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venerdì 16 luglio 2021

One Arm - Mysore Pak

#PER CHI AMA: Alternative/Dark/Post Punk, Joy Division, Primus
Una trio tutto al femminile nasceva a Parigi nel 1992 con il moniker One Arm. Un sound all'insegna del post punk e concerti senza sosta in giro per l'Europa, prima dello scioglimento del 1997. In realtà, la band da li a un anno, si riforma integrando la defezionaria chitarrista con due giovani virgulti, uno al basso, l'altro alla batteria, per una stravagante formazione a due bassi e due batterie. Altre peripezie travolgeranno la band portandola allo scioglimento per altri 15 anni. Finalmente i nostri ritornano sulle scene questa volta sotto l'egida della Atypeek Music che propone alla band di riproporre i vecchi demo in una versione finalmente professionale. Ecco come nasce 'Mysore Pak' e i 12 pezzi in esso contenuti che ci faranno da Cicerone e narrarci la storia dei nostri, partendo dalle psichedeliche melodie di "Real", in cui si sentono i due bassi duellare tra loro, manco fossero i Sonic Youth miscelati ai Primus, in una versione dark/post punk che chiama in causa Bahuaus e Joy Division, cantati dalla paranoica voce di Laure. Interessante no? Non scontato direi semmai io, grazie alla forte originalità che caratterizza l'intero lavoro. La successiva "Esg" è un funk pop punk, in cui il suono dei bassi entra nella testa e sembra sinaptare con i pochi neuroni rimasti nel cervello. Le atmosfere sono oscure ma estremamente orecchiabili, tra il synth pop dei Talk Talk e il post rock. Man mano che si va avanti con l'ascolto mi sembra di sprofondare nei turbamenti di questi quattro atipici musicisti e "Space is the Place" sembra essere un tributo alla scena trip hop di Bristol. Peraltro il brano vede la partecipazione di una serie di ospiti: la poetessa cantautrice new yorkese Little Annie con le sue vocals cosmiche, Pierre Alex Sigmoon al basso (il terzo?) e DEF alle tastiere (e tornerà anche in "Change"). Ancora stravaganze musicali, ma aspettatevene a iosa in tutto il disco, con la ondivaga traccia omonima che mi dà quasi l'impressione di trovarmi in un club londinese, pieno di fumo, bevuto e fatto di acidi fino al midollo, con suoni dilatati, siderali, inserti di sample, e poi quelli che mi sembrano addirittura essere degli archi e tutto un apparato elettronico che mi fa letteralmente perdere i sensi e non capire più nulla. Ma l'approccio lisergico è uno dei cavalli di battaglia dei One Arm, lo dimostrano i vocalizzi e le melodie visionarie di "Fiddle". Un po' di post punk settantiano con "City", una song maledetta che sembra nuovamente evocare quei Primus che apprezzai particolarmente nel folle 'Frizzle Fry'. Che i nostri non siano una band ordinaria lo si deduce anche dalle sensuali ma apocalittiche melodie di "B.O.", un pezzo strumentale ove le voci sono affidate solo a dei sample; qui l'ospite di turno è il tastierista Realaskvague. Stesso concept musicale per "Change" altra song strumentale carica di una certa inquietudine, in cui occhi e orecchie non possono che focalizzarsi sui giochi di basso. Sonorità psych/noise/dub per "Hitch-Raping" per un altro viaggio a base di peperoncini allucinogeni. Siamo quasi al finale, con le ultime tre tracce del cd: "Top Tone" è coinvolgente con quel riffing ritmato di bassi, voce strafatta, influenze indiane per una bella dose (quasi otto minuti) di insana follia. "Step 3" ci regala altri tre minuti di musica inqualificabile, non nel senso che sia indecente, ma che si faccia davvero fatica ad apporre un'etichetta specifica di un genere. A chiudere, la liquida e strumentale "Virgule", che sancisce con la sua synthwave, lo spessore artistico di una band che non ha avuto grossa fortuna in passato, ma a cui mi sento di augurare un enorme in bocca al lupo per un luminoso futuro. (Francesco Scarci)

Warbringer - Weapons of Tomorrow

#FOR FANS OF: Death/Thrash
This is probably their most versatile release ever. Not only are the riffs good, the vocals and sound quality are as well. Plus the leads are way technical. Everything packed in one great thrash outlet here. The music is what is the most captivating! The tempos range from fast to moderate to slow then some even clean tone. Some bass reminds me of Metallica from the 'Black Album', not quite that but that's just what it seemed to show as an influence. Every song on here is good and the intensity is high. It's a whole 5-piece putting together the full effort, ABSOLUTELY! They shred this one!

I'm surprised I didn't hear more about this, but it seems like the current reviews are dead on rating-wise. Though I do think this one is close to perfect. After full-length after full-length this is my favorite one! It seems to be the most coming into their own with the sounds. The riffs are right on check the most catchy sounds out of their entire discography. Not everything is fast, but they show a little more influence to crossover metal as well as primarily thrash metal. Some songs aren't fast at all, but the intensity is all here. Some riffs seem to be otherworldly. That's how much I esteem this compilation of original tracks.

Sound quality is way awesome and it seemed that every member put forth a dynamite effort. They just keep getting better and better. All the songs you should be forewarned about how many of them are blasting away. Contrast that to their slower stuff that's equally impressive. I was appalled to hear a somewhat ballad on here. But what's weird are that the clean guitar is going alongside that hoarse vocals. It makes it even more interesting and dynamic. They've come into their own in terms of originality. Especially on that one. But for a bulk of the songs, they are pretty much original sounding showing their influences.

I ordered a copy of this to support the band because I felt that Spotify isn't doing them justice streaming their music. But if that's all you can do, then Spotify or YouTube is it. I collect CD's so this one needs to show up in my CD wall. This one is definitely their best one to date. It's just so unique and killer sounding. The riffs are what stole it for me and the leads were phenomenal. The vocals are tolerable where on previous albums the screak sound was a little annoying. It's a little bit different on this one. Do the band some justice for putting out a monumental release buy their album! (Death8699)


giovedì 15 luglio 2021

Neumatic Parlo - Random Toaster

#PER CHI AMA: Indie Rock/Shoegaze, Radiohead
Già celebrati lo scorso anno dal buon Bob Stoner in occasione del loro debut 'All Purpose Slicer', tornano in sella i teutonici Neumatic Parlo con un EP nuovo di zecca, 'Random Toaster'. Cinque song per saggiare lo stato di forma dei nostri dopo questo anno e mezzo di follia pandemica. Devo ammettere che i cinque di Düsseldorf non se la passano affatto male, proponendo sempre quel concentrato di indie garage rock, che ammicca, sin dalle note dell'iniziale "Real Insight", ad un che dei Radiohead, qui rivisti in una versione più psichedelica ma pure punkeggiante, esplicato nelle note pulsanti di quel basso strappa applausi. Un po' come il battito del cuore, sorretto da un elettronico pacemaker, il sound del quintetto tedesco mi acchiappa che è un piacere, facendo fluire sotto la mia pelle piacevoli ed inebrianti sensazioni che arrivano a toccare l'apice in quella sorta di assolo conclusivo. Assai sperimentale invece "Nicolas Winding Refn", ma essendo un tributo all'omonimo e geniale regista danese divenuto famoso per il film 'Drive', era lecito aspettarselo. Andatevi a vedere il film e magari nel frattempo ascoltatevi un brano che, almeno nella prima metà, suona quasi surreale con quelle percussioni in primo piano, in compagnia della voce del bravo Vincent Göttler e un sottofondo noise al contempo sognante. Molto più orientata a velleità shoegaze/post punk, la terza "Lake Perris State Recreation Area", grazie a quella sua malinconica atmosfera su cui poggia la ritmica cadenzata dei nostri con la voce di Vincent qui in versione più straziante. Più classica e forse ancorata ai primi Radiohead, ma ancor prima ai The Smiths, la quarta "Ghost", francamente il pezzo che alla fine meno mi ha colpito, perchè privo di quella vena di originalità riscontrata nei precedenti brani. Tuttavia, nella seconda parte il brano si riprende ed è un crescendo emotivo alquanto affascinante. In chiusura, la lunghissima "Airplane", quasi dieci minuti di musica che aprono con le ambientali sonorità che strizzano nuovamente l'occhiolino a 'Kid A' dei Radiohead, per poi virare verso ipnotici giri di chitarra e litanici vocalizzi, e decollare infine in un crescendo chitarristico che ci porterà fino al termine di questo ottimo lavoro, secondo interessantissimo biglietto da visita di questi Neumatic Parlo. (Francesco Scarci)

mercoledì 14 luglio 2021

Vottovaara - Paluu

#PER CHI AMA: Melo/Folk Death, Sentenced
Dopo i Karcinoma, Yaroslav dà i suoi natali anche ai Vottovaara e dire che immaginavo che la one-man band di oggi fosse originaria della Finlandia, colpa della globalizzazione. Con un monicker del genere e un'intro folkloristica, avrei detto che la cosa fosse quasi scontata e invece 'Paluu' è il debut album di Mr. Bredis (ex di Inexist e Mind Eclipse), uno russo nel midollo. La proposta inclusa in questo debut invece non è proprio cosi definibile ascoltando i suoi primi cinque minuti, in cui la voce litanica di Olga Bredis, in una lingua che google translator ha identificato come marathi (una delle lingue ufficiali parlate in India nello stato del Maharashtra), si prende la scena. Gli ultimi due minuti si manifestano invece come un folk death con tanto di growling vocals che danno la direzione quasi definitiva a questo disco. Si perchè la successiva "Tie Karjalaisten Maalla" (testo in finlandese) si presenta con ottime melodie e ritmica bella tesa di stampo finlandese e un killer growling stemperato da quelle tastiere in sottofondo che mi ricordano gli Amorphis. Alla fine il sound è quasi fischiettabile, le vocals incomprensibili sono giustificate solo da un growl davvero convincente e i solismi non sono affatto male. "Vottovaara", già presente nel demo del 2015, offre una ritmica che mi ha evocato i Sentenced di 'Amok', bella storia, un bel tuffo nel passato, mi mancavano, era da tanto che non ci pensavo a quel disco. La title track invece è un bel pezzo strumentale che sembra chiudere idealmente la prima parte del disco, forse perchè posta proprio a metà lavoro. La seconda metà si apre con le folkloriche melodie di "Kiitollisuuden Kalma-vaaran", splendido pezzo tra l'acustico e l'elettrico, davvero interessante. Gli ultimi due pezzi invece includono la versione demo del 2017 di "Vottovaara" e "Tie Karjalaisten Maalla", quindi decisamente più grezze e la cui assenza forse avrebbe giovato a questo disco. Alla fine 'Paluu' è un discreto biglietto da visita in grado di farci conoscere questi Vottovaara e il loro sound folk melo death. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2021)
Voto: 68

https://www.facebook.com/Vottovaaraofficial/

Karcinoma - Invictus

#PER CHI AMA: Symph/Gothic, Therion, Tristania
Mai avrei immaginato di ascoltare questo genere musicale da una band col moniker Karcinoma. Nella mia testa pensavo già a suoni putrescenti, in stile 'Reek of Putrefaction' dei Carcass e invece quando ho infilato nel lettore 'Invictus', atto secondo di questo terzetto russo, ecco trovarmi con mio sommo stupore, un sound che combina la sinfonia dei Therion con quelle band gotiche tanto in voga a fine anni '90 (penso a Tristania o Theatre of Tragedy). Francamente, non so se questo sia un pregio o un difetto, fatto sta che quello fra le mie mani è un sound all'insegna del sympho gothic che irrompe sin dalle note iniziali di "Incantamentum" e prosegue per oltre un'ora di musica, attraverso buone melodie, feroci accelerazioni, ma soprattutto un cantato operistico a cura di Yana Filippova, che già compariva nella line-up originale della band, quando nel 1998, uscì il debut 'The Night... Apogee of Madness'. Dopo ben 23 anni (con annessi 15 anni di scioglimento), l'ensemble di Yaroslav torna con questi nove pezzi, in cui la musica classica si combina al metal (musicalmente la title track è sublime). Quel che mi turba e disturba, sono invece quei vocalizzi di Yana che qui mai bilanciati dai vocioni da orco cattivo che caratterizzavano appunto Tristania o Theatre of Tragedy, rischiano di confinare i nostri nei paraggi di quelle band stile Epica o Nightwish, con un taglio a tratti più violento e forse per questo, non apprezzato dai fan di sonorità più morbide. Quindi mi viene da dire che la proposta dei Karcinoma rischia di sostare in un limbo per cui potrebbe non piacere agli amanti del gothic cosi come pure a quelli del symphonic power. Certo, in mezzo potrebbero starci i fan dei Therion, ormai abituatisi a qualsiasi cosa che sia operistica, ma al tempo stesso heavy metal. Si perchè i nostri non scherzano nelle loro accelerazioni killer, ma quella voce a tratti fatico a digerirla. Devo ammettere che ho apprezzato brani come "La Casa Sotto la Tredicesima Luna" e "Bella Tristezza Celeste" (un testo che si rifà ad un componimento incluso nel 'Canzoniere' di Francesco Petrarca e qui dedicato a Olga Preceniece), dove Yana canta addirittura in italiano e dove sono presenti (almeno nella prima delle due) inserti horror psichedelici. Il problema è semmai che i due brani stancano non poco per le loro estenuanti durate. Nella malinconica "Mama" e in "Le Passé", i nostri si giocano la carta del francese, ma il risultato finale non sembra ancora beneficiarne appieno, la proposta puzza di già sentito e alla fine il desiderio primario è quello di arrivare quanto prima a completarne l'ascolto. 'Invictus' è alla fine un disco abbastanza eterogeneo in grado di coniugare sentori classici con furibonde cavalcate ("The Grace Of Vicious Horror", forse il pezzo migliore del lotto, sicuramente il più lungo) e pezzi decisamente più placidi come la conclusica "Winter Nightfall". Un ascolto decisamente impegnativo che rischia di non soddisfare realmente tanti palati. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2021)
Voto: 63

https://soundcloud.com/user-312452131

Mish - Entheogen

#PER CHI AMA: Post Metal/Djent
Tra le uscite discografiche della label australiana Bird's Robe Records, volte a celebrarne i 10 anni di attività, figura 'Entheogen', secondo album dei loro connazionali Mish, originariamente uscito nel 2017. I Mish li avevamo già conosciuti all'epoca del loro debut, 'The Entrance', nell'ormai lontanissimo 2011. In questo secondo lavoro i nostri si ripresentano con un sound sempre robusto, a cavallo tra djent, post metal, math e qualche digressione in territorio post rock. Si parte discretamente con la feroce opener "Artax", ma è in realtà con la successiva "Red Fortune", che i nostri riescono meglio a mettersi in mostra, sia a livello tecnico (li definivo chirurgici in occasione della precedente release e non posso far altro che confermarne il concetto) che a livello melodico e in termini di originalità. Se dovessi pensare ad un qualche confronto da fare con altre entità del panorama musicale, penserei ai Meshuggah che si mescolano con un che degli Isis e con i loro compagni di scuderia Dumbsaint, in una proposta ove a mettersi in luce è anche il graffiante growling del frontman. La breve "Lyre Bird" si presenta come espressione musicale di violenza inaudita, con linee di chitarra ipnotiche, a tratti ridondanti, ma sempre belle possenti. Da li in poi, in corrispondenza della title track, il sound del combo australiano sembra virare drasticamente verso lidi post rock, grazie ad un arpeggio aggraziato in apertura e delle atmosfere quasi eteree a richiamarmi gli *Shels. Il brano è il primo di una serie in cui la band sembra mostrarci l'altra faccia della loro medaglia e lo fa con melodie, atmosfere e vocalizzi (puliti) completamente differenti dalla prima parte del disco, quasi stessimo ascoltando un'altra realtà musicale. E alla fine sapete che non ho ancora ben capito se apprezzo maggiormente questo lato più sognante della band (che tornerà anche nelle successive "Socrates", strumentale caratterizzata da un piglio stile ultimi Isis, nella lugubre melodia di Lung" o nella litanica conclusione affidata a "Thylacine") o quello più abrasivo che ha ancora modo di palesarsi nell'acidissima "Pinata" e nella schizoide "Verterbrae" (in realtà quest'ultima un mix tra le due facce della medaglia Mish). In attesa di capirne qualcosa di più, vi lascio all'ascolto di questa stravagante creatura australiana, forse alla fine potreste darmi una mano a comprendere meglio quale dei mondi targato Mish risulterà essere il più intrigante. (Francesco Scarci)

(Bird's Robe Records - 2017/2021)
Voto: 74

https://birdsrobe.bandcamp.com/album/entheogen

domenica 11 luglio 2021

Crowbar - Lifesblood For The Downtrodden

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Sludge/Doom
Sembra ormai evidente che da anni le ultime tendenze musicali riguardino la riscoperta, la rivalutazione e reinterpretazione di quel doom ossessivo tanto caro a Black Sabbath, Trouble, Melvins e via dicendo. È solo una constatazione introduttiva per presentare questo lavoro dei Crowbar, band che di certo non scopriamo ora. I nostri infatti, percorrono questa strada da oltre trent'anni, in maniera del tutto personale e soprattutto con ottimi risultati e riscontri di critica. Se poi ci fosse qualcuno che non conosce questi ragazzoni di New Orleans, ecco che, come sempre, sono qui per darvi ulteriori delucidazioni. La band si è formata a cavallo tra gli anni ’80-’90, debuttando nel ’92 con 'Obedience Through Suffering' e arrivando ai giorni nostri attraverso undici buoni e controversi album. Freschi di contratto con la Candlelight Records, i quattro omoni americani nel 2005 rilasciavano, a distanza di quattro anni dal precedente 'Sonic Excess in its Purest Form', questo 'Lifesblood for the Downtrodden', prodotto da Warren Riker (Down) e Rex Brown (Pantera, Down), lavoro che riprendeva al meglio le peculiarità della band. La musica, un doom-sludge metal, riprende tutte le caratteristiche degli album precedenti, le fonde e le porta all’estremo, nell’intento di frastornare l’ascoltatore. L’incedere è, come sempre, inesorabile e asfissiante; in questo i Crowbar sono dei veri maestri. Hanno infatti la capacità innata di ammaliarci con momenti melliflui, per poi torturarci con riffoni belli pesanti e diretti sui nostri musi. La prestazione vocale di Kirk Windstein è come sempre angosciante, carica di emozioni cupe e malate in linea col sound oscuro e maledetto della band. Gli 11 brani che compongono questa fatica, ci consegnano un’immagine matura e consapevole dei propri mezzi dei Crowbar, formato 2005, capace di stupirci e stordirci ancora una volta. Una citazione a parte merita la conclusiva “Lifesblood”, che lungo i suoi sette minuti, riesce a conferire quel pathos struggente che sarebbe sicuramente mancato all’intero lavoro. (Francesco Scarci)

(Candlelight Records - 2005)
Voto: 74

https://www.facebook.com/crowbarmusic

sabato 10 luglio 2021

Frozen Soul - Crypt of Ice

#FOR FANS OF: Death Old School
I like the vibe of this album. It's dark, dreary and HEAVY. The sound quality gives it justice as well. Varying tempos, brutal vocals and the riffs are just dynamic! I enjoyed this whole release. It's not too long in length, pretty much about right! I made a purchase to this one it's the first encounter with this band and a debut LP what a steal! The vibe is death metal in a black metal aura, sort of Darkthrone-ish but the death metal genre. The guitars are sick and the feel is totally dark! I thought it pretty innovative though, especially the music. A solid album, it never got old. It's one of those albums you can listen to over and over and not get sick of!

All of the tracks stand out, nothing really on here that's dull or boring. I think the main tempos are not too fast they're not exhibiting blast beats at all, just heavy, slow music that's suitable to my pallet in the vein of death metal that is. This band has a long life to them if they stick together! I'm hoping a decade or more! Hope that they keep it underground as well. I've felt the vibe also to sort of a Dismember-esque type in terms of the tremolo picking pretty neat! Like I said though, it's innovative type of riffs and the sound is just superb! The vocals are very dismal and dark. They set the tone for the music.

My favorite highlights of this album is that the band sticks to its roots and stays grim as well as underground. I like the guitar the most and the vocals just compliments it. The production quality is great they did a good job in the recording! If I were to change one thing about the album, I'd probably say that it'd be more intense if they were playing a little faster in tempos. The album is great, but it's not too fast. Only some blast beats but they were kind of generic. That's my main beef with the album. Other than that, it's all good! I'd have to say this blew me away when I heard it for the first time!

Do the band some justice and check them out! You may be able to download them on Spotify or YouTube, but show the band some respect: buy the CD like I did! Supporting always the industry! I was surprised to read that this band is from Texas. I was for certain out of the country but I was sadly mistaken. But yeah, expect a slow paced death metal album that has some killer riffs to it. If I still played the guitar, I'd like to jam along to this! I just ran into the album at the record store (yes they still exist) so I thought that I'd check them out! I was happy that I did so because I was blown away! Check them out! (Death8699)


(Century Media Records - 2021)
Score: 73

https://frozensoultx.bandcamp.com/releases