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Visualizzazione post con etichetta Wroth Emitter Productions. Mostra tutti i post
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venerdì 27 agosto 2021

Impur/Sadistic Demist/Unidentified Corpse - Three Way of Death

#PER CHI AMA: Brutal Death
Le Baleari, che posto incantevole, direi ideale per far proliferare la propria proposta death metal. Questo devono aver pensato gli Impur, che si sono poi messi alla ricerca di altri compagni di avventura per questo split album, ritrovandoli nei russi Unidentified Corpse e Sadistic Demise, a completamento di un disco che mostra fondamentalmente tre modi di proporre death metal. Da qui ‘Three Ways of Death Metal’, il titolo del qui presente cd, che vede appunto la band spagnola degli Impur aprire le danze con un granitico trittico di pezzi che si rifà alla tradizione scandinava dei primi Entombed e Grave, ma pure ai mostri sacri Carcass. Killer riffs, growling vocals, ritmiche arrembanti ed una buona vena solistico-melodica che vede nella traccia d’apertura “Slaves of Decay”, che dà peraltro il nome al loro EP, il mio pezzo preferito. I nostri comunque sono abili musicisti (per la cronaca ci sono ex membri di Carnage ed Helevorn nelle fila della band) il che accresce la qualità complessiva del prodotto, per 13 minuti totali di musica aggressiva e melodica quanto basta. A seguire i Sadistic Demise, band originaria di Kostroma, che con il loro ‘The Way of Sadistic’, ci propongono cinque tracce sanguinolente all’insegna ovviamente di death metal nudo e crudo, costituito da ritmiche martellanti e vocals che si muovono tra lo screaming efferato e il growling mefistofelico. Alla melodie è concesso veramente poco spazio per emergere, fatto salvo per quegli acuminati assoli (quello di “Sadistic Demise” è spettacolare) che per lo meno, donano una parvenza di melodia ed una relativa accessibilità alla proposta. Ovvio che se non siete dei cultori del death metal più spinto e disarmonico, farete una gran fatica ad approcciarvi a questi ragazzotti russi. Analogamente con gli Unidentified Corpse (che incorporano peraltro un membro dei Sadistic Demise) e il loro ‘Domination of Dying People’ (uscito originariamente nel 2013): slam brutal death metal ultra tecnico e consigliato solo agli amanti di queste sonorità spietate. Sette pezzi per 22 minuti di musica sbrodolante, voci animalesche, ritmiche serrate, gran poca melodia e un sound schiacciasassi che non vi darà la benchè minima tregua. A me francamente ha procurato molta noia e un fastidioso mal di testa. Alla fine della storia, per quelli che sono i miei gusti, gli Impur sono i vincitori morali di questa carneficina sonora, con il sound più controllato e melodico del lotto, delle due band russe avrei fatto volentieri a meno. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2021)
Voto: 63

mercoledì 14 luglio 2021

Vottovaara - Paluu

#PER CHI AMA: Melo/Folk Death, Sentenced
Dopo i Karcinoma, Yaroslav dà i suoi natali anche ai Vottovaara e dire che immaginavo che la one-man band di oggi fosse originaria della Finlandia, colpa della globalizzazione. Con un monicker del genere e un'intro folkloristica, avrei detto che la cosa fosse quasi scontata e invece 'Paluu' è il debut album di Mr. Bredis (ex di Inexist e Mind Eclipse), uno russo nel midollo. La proposta inclusa in questo debut invece non è proprio cosi definibile ascoltando i suoi primi cinque minuti, in cui la voce litanica di Olga Bredis, in una lingua che google translator ha identificato come marathi (una delle lingue ufficiali parlate in India nello stato del Maharashtra), si prende la scena. Gli ultimi due minuti si manifestano invece come un folk death con tanto di growling vocals che danno la direzione quasi definitiva a questo disco. Si perchè la successiva "Tie Karjalaisten Maalla" (testo in finlandese) si presenta con ottime melodie e ritmica bella tesa di stampo finlandese e un killer growling stemperato da quelle tastiere in sottofondo che mi ricordano gli Amorphis. Alla fine il sound è quasi fischiettabile, le vocals incomprensibili sono giustificate solo da un growl davvero convincente e i solismi non sono affatto male. "Vottovaara", già presente nel demo del 2015, offre una ritmica che mi ha evocato i Sentenced di 'Amok', bella storia, un bel tuffo nel passato, mi mancavano, era da tanto che non ci pensavo a quel disco. La title track invece è un bel pezzo strumentale che sembra chiudere idealmente la prima parte del disco, forse perchè posta proprio a metà lavoro. La seconda metà si apre con le folkloriche melodie di "Kiitollisuuden Kalma-vaaran", splendido pezzo tra l'acustico e l'elettrico, davvero interessante. Gli ultimi due pezzi invece includono la versione demo del 2017 di "Vottovaara" e "Tie Karjalaisten Maalla", quindi decisamente più grezze e la cui assenza forse avrebbe giovato a questo disco. Alla fine 'Paluu' è un discreto biglietto da visita in grado di farci conoscere questi Vottovaara e il loro sound folk melo death. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2021)
Voto: 68

https://www.facebook.com/Vottovaaraofficial/

Karcinoma - Invictus

#PER CHI AMA: Symph/Gothic, Therion, Tristania
Mai avrei immaginato di ascoltare questo genere musicale da una band col moniker Karcinoma. Nella mia testa pensavo già a suoni putrescenti, in stile 'Reek of Putrefaction' dei Carcass e invece quando ho infilato nel lettore 'Invictus', atto secondo di questo terzetto russo, ecco trovarmi con mio sommo stupore, un sound che combina la sinfonia dei Therion con quelle band gotiche tanto in voga a fine anni '90 (penso a Tristania o Theatre of Tragedy). Francamente, non so se questo sia un pregio o un difetto, fatto sta che quello fra le mie mani è un sound all'insegna del sympho gothic che irrompe sin dalle note iniziali di "Incantamentum" e prosegue per oltre un'ora di musica, attraverso buone melodie, feroci accelerazioni, ma soprattutto un cantato operistico a cura di Yana Filippova, che già compariva nella line-up originale della band, quando nel 1998, uscì il debut 'The Night... Apogee of Madness'. Dopo ben 23 anni (con annessi 15 anni di scioglimento), l'ensemble di Yaroslav torna con questi nove pezzi, in cui la musica classica si combina al metal (musicalmente la title track è sublime). Quel che mi turba e disturba, sono invece quei vocalizzi di Yana che qui mai bilanciati dai vocioni da orco cattivo che caratterizzavano appunto Tristania o Theatre of Tragedy, rischiano di confinare i nostri nei paraggi di quelle band stile Epica o Nightwish, con un taglio a tratti più violento e forse per questo, non apprezzato dai fan di sonorità più morbide. Quindi mi viene da dire che la proposta dei Karcinoma rischia di sostare in un limbo per cui potrebbe non piacere agli amanti del gothic cosi come pure a quelli del symphonic power. Certo, in mezzo potrebbero starci i fan dei Therion, ormai abituatisi a qualsiasi cosa che sia operistica, ma al tempo stesso heavy metal. Si perchè i nostri non scherzano nelle loro accelerazioni killer, ma quella voce a tratti fatico a digerirla. Devo ammettere che ho apprezzato brani come "La Casa Sotto la Tredicesima Luna" e "Bella Tristezza Celeste" (un testo che si rifà ad un componimento incluso nel 'Canzoniere' di Francesco Petrarca e qui dedicato a Olga Preceniece), dove Yana canta addirittura in italiano e dove sono presenti (almeno nella prima delle due) inserti horror psichedelici. Il problema è semmai che i due brani stancano non poco per le loro estenuanti durate. Nella malinconica "Mama" e in "Le Passé", i nostri si giocano la carta del francese, ma il risultato finale non sembra ancora beneficiarne appieno, la proposta puzza di già sentito e alla fine il desiderio primario è quello di arrivare quanto prima a completarne l'ascolto. 'Invictus' è alla fine un disco abbastanza eterogeneo in grado di coniugare sentori classici con furibonde cavalcate ("The Grace Of Vicious Horror", forse il pezzo migliore del lotto, sicuramente il più lungo) e pezzi decisamente più placidi come la conclusica "Winter Nightfall". Un ascolto decisamente impegnativo che rischia di non soddisfare realmente tanti palati. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2021)
Voto: 63

https://soundcloud.com/user-312452131

lunedì 5 aprile 2021

Crrombid Traxorm — Anamnesis Morbi

#PER CHI AMA: Experimental Thrash/Death
A volte mi domando se le band riflettano un attimo sulla scelta del loro moniker. I russi Crrombid Traxorm a mio avviso non tanto, e questo francamente credo non aiuti nel memorizzare nome e proposta della compagine di turno. E dire che le origini dei nostri affondano addirittura nel 1990 e a quei tempi la scelta era un po' più estesa rispetto ad oggi. Comunque il duo, sebbene originario di Yaroslavl, ci propone un sound in linea con le produzioni thrash/death americane anni '80/90. I nostri con 'Anamnesis Morbi' tornano dopo un silenzio durato ben 26 anni (credo sia un record), fatto salvo una compilation di demo uscita anch'essa nel 2020. La proposta dicevo pesca da un anonimo thrash death statunitense, almeno per quel concerne l'opener "Rising Reanimation". Con "Mortalgramma" infatti le cose prendono già un'altra piega, se considerate che il cantato si muove tra il growl ed un pulito alla System of a Down, con la comparsa poi in sottofondo anche di una gentil donzella. "New Vaccine" prende altre derive, tra un prog jazz death sperimentale che evoca Cynic e Pestilence dell'era d'oro, sonorità death, ma anche avanguardistiche. Tuttavia, leggendo i titoli dei brani e confrontandoli con quelli dei primi demo del '90 e '92, mi rendo conto che le tracce qui contenute sono in realtà le stesse concepite trent'anni fa dall'allora quintetto che si formò post scioglimento dell'Unione Sovietica. Oggi quei brani sono stati riarrangiati e ri-registrati da un collettivo di musicisti che ha contribuito a restituire una nuova vita a quelle tracce, finite probabilmente fino ad oggi in soffitta in una qualche cassetta registrata in modo casalingo. E cosi ecco prender forma una proposta che pur puzzando di stantio, mette in luce caratteristiche particolari di una band che forse all'epoca sarebbe stata definita visionaria al pari dei nostrani Sadist, degli Atheist, dei Death e di altre realtà considerate all'epoca sperimentali. Date allora un ascolto alla folle (fantastico l'intro humppa) "Stomatologic Operation", che si muove a cavallo tra death, thrash, alternative e prog. "Each Physician Has His Own Graveyard" ha una ritmica tipicamente thrashettona, ma l'assolo (il primo almeno) suona davvero hard rock, mentre il secondo viaggia su binari di grande stravaganza. "Massacre of the Innocents" si sente che è assai vintage nell'animo, ma l'aggiunta della voce femminile ed una componente solistica sempre brillante, lo rendono più attuale. Curiosa la scelta dei titoli: "Damage in the 21st Chromosome" mi fa pensare ai vecchi Carcass e alla scelta di utilizzare una terminologia medica nei loro titoli. Comunque sia, il brano è divertente, soprattutto a livello di cori, ma anche per l'utilizzo di una tromba nel finale. L'esperimento di utilizzare strumenti inusuali viene ripetuto anche in "Stadiums/Dinosaurs", dove i nostri si concedono il lusso di utilizzare violino e violoncello, a rendere più moderna la loro stralunata proposta. In conclusione, 'Anamnesis Morbi' non è un album certo facile da avvicinare, però se siete curiosi e di mentalità aperta, io un pensierino lo farei. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2020)
Voto: 70

https://crrombid-traxorm.bandcamp.com/album/anamnesis-morbi

mercoledì 17 marzo 2021

Halter - Omnipresence of Rat Race [2020 Reissue]

#PER CHI AMA: Death/Doom
Quella di oggi è una release che abbiamo già recensito qui sulle pagine del Pozzo. Era il 2013 e 'Omnipresence of Rat Race' dei russi Halter usciva per la MFL Records, proponendo un sound all'insegna di un sound cupo tra un doom claustrofobico e qualche sfuriata di canonico death metal. Nel 2020 la Wroth Emitter Productions ha pensato di riesumare quel lavoro e aggiungervi ben quattro tracce anche se l'ultima, "Zone of Alienation 2020", è una rivisitazione della vecchia song contenuta nell'album originale. Per ciò che concerne invece i nuovi brani, per i vecchi vi invito invece di andarvi a rileggere la vecchia recensione, diciamo che proseguono sulla falsariga di quanto ascoltato in precedenza, sciorinando un doom persistente e dai tratti vintage soprattutto nella linea delle chitarra e in un growl decisamente soffocato. Questo quanto ascoltato in "Water Through My Fingers", visto che "Wintry Day" si pone come un incedere ipnotico, una lunga marcetta ansiogena che trova dei punti di interesse in uno splendido assolo centrale, che strizza l'occhiolino al rock settantiano, per poi tornare a quel delirante avanzare che se ascoltato a più riprese rischia di invogliare il suicidio. "Blank" in realtà sono 20 secondi di vuoto, mentre la già citata "Zone of Alienation 2020" è stata rimasterizzata in una tonalità più ribassata con il sound più pulito e attualizzato che rendono giustizia ad una song che nella sua versione primigenia forse mancava di una maggiore verve. Insomma questa Reissue è un bel modo per apprezzare il debut album del quintetto di Yaroslavl, qui con contenuti extra che portano la durata dell'album a sfiorare i 70 minuti. Ostici comunque. (Francesco Scarci)

giovedì 18 febbraio 2021

Oakmord - We Were Always Alone

#PER CHI AMA: Funeral Doom
La band di oggi è un duo tedesco-finlandese al loro debutto, con questo monicker. Si perchè gli Oakmord includono il batterista Juergen Froehling degli Absent/Minded (già incontrati più volte qui nel Pozzo), peraltro pure ex dei My Shameful, cosi come lo fu Sami Rautio, chitarra, basso e voce della band di oggi. 'We Were Always Alone' è quanto partorito dai due musicisti, un lavoro di quattro pezzi per oltre 30 minuti di tetre sonorità funeral doom. E con un background del genere cosa vi aspettavate? Non ci si stupisca quindi della criptica e deprimente melodia acustica che apre "I Pray to Unforgiving Skies", prima che il rombo di un riffone tonante irrompa nelle casse dello stereo, accompagnato da una voce al vetriolo. Giusto un paio di riff super dilatati, diciamo di un paio di minuti, e poi di nuovo un break acustico. E il gioco ondivago si ripete con un nuovo attacco distorsivo che ci riporta in un altro ipnotico e circolare giro acustico, con le voci a gracchiare in sottofondo. "Dilution of Pain" appare ancor più tormentata e malata nel suo lento incedere ma soprattutto in quel doppio cantato da incubo. Poi a prendere il sopravvento è una parte decisamente ritmata, prima di disturbanti suoni elettronici che ci catapultano nella seconda parte del brano dove le voci da orco tornano a dominare. Ancora un inizio tranquillo, quello proposto da "Deliverance", fatto di suoni lontani, corde pizzicate, landscape desolanti e voci sussurrate. Giusto un lungo e laconico antipasto dronico che ci porta nel fulcro funereo della song, cosi deprimente nella sua solitaria linea di chitarra e in quegli scarni vocalizzi in sottofondo. Insomma, se siete alla ricerca di una emotività sofferta e decadente, qui troverete quanto avete bisogno, confermato peraltro dalle note conclusive di " My Eyes Reflect Only My Death", l'ultimo bagliore di morte che si scorge nelle deprimenti note di questo 'We Were Always Alone'. Un lugubre addio affidato a cupe e sofferte parti atmosferiche che confermano le qualità di un nuovo gruppo affacciatosi nel mondo della musica del destino. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2020)
Voto: 72

https://oakmord.bandcamp.com/album/we-were-always-alone