#PER CHI AMA: Stoner/Psych/Prog Rock |
Dopo aver recensito i primi due album degli svizzeri The Universe by Ear, mi sembrava doveroso approcciarci qui nel Pozzo anche al loro terzo lavoro, intitolato semplicemente 'III', per un concept album focalizzato sul tema dell'acqua. Il combo originario di Basilea torna in sella quindi con cinque nuovi pezzi che pescano un po' qua e là tra psichedelia, post-rock, stoner e addirittura jazz. La lunghissima traccia d'apertura, "Sail Around The Sun", ci delizia con i suoi quasi 12 minuti di sonorità ricercate, melodiche e lisergiche, che passano con estrema disinvoltura dalle atmosfere pinkfloydiane dei primi minuti a scorribande chitarristiche tipiche dello stoner, per poi lanciarsi in una lunga fuga solistica e cambiare repentinamente verso un blues rock, in un'alternanza di generi quasi da lasciarmi di stucco. Sebbene non sia questo il mio genere preferito, posso tranquillamente sottolineare la solidità compositiva dei nostri e l'altrettanto accattivante finezza musicale che si cela nei minuti conclusivi dell'opening track, quando i nostri sfiorano territori math rock. Le stesse derive soniche complesse ed insolite, si palesano anche nella seconda "Something in the Water", una sperimentazione sonora che sembra miscelare ammiccamenti noise, roboanti riff dissonanti, voci che vanno verso una direzione più garage surf rock anni '60, a dimostrazione della robustezza e della creatività del trio elvetico. Ma anche lungo gli oltre nove minuti di questa traccia, la band sarà in grado di esplorare oscuri anfratti atmosferici soprattutto quando è il basso di Pascal Grünenfelder a fare da main driver del brano. Assai interessanti, lo devo ammettere. Un po' meno invece nella traccia successiva, "Two-Hour Drive/Are We There Yet?", un pezzo linearmente troppo rock che stona con quanto ascoltato sin qui, un tuffo in un passato settantiano che mi lascia piuttosto tiepidino, almeno fino a quando la chitarra di Stef Strittmatter decide di salire in cattedra e, a braccetto col basso di Pascal, regalano un lungo e suggestivo break strumentale che ribalta totalmente il mio giudizio sul brano. A questo punto, dopo aver superato la metà del mio percorso in questo lavoro, mi sento di dire che il power trio svizzero dà il meglio di sè nelle parti più ricercate, psichedeliche e sperimentali, il rock classico meglio metterlo in soffitta e continuare a dedicarsi alla ricerca dei versanti più originali della musica. I nostri non deludono e proseguono anzi con le loro stravaganti idee anche nella quarta "Lie Alone", un pezzo dall'aura oscura, in cui anche la voce del frontman ne esce rafforzata e in cui ritroveremo un'altra fuga strumentale che sembra pescare a piene mani dalle visioni caleidoscopiche del prog rock. E in chiusura ecco arrivare "Salty River (including Monoliths)", un pezzo che per certi versi mi ha evocato i Zeal & Ardor più votati a sonorità soul/gospel (anche se qui non sono cosi palesi) miscelati con lo psych kraut math rock stralunato (soprattutto nei giri di basso) dei nostri, per una chiusura davvero degna di nota, che sancisce quanto i The Universe by Ear siano musicisti preparati, con idee avanguardistiche e meritevoli della vostra attenzione. (Francesco Scarci)
(On Stage Records - 2022)
Voto: 75
https://www.theuniversebyear.com/
Voto: 75
https://www.theuniversebyear.com/