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mercoledì 30 novembre 2022

The Wild Century - Organic

#PER CHI AMA: Psych Rock
Con questo album, uscito per la Tonzonen Records, la band olandese osa valicare il confine che delimita l'ispirazione presa in prestito da un genere e il rischio di imitazione delle sue opere sonore, perchè per ogni nota che scorre in questo nuovo lavoro dei The Wild Century, troviamo un legame pesante per composizione, stile e sonorità con qualche brano famoso degli ultimi 50 anni della storia del rock psichedelico. Metto subito in chiaro che il combo riprende le citate sonorità talmente bene, che non si può parlare di imitazione, tanto meno di plagio, semmai di forsennata ispirazione presa a prestito, ed è un ascolto divertentissimo quello di 'Organic', un ascolto che in un qualche modo ci permette di ristabilire contatti con un mondo che magari avevamo dimenticato o, nel peggiore delle ipotesi, mai approfondito. Quest'ottimo album quindi vi fornirà un compendio di rimandi musicali talmente esaustiva da farvi esclamare a gran voce che i The Wild Century, pur non essendo innovativi o puramente originali, rimangono un'ottima, moderna, retro rock band con i fiocchi, che ricordano tante altre realtà della scena che fu ma che alla fine risultano, nel loro circolo vizioso di suoni, interessanti e belli da sentire. Straordinaria la scelta dei suoni vintage di quest'opera, che sembra provenire direttamente dai '70s e che ricalca fin troppo i beniamini di quell'epoca. Si parte con la cavalcata psych di "Lowdown Dog", che solca le orme dei Velvet Underground con un effetto vocale alla Hawkind per approdare ad "Oh Yeah", dove il wah wah della chitarra iniziale evoca spudoratamente "Woodoo Child" del grande Hendrix, con un tiro garage che si sposta tra fuzzstones e certi ritmi cari a 'Second Coming' degli Stone Roses, con un organo in primo piano da brivido. "Carry On" rallenta la spinta, e tra gli accennati deserti sonici alla "The End" dei The Doors o una vaga similitudine ad un brano di un Bob Dylan d'annata, ci culla verso lidi vicini ai Mother Superior di "Save my Soul" (da 'The Mothership Movement' del 1998) ed una lunga coda finale carica di venature progressive e psichedeliche in sintonia con i primi Deep Purple. Il sitar e tanta psichedelia ipnotica, accompagnano poi l'evoluzione cosmica di "Beautiful Queen" che sembra cantata dallo spettro di Mick Farren. "Grey Blue Eyes" è una ballata super psych che richiama le origini della band forse mostravano molta più originalità e uno stile decisamente meno derivativo, ma con un taglio meno professionale sotto certi aspetti sonori, e più underground. Gli assoli di "Mother's Grace" a metà e in chiusura del brano, sono delle chicche, anche se la song, a tratti, non nasconde affinità con il mood di "Nights in White Satin" dei The Moody Blues. Per concludere, devo spezzare una lancia a favore di quest'album tanto derivativo quanto indovinato, ben curato e ricercato, per una band che si può tranquillamente accostare ai magici e mai dimenticati On Trial, quanto ai tanti gruppi menzionati sopra, aggiungendo anche i Baby Woodrose, 13th Floor Elevators, i Kula Shaker e tutti quelli che trovano posto nell'immaginario sonoro di questo particolare secolo selvaggio. L'ascolto ne vale proprio la pena, il viaggio culturale e cosmico sono assicurati. (Bob Stoner)

(Tonzonen Records/Soulfood Music - 2022)
Voto: 75

https://thewildcentury.bandcamp.com/album/organic-2

lunedì 28 novembre 2022

Carcass - Necroticism - Descanting the Insalubrious

#FOR FANS OF: Techno Death
Carcass puts forward possibly the best LP in their career here. With an all-star lineup featuring Michael Amott (Arch Enemy) and Bill Steer (ex-Napalm Death). The melodies are phenomenal and noteworthy. The production was better than their last LP before this one ('Symphonies of Sickness') and 'Reek of Putrefaction' of course. The guitars are probably the best part of this album! Between Amott and Steer trading off leads, Walker's unique vocals (with trade-offs) and Owen on drums, this here might be one of the best albums in the whole history of the band (as stated just prior to this).

The guitars sound like (to other guitarists) to be tuned to B which makes them heavy and thick. There are faster tempos on here but not too fast. Not like the grindcore days. But still, the tempos are all over the place. This makes the album more diverse. Nothing about this album do I dislike. It's totally "dead on balls accurate." It was another great performance by Ken Owen on drums which his fate gone awry. It's rumored that he still did pay homage to Carcass in the later years by attending celebrations on live performances but not actually performing in gigs ever since he had a brain hemorrhage which landed him in the hospital for 10 months and sadly he can't play any longer.

The riffs on here are totally unique and melodic, but I'd still say they're within the death metal category though it does sound a lot like melodic death metal because of the unique riffs that are in a way blues-based. I've always liked Walker's vocals I think he has a lot to offer in the band. He still pretty much sounds the same till this day. Maybe a little more aggressive in the earlier age but this was 30 years ago. So he might've lost a little bit of fire on vocals ('Surgical Steel') but still he's belting out unique throat despite the getting up there in age. He's probably been known to have one of the most unique and likeable vocals in death metal. That is my honest opinion.

It's definitely a close call between this one and 'Heartwork', though they letup on some of the heaviness on that album but it's more melodic based. Those two are my absolute favorites from the band. If you don't have then, then you should. Let's hope Carcass has more to offer now that they're older and only two of the original members remain (Jeff Walker and Bill Steer). In any event, these old ones are still precious to play and for me own. I don't think there's a Carcass album that I dislike, I even liked 'Swansong', which was quite different and less heavy then all of their albums. Of course missing Michael Amott as well. Check this one out! (Death8699)


Houle - S/t

#PER CHI AMA: Epic Black, Windir
New sensation da Parigi? Il quintetto di oggi risponde al nome Houle e arriva sulla scena con questo EP omonimo di debutto che segna la prima pietra miliare per la discografia dei nostri. Quattro pezzi black che sembrano pescare a piene mani dal black scandinavo con un sound tagliente ma altrettanto melodico. Il suono dei gabbiani apre l'iniziale "Le Continent", una traccia che parte in sordina, con un paio di giri di sei corde quasi a voler prendere confidenza con noi. Poi un'esplosione di chitarre epiche e sferzanti e quella voce graffiante della vocalist Adèle Adsa (alias Adsagsona) dotata di un piglio scream davvero notevole. Le chitarre scivolano via crudeli ma tutta la mia attenzione rimane focalizzata sull'ottima performance della frontwoman parigina che nel corso del brano avrà modo di palesare anche il suo cantato pulito e in growl. Il sound non sembra, almeno apparentemente, granchè originale, a parte essere ben suonato e coinvolgermi quanto basta per non indurmi a skippare al pezzo successivo. Il finale però è travolgente, tra cambi di tempo e di tonalità vocali, cosi come pure ci sta alla grande quel fantastico assolo conclusivo, scuola Windir, che accresce la mia curiosità verso i cinque musicisti. L'attenzione è catturata ora del tutto. Mi soffermo sui suoni delle onde che introducono "Au Loin la Tempête", e sulla forza d'urto a cui ci sottopongono i nostri subito dopo, cosi come pure alla stravaganza di suoni e soprattutto voci che mi fanno prendere le distanze da quel concetto di originalità espresso pco più in alto sugli Houle. La band ha buonissime idee e riesce qui a convogliarle in una direzione musicale più vicina a certi suoni di depressive black, coniugati ad un'epica componente che sembra costituire il marchio di fabbrica del combo transalpino. Sono sempre più curioso e la lunga "La Dernière Traversée" (il concept del disco è marino, se non fosse stato abbastanza chiaro) non fa altro che confermare le mie attese grazie ad una lunga intro di basso (una specie di "My Friend of Misery" dei Metallica) al quale farà seguito una devastante tempesta sonora tra le cui note si metterà nuovamente in mostra la teatralità insita nella voce di Adsagsona, vero punto di forza dell'act francese, in un brano dai lineamenti melo-black dei migliori interpreti della scena. Il brano si muoverà ancora tra chiaroscuri eleganti, break strumentali e splendide fughe chitarristiche che innalzano ulteriormente il livello qualitativo espresso dagli Houle. In chiusura, la belligerante "Sous l'Astre Noir" con il suo tremolo picking ad accompagnare la voce dell'ottima vocalist, sancisce verosimilmente che una nuova bestia oscura è pronta a prendersi la scena. A questo punto, confido di sentirne delle belle in futur non troppo lontano. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 78

https://ladlo.bandcamp.com/album/houle

Darkened Nocturn Slaughtercult - A Pest Called Humanity

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Black Metal, Setherial
Non avevo mai ascoltato vocals così aggressive da parte di una cantante donna! Credetemi, Yvonne Onielar dev'essere un bel tipo per tirar fuori una performance vocale così furibonda dal proprio cuore. Qui non c'è spazio per parti depressive, ma solo per un odio incondizionato nei confronti dell'umanità. Le canzoni mi ricordano quelle di Thy Infernal, a volte i Marduk, e ancora i Zyklon-B, ma con vocalizzi più estremi. "Saldor" contiene parti semi-acustiche con un certo mood melanconico, ma le altre, e specialmente "Centuries of Mine", sono impregnate di furia barbarica, la stessa che potrebbe esprimere un'orda di iconoclasti assettati di sangue, impegnati a devastare il tempio di Dio. La scena black metal ha bisogno di bands estreme e rabbiose come i Darkened Nocturn Slaughtercult.

(Self/Master of Kaos Productions - 1999/2022)
Voto: 68

https://www.facebook.com/D.N.Slaughtercultofficial/

Newspaperflyhunting - Time Regained

#PER CHI AMA: Space Prog Rock
Quinto album per i polacchi Newspaperflyhunting, band che abbiamo già incontrato in occasione della recensione di un paio di loro album in passato. Particolarmente bistrattati dal sottoscritto peraltro, ritrovo il quartetto originario di Białystok con questo nuovo 'Time Regained' e il loro classico concentrato di sonorità all'insegna di un prog/post/space rock. Cinque i brani questa volta a disposizione dei nostri che aprono con "No Hard Feelings"e un sound che oserei dire vellutato, complice una musicalità malinconica e raffinata, con tanto di voce femminile a duettare con il buon Michał Pawłowsk, un duo che in passato non avevo trattato troppo bene. Diciamo che la performance del frontman polacco continua ad essere deficitaria, e a salvare la baracca ci pensa invece la prestazione del collettivo, musicalmente ottimamente preparato ed educato nella propria proposta prog rock. La seconda "One Minute" inizia in modo più arrogante con delle chitarre più roboanti ma dopo poco, il sound muta grazie all'ingresso della voce maschile. Rimane quell'approccio tipico malinconico della band polacca, pur sostenuto da un rifferama ritmato e da un bell'assolo di chitarra nella seconda metà del brano. Rimane lacunosa la prova vocale, mi spiace sottolinearlo, ma io cercherei una soluzione alternativa per dare più lustro alla proposta del combo. Con "Everything's Fine" i nostri riprendono a sfiorare i loro strumenti con una certa delicatezza anche se verso il terzo minuto irrompe la voce del vocalist, qui più convincente, e contestualmente, anche la musica acquisisce in aggressività, pur non rinunciando ad un certo sperimentalismo affidato ai synth che spezzano la mole di riff costruita dai quattro musicisti. E lo fanno con grande efficacia. Finalmente. Si arriva ad "Hallways" e agli arpeggi di chitarra che accompagnano la voce di Gosia in un pezzo che potrebbe suonare più come una ninna nanna che altro, anche se la sua progressione sembra (solo apparentemente) alzare i giri del motore verso il finale. In realtà, la traccia si mantiene piuttosto statica e poco incisiva. A cambiare l'esito del disco arriva la conclusiva "Another Island" e i suoi 12 minuti di soffuse sonorità space prog rock che ridanno un pizzico di energia (ma solo dopo il quarto minuto) ad un lavoro che sembrava essersi spento già dopo i primi tre brani. Il pezzo conferma comunque l'approccio onirico della band in un lungo break strumentale che denota quanto di buono racchiudono i Newspaperflyhunting nelle loro note. (Francesco Scarci)

giovedì 24 novembre 2022

The Pit Tips

Francesco Scarci

Dreadnought - The Endless
Severoth - When the Night Falls
Katharos XIII - Chthonian Transmissions

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Death8699

Crypta - Echoes of the Soul
Perdition Temple - Merciless Upheaval
Usurper - Cryptobeast

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Alain González Artola

Watain - The Agony & Ecstasy Of Watain
Moonlight Sorcery - Piercing Through The Frozen Eternity
Corpsegrinder - Corpsegrinder

Incantvm - Strigae

#FOR FANS OF: Black/Doom
From Italy a quite special project comes under the leadership of the clarinetist Vittorio Sabelli, a former member of the band Dawn of A Dark Age, who has recruited some very talented musicians to help him in his new musical voyage. More than 10 musicians have taken part to record ‘Strigae’, the first effort of this interesting and undeniably original project.

The concept behind the music is also something worthy, as the album is based on witch hunt and summary trials that took place during the past centuries, and that which sadly led to the sentence of hundreds of innocent women. Musically speaking, it is quite hard to define Incantvm’s music, although the term theatrical might be a good definition for that, as the different arrangements and expressive nature of the music itself has a lot in common with a theatrical performance. 'Strigae' is, in any case, strongly tied to the extreme metal scene, as its obvious metal influences come from the black and doom metal genres, but also has a clear progressive nature if you pay attention on how the compositions are structured. The generous length of the three actual songs (as the first and last ones are the intro/outro of the album) gives the necessary room to introduce quite varied influences and changing structures. "Il Cerchio e il Fuoco" opens the album with its ever-changing structure and pace, where we can enjoy Tenebra’s super high-pitched shrieks, which for sure could remind us of the scream of an actual witch. The pace has its ups and downs with a great combination of raspy guitars and plenty of arrangements which enrich the music a lot. There is also a room for calm sections where the progressive and most non-metal influences reign, with the tasteful pianos, clarinets and several other classic instruments which mark an abrupt contrast with the heaviest sections of the song. As aforementioned, this album is like a baroque and theatrical act and the music is the perfect portrayal of this concept. The narrative voice of Nequam serves as the director of the most experimental sections as reinforces the feeling of experiencing an actual performance in its broadest sense. "Lamie" has a clear progressive evolution in its structure as it begins with a doomish pace, and it gains some intensity with the track progression, even though it always has a changeable pace and unexpected changes in the style and intensity, which are a tangible proof of the great work behind this album. The always relevant and tasteful arrangements done by the mastermind Vittorio, shows how he has tried to introduce several non-metal influences in an actual metal album, trying to forge and album free of stylistic restrictions. The narrative voices and introduction of several instruments may not appeal every metal fan but it makes 'Strigae' a compelling work that requires an open mind and several listens.

In conclusion, 'Strigae' is a remarkably interesting and enjoyable album. Its very personal mixture of black and doom metal influences, and the generous use of classic instruments make it a complex, demanding yet a very satisfactory album. From my point of view, this effort should please every music fan who demands both originally and quality. (Alain González Artola)


(I, Voidhanger Records - 2022)
Score: 80

https://i-voidhangerrecords.bandcamp.com/album/strigae

Perdition Temple - Merciless Upheaval

#FOR FANS OF: Brutal Death Metal
Who can hear this and not want to write a bit about it? It has balls-out intensity. Gene from Angelcorpse that led the way for that band. He smokes on here with a somewhat raw production sound but good death/black metal. I've found the whole album to be interesting in terms of the sound and Gene's vocals slay! This is sort of a modern Angelcorpse if there was one. I don't hear any mistakes or forced vocals. Everything seems to be in tandem with everything else. These guys have some balls-out intensity. And the lead guitar is wicked as is, no need to change that as well.

It's weird though that it's four original songs and four cover songs. They were all well played out. The vocals go well with the guitar. These guys seem to progress on each succeeding release. And the sound is wicked, I love this type of production. It has you keyed into every song. Fast and furious yet instances of mild playing, but not much. They are fierce with these songs and impeccable covers. I especially like "Blood On My Hands" from Morbid Angel's 'Covenant' album. It was immaculate! Sounded just like the original. Their own songs too sound really amazing. Sucks that this album is only 33+ minutes.

Like I said about the sound quality, it's great! The production is justifiable. They don't fall short of the game of immaculate musicianship. These guys have stayed around and Gene post Angelcorpse. From my understanding, these guys are in multiple bands. Gene is pretty cool as a person and seems to respect his fans the way his fans respect the band. He returns messages not that they're musicians with much idle time but he reached out which was surprising. This raises my respect for the band. And I do my best to make sure that these underground bands get the press that they so deserve.

I bought this album on CD from Hells Headbangers. But you can find it streaming. What an onslaught! These guys know what the hell their doing and it shows on the outcome of this LP. They really sound great but not overly polished. A release to chalk up another in the Perdition Temple discography. But they need a bigger fan-base. I'm sure death/black or just metal fans can appreciate this. The guitars and vocals are my favorite parts of the album. They just annihilated this time around, yet again! I really hope that they have a long life to this band. They have so much talent and resilience. Check them out! (Death8699)


(Hells Headbangers Records - 2022)
Score: 80

https://perditiontemple.bandcamp.com/album/merciless-upheaval

domenica 20 novembre 2022

Salem - Collective Demise

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Thrash
Da Israele, ecco a voi i Salem, band dedita ad un death metal con influenze thrash, giustificate, anche se non usuali nella loro regione, dal fatto che i nostri esistono fin dal lontano 1985 ed hanno saputo conquistarsi una meritata fama sia in studio, con una discografia molto prolifica, sia dal vivo, supportando molte bands famose quali Megadeth, Entombed e Disharmonic Orchestra. Un buon death-thrash metal dicevamo, ben arrangiato e suonato, sia nelle parti veloci, dove la batteria è sostenuta e ben evidente, sia nei mid-tempos dove le percussioni fanno da sfondo a delle trame di chitarra abbastanza belle, più per quanto riguarda le parti ritmiche che soliste. Anche la voce fa la sua bella figura: urlata e cattiva, anche se a volte sconfina un po’ nelle tonalità hardcore. Ci sono alcuni sprazzi di canzoni in cui si possono sentire anche cori femminili e percussioni arabe tipo darbuka: per fortuna sono minimi. Meritano supporto i Salem. In tanti anni, hanno portato avanti un buon discorso musicale in condizioni talvolta pesanti, riuscendo comunque sempre ad emergere.

(System Shock - 2002)
Voto: 70

https://www.facebook.com/salemofficialpage/

Crypta - Echoes of the Soul

#FOR FANS OF: Death Metal
This is Sonia Anubis's former band now, she's ventured onto Cobra Spell. And what a solid old school death metal sound to this International act featuring Brazilian/Dutch natives. All woman band, these members but out some furious and intense death metal. I've not liked the album initially because of the vocals, but it kind of grew on me. The leads are fantastic too! Not too many points I'd take off due to mediocrity, these women are anything but that! The rhythms are fast and furious. There isn't a song on here that doesn't disappoint. The melodies are good and it's definitely a worthwhile release.

It's actually taken about 5-6 spins to come up with an intelligible content here because there's so many intricate parts to this LP. As I say, I wasn't a fan of the vocals, but it did kind of grow on me. They are unique and I guess I'm so used to standard death metal that I forget that this is a female band so they're going to have their own sound. Sonia kicking ass on lead plus the band writes some creative riffs. I'd have to say that this debut is admirable. I'm hoping that the departure of Sonia will embrace some new talent now on the next LP. They're touring (I believe) and I think that they'll pick up more good ideas to the person who fills Sonia's slot.

Production quality was good, solid and tight. It did the musicians' justice and there really wasn't any parts to this LP that are boring. The energy is all there and the leads were tight as well. I don't think that any of the music was unoriginal. I think it was creatively captivating. And just to know that they're active is positive. The rhythms were solid and the overall songwriting was admirable. However, I don't think that this is higher than a "72" rating. Again, it took a while to get into but as I see they were reaching for their own sound in the death metal arena and did so in achieving that. Much kudos for that!

I purchased this a while ago even though they're on Spotify and Bandcamp. I always say support the band and buy the physical copy but that's up to you. If you want to hear some fresh talent in the arena, Crypta is where it's at! They have so much to offer and have enormous energy! I applaud them for giving their own sound as an International death metal band. Key into the music, not so much of the lyrics as most death metal bands don't sing about very meaningful topics. If you're able to overcome this dilemma, you will most likely be totally into this band. Check 'em out! (Death8699)


(Napalm Records - 2021)
Score: 72

https://www.cryptaofficial.com/

Mysteria Mystica Aeterna - The Temple of Eosphoros

#FOR FANS OF: Black Old School
Formed in 2020, the German Mysteria Mystica Aeterna (what a cool band name), is a duo formed by a couple of quite experienced musicians, Frather Noxathra, who takes the duties for the vocals, strings and keys and Frater Odium Aeternum, who plays the drums. Both have several interesting projects closely tied to the realms of black and death metal, where they demonstrate their unquestionable devotion to extreme metal and talent to explore the different niches of this musical expression. Considering this background, it is not a surprise that only a year after the project’s inception, they released a quite interesting debut entitled 'Into the Kingdom of Shadows'. Both musicians seem to be on a high and only a year later they have forged a new opus that have caught the attention of the always reliable label Iron Bonehead Productions.

'The Temple of Eosphoros' is the name of the beast, and it is an excellent incarnation of how black metal should sound, reaching a perfect equilibrium between rawness, fury and atmosphere. Even though, the album cannot be tagged as atmospheric black metal, the ambience is a very strong and an essential aspect of Mysteria Mystica Aeterna’s musical proposal. The generous use of the keys never overshadows the most metal side of the band’s sound, but it complements and enriches it. Production wise, the work done is excellent, the instruments and vocals can be heard perfectly well, and they are distinguishable, never creating a sound ball where the music can not be appreciated. The guitar sound is really sharp, but clear and this is something I appreciate in this short of bands. The album itself is quite short, which is maybe my only complaint, but on the other hand, this means that it comes to the point with no fillers and forgettable moments. After a short and intriguing dark intro, the album begins with the excellent "The Holy Heaven of Will", where all the core elements of Mysteria Mystica Aeterna appear, rasped vocals accompanied by sharp-edged guitars and sumptuous keys, that create a spellbinding atmosphere. The song gains intensity as it progresses, with some quite fast sections mixed with some mid-tempos, or even slow ones. These ups and downs in the pace are adequately used through the whole album, which makes the songs sound varied and interesting, as it always helps to catch the attention of the listeners. The slowest parts are a highlight because here the atmosphere is particularly hypnotizing. The song "Thou, Whose Mouth is a Flame" combines the same aforementioned elements in a very enjoyable and inspired way. Here again, the keys play a prominent role enhancing the atmospheric side of this composition, as they give a grandiloquent touch to the song. The tempo changes are abrupt and mark a great contrast between the different sections, but they are well-done, and I think, as previously mentioned, this helps to make the songs particularly captivating. The calm and beautiful piano interlude in the second half of the song is probably one of the top moments of the album, it is so effective and beautiful. The song that closes an album is always a key moment as it can leave you with a good or bittersweet taste in your mouth. I can assure you that the band has put some effort to close the album with style, as the long and excellent self-titled track agglutinates all the strong points and characteristics of this opus. The riffing here is top-notch, and it is again excellently combined with the tasteful keys. Once again, the tempo and intensity changes are perfectly executed. This composition has been crafted with dedication and time and the result is just wonderful.

In conclusion, the German duo Mysteria Mystica Aeterna’s sophomore album should be a milestone in their career and the confirmation that this band has a lot to offer. Perfectly balanced black metal with a strong atmosphere, that any fan of the genre should listen to. (Alain González Artola)


sabato 19 novembre 2022

Misanthropic Poetry - Inhaling The Wind Of The Burning Grim Dreams

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Old School
Alquanto scarna la proposta dei Misanthropic Poetry, band proveniente dalla Russia. Un black metal molto diretto e grezzo che magari sarebbe risultato anche interessante agli amanti più estremi del genere, se non fosse stato per la qualità del suono che è, a dir poco, pessima. La batteria sembra dotata solo di rullante che martella continuamente, le chitarre sono un lievissimo fruscio appena percettibile e su tutto, una voce pallosa che copre ogni cosa, appiattendo ulteriormente il risultato finale che è scarso sotto ogni punto di vista.

(Beverina Productions - 1999)
Voto: 45

https://www.metal-archives.com/bands/Misanthropic_Poetry/

Molder - Engrossed In Decay

#FOR FANS OF: Death/Thrash
Not a bad follow-up, just somewhat of an average release. But it's good live Molder that totally packs a punch. Definitely death/thrash a lot of their guitar riffs are pretty well done out. And original! The tempos for the songs vary accordingly. The vocals are pretty unique, they sound a little bit like on Exhumed's 'Death Revenge'. The band might call me out on that but there is a resemblance. The music quality is average and the tone of the guitars are mediocre. I'm sure they'll advance with each succeeding release. They certainly have since their older material. They're touring with good bands at least (Autopsy, Cardiac Arrest and Bones). 
 
The album is about 45 minutes but is tight the whole way through. I just dislike the quality of the production. But they'll get better. I'm sure of it! They have a unique songwriting capacity and the guitars go well with the music. The thrash elements go with the guitar/vocals and the death metal is a tinge of that quality. They're a unique style band which I foresee getting better as they progress. I'm glad I picked this up and the live sound is superb. They played an outstanding set at Reggie's in Chicago 10/29/22. It made me appreciate their music much more than what's simply on the studio album. I bought the CD!
 
There are some blast beats that go along with the riffs but not a whole lot. The vocals augment the death metal genre's sound and the riffs are a good blend of death/thrash. It's pretty unique in that respect. I don't know a lot of bands that fit the genres of death/thrash. But it is unique and creative. These guys know how to kick ass! Good musicianship as well! I can't wait to hear more newer stuff from them in the years that follow this. And that they have a long life in them if they stay on this path. Seeing them live I thought "hmm, sounds better than what's on the album release." It sure did!
 
I encourage metal fans to check out Molder's latest, not their previous. And see how you like it. It's not at all generic. I think the sound quality just could've been a lot better a lot worse! But hey, this is a newer band, so cut them some slack! They're going to get more mature as they progress. They're touring with legitimate bands for a reason! They have enormous potential. And this LP is an example of their maturing. It's available on streaming but show the band some support and buy the CD. You won't be disappointed! This band puts on one helluv a show, check them out if you can! (Death8699)
 
(Cianeto Discos - 2022)
Score: 74

giovedì 17 novembre 2022

Esicastic - Atman

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Techno Death
Tre pezzi per poco più di sedici minuti di quasi-death metal estremamente tecnico, influenzato palesemente dai Cynic, ma con una propensione moderna che in alcuni punti sfiora lo stile dei Meshuggah più acidi. Quanto basta agli Esicastic per fare una gran bella figura e ricordarci come questo genere in Italia goda da sempre di una considerazione forse superiore che in ogni altro paese. Non tutto funziona in modo impeccabile e probabilmente il gruppo avrebbe avuto ancora bisogno di lavorare per raggiungere una personalità più spiccata e una superiore scorrevolezza delle proprie composizioni. Le doti messe in mostra erano però quelle di una band al di sopra della media; doti che se fossero state ben sviluppate avrebbero potuto consegnarci una realtà interessante della scena underground indigena. Purtroppo, a tutto questo non ha fatto eco un numero sufficiente di copie vendute, e band di questo genere sono troppo spesso costrette all’autoproduzione o a una vita ai margini di un mercato governato da ben altre regole. Inutile sottolineare come gli Esicastic si siano poi sciolti, un vero peccato.

mercoledì 16 novembre 2022

The Universe by Ear - III

#PER CHI AMA: Stoner/Psych/Prog Rock
Dopo aver recensito i primi due album degli svizzeri The Universe by Ear, mi sembrava doveroso approcciarci qui nel Pozzo anche al loro terzo lavoro, intitolato semplicemente 'III', per un concept album focalizzato sul tema dell'acqua. Il combo originario di Basilea torna in sella quindi con cinque nuovi pezzi che pescano un po' qua e là tra psichedelia, post-rock, stoner e addirittura jazz. La lunghissima traccia d'apertura, "Sail Around The Sun", ci delizia con i suoi quasi 12 minuti di sonorità ricercate, melodiche e lisergiche, che passano con estrema disinvoltura dalle atmosfere pinkfloydiane dei primi minuti a scorribande chitarristiche tipiche dello stoner, per poi lanciarsi in una lunga fuga solistica e cambiare repentinamente verso un blues rock, in un'alternanza di generi quasi da lasciarmi di stucco. Sebbene non sia questo il mio genere preferito, posso tranquillamente sottolineare la solidità compositiva dei nostri e l'altrettanto accattivante finezza musicale che si cela nei minuti conclusivi dell'opening track, quando i nostri sfiorano territori math rock. Le stesse derive soniche complesse ed insolite, si palesano anche nella seconda "Something in the Water", una sperimentazione sonora che sembra miscelare ammiccamenti noise, roboanti riff dissonanti, voci che vanno verso una direzione più garage surf rock anni '60, a dimostrazione della robustezza e della creatività del trio elvetico. Ma anche lungo gli oltre nove minuti di questa traccia, la band sarà in grado di esplorare oscuri anfratti atmosferici soprattutto quando è il basso di Pascal Grünenfelder a fare da main driver del brano. Assai interessanti, lo devo ammettere. Un po' meno invece nella traccia successiva, "Two-Hour Drive/Are We There Yet?", un pezzo linearmente troppo rock che stona con quanto ascoltato sin qui, un tuffo in un passato settantiano che mi lascia piuttosto tiepidino, almeno fino a quando la chitarra di Stef Strittmatter decide di salire in cattedra e, a braccetto col basso di Pascal, regalano un lungo e suggestivo break strumentale che ribalta totalmente il mio giudizio sul brano. A questo punto, dopo aver superato la metà del mio percorso in questo lavoro, mi sento di dire che il power trio svizzero dà il meglio di sè nelle parti più ricercate, psichedeliche e sperimentali, il rock classico meglio metterlo in soffitta e continuare a dedicarsi alla ricerca dei versanti più originali della musica. I nostri non deludono e proseguono anzi con le loro stravaganti idee anche nella quarta "Lie Alone", un pezzo dall'aura oscura, in cui anche la voce del frontman ne esce rafforzata e in cui ritroveremo un'altra fuga strumentale che sembra pescare a piene mani dalle visioni caleidoscopiche del prog rock. E in chiusura ecco arrivare "Salty River (including Monoliths)", un pezzo che per certi versi mi ha evocato i Zeal & Ardor più votati a sonorità soul/gospel (anche se qui non sono cosi palesi) miscelati con lo psych kraut math rock stralunato (soprattutto nei giri di basso) dei nostri, per una chiusura davvero degna di nota, che sancisce quanto i The Universe by Ear siano musicisti preparati, con idee avanguardistiche e meritevoli della vostra attenzione. (Francesco Scarci)

(On Stage Records - 2022)
Voto: 75

https://www.theuniversebyear.com/

lunedì 14 novembre 2022

Hyndaco - Starship Tubbies

#PER CHI AMA: Psych Rock
Psych rock che ci catapulta indietro nel tempo di mezzo secolo quello proposto dagli italiani Hyndaco in questo debut EP intitolato 'Starship Tubbies'. Cinque pezzi che delineano, sin dall'iniziale "Rosalipstick", un genere che evidenzia immediatamente come le radici musicali dei nostri affondino negli anni '60/70 grazie ad un garage rock visionario, guidato da una grande prova al basso di Lorenzo Ricci e un lavoro ai synth, tanto retrò quanto lisergico a metà brano, a cura di Andrea Ugolini. Questi a mio avviso i due pezzi forte del quintetto nella prima song, anche perchè il vocalist, in tutta franchezza, non mi fa proprio impazzire, complice un cantato all'inizio troppo impersonale. Nella successiva "Atlantika" infatti, il buon Lorenzo Vitali prova a modulare in miglior modo la sua ugola che nella song d'apertura sembrava più difficile da gestire. Allo stesso tempo, anche la musica sembra decisamente più compassata ed elegante, l'unico problema è l'eccessiva velocità con cui i nostri decidono di chiudere un brano che stava mostrando un discreto lavoro alla chitarra solista da parte di Francesco Lucchi. Con "Lubber" le atmosfere si fanno più delicate e suadenti grazie ad un gioco di armonizzazioni che rendono il tutto davvero piacevole da ascoltare, con una mistura che combina un caleidoscopico mix tra blues rock, kraut e psichedelia di settantiana memoria, con una prova vocale qui davvero convincente. La macchina Hyndaco qui sembra davvero oliata e il risultato è sorprendente anche quando il frontman ci regala uno strabiliante urlaccio a fine brano. Mi iniziano quasi a conquistare questi ragazzi, complice una consapevolezza nei propri mezzi ed una certa creatività che va via via migliorando con l'avanzare dei brani. Ho ancora problemi a digerire la voce nella title track ma un altro bel giro di basso, accompagnato da un bel lavoro di chitarra e tastiere che dipingono landscape che mi spingono a immaginare tramonti infuocati, mi fanno soprassedere sulla performance "ballerina" del frontman italico. Non chiedetemi il razionale di queste sensazioni, non ve lo saprei spiegare. Cosi come non riuscirei a spiegarvi per quale motivo l'inizio di "Foxtrot" mi abbia evocato i Depeche Mode nelle sue note di synth o i The Cure nel suo incedere darkeggiante mah, reminiscenze di tempi splendidi che furono. Per ora gustatevi questo primo episodio degli Hyndaco, potreste rimanerne sorprendentemente ammaliati. (Francesco Scarci)

(Overdub Recordings - 2022)
Voto: 72

https://www.facebook.com/hyndacoband

Eradicate - Demise Towards the Dasein

#PER CHI AMA: Death Old School
La Godz Ov War Productions prosegue nella sua opera di perlustrazione della scena underground, portandoci quest'oggi in Turchia, a Istanbul per l'esattezza. Gli Eradicate arrivano infatti dalla vecchia Costantinopoli con quello che è il loro debut EP, visto che la loro formazione risale allo scorso anno. 'Demise Towards the Dasein' è un lavoro di tre pezzi più una breve intro, che ci mostrano l'impasto primordiale in cui affondano le mani i nostri, in un ibrido tra Autopsy e Disembowelment, per una proposta mortifera che vede il giovanissimo terzetto spararci in faccia un death brutale interrotto da qualche break doomish. Ecco quanto ci consegna la band già con "Whispering Paranoia", una scheggia impazzita di death suonato alla vecchia maniera con un lavoro alla batteria che mi ricorda appunto quello dei maestri australiani. La voce del nemmeno maggiorenne vocalist Inhuman (peraltro anche chitarrista) si muove tra uno screaming efferato ed un profondissimo growl, affrontando temi vicini all'esistenzialismo e all'abuso di sostanze stupefacenti. Dopo le bordate di questa song arrivano le note più rallentate di "Involution Within the Void", almeno fino a quando la voce del frontman inizia a blaterare testi ferali e la musica ne segue contestualmente l'andamento schizzato fino a quando una bella campana a morto rallenta il parossismo esplosivo, scalando tre marce e finendo nei paraggi di un doom malato che lascia che un bel giro di basso metta in mostra le doti di Sarzu. "Pseuodic Liberty of the Mind" suona più come il classico thrashettone di fine anni '80 anche se emergono echi dei primi Carcass, cosi come di altri fenomeni finlandesi tipo i Demilich in un salsone di putrido death metal che farà la gioia di tutti i vecchi fan di vecchia data del genere. Niente di nuovo sotto il sole se non una bella dose di violenza d'altri tempi. (Francesco Scarci)

I Barbari – Supernove che Fanno Bang!

#PER CHI AMA: Stoner Rock
Il nuovo album dei mantovani I Barbari, è strabiliante. Sfodera sonorità stoner che ricalcano in tutto e per tutto i grandi maestri, non sposta di una virgola le coordinate dei pionieri del genere, e in questo modo riesce a far apparire 'Supernove che Fanno Bang!', un lavoro impeccabile. Il suono è polveroso e trasforma il combo lombardo in una realtà credibile e perfetta, un salto di qualità notevole rispetto al precedente album, che comunque mostrava già una certa verve, ma risultava più scarno musicalmente. Detto questo, mi devo soffermare su di un paio di cose che, al cospetto di un'ottima produzione, mi lasciano un po' perplesso. Inanzitutto, il barcollante spessore dei testi che si collocano tra visioni space/sci-fi e temi di attualità, trattati un po' alla leggera, un brano che porta il titolo "Generazione Kebab", per quanto possa essere illuminante per la massa, lo ritengo un po' sterile. Se poi valutiamo il cantato in lingua madre, grazie alla potente ed egregia capacità vocale del vocalist Andrea Colcera, il quale riesce ad ingabbiare l'emotività, tutta italiana, del miglior Manuel Agnelli ai tempi d'oro degli Aftehours, rivisitato con i canoni stilistici vicini a certe divinità stoner, come i Sixty Watt Shaman, mi aspetterei tematiche molto più interessanti e sofisticate, che vanno oltre alle visioni da film di serie B, alla birra calda o alle luci assassine. I Barbari hanno un potenziale enorme, ma devono ancora trovare una loro dimensione in fatto di personalità artistica, che in alcuni particolari risulta assai derivativa, anche per l'artwork di copertina, di ottima fattura ma che ricalca pesantemente le idee grafiche dei Solarized di 'Driven' di una ventina di anni fa, rivisto in salsa tricolore. Questo disco uscito tramite la OverDub Recordings, è un buon primo passo, che può portare il quartetto verso un nuovo universo sonoro, se lo sapranno gestire diversamente dalle omologate band del belpaese, dove la scena sembra sempre più appiattita di questi tempi. Molte idee sono tratte da varie fonti che devono trovare una più salda e propria identità, perchè non basta saper suonare bene, come sanno fare I Barbari, se poi ci si ferma a riproporre un remake di cose già sentite, dove un ottimo suono non è il più delle volte sufficiente a creare una personalità di un certo rilievo (e qui potrebbe entrare in gioco la storia di gruppi nazionali di culto dimenticati, come ad esempio i Karma o i Santo Niente, che potrebbero dare qualche indicazione). Quindi, a parte i nei che ho volutamente trovare in questo disco, 'Supernove che Fanno Bang!' è un lavoro di qualità superiore, prodotto divinamente e sicuramente rappresenta un balzo in avanti notevole per la band. Un album che farà felici gli amanti dello stoner tricolore, una band che coraggiosamente canta in italiano, in un genere dove la lingua inglese ha l'egemonia stilistica, una band che ha tutte le carte in regola per crescere e trovare una dimensione sonora tutta sua, ritagliandosi uno spazio di culto nella scena nazionale. (Bob Stoner)

Ashes You Leave - Fire

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Gothic/Doom
Nonostante il mercato sia abbastanza saturo per quanto riguarda i gruppi gothic, gli Ashes You Leave, band croata, è riuscita a produrre un’ottima opera che poteva sicuramente a farsi largo ed imporsi all’attenzione del pubblico scalzando tanta spazzatura che immeritatamente affolla da sempre la scena. Una buona miscela di gothic e doom metal; un giusto incrocio tra Tristania e My Dying Bride. Atmosfere alquanto struggenti, create da ottime orchestrazioni di tastiera e violino e da un pianoforte che, grazie ad un suono veramente interessante ed originale (provate ad ascoltare la traccia numero due, "In Vein"), fa da ottimo accompagnamento alla voce assai bella e melodica di Marina. Non manca tuttavia la potenza in queste canzoni, anche se trovano più spazio le sperimentazioni darkeggianti: a buona ragione in questo caso. Visto il genere proposto ed il buon uso del violino, il risultato non può che essere originale. Buona la produzione, che fa risaltare tutte le componenti necessarie per gustarsi 'Fire'. Purtroppo non ho i testi ma, da quanto intuisco, sembrano indispensabili per seguire il concept: musica e parole per una triste poesia.

(Morbid Records - 2002)
Voto: 70

https://www.facebook.com/ashesyouleave

sabato 12 novembre 2022

Exhumed - To The Dead

#FOR FANS OF: Death Metal
This is one helluv an album! In my opinion, better than their previous 'Death Revenge' that I have. I have yet to hear 'Horror' or their previous earlier material which was in the goregrind genre. This one is fierce and ferocious! Two vocal trade-offs, guitars with sick riffing and a dominating production be it that they're on Relapse nowadays! This album has balls-out intensity. The riffs are full of endless atrocity to your eardrums! Totally their aim on here it wasn't just mind-boggling it was crushing! I enjoyed this the first time I got it then I had to get the physical CD sort of my way to support the band!

The leads were pretty good on here, too! All together this was or is my favorite Exhumed release. I only have heard bits and pieces of their early work which I didn't care much for. But 'To The Dead' is my absolute favorite Exhumed album to date. There are no flaws here on this album, it's got so many highlights I'm just glad that I heard about it. Just buy coincidence through a mutual friend I thought I'd check it out. BOOM! I was in I was totally in! These guys know what they're doing in terms of the concept of this release. Never into the lyrics, there are some songs with strange names to them.

I'm just going by what I've heard on here not so much their writing concepts. The tempos are all changing but not that drastically. Fresh riffs for every song! I like the vocal trade offs it made it more brutal and gave more variety. There are blast beats on here but they still fall under the death metal genre. No more goregrind. That is a thing of the past with them. They're diversifying in terms of sounds they're killing it with their death metal riffs and burly vocals. Totally underground mania! I'd have to applaud the band for such an outstanding performance all almost 40 minutes of this release.

Their album 'Death Revenger' I thought was OK. I never really got into them until I heard this. It blew my eardrums upon first listening to. The production quality was sick everything seemed to fit in perfectly. I'm not taking any points off from this one because I believe it's one death metal album that's tops for 2022. I hope this reaches plenty of fans of the band or death metal in general. It is available for streaming but I went further and made a purchase (like I said earlier). This one goes down as one of my favorite death metal releases for Exhumed in the death metal genre. Check it! (Death8699)


(Relapse Records - 2022)
Score: 84

https://exhumed.bandcamp.com/album/to-the-dead

giovedì 10 novembre 2022

Acédia - Fracture

#PER CHI AMA: Experimental Black
Dopo un silenzio perdurato sette anni dovuto a quanto pare a qualche assestamento di line-up, ecco ritornare i canadesi Acédia sotto l'egida della sempre più attenta Les Acteurs de l'Ombre Productions. La band originaria di Quebec City torna con il terzo album ed un sound totalmente dissonante sin dalle note introduttive della folle "La Fosse". Servirà tutta la vostra apertura mentale infatti per approcciarvi ad una proposta di per sè parecchio scorbutica, ma che verosimilmente potrebbe regalare grandi soddisfazioni. Perchè dico questo? Perchè dietro a quei giri di chitarra completamente disarmonici si nasconde un mondo estremamente ricercato e complicato da proporre. Certo bisogna entrare in sintonia con le modalità davvero astruse dei nostri che si esplicano attraverso un tremolo picking che mi ha immediatamente evocato i Windir di 'Arntor' in una schizofrenica ed epica galoppata black miscelata ad una più subdola musica classica, il tutto incorniciato dallo screaming efferato di Pascal Landry. Tutto chiaro quindi? Non proprio perchè come dicevo, la proposta degli Acédia non è proprio una passeggiata in riva al mare, direi piuttosto un trekking ad alta quota e con un dislivello di 1000 m, ma coraggio, so che ce la potete fare. In aiuto arriva infatti la seconda " Mont Obscur" che, per quanto mostri un incedere più compassato, regala comunque una proposta ostica e poco accessibile che assomiglia più ad un trapano atto a forare la vostra teca cranica con suoni tanto tecnici quanto insani e cervellotici. Di sicuro la band non si risparmia in fatto di ricerca di originalità, ma a volte la sensazione è quella di voler strafare, e ci sta anche, se solo poi si riesce a non deragliare del tutto dal seminato. Questo per dire che nel corso dell'ascolto delle altre tracce, tutte peraltro che si assestano tra i sei e gli otto minuti fatto salvo per la breve title track, i nostri giocano a rincorrersi con chitarre sghembe e al contempo virtuose (che mi hanno evocato peraltro i nostrani Laetitia in Holocaust), vocalizzi animaleschi tra il growl e lo scream, suoni glaciali dove la tecnica viene messa a servizio di una musicalità che fa del contorsionismo sonoro il proprio motto. E cosi una dopo l'altra - facile a dirsi ma non ad ascoltare - il trio canadese mette in fila la schizofrenica "L'Art de Pourrir", l'altrettanto spericolata "L'Inconnu" e la conclusiva e più controllata "Brûlure du Temps", che chiude un'opera ardimentosa, funambolica e complicata, che sottolinea quanto la band sia vogliosa di sorprendere i fan, prendendosi tutti i rischi del caso, di risultare alla fine ostici per la maggior parte degli ascoltatori. Detto questo, complimenti per il grande coraggio, non è da tutti. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/fracture

RÝR - Transient

#PER CHI AMA: Post Metal Strumentale
La lingua islandese ormai è di grande ispirazione per un fottio di band: dai titoli delle canzoni ai moniker, non ultimi questi berlinesi Rýr (il cui significato sarebbe sterile, scarso o debole). Quello di oggi è un quartetto che giunge con questo 'Transient', al traguardo del secondo album, offrendo un concentrato di post metal strumentale. Quando penso a questo genere poi, mi viene in automatico pensare ai Russian Circle, leader indiscussi di queste sonorità. Diciamo subito che i quattro teutonici se la cavano piuttosto bene, attraverso un'alternanza di chiaroscuri e partiture più tirate, ove inciampare e fermarsi per prendere fiato. Questa è bene o male la chiave di lettura che ci regala sin da subito l'iniziale "Trajectory", quasi nove ostici minuti di suoni ondivaghi, ove criptiche atmosfere seguono le roboanti ritmiche del duo di asce formato da Marius Jung e Lukas, o dove ancora la progressione musicale rende più dinamico un brano, "Derisive", che probabilmente soffrirebbe un po' della mancanza di un vocalist. Tuttavia, i nostri si muovono con una certa disinvoltura in un marasma musicale, dove il rischio di mettere il piede sull'uovo sbagliato porterebbe solo ad una gran frittata. Ma invece i Rýr continuano a giocare su un'altalena ritmica che vi terrà quanto meno incollati fino alla conclusiva "Shattered", passando dalla più corrosiva "Alienated", dove le chitarre tremolanti potrebbero ben collocarsi anche in un album post-black, o la sinistra title track con le due asce a divertirsi nel creare accanto al classico wall of sound, dei giochini più spettrali in tremolo picking e dove a palesarsi più forte che mai, sarà il basso di Kay. Si arriva quindi in coda al disco con la fosca e più doomish "Shattered" che per oltre nove minuti, avrà modo di esibire suoni graffianti, ritmati e oltremodo pesanti, alternati a parti più sognanti di grande eleganza. Insomma un ritorno con i fiocchi quello dei tedeschi Rýr, che potrebbero avere tutte le carte in regola per dare filo da torcere ai maestri di sempre. (Francesco Scarci)

(Golden Antenna - 2022)
Voto: 75

https://ryrpostmetal.bandcamp.com/album/transient 

mercoledì 9 novembre 2022

Barathrum - Eerie

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Doom
Questo è il mio disco favorito dei finlandesi Barathrum: contiene un'atmosfera sinistra e rituale. Tra le tracce di questo lavoro, che si potrebbe tranquillamente etichettare doom black metal, apparizioni spettrali prendono forma grazie ad un suono basso e pesante. Immaginatevi Saint Vitus e Count Raven che decidono di suonare black metal!!! Il risultato è un suono primordiale, quasi tribale, ipnotico. La batteria è usata per mantenere quest'atmosfera rituale e "monotona", un incedere davvero raccapricciante con le vocals che superano la concezione di "umano". Le chitarre creano un efficace muro di stridii, è come se un cane infernale grattasse un’enorme porta di metallo. Come accennavo all'inizio, la band ha usato su quest'album un imponente "basswork". Per darvi un' idea, è quello che fanno i Necromantia, cioè spostare il centro delle composizioni sul basso, il che ovviamente genera sonorità davvero non comuni. L'apoteosi di quest'orgia monumentale black doom è "Nocturnal Dance", il riff è memorabile!!! La produzione è forse l'unica pecca, ma è un difetto che i Barathrum si portano dietro da sempre. Grande lavoro, una delle personificazioni del male.

(Nazgul's Eyrie Productions - 1995/2022)
Voto: 75

https://www.facebook.com/BarathrumOfficial

Sarneghera? - Dr​.​Vanderlei: Tales From the Lake Vol​.​1

#PER CHI AMA: Alternative/Math Rock
Voi avete idea di che cosa sia la Sarneghera? È una leggenda metropolitana che la identifica come una tempesta violenta che sembrerebbe collegata alla tragica morte di una ragazza promessa sposa ad un nobile, ma poi gettatasi nel lago d'Iseo, per una drammatica e fatale delusione d'amore. E quindi il cielo tuona vendetta per quell'amore strappato, scatenando vento e pioggia sul lago. Tutto molto affascinante, tanto da spingere la band bresciana a trarre ispirazione da questa storia per il loro moniker. 'Dr​.​Vanderlei: Tales From the Lake Vol​.​1' riprende la stessa storia con altri personaggi: un alieno naufragato nei pressi del lago e il misterioso Dr. Vanderlei che ritrova una maschera in grado di reinventare il linguaggio. Tutto questo nel debutto dei nostri Sarneghera? che ci presentano un sound alternativo sporcato da molteplici influenze. Il tutto appare chiaro sin dall'opener "Larsen Attack" che attacca con una ritmica disarmonica non proprio lineare ed un linguaggio lirico inventato che miscela italiano, inglese, francese, spagnolo, latino in un pot-pourri di parole neonate, il tutto accompagnato da bordate ritmiche che accompagnano una proposta dritta ma comunque assai melodica. Nelle note della prima traccia ci sento inoltre influenze math-rock e post-hardcore. Con "Spyrium" invece quelle colgo sono derive garage rock in un sound che si conferma dinamico ed imprevedibile nella sua alternanza ritmica, con una serie di saliscendi di chitarra che donano una certa originalità e freschezza alla musicalità del combo lombardo. È però con "Lampara" che mi lascio maggiormente suggestionare dai Sarneghera?, grazie ad un gioco di chiaroscuri di chitarra e basso (ma anche a cura di fantasiose percussioni), che per ben tre minuti generano, attraverso uno space rock cosmico e progressivo, una palpabile tensione nell'aria che rimarrà almeno fino a quando la voce salmodiante del frontman farà il suo ingresso in un contesto musicale più controllato rispetto ai precedenti pezzi, ma di comunque grande impatto. In questo brano addirittura compare un bel vocione distorto a mostrare l'ecletticità della band. In chiusura, "Prima i Terrestri" (una parodia forse dello slogano del buon Salvini?), l'unica canzone cantata esclusivamente in italiano, che abbina ancora math rock, alternative, crossover e post metal in un brano che evoca Tool, Lingua e A Perfect Circle in una devastante e sghemba galoppata di oltre quattro minuti. Quella dei Sarneghera? è una bella scoperta, ora non ci resta che attendere un album più lungo e strutturato. (Francesco Scarci)

Necromass - Mysteria Mystica Zothyriana

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal
Purtroppo nessuno, sottolineo nessuno, ha mai dato il giusto peso a questa produzione discografica datata 1994, che ha segnato un passo fondamentale nell'underground nostrano. Infatti, considero 'Mysteria Mystica Zothyriana' come uno dei primi effettivi dischi di black metal, usciti dalla nostra penisola, assieme a bands come Mortuary Drape e Bulldozer. L'album in questione uscì per la Unisound Records, label greca etichettata da molti (tra cui proprio i Necromass di allora) come rip-off in senso assoluto. Purtroppo il disco ebbe una distribuzione e promozione mediocre ed il valido lavoro svolto in studio dal talentuoso Luciano Zella (Death SS), fu in parte stravolto da una manipolazione errata in Grecia. Questo comportamento scorretto da parte della casa discografica impedì ad una band ottima, di poter esser conosciuta e apprezzata per un album di musica davvero ben fatta e suonata. La storia ci racconta poi che dopo alcuni avvicendamenti di line-up e l'uscita di nuove releases davvero fuoriluogo, la band nel giro di pochi anni si sarebbe sciolta miseramente. Alcuni ex-componenti militarono in formazioni come Handful Of Hate, Domine o G.F.'93. Comunque sia andata, questo album rappresenta gli albori del black italiano, i brani inclusi in questo capolavoro suonano molto old style in pura concezione black ellenica (vi ricordate i vecchi Rotting Christ e i Necromantia?) con qualche riferimento nordico qua e la. Brani come "Necrobarathrum", "Sodomatic Orgy Of Hate" e pure la title track, sono quasi per tutta la durata del brano, mid-tempos, e le parti veloci, seppur presenti, sono di velocità contenuta mentre le parti di chitarra (distorta e acustica) sono quasi sempre linee melodiche e oscure. La voce, elaborata con una vasta gamma di effetti e di sfumature, rappresentava un valido traguardo all'epoca. Il disco suonava dannatamente bene per quegli anni, e io, riascoltandolo oggi, continuo a trovarlo molto vario, fresco ed attuale. Cercate questo disco e ascoltatelo, ne vale la pena. Giustizia è fatta.

(Unisound Records/Obskure Chaos Distro - 1994/2019)
Voto: 80

https://necromass.bandcamp.com/album/mysteria-mystica-zothyriana

martedì 8 novembre 2022

Beware of Gods - Upon Whom The Last Light Descends

#PER CHI AMA: Sludge/Post Metal
Chicago, Illinois. Ecco da dove arrivano questi Beware of Gods, misterioso duo dedito ad un sludge/post metal dalle tinte fosche e stralunate. 'Upon Whom the Last Light Descends' è il loro biglietto da visita che ho iniziato ad ascoltare con un certo interesse un paio di mesi orsono e mi porta oggi alla scrittura di questa recensione. Cinque pezzi catartici che si aprono con "Invitation (I Am Named After Death)" ed un sound che lascia spazio a viaggi mentali in preda a sostanze psicotrope e visioni cosmiche che ben potrebbero conciliarsi con l'immagine di copertina del disco. Il sound è sicuramente originale, muovendosi a tratti nel noise, nella psichedelia, nel post metal o nello sludge, come si evince dalla ritmica rallentata della seconda metà del brano. Ma non mi fermerei a queste sole influenze, dato che l'abrasiva voce di The Archetype potrebbe richiamare lo screaming tipico del black, cosi come alcune derive soniche accostano la proposta del duo statunitense a suoni dronici. I vocalizzi del frontman assumono comunque molteplici sembianze, dallo screaming dicevamo dell'opener alle spoken words ma anche un pulito suggestivo ed intrigante. Convincenti, non c'è che dire. Anche se nella seconda "Nightmare in the Dreaming House" si potrebbe cogliere più di un accostamento ai Neurosis, ma la voglia di emergere dalla massa, fa si che i due enigmatici musicisti regalino sonorità astruse, disarmoniche e a tratti caotiche, sortendo un continuo effetto di imprevedibilità, soprattutto quando mi pare che i nostri flirtino con un sound vicino all'alternative dei Deftones, con dei chitarroni comunque frastornanti a fissarsi nelle orecchie. Con "It Sleeps", le sonorità si fanno più sonnecchiose, vuoi forse anche un titolo che richiama il sonno. Ma il sonno in cui ci faranno sprofondare non è certo quello ovattato, ma sembra più qualcosa di inquietante e disturbante, un incubo ad occhi aperti da cui fuggire sarà impresa ardua, anche laddove i nostri sembrano rinunciare a dar fuoco alle polveri e preferendo un versante più atmosferico. Diffidate gente, diffidate, con i Beware of Gods c'è poco per restare sereni e non guardarsi le spalle, la progressione ritmica pur rimanendo bloccata dietro l'angolo, questo pezzo più degli altri vede un approccio ritmico verso gli sperimentalismi dei Terra Tenebrosa o più indietro nel tempo, a riferimenti che ammiccano a Ved Buens Ende e Virus. Ipnotici, angoscianti, malati, il sound dei BoG prosegue in un pezzo apparentemente più affabile e abbordabile, "It Wakes (to Destroy Us)", dove a livello vocale, c'è un'alternanza tra il cantato pulito, lo screaming ed una terza modalità che, non so per quale astruso motivo, mi ha evocato i Soundgarden. Forse sono un visionario, forse inizio a sentire la mancanza di Chris Cornell, però ho percepito una forma primordiale della band di Seattle che sottolinea comunque ancora una volta, un certo ecletismo sonoro da parte dei due artisti. A chiudere questo primo capitolo, ci pensano le asfissianti e lisergiche note di "House of Locusts (Intravenous Sunshine)", che ci inghiottiscono definitivamente nel mondo malato dei Beware of Gods, che in questo loro debutto si sono peraltro ispirati al mito di Azathoth, l'onnipotente "The Blind Idiot God" descritto da HP Lovecraft nelle sue opere, a testimoniare quanto questi due stravaganti personaggi abbiano da raccontare attraverso la loro musica. (Francesco Scarci)

Deranged - S/t

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Brutal Death
Una malsana ventata di aria infetta, satura di miasmi cadaverici: ecco cosa si sprigiona dal lavoro di questa band scandinava incondizionatamente votata al brutal death. Un assalto spietato, letale. I Deranged hanno ormai accumulato parecchia esperienza in questi anni di attività. Ciò ha permesso loro di affinare le armi. Non crediate si tratti di un album dozzinale: vi basterà ascoltare il gran lavoro di chitarre nella opener "Flesh Rebel" per convincervene. È una cascata di violenza sonora quella che i nostri ci rovesciano addosso, interrotta appena da una curiosa traccia intitolata "La Orgia de Los Muertos", che vi riporterà alla mente una scena di 'Full Metal Jacket'. I suoni su questo cd sono semplicemente eccezionali. Non esito ad affermare che i Deranged siano riusciti a superare - e di molto - i Cannibal Corpse di 'Bloodthirst', confezionando un'opera crudele, morbosa, suggestiva.

(Listenable Records - 2001)
Voto: 74

https://listenable-records.bandcamp.com/album/deranged

lunedì 7 novembre 2022

I Maiali - cenere/CENERE

#PER CHI AMA: Post Hardcore/Black
Il secondo album della band romana, il cui moniker già li rende lontanissimi da un'idea di facile comprensione musicale, si ricollega concettualmente al loro primogenito del 2019, intitolato 'Culto', ampliandone il range sonoro ed espandendo gli orizzonti della loro musica. Il concept, come descritto dalla band nelle note di copertina - "...è il vangelo del nostro Messia, a partire dalla sua genesi fino al rogo che lo ridurrà in cenere... facendovi conoscere meglio il nostro Dio e mostrandovi quanto noi uomini siamo facilmente condizionabili..." - si preannuncia destabilizzante fin dalla grafica di copertina e sicuramente, dopo il suo ascolto, non deluderà le vostre aspettative. Di fronte ad una notevole evoluzione dello stile post-hardcore nella direzione del black metal, posso rassicurarvi che a tutti gli effetti, ci troviamo dinanzi ad un lavoro veramente estremo, ben confezionato, con un artwork di copertina d'impatto, ove troveremo un esasperato uso del distorsore nella voce ed una forza d'urto che crea una pulsazione urticante, molto, molto potente. Tra le note dei vari brani ho riscontrato anche una ricerca sonora che non punta al solito crudo frastuono, ma dentro al suo oscuro mezzo d'espressione, trovano spazio melodie decifrabili e nonostante il suo essere perennemente abrasivi, si scopre addirittura una certa sinistra sensualità nello stile del primo Manson, con punte soniche che richiamano band di culto quali Breach o Converge. Il legame con altre band conterranee come Ovo o Hate & Merda è lieve, e va detto che ne I Maiali, la capacità di generare poesia underground, violenta e rumorosa, è più genuina, più rock, meno costruita, più umanamente lacerata, un po' alla Forgotten Tomb e che piaccia o meno, a quel modo di fare musica altra, che è di casa nei Deviate Damaen. Riuscita anche la svolta parziale verso il black, dove le strutture tipiche de I Maiali, vengono ridipinte in veste oscura con echi di Craft o Fallakr, costantemente carico di suggestioni nere e tensione a non finire. Il disco si snoda bene lungo tutto il percorso e mostra muscoli ed intelligenza compositiva in più occasioni. Progressivamente, nel suo avanzare, lascia intravedere anche spiragli di ritmi più lenti, doom e laceri, che nella triade finale raggiungono l'apoteosi con "(r)Umore Blu", "Plumbeo Giudizio" e la conclusiva, "Io, Brucio". Ecco, potrei ribadire che un piccolo neo lo si possa trovare nell'uso distorto continuo della voce, che impedisce la comprensione totale dei testi in molte sue parti, ma il supporto che dona in qualità artistica, una simile voce dilaniata, è spettacolare. In sostanza il nuovo disco della band capitolina, è si più sporco del suo predecessore e sicuramente meno immediato, ma gode di una componente poetica, macabra e abrasiva che poche band nel bel paese possono vantare tra le loro qualità. Uscito sotto le ali protettrici della Overdub Recordings, 'cenere/ CENERE', è un ottimo disco, il cui ascolto risulta obbligatorio! (Bob Stoner)

(Overdub Recordings - 2022)
Voto: 78

https://imaiali.bandcamp.com/album/cenere-cenere