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giovedì 8 dicembre 2022

Summoner - Summoner' Sign

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Gothic Black
Un artwork molto bello. Peccato poi che il solito black metal a la Cradle of Filth, proposto dai Summoner, non sia all’altezza. Pur essendo suonate bene, queste quattro tracce che compongono 'Summoner' Sign', non portano niente di nuovo in un panorama ormai saturo di questi lavori. La voce soprattutto è identica a tante altre che cercano di imitare lo screaming che hanno reso famosi Dani & Co. Le capacità musicali dei Summoner sono buone: serve solo un po’ più di personalità nella composizione. Capisco bene che all'epoca questo tipo di musica era quella che tirava di più, ma dopo un po’ ha finito per stancare.

mercoledì 7 dicembre 2022

Estrangement - Disfigurementality

#PER CHI AMA: Experimental Death Doom
Ci hanno messo ben otto anni gli australiani Estrangement a far uscire il loro album di debutto su lunga distanza dopo un demo e uno split album usciti rispettivamente nel 2013 e 2014. Lo stravagante quartetto di Sydney capitanato da JS, esce quindi con questo 'Disfigurementality', un concentrato di stralunato death doom che esordisce con "Destitution Stench", una breve intro che ci prepara all'originale forma musicale espressa dalla successiva "Detritivore". Citavo il death doom, ma potremmo aggiungere anche il funeral in alcune linee pesantissime di chitarra (e nelle durate estenuanti dei brani) o ancora nelle profondissime growling vocals, ma quello che colpisce nella proposta dei nostri è l'inserimento di alcune partiture neoclassiche, ma anche jazzy o addirittura scorribande black come accade nella seconda parte del brano. Tutto questo oltre a regalare una grande dinamicità al disco, prospetta grandi speranze per un genere che ultimamente avevo avvertito come spento o con ben poco da dire. E invece la band australiana si gioca molteplici carte di improvvisazione che rendono anche le successive tracce molto più palatabili. Passando da un breve intermezzo acustico, si arriva a "The Light Unshown", una song che sembra votata a quel mood struggente di My Dying Bride o dei primissimi Paradise Lost e non posso far altro che applaudire, per quanto il sound possa risultare obsoleto. Ma l'uso di contrabbasso, flauto e violino, che già avevo apprezzato in "Detritivore", cosi come un favoloso break acustico dal sapore spagnoleggiante, corredato poi da una cascata di note di chitarra e atmosfere epiche e struggenti, regalano una proposta che in termini di freschezza, sembra non aver uguali. Dopo un iniziale cerimoniale esoterico, prende piede "Fire Voice", con una sorta di assolo di flauto a cui fa seguito un'altra chitarra flamencata a testimoniare, se ancora ce ne fosse bisogno, l'originalità dei nostri. "Clusters" è puro caos sonoro che trova comunque il suo perchè in un lavoro unico e complicato come questo. " Womb of Worlds" è un altro tassello di follia di questi quattro musicisti tra sonorità doomish catacombali e altre derive psicotiche, con un violino nel finale a rimembrare i fantastici esordi dei My Dying Bride. "Asleep in the Vineyard" è un altro interludio atmosferico che ci conduce a quello che è il brano più lungo del lotto, i tredici soffocanti minuti della schizoide "Doppelganger", la summa di tutto il male, la genialità, la malinconia e la follia di questi Estrangement. Bel debutto, complimenti! (Francesco Scarci)

lunedì 5 dicembre 2022

Blood of the Wolf - The Declaration of War Eternal

#FOR FANS OF: Black/Death
A more death metal oriented approach this time around opposed to their last few releases. Definitely quality metal the whole way through! Vocals going good with the guitars. The axes are a good "crunch" tone to them hence the blackened death metal sound. Another likeable album for sure. Their songwriting is definitely still top notch. This album clocks in about 40 minutes. All the songs are likable. I especially like the harmonies it makes it more melodic sounding. Mike's vocals still low sounding which is prevalent on their previous releases as well! He's still maintaining the creative vents on the guitar.

The tempos vary some fast and furious and others a little more laid back. In any case, it was a quite diverse release. The energy is all there and the rhythms are impeccable. Mike is great at songwriting, Frank solid on the lead guitar and melodies. Overall, a great lineup not to mention compositions! These guys refuse to let up and just so you know, Christopher Grimes (Withering Soul) is on bass duties. This album could've been a little better produced which is why I took off some points. The music is what counts though and I thought this one a good one to crank up because it's so catchy!

The first few albums they were developing their own sound. As a Chicago band, they have a solid fan base. Other than BOTW, Cianide, Cardiac Arrest, Molder, Withering Soul are just some pretty admirable extreme acts. The scene is growing though and these guys are well versed! One of the most consistent old school Chicago acts are Cardiac Arrest. Koniglio started pretty early too with Rellik. Now, a defunct band these members have ventured into other bands BOTW being one of them.The overall aura to the band is a bit eerie hence their influences to the likes of Marduk and earlier Immortal.

I had to pre-order this because I was curious about the sound of this one. The sound is good, just like I said the production quality was a little sub-par. But the music is superb. These guys can go on for years! The energy is all there and the creativity as well! I like how they are more death metal focused on the songwriting approach, it turned out great! You can stream this, but show the band support by getting a physical copy of this one! It's well worth it. Even myself a veteran in music, I still think the sound quality is better with CD's as opposed to digital. Check this one out! (Death8699)


(Horror Pain Gore Death Productions - 2022)
Score: 74

https://hpgd.bandcamp.com/album/iv-the-declaration-of-war-eternal

Wizrd - Seasons

#PER CHI AMA: Psych Prog Rock
Ho visto molto movimento nei giorni scorsi riguardo all'uscita di questo album, tanta attività pubblicitaria nei social, e devo dire che in effetti questo lavoro merita davvero una grossa esposizione, anche perchè, esce per la Karisma Records, non una label qualsiasi infatti, visto lo standard qualitativo delle band di questa etichetta decisamente indiscutibile. Poi, a dirla tutta, il quartetto norvegese non si è certo limitato a fare il solito album di rock progressivo, ha mischiato infatti le carte di questo difficile genere, l'ha studiato per bene, e l'ha servito in una veste moderna, con una registrazione che rievoca il vintage style dei '70s ma che gode di suoni caldi e profondi e una freschezza di suoni tutta nuova, con un'ottima produzione che soddisferà anche gli audiofili più accaniti. Freschi di accademia, la giovane band di Oslo, si fa carico del verbo espresso soprattutto nelle gesta di maestri come gli Yes, ed in particolare le più evidenti somiglianze stilistiche si ritrovano con l'album 'Fragile', della band inglese. Gli Wizrd hanno capacità tecniche notevoli, lo si nota fin dalla traccia d'apertura "Lessons", ed il brano "Free Will" si fa ottimo portavoce della bravura compositiva ed esecutiva dei nostri. Sezione ritmica pulsante, sofisticata e complessa, che non si placa mai, che sfodera parti melodiche e ritmiche accattivanti e piene di fantasia creativa, morbida psichedelia e schegge impazzite di Canterbury sound, un'ottima esecuzione, orecchiabilità e virtuosismo dosati a dovere, per un brano che da solo vale tutto il disco. In realtà, il cd pende per la prima metà verso un prog rock molto tecnico, tirato e impetuoso per poi progressivamente rallentare nella seconda parte, virando verso una psichedelia più morbida, e senza mai dimenticare il tecnicismo, ci ritroviamo nelle terre più tenui e allucinate di un sound più fine anni sessanta, un power flower evoluto e intrecciato con variazioni più free rock e jazz rock ("Show Me What You Got"). Un'opera lunga, variegata, come la sua copertina, fantasiosa e colorata, un moniker magico per musicisti fantastici, cori e suoni di un tempo rivisitati benissimo, virtuosismi e un'energia sonica, anche nel cantato, che mi ricorda stranamente, certi lavori più stravaganti dei Motorpsycho. Un disco che vale proprio la pena ascoltare, avere, custodire. E se questo è l'album di debutto, bisogna proprio ammettere che per questa giovane band si mostrano solo grandi prospettive all'orizzonte. Ascoltare per credere. (Bob Stoner)

(Karisma Records - 2022)
Voto: 83

https://wizrd.bandcamp.com/album/seasons

mercoledì 30 novembre 2022

The Wild Century - Organic

#PER CHI AMA: Psych Rock
Con questo album, uscito per la Tonzonen Records, la band olandese osa valicare il confine che delimita l'ispirazione presa in prestito da un genere e il rischio di imitazione delle sue opere sonore, perchè per ogni nota che scorre in questo nuovo lavoro dei The Wild Century, troviamo un legame pesante per composizione, stile e sonorità con qualche brano famoso degli ultimi 50 anni della storia del rock psichedelico. Metto subito in chiaro che il combo riprende le citate sonorità talmente bene, che non si può parlare di imitazione, tanto meno di plagio, semmai di forsennata ispirazione presa a prestito, ed è un ascolto divertentissimo quello di 'Organic', un ascolto che in un qualche modo ci permette di ristabilire contatti con un mondo che magari avevamo dimenticato o, nel peggiore delle ipotesi, mai approfondito. Quest'ottimo album quindi vi fornirà un compendio di rimandi musicali talmente esaustiva da farvi esclamare a gran voce che i The Wild Century, pur non essendo innovativi o puramente originali, rimangono un'ottima, moderna, retro rock band con i fiocchi, che ricordano tante altre realtà della scena che fu ma che alla fine risultano, nel loro circolo vizioso di suoni, interessanti e belli da sentire. Straordinaria la scelta dei suoni vintage di quest'opera, che sembra provenire direttamente dai '70s e che ricalca fin troppo i beniamini di quell'epoca. Si parte con la cavalcata psych di "Lowdown Dog", che solca le orme dei Velvet Underground con un effetto vocale alla Hawkind per approdare ad "Oh Yeah", dove il wah wah della chitarra iniziale evoca spudoratamente "Woodoo Child" del grande Hendrix, con un tiro garage che si sposta tra fuzzstones e certi ritmi cari a 'Second Coming' degli Stone Roses, con un organo in primo piano da brivido. "Carry On" rallenta la spinta, e tra gli accennati deserti sonici alla "The End" dei The Doors o una vaga similitudine ad un brano di un Bob Dylan d'annata, ci culla verso lidi vicini ai Mother Superior di "Save my Soul" (da 'The Mothership Movement' del 1998) ed una lunga coda finale carica di venature progressive e psichedeliche in sintonia con i primi Deep Purple. Il sitar e tanta psichedelia ipnotica, accompagnano poi l'evoluzione cosmica di "Beautiful Queen" che sembra cantata dallo spettro di Mick Farren. "Grey Blue Eyes" è una ballata super psych che richiama le origini della band forse mostravano molta più originalità e uno stile decisamente meno derivativo, ma con un taglio meno professionale sotto certi aspetti sonori, e più underground. Gli assoli di "Mother's Grace" a metà e in chiusura del brano, sono delle chicche, anche se la song, a tratti, non nasconde affinità con il mood di "Nights in White Satin" dei The Moody Blues. Per concludere, devo spezzare una lancia a favore di quest'album tanto derivativo quanto indovinato, ben curato e ricercato, per una band che si può tranquillamente accostare ai magici e mai dimenticati On Trial, quanto ai tanti gruppi menzionati sopra, aggiungendo anche i Baby Woodrose, 13th Floor Elevators, i Kula Shaker e tutti quelli che trovano posto nell'immaginario sonoro di questo particolare secolo selvaggio. L'ascolto ne vale proprio la pena, il viaggio culturale e cosmico sono assicurati. (Bob Stoner)

(Tonzonen Records/Soulfood Music - 2022)
Voto: 75

https://thewildcentury.bandcamp.com/album/organic-2

lunedì 28 novembre 2022

Carcass - Necroticism - Descanting the Insalubrious

#FOR FANS OF: Techno Death
Carcass puts forward possibly the best LP in their career here. With an all-star lineup featuring Michael Amott (Arch Enemy) and Bill Steer (ex-Napalm Death). The melodies are phenomenal and noteworthy. The production was better than their last LP before this one ('Symphonies of Sickness') and 'Reek of Putrefaction' of course. The guitars are probably the best part of this album! Between Amott and Steer trading off leads, Walker's unique vocals (with trade-offs) and Owen on drums, this here might be one of the best albums in the whole history of the band (as stated just prior to this).

The guitars sound like (to other guitarists) to be tuned to B which makes them heavy and thick. There are faster tempos on here but not too fast. Not like the grindcore days. But still, the tempos are all over the place. This makes the album more diverse. Nothing about this album do I dislike. It's totally "dead on balls accurate." It was another great performance by Ken Owen on drums which his fate gone awry. It's rumored that he still did pay homage to Carcass in the later years by attending celebrations on live performances but not actually performing in gigs ever since he had a brain hemorrhage which landed him in the hospital for 10 months and sadly he can't play any longer.

The riffs on here are totally unique and melodic, but I'd still say they're within the death metal category though it does sound a lot like melodic death metal because of the unique riffs that are in a way blues-based. I've always liked Walker's vocals I think he has a lot to offer in the band. He still pretty much sounds the same till this day. Maybe a little more aggressive in the earlier age but this was 30 years ago. So he might've lost a little bit of fire on vocals ('Surgical Steel') but still he's belting out unique throat despite the getting up there in age. He's probably been known to have one of the most unique and likeable vocals in death metal. That is my honest opinion.

It's definitely a close call between this one and 'Heartwork', though they letup on some of the heaviness on that album but it's more melodic based. Those two are my absolute favorites from the band. If you don't have then, then you should. Let's hope Carcass has more to offer now that they're older and only two of the original members remain (Jeff Walker and Bill Steer). In any event, these old ones are still precious to play and for me own. I don't think there's a Carcass album that I dislike, I even liked 'Swansong', which was quite different and less heavy then all of their albums. Of course missing Michael Amott as well. Check this one out! (Death8699)


Houle - S/t

#PER CHI AMA: Epic Black, Windir
New sensation da Parigi? Il quintetto di oggi risponde al nome Houle e arriva sulla scena con questo EP omonimo di debutto che segna la prima pietra miliare per la discografia dei nostri. Quattro pezzi black che sembrano pescare a piene mani dal black scandinavo con un sound tagliente ma altrettanto melodico. Il suono dei gabbiani apre l'iniziale "Le Continent", una traccia che parte in sordina, con un paio di giri di sei corde quasi a voler prendere confidenza con noi. Poi un'esplosione di chitarre epiche e sferzanti e quella voce graffiante della vocalist Adèle Adsa (alias Adsagsona) dotata di un piglio scream davvero notevole. Le chitarre scivolano via crudeli ma tutta la mia attenzione rimane focalizzata sull'ottima performance della frontwoman parigina che nel corso del brano avrà modo di palesare anche il suo cantato pulito e in growl. Il sound non sembra, almeno apparentemente, granchè originale, a parte essere ben suonato e coinvolgermi quanto basta per non indurmi a skippare al pezzo successivo. Il finale però è travolgente, tra cambi di tempo e di tonalità vocali, cosi come pure ci sta alla grande quel fantastico assolo conclusivo, scuola Windir, che accresce la mia curiosità verso i cinque musicisti. L'attenzione è catturata ora del tutto. Mi soffermo sui suoni delle onde che introducono "Au Loin la Tempête", e sulla forza d'urto a cui ci sottopongono i nostri subito dopo, cosi come pure alla stravaganza di suoni e soprattutto voci che mi fanno prendere le distanze da quel concetto di originalità espresso pco più in alto sugli Houle. La band ha buonissime idee e riesce qui a convogliarle in una direzione musicale più vicina a certi suoni di depressive black, coniugati ad un'epica componente che sembra costituire il marchio di fabbrica del combo transalpino. Sono sempre più curioso e la lunga "La Dernière Traversée" (il concept del disco è marino, se non fosse stato abbastanza chiaro) non fa altro che confermare le mie attese grazie ad una lunga intro di basso (una specie di "My Friend of Misery" dei Metallica) al quale farà seguito una devastante tempesta sonora tra le cui note si metterà nuovamente in mostra la teatralità insita nella voce di Adsagsona, vero punto di forza dell'act francese, in un brano dai lineamenti melo-black dei migliori interpreti della scena. Il brano si muoverà ancora tra chiaroscuri eleganti, break strumentali e splendide fughe chitarristiche che innalzano ulteriormente il livello qualitativo espresso dagli Houle. In chiusura, la belligerante "Sous l'Astre Noir" con il suo tremolo picking ad accompagnare la voce dell'ottima vocalist, sancisce verosimilmente che una nuova bestia oscura è pronta a prendersi la scena. A questo punto, confido di sentirne delle belle in futur non troppo lontano. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 78

https://ladlo.bandcamp.com/album/houle

Darkened Nocturn Slaughtercult - A Pest Called Humanity

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Black Metal, Setherial
Non avevo mai ascoltato vocals così aggressive da parte di una cantante donna! Credetemi, Yvonne Onielar dev'essere un bel tipo per tirar fuori una performance vocale così furibonda dal proprio cuore. Qui non c'è spazio per parti depressive, ma solo per un odio incondizionato nei confronti dell'umanità. Le canzoni mi ricordano quelle di Thy Infernal, a volte i Marduk, e ancora i Zyklon-B, ma con vocalizzi più estremi. "Saldor" contiene parti semi-acustiche con un certo mood melanconico, ma le altre, e specialmente "Centuries of Mine", sono impregnate di furia barbarica, la stessa che potrebbe esprimere un'orda di iconoclasti assettati di sangue, impegnati a devastare il tempio di Dio. La scena black metal ha bisogno di bands estreme e rabbiose come i Darkened Nocturn Slaughtercult.

(Self/Master of Kaos Productions - 1999/2022)
Voto: 68

https://www.facebook.com/D.N.Slaughtercultofficial/

Newspaperflyhunting - Time Regained

#PER CHI AMA: Space Prog Rock
Quinto album per i polacchi Newspaperflyhunting, band che abbiamo già incontrato in occasione della recensione di un paio di loro album in passato. Particolarmente bistrattati dal sottoscritto peraltro, ritrovo il quartetto originario di Białystok con questo nuovo 'Time Regained' e il loro classico concentrato di sonorità all'insegna di un prog/post/space rock. Cinque i brani questa volta a disposizione dei nostri che aprono con "No Hard Feelings"e un sound che oserei dire vellutato, complice una musicalità malinconica e raffinata, con tanto di voce femminile a duettare con il buon Michał Pawłowsk, un duo che in passato non avevo trattato troppo bene. Diciamo che la performance del frontman polacco continua ad essere deficitaria, e a salvare la baracca ci pensa invece la prestazione del collettivo, musicalmente ottimamente preparato ed educato nella propria proposta prog rock. La seconda "One Minute" inizia in modo più arrogante con delle chitarre più roboanti ma dopo poco, il sound muta grazie all'ingresso della voce maschile. Rimane quell'approccio tipico malinconico della band polacca, pur sostenuto da un rifferama ritmato e da un bell'assolo di chitarra nella seconda metà del brano. Rimane lacunosa la prova vocale, mi spiace sottolinearlo, ma io cercherei una soluzione alternativa per dare più lustro alla proposta del combo. Con "Everything's Fine" i nostri riprendono a sfiorare i loro strumenti con una certa delicatezza anche se verso il terzo minuto irrompe la voce del vocalist, qui più convincente, e contestualmente, anche la musica acquisisce in aggressività, pur non rinunciando ad un certo sperimentalismo affidato ai synth che spezzano la mole di riff costruita dai quattro musicisti. E lo fanno con grande efficacia. Finalmente. Si arriva ad "Hallways" e agli arpeggi di chitarra che accompagnano la voce di Gosia in un pezzo che potrebbe suonare più come una ninna nanna che altro, anche se la sua progressione sembra (solo apparentemente) alzare i giri del motore verso il finale. In realtà, la traccia si mantiene piuttosto statica e poco incisiva. A cambiare l'esito del disco arriva la conclusiva "Another Island" e i suoi 12 minuti di soffuse sonorità space prog rock che ridanno un pizzico di energia (ma solo dopo il quarto minuto) ad un lavoro che sembrava essersi spento già dopo i primi tre brani. Il pezzo conferma comunque l'approccio onirico della band in un lungo break strumentale che denota quanto di buono racchiudono i Newspaperflyhunting nelle loro note. (Francesco Scarci)