#PER CHI AMA: Death, Mithras, Morbid Angel |
Quanta nostalgia stavo patendo nell’ultimo periodo, mi mancava la recensione di un qualche killer album, uno di quelli che dal primo all’ultimo secondo, non ti dà tregua, non ti consente di rifiatare un solo secondo, ti strazia i timpani con un riffing efferato, diretto e serrato. Ed eccomi accontentato, almeno in parte. Direttamente dalla Svezia, patria che ha dato i natali a Grave, Dismember ed Entombed, giusto per fare tre nomi a caso, ecco arrivare i Necrovation, il cui nome è certamente un programma. E signori, che album… Ebbene, non una pausa, non un attimo di quiete, ma solo l’incedere furibondo di chitarre, mai troppo pesanti a dire il vero, che, come un sasso rotolante nella sabbia, danzano al ritmo di mefistofeliche melodie. I primi nomi che mi vengono alla mente sono quelli degli inglesi Mithras e Ackercocke, ma per il pestilenziale feeling emanato, sicuramente i Morbid Angel, quelli di “Blessed are the Sick” e “Altars of Madness”, andrebbero citati al primo posto. Le song si susseguono veloci, una dopo l’altra, con delle durate che si assestano sui cinque minuti, in cui la band scandinava mette in mostra i muscoli, grazie ad una tecnica ineccepibile, ad un buon gusto per le melodie di vecchia scuola (anche gli Slayer andrebbero annoverati tra le influenze di questo lavoro omonimo) e per le cupe ed infernali ambientazioni che odorano di zolfo (“Pulse of Towering Madness” ne è un esempio), sfociando in taluni isolati casi, addirittura in territori doom. La cosa sconvolgente che rimane alla fine, è la disinvoltura con la quale i Necrovation si muovono all’interno di tutti questi ambiti, death, thrash o doom che siano, bravi, non c’è che dire. Ultima menzione a “The Transition”, sinistra traccia strumentale che vede il largo utilizzo anche di chitarre arpeggiate, una danza venduta al diavolo, in cambio delle anime dei dannati. Diabolici! (Francesco Scarci)
(Agonia Records)
Voto: 75
Voto: 75