava che scava, ecco che ho fatto la conoscenza dei polacchi Sacrimonia. La band, in giro dal 2015 e con un solo EP all'attivo ('New World Ascension'), è tornata nel 2022 con questo nuovo 'Anthems of Eclipse' ed un concentrato di black sinfonico di chiara scuola "cradle of filthiana". Guidati alla voce dalla brava Kamila "Lasaira" Grabowska-Derlatka, i nostri ci propongono otto tracce per poco più di 40 minuti di musica. Si parte dalla classica intro atmosferica e poi, ecco l'eruzione piroclastica con una deflagarazione di suoni bombastici (quelli di "Mirror for the Faceless") e un fiume di orchestrazioni che rischia di far impallidire anche i Dimmu Borgir. La cosa positiva, e che magari dona un pizzico di originalità in un mondo in cui l'originalità è diventata merce preziosa, è l'utilizzo di linee di chitarra che sfiorano il death metal melodico. Comunque, il brano presenta costanti cambi di tempo che rendono si l'ascolto poco fluido, ma richiedono un ascolto più attento, e decisamente più vario. La successiva "Modern Prometheus" sembra avvalorare ulteriormente la voglia dei nostri di coniugare symph black e death metal grazie a chitarroni belli incazzati, screaming vocals e tastieroni sinfonici. "For the Universe to Shatter" mi ha evocato un altro grande nome della scena black, quello degli Emperor, merito di un rifferama perennemente glaciale ma comunque ricco di melodie e ottimi arrangiamenti. Ripeto, il punto di forza del quintetto di Varsavia sono i cambi di tempo, le accelerate e frenate improvvise, come quella che chiude il pezzo. Poi, largo ad un piano che apre, come farebbero i Cradle of Filth, "Into Darkness My Soul Descends", con il suo rutilante incedere ritmico tra killer riff e un lavoro alle pelli (bravo Kamil Morte, uno che ha suonato anche nell'ultimo dei Darzamat) preciso e potente. Finalmente valido anche l'assolo in chiusura di pezzo, votato quasi ad un heavy metal classico, peccato solo che duri pochi secondi. Più ragionata "A Storm I Seek": meno spazio a randellate ritmiche in pieno volto e più elementi atmosferici ad incanalare il pezzo più mid-tempo di 'Anthems of Eclipse', che trova un altro bel lavoro solista verso il finale, laddove il cantato di Kamila si fa anche più personale e indemoniato. Con "Katabasis" si riprendono le sferzate sinfoniche con il connubio offerto da una devastante ritmica a braccetto con la voce corrosiva della frontwoman e un saliscendi chitarristico a metà brano accompagnato da un eccellente prestazione alle tastiere che mi ha richiamato alla memoria gli Angizia. A chiudere ci pensano i sinistri presagi di "Eclipse", un altro pezzo compassato con la voce della cantante qui quasi ritualistica, in un pezzo evocante questa volta il buon King Diamond. Insomma, tanta carne al fuoco in questo debutto, frutto delle infinite influenze dei nostri che convogliano in un disco che ha il pregio di saggiare lo stato di forma dei nostri, arrugginiti probabilmente da sei anni di inattività. Si richiede per il prossimo album un pizzico di originalità in più per aumentare il voto conclusivo. (Francesco Scarci)

sabato 8 ottobre 2022

ACOD - Fourth Reign over Opacities and Beyond

#PER CHI AMA: Symph Black/Death
Devo essermi perso qualcosa. Avevo recensito i marsigliesi ACOD nel 2015 in occasione del loro ‘II The Maelstrom’ e li ricordavo con un sound all’insegna del death thrash. Li ritrovo oggi, dopo aver saltato l’ascolto del terzo ‘The Divine Triumph’, e mi ritrovo una band di tutt’altra pasta e genere. Detto che questo ‘Fourth Reign over Opacities and Beyond’ apre con un intro dal piglio sinfonico orchestrale, ma ci poteva stare dopo tutto, quando “Genus Vacuitatis” irrompe nel mio stereo, ecco lo shock, la band non suona più quel monolitico sound tritabudelle in stile Machine Head, ma ora propone un symph black death che potrebbe ammiccare alla proposta pomposa, ma comunque robusta, dei Septicflesh. Ecco si, in questa veste gli ACOD li apprezzo molto di più, soprattutto perchè non dimenticano le loro origini, una bella dose di death metal nelle ritmiche c’è sempre, ma ora decisamente contaminate dalle sinfoniche partiture che compaiono nei pezzi, congiunta con una bella dose di melodia, suoni di archi, la presenza di una voce femminile che rendono il tutto un filo più accessibile, e che francamente preferisco. “The Prophecy of Agony“ si apre con un tono più compassato, ma le chitarra sono pronte ad esplodere in un tappeto ritmico composto, con la voce del frontman Malzareth a richiamare scomodi paragoni con il buon Nergal. In tutta onestà però, devo ammettere che il lavoro mi piace molto, direi che questi sette anni che non ho assolutamente calcolato la band hanno giovato e la progressione è parecchio significativa. Abili anche nell’alternanza vocale tra grim vocals e voci pulite, la band sciorina una dopo l’altro pezzi assai azzeccati, dove l’atmosfera si mette a servizio di un sound potente, a tratti tagliente (“Sulfur Winds Ritual”), ma gonfio di rabbia (grazie ad un riffing di scuola Morbid Angel), traboccante energia e dinamismo sonoro, cosi come pure una sottile vena malinconica, complice un tremolo picking. Forse il pezzo migliore del lotto. Ma il disco rimane pieno di sorprese soprattutto per i cambi di tono o genere: “Nekyia Catharsis“ mostra infatti un carattere più darkeggiante, tanto da richiamarmi i fasti dei finlandesi Throes of Dawn ma pure i Rotting Christ per quelle sue atmosfere più spettrali ed un utilizzo prezioso della chitarra qui votata ad un melo death dal forte piglio orchestrale, cosi come pure un utilizzo costantemente efficace delle voci pulite. Tutto molto positivo, anche l’incipit di “Artes Obscurae” che segue a ruota l’intermezzo occulto di “Infernet’s Path“. Un pezzo decisamente compassato l’inizio del primo con una bella dose di groove, ma quello che sentiamo dopo saranno saette di chitarra, ritmiche possenti ancora di scuola americana, pomposissime tastiere, vorticosi giri delle sei corde, voci gracchianti, echi a Dimmu Borgir e Cradle of Filth per un finale davvero in crescendo. Vogliamo poi citare l'artwork di Paolo Girardi? Lascio giudicare a voi. Io mi devo solo mettere ad ascoltare il disco precedente e capire se mi sono perso qualcosa di significativo. (Francesco Scarci)

Daidalos – The Expedition

#PER CHI AMA: Symph Black
Ebbene, lo ammetto, non avevo la più pallida idea di chi fossero i Daidalos. Non me ne vorrà Tobias Püschner, la sola mente diabolica che si cela dietro questo interessantissimo progetto, devoto ad un black di stampo sinfonico. Io d’altro canto, quando sento parlare di questo genere, ripenso ai fasti portati avanti dai Dimmu Borgir o dai primi ispiratissimi Cradle of Filth, tanto per fare due nomi a caso. Il nostro factotum di oggi, supportato da una serie di ospiti tra cui anche un paio di italiani, Fabio Rossi (I Sorg) asso della sei corde e Francesco Petrelli (Unfaded Illusion) sempre alla chitarra, ci regala una splendida release che vi lascerà piacevolmente sorpresi. Questa infatti la mia reazione di fronte al dirompente attacco della title track che apre ‘The Expedition’. E questo titolo pone inevitabilmente l’accento al tema lirico del disco, ossia la spedizione nell’Artico nel 1845 di due navi (la Erebus e Terror), guidate dal capitano Sir John Franklin, di cui si persero le tracce, insieme ai 129 uomini della sua ciurma, intrappolati tra i ghiacci dell’entroterra canadese. E su questo drammatico racconto, si snodano le fantastiche melodie e orchestrazioni del disco che, con la seconda “Icewind”, sembra quasi voler raffigurare quelle raffiche di vento glaciali che sferzarono i nostri nel loro viaggio. Le ritmiche sono burrascose, solo le tastiere provano a minimizzare la furia delle chitarre cosi anche un cantato che si alterna tra uno screaming chiarissimo e voci pulite e il coro di Noga Rotem, forse un pizzico ruffiano, ad evocare la brava Sarah Jezebel Deva nei primi anni ai Cradle of Filth. Il disco è un susseguirsi di parti atmosferiche, grandiose orchestrazioni e furibonde accelerazioni black death che catalizzano l’attenzione e non poco. “Sails into the Stars” ha un attacco davvero oscuro ma poi le melodie prendono il sopravvento e il pezzo diventa decisamente più accessibile, quasi sognante nel suo break centrale. Non c’è spazio per la noia in queste note, la varietà del disco consente di non distrarsi un attimo e questo alla fine sarà anche il suo punto di forza. Il pezzo nel suo vorticoso incedere ci porta ad un finale corale che ci introduce a “Stormwind”, un’altra tempesta quindi ad attenderci? In realtà, sono tocchi di pianoforte quelli che introducono il brano e dove la voce del frontman, prosegue nella narrazione della storia, accompagnandoci nell’immaginifico che inevitabilmente l’ascoltatore si creerà nel corso del disco. “Married to the Sea” ha un roboante attacco ritmico che sembra sancire l’indissolubile (ma qui dai contorni nefasti) legame tra uomo e mare. Le melodie si confermano azzeccatissime complice l’ottimo lavoro alle tastiere e alle sempre più pompose orchestrazioni (chi ha detto Fleshgod Apocalypse?). Spettrale l’incipit di “The Empress”, tra synth, chitarre e grim vocals, in un brano decisamente più mid-tempo rispetto ai precedenti, anche se certe linee di chitarra mi hanno evocato nuovamente i CoF. “Poem in the Snow” basa invece le proprie liriche sul poema “Once by the Pacific” del poeta americano Robert Frost, che narra come le onde dell’oceano si apprestino a distruggere una spiaggia, evocando visioni oscure della fine di un'era, la fine del mondo, un presagio per il nostro futuro? Epico sicuramente il coro collocato su dei tocchi di pianoforte nella seconda parte del brano anche se alla fine, la sua ridondanza non sembra avere l’effetto desiderato. “Northlight” riesplode con potentissime e melodiche ritmiche, voci black che si alternano a cori epici in una varianza di tempi che va a sublimarsi in una coppia di fantastici assoli che sanciscono quanto interesse meriti questa one-man-band teutonica. Vi segnalo poi che nella versione digitale compare anche una bonus track, “My Melancholy”, che affida il suo iniziale e nostalgico mood al pizzicare di una chitarra acustica e ai tocchi di un piano che andranno poi ad evolvere in un altro brano mid-tempo, dove a mettersi in luce questa volta, sarà un magnifico e malinconico violino che chiude egregiamente un signor album. Consigliatissimi. (Francesco Scarci)

sabato 24 settembre 2022

Abused Majesty - Serpenthrone

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Symph Black
Pensavo fossero rimasti i soli Dimmu Borgir al mondo a proporre black sinfonico, invece scopro che in Polonia c’è un’altra band che segue le orme di Shagrath e compagni, con risultati ahimé non altrettanto eccellenti. La release in questione risale al 2004, quando uscì per la Empire Records e l’anno seguente l’Adipocere Records ne acquisì la licenza per rilasciarla in Europa e Nord America. Da più parti considerati come gli eredi degli Emperor, per la loro capacità di unire il black più intransigente con la melodia e le parti atmosferiche, per me non sono altro che un discreto gruppo che non ha inventato nulla di nuovo. I nostri se la cavano degnamente nell’assemblare il black/thrash stile Old Man’s Child con il sound sinfonico dei Dimmu Borgir, grazie a piacevoli inserti tastieristici e a chitarre talvolta ispirate. 'Serpenthrone' è ad ogni modo un album fiero e selvaggio, dove s'incontrano la brutalità del death metal con la malvagità del black. Le violente ritmiche spazzano via con la loro furia ogni cosa incontrino sul proprio cammino, i riffs elaborano complesse strutture musicali, forse vero punto di forza di questo disco, perchè consentono di mantenere la concentrazione costante, durante l’intero ascolto del cd. I pezzi alla fine però, tendono ad assomigliarsi un po’ tutti, anche se notevole è l’impegno da parte della band di ricercare intermezzi dal feeling oscuro, capaci di spezzare il ritmo incessante creato dalla ritmica martellante. Da copione infine, il solito duetto tra la voce scream e il cantato growl. Interessanti le liriche, basate su una vecchia leggenda slava di un mitico re dei serpenti, il tutto ispirato agli antichi racconti della tribù della Regina Lechits, racchiuse nel libro 'The Tome of Ashes'. Peccato che alla fine, l’album puzzi di già sentito, altrimenti mezzo punto in più l’avrebbe forse meritato. Per i soli nostalgici di Emperor e Limbonic Art, ascoltate questo disco! (Francesco Scarci)

(Empire Records/Adipocere Records - 2004/2005)
Voto: 65

https://www.facebook.com/abusedmajesty

venerdì 19 agosto 2022

Abhor - I.gne N.atura R.enovatur I.ntegra

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Symph Black
Credo che gli Abhor siano una band che ha saputo farsi apprezzare nel corso degli anni per la loro semplice essenza di band "nera". Questo è il loro CD d'esordio, per la X-Horizon Records. Il CD si presenta con una veste grafica semplice ma "sincera", evitando le pacchianate in voga ultimamente. Sono inclusi anche i testi, sicuramente necessari, se mai servisse a testimoniare qual è l'anima degli Abhor. Il loro black metal sinfonico, sinistro e notturno, non è mai vuoto ed è un continuo incedere creato dagli intrecci di vocals sempre "feroci" ed efficaci, melodie che sapientemente sembrano accompagnare l'ascoltatore verso un punto in cui strane ombre si sono date convegno. Le tastiere, pur rivestendo un ruolo importante all'interno degli Abhor, non sono mai invadenti, e in alcuni intermezzi si riesce a notare uno spessore compositivo davvero notevole. Ma gli Abhor sanno anche pestare e lo dimostrano ampiamente in molte tracce. Veloci ma senza perdere mai il controllo sulle loro composizioni, sanno sempre esattamente cosa stanno facendo, riuscendo ad avere l'incondizionata attenzione dell'ascoltatore perchè a volte si ha l'impressione di poter trarre davvero qualcosa di più da questo CD. CD che mi regala come ascoltatore due tracce che credo, e difficilmente qulcuno potrà smentirmi, siano un po' la rappresentazione dello "stato di grazia" degli Abhor e cioè "Wizard" e "Trees of Stone". Per quello che riguarda i testi siamo sicuramente ad un livello superiore rispetto alla media, trattando argomenti sicuramente "pesanti", ma con l'umiltà di chi vuole apprendere e non insegnare, il che li rende meritevoli sicuramente del massimo rispetto. In definitiva sarebbe riduttivo dire che è un lavoro di black metal sinfonico, suonato con buona tecnica e discreta produzione (a proposito di produzione, come ho detto discreta, ma forse priva dell'alone di "cripticità" che potevamo ascoltare sui demo). Io l'ho apprezzato molto, e in genere non mi attrae molto la musica che ad un ascolto superficiale sembrerebbero proporre gli Abhor. Ma, misteriosamente, come sapienti alchimisti, gli Abhor mi spingono ad andare oltre, perchè l'essenza è nascosta.
 
(X-Horizon Records - 2001)
Voto: 75

venerdì 12 agosto 2022

Dimmu Borgir - Spiritual Black Dimensions

#FOR FANS OF: Symph Black
A good follow-up from 'Enthrone Darkness Triumphant', but this album didn't surpass it in my estimation. The riffs are good and the synthesizers not overly powerful, though they were powerful. Not enough to drown out the guitars though. I think the riffs were solid, catchy and thick. That's one thing their predecessor lacked. Yes, this album a little more heavy than the last. Just the riff writing needed to be stronger and more creative. That's my view at least, but I still gave the album a "B" rating. And Silenoz does a great job on vocals. He makes Dimmu who they are. It's too bad the newer releases aren't as strong.

I felt that the vocals, guitar and synthesizers were the highlights to the album. They really hit home with me. It's not my favorite Dimmu release, but it's up there. I felt that 'Stormblast' was too mild a release, still good though. They toned it up in a big way in terms of the guitars. But it didn't seem like the guitars flowed with the synthesizers. That's one thing I felt was so awesome about 'Enthrone Darkness Triumphant'. Everything seemed to flow together guitars and everything. Not on here.

Silenoz seemed ultimately angry on here though. It's a positive for the guitars to keep that aggression up there. It's just the riffs weren't catchy enough. They seemed to fall short even though the distortion tone was good, the riffs weren't. That may just be something I had to accept from this album. They really needed a better follow-up to keep the progression cycle in place. But I was mistaken. Dimmu just has had a winding path from glory to doom. If they continued on a stronger lineup, then maybe that would've transpired. But this wasn't the case. The line-up changes didn't do good for the band. Not on every album, just a good portion of them.

I felt that the production sound on here was good, but the music fell short. It's still good, but just like I said a "B" rating. If you've never heard this one or are new to Dimmu and their sound, you could make your own determination whether or not it suits you and your taste in symphonic black metal. I like this album, don't get me wrong, it's just not my favorite. I think ti'd be best to check it out on YouTube or Spotify to make your determination as to if you should be the CD. I bought the CD, but it sits on the shelf most days because 'Enthrone Darkness Triumphant' is more in my headset. But still, check it out! (Death8699)


(Nuclear Blast - 1999)
Score: 83

https://www.facebook.com/dimmuborgir

venerdì 29 luglio 2022

Moonlight Sorcery - Piercing Through the Frozen Eternity

#PER CHI AMA: Symph Black
Era da un bel po' di tempo che non mi immergevo nei boschi finlandesi e in aiuto mi sono venuti i Moonlight Sorcery a catapultarmi nel loro sound devoto ad un power black sinfonico estremamente ricco di melodie. Dopo la classica intro che apre questo primo lavoro ufficiale per la band, intitolato 'Piercing Through the Frozen Eternity', ecco giungere "For Thy Light Is Ice" a raccontarci un po' di più del terzetto originario di Tampere. Sono inevitabilmente facili alcuni accostamenti che si possono fare alla band: ho pensato infatti ai Children of Bodom per il comparto tastieristico e quel ventaglio di soluzioni che oscillano dal power al black, con lo screaming di Ruttomieli comunque inossidabile e in primo piano. "Ice-Veiled Spell", il primo singolo della band, è un esempio di black rabbioso che strizza l'occhiolino ai Dissection e che di originale ha ben poco da offrire, ma d'altro canto, chi al giorno d'oggi riesce ancora ad offrire album dotati di personalità? Direi quasi nessuno. E allora lasciamoci andare alle belle aperture chitarristiche, alle ariose melodie, alle galoppate furenti, dove la batteria è l'elemento che stranamente mi convince di meno, con quel suo fin troppo eccessivo serratissimo incedere. Le chitarre invece continuano a volare anche nell'arrembante "Wolven Hour", heavy thrash black allo stato puro, che trova in brillantissimi cambi di tempo (e contestualmente anche di genere) il suo vero punto di forza, grazie ad un eccelso lavoro alla sei corde ma anche alle tastiere. La seconda metà del brano peraltro varrebbe il prezzo dell'acquisto del cd, grazie ad una serie sequenziale di stacchi e trovate varie, che stonano semplicemente per quel lavoro alle pelli che non mi dà pace, ed una voce che sembra evocare quasi quella di Dani Filth. In chiusura, "Hauta-alttari" per gli ultimi sei minuti all'insegna di un black mid-tempo portatore di quel gelido vento finlandese che per certi versi mi ha addirittura evocato un che dei Primordial. Tutto alla fine molto interessante, da sviluppare al più presto in un cd completo e meglio suonato nel comparto batteristico. (Francesco Scarci)

(Avantgarde Music - 2022)
Voto: 73
 

domenica 24 luglio 2022

Emperor - IX Equilibrium

#FOR FANS OF: Symph Black
What a kick ass release! So much intensity and variety. I valued this album greatly. The music is what's the most captivating! I enjoyed the whole thing. I don't know why this got some poor ratings because it's so catchy and noteworthy. These guys know how to tear it up musically. I realize the symphonic black metal genre it falls under and me disliking synthesizers doesn't make me like this album any less than it is. I think the keys went well alongside the guitars. The guitars are where the intensity lies. And the variation in the vocals make the album even more likable. It totally kicks ass the whole way through.

Songs are in variation with tempos, but most of them has that sort of variety in themselves. These guys never seem to disappoint. I like the guitars on pretty much all of the songs. I think the songwriting is way good. That's what makes the music most likable to me. The vocals are good as well. Everything seems to fit in just right. I like the atmosphere here, too. It makes the music sound more eerie and dark. But always the guitars, they kick ass the most. A long sought after release that I didn't take notice of until somewhat recently. The release was from long ago but still deserves praise.

I like the production quality and mixing. It seems as though everything was woven together rightly. It's everything to like in a black metal album. These guys have been kicking ass for years, I hope that they have a new album on it's way since they're still active! I'd love to hear some good new material. The only thing that is in a sour note is the lead guitar. I couldn't really stomach it I thought the main rhythms were fantastic though. If they cut out the lead I would've rated this higher. But since this is an older album, the guitars should've been just rhythm. They kind of make the sound to the rhythms more muddled.

I liked this album the whole way through. I enjoyed the bulk of the compositions. I think I'm right in saying that the leads put a damper on the music. If it were solely the rhythms, the music would sound more intense and killer. The tempo changes were there making it more diverse and well thought after. I really think this is an underrated album. But I can't change that. My opinion is to check out this album on digital first then make your choice as if you would want a physical copy of the LP. Get to hearing it! (Death8699)

(Candlelight Records - 1999)
Score: 80

https://www.facebook.com/emperorofficial

domenica 20 febbraio 2022

Benthik Zone - Εἴδωλον

#PER CHI AMA: Cosmic Black, Darkspace
Nell'antica Grecia, con il termine eidola ci si riferiva alle anime dei morti, le ombre, le apparizioni, il riflesso di una persona o alle statue funerarie. 'Εἴδωλον', eidola rigorosamente traslitterata in greco, è anche il titolo del terzo album dei portoghesi Benthik Zone, duo formatosi in quel di Porto nel 2016 che, con il proprio sound all'insegna di un cosmic black, ha attirato l'attenzione della Onism Productions. Questo disco parte dalla letteratura classica e attraverso un parallelismo con la contemporaneità, celebra la bellezza della metamorfosi e dell'ibridismo, attraverso liriche introspettive e complesse, che lascerei maggiormente approfondire all'ascoltatore, sebbene i testi siano scritti esclusivamente in portoghese. Spazio pertanto alla musica, quella che ci introduce al mondo filosofico dei nostri, attraverso la suggestiva intro "Atravesso o Portal Mítico", con suoni quasi di stampo orientale che si fondono con quelli della natura. Poi divampano le stravaganti sonorità di "E Embriagado pelo Reflexo" che si palesano attraverso un sound non proprio di facilissimo approccio, complice una dissonanza di fondo che tuttavia ben si amalgama con delle melodie tetre e ancora di carattere orientaleggiante, mentre un cantato da girone infernale, aleggia in sottofondo. Poi improvvisamente a metà brano una brusca interruzione, quasi a certificare la fine del pezzo, e invece da un arpeggio e successive stralunate melodie, ecco un nuovo accompagnamento in una song che di primo acchito potrebbe sembrare caos puro, ma che a successivi ascolti, vi permetterà di metterne maggiormente a fuoco la proposta. Un lungo intro dronico, narrato in portoghese, introduce "Sonho-a Desnuda", un altro esempio della peculiare offerta del duo formato da Francisco Braga (aka Bragadast - Seaweedzard Pirate) e Artur Neto Leão (aka Einsichtmartur - Seerweed Viking): quasi tre minuti di rumori dallo spazio e poi largo ad un black tiratissimo dai tratti glaciali che sembrano mettere in congiunzione l'inquietudine dei Blut Aus Nord con la densità cosmica e spaventosa dei Darkspace. "Na Iluminação do Presente" conferma i sentori contaminanti della band svizzera in un vortice sonoro denso e claustrofobico, dai tratti ipnotici e destabilizzanti che rendono il duo lusitano una creatura bizzarra e degna di tutta la vostra attenzione, con lo screaming arcigno del frontman ad aumentare uno stato di nevrosi e terrore interiore. Non serve il breve intermezzo noisy di "Qual Espectro" a placare gli animi, perchè a scardinare ulteriormente i sensi arriva la psicotica "Da Zona Perdida no Tempo", una traccia aliena e alienante tra atmosfere industriali e ritmiche ridondanti, in un loop diabolico in grado di solo di farci uscire di senno. Le sue melodie conclusive proseguiranno il loro ingannevole cammino anche nell'apertura di "Imenso Abismo do Reino Submerso", la traccia conclusiva di questo alquanto originale lavoro. L'ultima atto è affidato ad oltre 11 minuti di sonorità arzigogolate che potrebbero per certi versi strizzare l'occhiolino alla follia musicale degli Esoctrilihum o, per quella vena sinfonica che arricchisce la seconda metà del brano, citerei i Limbonic Art, tanto per darvi un altro paio di riferimenti a cui accostare il suono dei nostri. Ribadisco però quanto detto in apertura, la proposta dei Benthik Zone non è nulla che possa essere assimilato cosi al primo ascolto, tuttavia se ascoltato con la dovuta precauzione potreste scoprire nuovi estasianti mondi al di fuori del pianeta Terra. Alla fine 'Εἴδωλον' è un disco davvero interessante, che mostra peraltro ampi margini di miglioramento (io aggiusterei la voce e la pulizia del suono), ma che va tuttavia approcciato con la massima cautela. (Francesco Scarci)

(Onism Productions - 2022)
Voto: 77

https://benthikzone.bandcamp.com/album/-