Cerca nel blog

domenica 11 dicembre 2022

Nix & the Nothings - Here Goes Nothing

#PER CHI AMA: Punk/Garage
Norvegia, Bergen, la patria del black metal, ma non solo. Da qui arrivano infatti i Nix & the Nothings con il loro album di debutto, "Here Goes Nothing", uno sporco esempio di punk garage rock dalle tinte oscure. Si, perchè l'atmosfera che si respira nella traccia d'apertura, "Caveyard", ha un sound sporco, tetro e cattivo che potrebbe evocare i The Kinks ma anche i Misfits, sebbene quell'hammond in sottofondo possa semmai chiamare in causa i The Doors, ma lo stile è decisamente incazzato, vuoi forse per un cantato che sembra sotto gli effluvii dell'alcol. Dalla successiva "Why", la band non sembra più prendersi sul serio e sembra lanciarsi invece in un surf rock anni '60, con il solo difetto che la registrazione sembra essere avvenuta in cantina e per di più con l'aratro. Buona la componente vocale che dona quel giusto grado di ruvidezza al disco, cosi come pure l'assolo che chiude il brano. Si prosegue con "Good for Nothing" e lo schema non cambia, con quel concentrato di garage rock irriverente, a tratti nostalgico, sciorinato in ogni singola traccia, che alla fine rischiano di risultare forse troppo prevedibili per un disco, che sembra essere un tributo alla musica di oltre mezzo secolo fa. "All Night Long" offre un approccio "fake" live in un pezzo meno scanzonato e più mid-tempo, mentre con "Too Many Bugs" si torna a ballare nel fango. Con la successiva "Mushroom Baby" i nostri sembrano ritornare alle reminiscenze surf in un brano avvincente (fantastico il basso) ma penalizzato un po' troppo da quella "sporcizia" di fondo a livello produttivo, qui più evidente che da altre parti. "No Ghost", la song per cui è stato anche girato un video, è un pezzo acid blues rock che ahimè non mi prende per niente e non fa altro che spingermi a skippare alla successiva "Movin On", che come anticipato dal titolo, ha un carattere più movimentato e punk rock, con tanto di coro ruffiano, azzeccatissimo. In chiusura, la traccia più lunga del lotto, "Here Goes", quella però dall'attacco più mellifluo, con tanto di duetto vocale uomo donna che la fanno apparire come la classica ballad del disco o se volete, la degna conclusione di un lavoro che soffre di un'altalenanza umorale ancora da rivedere. (Francesco Scarci)