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martedì 18 febbraio 2025

Oranssi Pazuzu - Muuntautuja

#PER CHI AMA: Psych Black Sperimentale
Converrete con me che gli Oranssi Pazuzu siano un unicum nel panorama estremo. 'Muuntautuja' è il loro sesto album sempre focalizzato a mescolare elementi black metal, psichedelia ed elettronica, in un'opera che sfida ancora una volta, ogni tipo di convenzione. Con questo lavoro, la band finlandese riesce a mantenere la propria identità unica esplorando nuovi territori sonori mantenendo comunque intatta quell'atmosfera oscura e ipnotica, marchio di fabbrica del combo di Tampere. I brani oscillano tra momenti di intensa aggressività (come nell'iniziale "Bioalkemisti" o nell'ancor più sghemba "Voitelu") e sezioni più tranquille e riflessivo (come accade nella title track, che segna una transizione verso un sound più minimalista e fluido, con l'elettronica che gioca un ruolo centrale, ove dominano sintetizzatori inquietanti e ritmi pulsanti), creando comunque un flusso sonoro avvolgente. I brani possono passare da esplosioni di rumore a momenti di calma quasi meditativa (ascoltare l'angosciante "Hautatuuli"). Un break rumoristico ("●") e siamo già proiettati verso un finale apocalittico con un trittico di song che vede in "Valotus" un esempio di umorale rumoristica espansione primordiale, song straniante dotata di un finale in cui il black sfocia in un puro noise dronico. "Ikikäärme", la traccia più lunga del disco, ha un incipit inquietante e un carattere comunque assai stralunato, quasi stessimo assistendo a un incubo a occhi aperti; il pezzo alterna comunque parti aggressive a sezioni atmosferiche che evocano immagini di paesaggi alieni. La conclusiva e ambientale "Vierivä Usva" conferma l'audacia di un lavoro che si configura a essere come una vera e propria odissea sonora, capace di condurre l’ascoltatore attraverso territori sconosciuti al di là delle Colonne d’Ercole. (Francesco Scarci)

Evoking Winds - Your Rivers

#PER CHI AMA: Black/Epic/Folk
L'album 'Your Rivers' degli Evoking Winds si è rivelato per il sottoscritto una delle sorprese più entusiasmanti del 2024, consolidando il talento di questa band bielorussa che continua a stupire con la sua capacità di fondere black metal e folk in un equilibrio impeccabile. Giunto al loro sesto lavoro, il gruppo dimostra una maturi artistica notevole, spingendosi verso nuove direzioni sonore senza tradire il proprio stile distintivo. Questo disco, composto da dieci tracce per un totale di 51 minuti, si distingue per la sua atmosfera incredibilmente evocativa e malinconica, un viaggio musicale che intreccia riff di chitarra possenti con melodie folk ricche di profondità e intensità emotiva. Brani come l'opener "Verily Said" o le straordinarie "The Lights of Skellige" e "Lilac and Gooseberries" sono perfetti esempi della versatilità della band: momenti di feroce aggressività si alternano a sezioni melodiche e contemplative, intrise di una magia eterea che deve molto anche alla presenza di vocalizzi femminili sognanti. La strumentazione usata dalla formazione a otto elementi, è un vero punto di forza dell’album: flauti, arpe, cornamuse e ben tre chitarristi creano un senso dinamico e stratificato, arricchendo ogni traccia con contrasti affascinanti. Questo connubio tra strumenti acustici e parti elettriche si fa particolarmente evidente in episodi come "Brotherhood of Brenna" o la title track, dove soluzioni orchestrali amplificano l'aspetto epico e cinematografico del disco. La produzione è impeccabile, riuscendo a valorizzare ogni dettaglio senza mai sacrificare l’impatto emotivo o l’intensità dei brani. Blast beat furiosi, tremolo picking raffinati e arrangiamenti curati convivono in un insieme che non stanca mai, offrendo un’esperienza sonora a dir poco immersiva. I testi affrontano con sensibilità e profondi temi universali come i mutamenti del mondo, i conflitti, l’amore, la morte e il ciclo perenne della vita, conferendo ulteriore spessore a un’opera già straordinaria sotto il profilo musicale. Seppure disponibile solo in versione digitale unico piccolo rammarico 'Your Rivers' si guadagna, senza esitazione, un posto tra i migliori album dell’anno, almeno per il qui presente. È un lavoro imprescindibile per chi cerca autenticità, innovazione e una freschezza rara nel panorama musicale contemporaneo. Una scoperta che merita tutta l’attenzione possibile. (Francesco Scarci)

martedì 4 febbraio 2025

Rheinkaos - All my Being is a Dark Verse

#PER CHI AMA: Black Avantgarde
Ci sono voluti ben 16 anni per risentir parlare dei Rheinkaos, band greca che era uscita nel 2008 con un demo - che il sottoscritto aveva recensito - e poi il nulla. Un silenzio assordante. Si era parlato di un primo full length nel 2010, ma questo rimase strozzato in una carenza di budget che mi fece pensare alla prematura capitolazione dell'act ellenico, cosa che effettivamente accadde nel 2015. Eppure, la creatura di Dimitrios B. aveva lasciato un segno, per quel sound industrial-avanguardistico che scomodava mostri sacri come Dødheimsgard e Ulver. Poi con mia grande sorpresa, lo scorso anno ho letto che la band si era riformata, e addirittura aveva deciso di completare le due tracce lasciate abbandonate una decina d'anni fa. Il trio ha quindi rilasciato questo EP di due pezzi, intitolato 'All my Being is a Dark Verse', che include "Beta Religion" e "The Commencement Fear". Devo dire che i pezzi riflettono assolutamente quanto avevamo già apprezzato su quel 'Demo 2008', ossia una base avantgarde su cui imbastire una ritmica black coadiuvata da elementi sperimentali, che portano i nostri a sbandare in derive di "ulveriana" memoria, complice peraltro un uso possente dei synth, ed evocando, in altri momenti, le cose più progressive degli ultimi Enslaved, con la band greca che arriva a citare addirittura i Fates Warning, tra le proprie influenze. La proposta del trio è davvero molto interessante, con pulsioni cosmiche che divampano dalle linee di basso, chitarra e componenti elettroniche varie, al pari delle esplosioni vulcaniche sulla luna di Giove, Io, mentre la voce del frontman si alterna tra parti pulite e harsh vocals. L'inizio della seconda traccia è ancor più affascinante, e qui si sentono probabilmente quelle influenze che conducono al prog dei Fates Warning, ovviamente in una veste più pesante viste le grim vocals che duettano con altre più cibernetiche e insieme si affacciano comunque su una matrice musicale davvero da brividi. Uno strabiliante break atmosferico centrale miscela hammond e chitarre, mentre oniriche visioni psichedeliche, coadiuvate da giri di chitarra acustica, fughe post rock, un sax delirante e orchestrazioni da applausi, completano un brano esagerato, lasciando trasparire le enormi potenzialità di una band che potrebbe realmente configurarsi come la maggior sorpresa di questo 2025. Per ora mi tengo basso con il voto (e sarà un 75!), solo perchè il qui presente dischetto è stato partorito oltre 10 anni fa e include due sole song, ma la curiosità di conoscere lo stato di forma dei Rheinkaos oggi, vi garantisco che è enorme. (Francesco Scarci)

Tigguo Cobauc - Fountains of Anguish

#PER CHI AMA: Black/Sludge
The English band Tigguo Cobau, whose peculiar name has historic ties with its hometown Nottingham, presents its sophomore effort entitled 'Fountains of Anguish'. The second album is always a crucial moment for a project as they must make a step forward and distinguish themselves from the fierce competition. Tigguo Cobau's approach is quite interesting as they blend some black metal influences into their core sludge metal sound, while adding a strong atmospheric touch.

'Fountains of Anguish' incorporates all the aforementioned elements, achieving a remarkably solid balance between abrasion and atmosphere. The typical aggressiveness of sludge metal is complemented by melodic and ambient sections, resulting in songs that have a unique touch. This blend is evident not only in the band's instrumental music but also in the vocals. The raspy vocals play a significant role, but cleaner vocals are also utilized throughout the album. The album features ups and downs in intensity and tempo changes, creating a dynamic listening experience. Take, for example, the track "Eternal Quietus," which showcases marked contrasts between different sections and overall intensity. The vigorous pace and crushing riffs, accompanied by ferocious screams, make this song one of the heaviest yet mesmerizing with its hypnotic atmospheric parts. Renatos Ramos delivers a stellar vocal performance, effortlessly varying his tone as needed. He typically uses high-pitched tones for extreme vocals but also incorporates lower tones, closer to metal, as seen in the crushing and heavy "Inner Disaster." Another standout track is "Engaged Putridity," where all the elements that define the album are tastefully combined. The song is vibrant from start to finish, exuding tremendous energy with top-notch guitar work, abrasive vocals, and the ever-welcome atmospheric essence that enhances the entire work.

'Fountains of Anguish' by the English band Tigguo Cobauc, is definitely a remarkable album. The different elements and influences of the band are combined in an inspired way, creating compositions that exude energy and honesty. I strongly recommend giving it a chance if you enjoy songs with a well-balanced brutality and atmosphere. (Alain González Artola)


(Exitus Stratagem Records - 2024)
Score: 83

https://www.facebook.com/tigguocobaucband

domenica 2 febbraio 2025

Irae - Promiscuous Fire

#PER CHI AMA: Black Old School
'Promiscuous Fire' è un EP che cattura l'essenza del black metal portoghese, un genere noto per la sua intensità e atmosfera assai oscura. Gli Irae, one-man band tra le più rappresentative della scena (con sei album, tre EP e ben 19 split all'attivo!!), dimostrano anche qui di voler proseguire nel loro intento di proporre un black old school. Il 4-track si apre con l'atmosfera cupa e minacciosa di "The Curse of Lael", caratterizzata da riff di chitarra taglienti e una produzione grezza che ricorda le origini del black metal, senza però rinunciare a una certa chiarezza sonora. Le tracce sono costruite su strutture complesse, con cambi di tempo repentini e melodie ancestrali che evocano un senso di disperazione e rabbia. Lo screaming, aspro e disperato, di Vulturius si fonde perfettamente con l'atmosfera generale, aggiungendo un ulteriore strato di intensità emotiva. Tracce come "Vinho de Gólgota" e "Porco de Satanás", sembrano voler rievocare le radici del black, chiamando in causa i primi Bathory e i Darkthrone, e sono esempi perfetti di come il mastermind lusitano riesca a creare brani veloci e malvagi, mantenendo intatta l'essenza del black primordiale. La produzione, pur mantenendo un suono crudo e autentico, permette di apprezzare ogni dettaglio della composizione, dalle dissonanti linee di chitarra (ascoltare la controversa "Endless Circle") alle debordanti mazzate alla batteria che contribuisce a creare un ritmo incalzante che trascina l'ascoltatore in un vortice di emozioni contrastanti. Insomma, 'Promiscuous Fire' è un discreto ritorno che conferma gli Irae come una delle band più interessanti del panorama black iberico e che vede la band proseguire nel personale desiderio di non tradire le radici del genere, offrendo un'esperienza sonora intensa e coinvolgente. Consigliato però ai soli appassionati di black old fashioned. (Francesco Scarci)

domenica 26 gennaio 2025

Thy Catafalque - XII: A Gyönyörű Álmok Ezután Jönnek

#PER CHI AMA: Avantgarde/Black/Folk
Il nuovo album 'XII: A Gyönyörű Álmok Ezután Jönnek' dei Thy Catafalque rappresenta un ulteriore capitolo complesso e affascinante nella carriera di Tamás Kátai, la geniale mente dietro il progetto, consolidandone la reputazione nell’universo dellavantgarde black metal. Questo dodicesimo lavoro si distingue per una sorprendente fusione di stili, che si muovono dall’estremo al melodico, con un forte legame alla storia e alla cultura ungherese. La complessità musicale, una firma distintiva dell’artista magiaro, permea l’album attraverso elementi folk, prog, elettronica e avantgarde, oltre a intensi momenti di metal estremo. Per la prima volta, Kátai ha collaborato con il produttore Gábor Vári, ottenendo una produzione più raffinata rispetto ai lavori precedenti. Tra i dieci brani che compongono il disco, identificherei come di maggiore spicco "Mindenevő", un’intensa combinazione di growl e melodie accattivanti che richiamano vagamente gli Amorphis nelle note iniziali, a cui fa seguito una cavalcata black/death a guidarne il refrain. "Ködkirály" sembra articolarsi in due atti: una prima parte malinconica, impreziosita dalla voce femminile di Ivett Dudás (dei Tales of Evening) e una seconda, che si evolve in unesperienza sonora drammatica e potente, sospesa tra sonorità black e atmosfere imponenti dal sapore doom. "Lydiához" è una reinterpretazione malinconica e folkloristica di un brano dell’artista ungherese Sebő Ferenc, cantata con grazia, da Martina Veronika Horváth (The Answer Lies in the Black Void) e Gábor Dudás. I due artisti vanno a unirsi allo stuolo di collaborazioni (oltre 20 musicisti coinvolti) che hanno contribuito a rendere ogni traccia unica, arricchendo il tessuto sonoro dei Thy Catafalque, e donando sfaccettature sempre nuove ai pezzi. Nel frattempo si arriva a "Vakond", un vivace brano strumentale che intreccia stili e strumenti diversi, dal fischio al bouzouki, creando un’atmosfera festosa ma carica di nostalgia. La title track chiude il disco con melodie leggere e un ritornello coinvolgente, mettendo nuovamente in mostra la straordinaria versatilità della band. In definitiva, 'XII: A Gyönyörű Álmok Ezután Jönnek' riflette l’evoluzione continua e coraggiosa dei Thy Catafalque. Sebbene non raggiunga le vette dei precedenti 'Vadak' o 'Sgùrr' (che rimane il mio preferito), questo nuovo capitolo offre una ricchezza di suoni e ispirazioni che non mancherà di stupire anche lascoltatore più ignaro, regalandoci nuove prospettive ed esperienze sonore. (Francesco Scarci)

(Season of Mist - 2024)
Voto: 78

giovedì 23 gennaio 2025

Doedsmaghird - Omniverse Consciousness

#PER CHI AMA: Black Avantgarde
Pubblicato lo scorso ottobre, 'Omniverse Consciousness' dei norvegesi Doedsmaghird, si distingue come un’evoluzione artistica significativa dei membri Ms. Longue Vie Imminent Doom e Mr. Vicxit Baba Maharaja, ben noti per il loro lavoro con i Dødheimsgard (peraltro l'anagramma del moniker della band di quest'oggi). Questo side-project è interessante per la fusione di elementi elettronici con il nero verbo metallico. Fin dall’inizio infatti, c’è una forte sensazione di spontaneità e libertà creativa che differisce da alcune delle più recenti uscite dei Dødheimsgard. L’album ritrae la musica dei nostri come un'estensione naturale del suono distintivo della band madre, ma qui con un'inflessione più irriverente e sperimentale, dimostrata attraverso l'arricchimento del sound con una varietà di elementi sonori, tra cui "blips", "whooshes" e "chimes", che accompagnano chitarre e batteria, creando un'atmosfera quasi psichedelica. A ogni modo, basta ascoltare la prima traccia, "Heart of Hell", per intraprendere un viaggio sonoro che può sembrare confuso, ma che in realtà riesce a rivelare armonie e transizioni logiche all'interno di essa, mescolando darkwave con atmosfere contemplative. Altri brani degni di nota includono la super stralunata "Sparker Inn Apne Dorer" e "Then, to Darkness Return", che esplora (e abbina) ritmi tribali a sonorità cupe di valenza black metal. Infine, segnalerei "Adrift Into Collapse" che chiude l'album, prima dell'outro conclusivo, con una transizione verso atmosfere più eteree e poetiche, utilizzando campionamenti di violini in un contesto cyber-noir. In conclusione, 'Omniverse Consciousness' non è solo un debutto promettente per i Doedsmaghird, ma anche un'opera che espande i confini del black metal contemporaneo, invitando gli ascoltatori a immergersi in un universo sonoro complesso e affascinante. (Francesco Scarci)

lunedì 20 gennaio 2025

Luring - Malevolent Lycanthropic Heresy

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
USA's Luring is a trio whose members are involved in similar and equally interesting projects, particularly Azathoth's Dream, which I strongly recommend if you enjoy old school atmospheric black metal. Since the release of its first album, Luring has released albums each year, improving and refining its sound, which is firmly rooted in the purest essence of the black metal genre. As is common with these underground projects, the change and evolution is not particularly significant as they strive to maintain their core sound unaltered, yet the listener will notice a progression in each album.

'Malevolent Lycanthrophic Heresy' is the name of Luring's newest effort, and from the moment you see the album cover, you can realize that the USA-based project remains loyal to its roots. The black and white tenebrous artwork is a fine portrait of what you will listen to. This new opus sounds as dark as the previous ones, combining the pure aggression of the genre and a murky atmosphere. The production is, as expected, raw and lugubrious, but still enjoyable, not reaching the annoying levels of certain projects that sound like a noise ball. The short and straightforward album opener "Ravaged By the Teeth of a Feral God" is a fine example of it, with its aggressive riffs and raspy vocals. Although, I particularly enjoy songs where the atmosphere is more present, like the longer composition "Born With the Devil's Marking". This song has some nice tempo changes, making the composition quite interesting and enjoyable. The other longer track, entitled "The Odious Gaze of Chronos," is also remarkably inspired, showing that Luring finds the best room to shine in these lengthy songs. In this case, the pace is much slower except for the final section, although the riffs are equally sharp and tasty. The final proper track, entitled "Dying Wolf Beneath the Stars," is another enjoyable piece of atmospheric black metal with a particularly raw atmosphere that Luring masterfully creates. The guitar lines are again the best thing here, as they have the hypnotic essence that is a trademark of the genre. There are no big complaints from my side if we solely focus on the aforementioned songs, but the album lacks something important due to its shorter length. The whole record lasts 36 minutes, which in theory is enough, but half of the compositions are ambient/instrumental tracks. Don’t get me wrong, to a certain degree I enjoy them, but as this is a black metal album, having half of the compositions in this vein is a bit disruptive and leaves you with a feeling of wanting more.

In conclusion, 'Malevolent Lycanthropic Heresy is a quite good album when it focuses on its pure atmospheric black metal side. However, having so many ambient tracks leads you to think that this is more an EP than an actual full-length album. I sincerely think that a couple more tracks would have improved the experience a lot more. (Alain González Artola)


(Iron Bonehead Productions - 2024)
Score: 73

https://luring.bandcamp.com/album/malevolent-lycanthropic-heresy

domenica 12 gennaio 2025

Coffinwood - Acolythes of Eternal Flame

#PER CHI AMA: Black/Death
La Polonia ultimamente ci sta dando un bel gran daffare: dopo aver recensito i Runopatia, ecco sulla mia scrivania un'altra release polacca, targata questa volta Coffinwood, band originaria di Varsavia, da poco uscita con questo 'Acolythes of Eternal Flame', esordio sulla lunga distanza, dopo l'EP del 2020, 'Storm of Steel'. La proposta del terzetto non smentisce il paese d'origine, proponendo il classico mix death/black metal, che sembra andare un po' per la maggiore in quelle lande. Tutta quest'incazzatura si materializza attraverso otto tracce e 45 minuti di musica incendiaria che divampa quasi immediatamente dalle spoken words, che dovrebbero alludere ai tragici eventi di Chernobyl, e aprono la lunga "Disposition of Doom", evolvendo in una ritmica killer, che ben si alterna comunque a frangenti più ragionati. In tutto questo frastuono sonoro, ben si collocano le voci dei due cantanti, Beherit e Kumen, rispettivamente anche basso e chitarre del trio. Il sound che ne viene fuori suona come una sorta di rivisitazione delle sonorità estreme anni '90, sebbene abbia anche colto echi dei Melechesh, nella porzione conclusiva dell'opening track. Dai sette minuti della traccia d'apertura ai quasi tre della violentissima "Radionuclide", una rasoiata in pieno volto che, in totale assenza di schiuma, lascia come risultato una profonda cicatrice in faccia. E da li, ecco altre spoken words che dischiudono "Salvation Through Radiation", una song che ha nella ipertecnica performance del suo batterista l'acme artistico: la prova di Trommeslager dietro le pelli è davvero sontuosa ed efficace nel distogliere l'attenzione a una proposta che rischia di risultare ampiamente già sentita. Il focus sulla musica ritorna quando i ritmi si fanno decisamente più lenti e compassati, complice un claustrofobico break di chitarra che dona un pizzico di atmosfera a un disco eccessivamente dritto, forse troppo piallante e che necessiterebbe di qualche variazione in più al tema. Quella che i nostri azzardano nei 90 secondi di "90s" non è tuttavia sufficiente: la brutalità del brano necessita comunque di altro per giustificare l'ascolto di un lavoro troppo ordinario. E allora ci prova la title track, con una musicalità dotata di quel giusto mix di melodia (non troppa sia chiaro) e sonorità sghembe, che caricano di un certo interesse la release dei nostri. Altri attimi di angoscia arrivano con le sirene poste in apertura di "Biorobots" a evocare ancora le drammatiche scene del terribile incidente nucleare che ebbe luogo il 26 aprile del 1986. E la narrazione di quegli eventi prosegue nell'oscure trame chitarristiche di "Exclusion Zone" e della conclusiva "Sarcophagus", la prima con una ritmica thrash death devastante e un cantato in growl catacombale; la seconda più allineata a dinamiche black/death. Alla fine 'Acolythes of Eternal Flame' rischia di essere un disco interessante più per i contenuti lirici che musicali, ancora quest'ultimi troppo ancorati a un passato che fu e che deve essere ampiamente rivisto per non perdersi nell'infinito calderone di band che propongono la medesima zuppa. (Francesco Scarci)

sabato 11 gennaio 2025

Runopatia - Archaistia

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
È stato divertente quando ho inserito il titolo di questa release in Google, e il motore di ricerca mi ha restituito come risultato rinopatia, ma va beh, alla fine ce l'ho fatta a trovare i nostri attraverso il portale Metal Archives. La band è originaria di Rzeszów, a detta dell'enciclopedia metallica, mentre bandcamp riporta Wrocław. Le discrepanze poi non si fermano qui, visto che MA si riferisce ai nostri come quartetto mentre sembrerebbe essere un duo. A parte queste divergenze di informazioni, andiamo ad ascoltare questo 'Archaistia', EP di tre pezzi e quasi venti minuti di musica, che seguono a distanza di sei anni il debut album, 'Kult Przemijania'. Il dischetto si apre con "Świat Przejrzy" e un'andatura che sa quasi di post punk ottantiano. Poi delle chitarre più graffianti prendono il sopravvento e la voce acidula del frontman, completano un quadro musicale più estremo che vede in furiose accelerazioni il più rilevante punto di forza della traccia. La melodia è presente nelle linee di chitarra dei nostri, che tessono comunque ariose ritmiche di influenza melo-black scandinava, mentre le liriche dovrebbero narrare storie di fantasia (ma il fatto che siano in polacco non mi aiuta di certo). Sul finale del brano, ad affiancare la stridula voce del cantante, arrivano anche delle spoken words. "Serce Krwawe" riparte da un black dotato di una vocazione quasi cosmica e non posso che apprezzare questo approccio, cosi mistico e intrigante, pieno di atmosfere suggestive, peccato solo che il brano duri tre miseri minuti, sembrava infatti avesse ottime potenzialità. Ma queste emergono prepotenti in "Za Późno", in cui la band si muove inizialmente in territori black mid-tempo, spruzzati di influenze dark-gothic, che si palesano anche attraverso un uso differenziato delle vocals e di tastiere qui ben più presenti. La band comunque non si snatura e si lascia andare a cavalcate epiche di chitarra, peccato solo manchi quel guizzo che faccia strabuzzare gli occhi o che ci restituisca la voglia di riascoltare il disco. Ma la band ha ancora qualche asso nella manica e nel finale ci offre qualche variazione al tema, un accenno di assolo, delle chitarre che richiamano addirittura i Deafheaven, e una vena più sperimentale che ci fa intuire che i Runopatia in futuro, le proveranno tutte per stupirci. (Francesco Scarci)

lunedì 6 gennaio 2025

Aborym - Fire Walk With Us

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Sperimentale
La passione di Fabban & soci per la musica elettronica non poteva che dare i suoi frutti. 'Fire Walk With Us' è un album violentissimo ma non monocorde, che annovera, accanto a episodi apocalittici ("Our Sentence", "Love the Death as the Life"), momenti più distesi sebbene non meno oscuri, quali la strumentale "Sol Sigillum". C'è persino un brano techno ("Here is no God"), peraltro ben inserito nel clima rumoristico complessivo dell'album. A destare qualche perplessità è forse la traccia conclusiva, "Theta Paranoia", di cui francamente non si riesce a intravederne il senso, al di là del puro e semplice intento destabilizzante. 'Fire Walk With Us' è un'opera delirante e visionaria (di prossima riedizione per la Dusktone), che riuscirà gradita ai patiti della manipolazione sonora e della commistione fra metal estremo e noise-industrial.

(Scarlet Records/Duskstone - 2001/2025)
Voto: 75

https://aborym.bandcamp.com/album/fire-walk-with-us

giovedì 2 gennaio 2025

Belphegor - Necrodaemon Terrorsathan

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Black
Album violentissimo, situato sul crinale fra death e black metal. È appunto nella commistione fra elementi caratteristici dei due generi che consiste il tratto peculiare di questa release della band austriaca. Provate a immaginare un incrocio fra Cannibal Corpse ('Bloodthirst'), Morbid Angel ('Domination'), Dark Funeral ('Vobiscum Satanas') e Behemoth. Non c'è tregua nelle nove devastanti canzoni che compongono il cd: l'aggressione sonora perpetrata dai Belphegor non concede un attimo di respiro. I brani viaggiano, mediamente, a velocità sostenute, in taluni casi ai limiti del parossismo; le vocals sembrano scaturire direttamente da Malebolge. Furia, perversione, blasfemia: ecco cosa ribolle nel calderone intitolato 'Necrodaemon Terrorsathan'. Una ricetta già nota ai nostri palati, ma pur sempre efficace. Titoli e testi delle canzoni ricalcano purtroppo i consueti cliché anticristiani ("Vomit Upon The Cross"). Se - com'è probabile - l'inferno esiste, i Belphegor ne hanno colto appieno il lato frastornante.

(Last Episode/Nuclear Blast - 2000/2020)
Voto: 70

https://belphegor-austria.bandcamp.com/album/necrodaemon-terrorsathan

lunedì 16 dicembre 2024

Grand Harvest - Till Förruttnelsen

#PER CHI AMA: Black/Death/Doom
Era da un po' che non ci immergevamo in suoni death doom; mi vengono quindi in aiuto gli svedesi Grand Harvest con il loro 12" 'Till Förruttnelsen' e due lunghi pezzi che affrontano il tema della fine del genere umano, argomento sempre più ricorrente nelle liriche degli ultimi album che ho ascoltato di recente, e chissà come mai. Un mondo che ormai sta giocando sul filo del rasoio dell'autodistruzione, offre spunto al quintetto di Malmö per disegnare questi due pezzi che corrono su linee melodiche malinconiche che mi hanno evocato i primi My Dying Bride, ma a differenza della band inglese, mi sembra poter dire che sembra esserci anche una prominente vena blackish nelle note dei nostri, pur mantenendo comunque intatta la coesistenza di death, doom e black stesso, attraverso un uso interessante di linee di chitarra piuttosto pulite, cori maestosi e vocals a cavallo tra screaming e growl. Questo quanto certificato dall'iniziale title track, riproposto comunque anche nella successiva "Consummatum Est (Det är Fullkomnat), che non fa altro che confermare le buone sensazioni che ho avuto nell'ascolto dell'opening track. Il sound si muove sempre su un'intelaiatura death doom mid-tempo, con le vocals qui forse più spinte verso l'harsh. Niente di grave sia chiaro, anzi mostrano molteplici sfumature di una band che sembra avere delle buone potenzialità, da esplorare in un nuovo album più strutturato, che sembra sia al momento in lavorazione. Per ora, ci si accontenta di questo antipasto, in attesa di un piatto ben più corposo. (Francesco Scarci)
 
(Self - 2024)
Voto: 68
 

giovedì 5 dicembre 2024

Temple of Decay - Anti Deus

#PER CHI AMA: Death/Black
Torna la Godz ov War Productions, e lo fa con tutto il suo carico di odio, affidandolo questa volta ai polacchi Temple of Decay. Trattasi di one-man-band, capitanata da tal Mortt, promotore di un death/black pestilenziale, infettato però anche da note che ammiccano all'hardcore. La tempesta, che assume il nome 'Anti Deus' (secondo Lp per il mastermind), si affida a sei super caustiche song che, dall'iniziale "Strach I Sumienie (Stosy)" fino alla conclusiva ed esoterica "Phallus Dei (Idzie Wojna)", non fanno altro che prenderci a frustate nude e crude sulla schiena, in un vortice infernale che prova ad evocare gli Anaal Nathrakh ma anche i primi Marduk. Il disco è un susseguirsi di ritmiche super tirate che si muovono costantemente in bilico tra rasoiate black e sonorità death, il tutto condito da harsh vocals, qualche tiepido tentativo di rallentare le portentose ritmiche (come accade in "Diabolical Summoning (Sztandary Buntu)" o in "Afirmacja Śmierci") o di aggiungere un pizzico di melodia, atta a diluire le intemperanze diaboliche del polistrumentista polacco ("Apokaliptyczna Furia"). Quello proposto dal buon Mortt resta comunque un lavoro che aggiunge poco ad un genere un po' troppo inflazionato che vede migliaia di band proporsi con sonorità più o meno simili, soprattutto in una scena, quella polacca, che brulica di proposte affini. E quindi che dire, se non suggerire l'ascolto di questo 'Anti Deus' per coloro che prediligono questo genere cosi estremo, che nell'animalesca "Klecha" - peraltro il mio pezzo preferito insieme alla ritualistica-guerrafondaia ultima traccia - arrivano a strizzare l'occhiolino anche agli Impaled Nazarene e ai Batushka. Insomma, 'Anti Deus' è un disco malvagio, un lavoro non per tutti, ma solo per misantropi amanti dell'oscurità e del maligno. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2024)
Voto: 66

https://godzovwarproductions.bandcamp.com/album/anti-deus

Ashen Horde - Decayed

#PER CHI AMA: Death/Black
'Decayed' è il nuovo 10" dei californiani Ashen Horde, una band che avevamo già incontrato in occasione del loro album 'Nine Plagues' e che poi non abbiamo mantenuto nei nostri radar. La band di Los Angeles torna con queste tre nuove song a celebrare i 10 anni dal debutto, più la ri-registrazione - niente di clamorosamente differente dall'originale - di "Baited Breath", estratta proprio da 'Sanguinum Vindicta', con la versione in cd che include peraltro ben 12 bonus track, provenienti dagli scarti dei precedenti dischi. Ebbene, le nuove tracce incluse sono un manifesto dell'ostica proposta dell'ensemble a stelle e strisce, essendo infatti promotori di un black death ringhiante che ha poco di originale da proporre. Tra le cose che potrei segnalare, lungo le quattro song in mio possesso, c'è un utilizzo alquanto stravagante del cantato pulito, che si affianca qua e là, a quello più tipicamente stridulo del frontman statunitense. La musica poi, sin dall'iniziale "A Portent Among the Debris" e a seguire con "The Reaping", dicevo, è un concentrato di affilato death black con chitarre un po' sghembe, furiosi blast-beat e qualche apertura progressive - soprattutto in "Euphoric Lament" - che potrebbe evocare gli Enslaved, anche se la band norvegese è di tutt'altra caratura. Ecco che ora mi spiego il motivo per cui non siamo mai stati fan accaniti della band statunitense, onesti mestieranti e poco più. (Francesco Scarci)

giovedì 21 novembre 2024

Persecutory - The Glorious Persecution

#PER CHI AMA: Black Metal
Non ci capita cosi spesso di recensire band provenienti dalla Turchia: quella dei Persecutory dovrebbe essere infatti la seconda recensione che mi appresto a scrivere di una realtà proveniente da quel paese. E allora facciamo un breve preambolo biografico, raccontandovi che il quartetto di oggi è originario di Istanbul, ha già un paio di full length all'attivo oltre a due EP, incluso questo 'The Glorious Persecution'. Il genere proposto poi, è un black death alquanto scolastico, che aggiunge poco o niente a due generi che forse hanno poco altro da aggiungere. I cinque turchi si adeguano quindi alla massa, proponendo tre lunghi pezzi che, dall'iniziale "Infernal Gateways to Watchers", passando attraverso "Ecstatic Demonlords", fino ad arrivare alla conclusiva "The Glorious Persecution", non so quanto potrebbero farvi vibrare i sensi. La prima traccia spiega subito le coordinate sulle quali intendono stare i nostri, ossia una matrice estrema, dotata di un pizzico di melodia, che alterna momenti mid-tempo ad altri più serrati, che sembrano ammiccare a sonorità scandinave di metà anni '90 (e che riassumerei come un mix tra Mayhem, Behemoth e Unanimated, ad un livello più basso, ovviamente). Ecco appunto, un altro tuffo nel passato come centinaia e centinaia, me ne sono passati tra le mani in questi anni. E l'esito si prevede quanto mai scontato sin dalle prime battute. C'è poco infatti da elevare sopra il marasma di band che popolano la scena. I rallentamenti doomish magari contribuiscono a spezzare un ritmo a tratti vertiginoso, le vocals indemoniate del frontman hanno sicuramente una buona presa, cosi come il tremolo picking che si palesa nei momenti più compassati a donare un po' di melodia, cosi come gli epici assalti di chitarra. Alla fine sono tutti elementi, presenti in tutti e tre i brani, che ritroviamo in una marea di uscite discografiche di questo tipo. Se proprio devo individuare un brano preferito direi "Ecstatic Demonlords", dotata di un bel tiro, avvolta di uno splendido alone nero di mefitica malignità che si palesa peraltro in un litanico coro che ne eleva la qualità sopra le altre. Un utilizzo maggiore di questa componente, qualche assolo, qualche parte atmosferica in più e staremo parlando di una release di tutt'altro spessore. (Francesco Scarci)

lunedì 18 novembre 2024

Craft - Terror Propaganda

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine

#PER CHI AMA: Black Metal
Questo disco è composto da otto brani di ottimo black metal d’ispirazione darkthroniana. Ciò non significa che si tratti di un gruppo clone, significa piuttosto che il gruppo rivisita alla propria maniera, le morbose melodie dell’incommensurabile gruppo norvegese. Buona la produzione, grezza e perfettamente comprensibile. Ottimi i brani: dinamici mid-tempo si alternano a veloci sfuriate. Per quanto riguarda il concept lirirco invece, basterebbe fare caso all’etichetta per cui esce questo disco (originariamente per la Selbstmord Services). Si parla infatti di odio nei confronti del genere umano e di voglia di annientarlo. Si parla di verità. Infine, assai bello l’artwork del booklet (sinceramente underground ed in bianco e nero) e soprattutto l’immagine sul retro del cd; chi emula vince.
 
(Selbstmord Services/Season of Mist Underground Activists - 2002/2018)
Voto: 70