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lunedì 23 gennaio 2023

Wesenwille - III: The Great Light Above

#PER CHI AMA: Experimental Black
Wesenwille atto terzo. È infatti la terza volta che mi trovo a dover recensire una release dei folli olandesi, divenuti nel frattempo una one-man-band a tutti gli effetti, guidati dal buon Ruben Schmidt. 'The Great Light Above' prosegue con il barbarico e dissonante sound che avevamo già avuto modo di apprezzare nei primi due lavori e, per quanto mi aspettassi un calo fisiologico del nostro mastermind, mi ritrovo invece una band in piena forma e progressione sonora. Sette le devastanti song a disposizione del polistrumentista di Utrecht, con il disco che si apre con il black tutto (di)storto di "Revelation of the Construct" in una cavalcata irrefrenabile che vede un importante uso delle melodie e momenti più atmosferici, che interrompono quello sferzare tipico dei nostri, assai simile alle raffiche del blizzard che soffia a latitudini polari. Quello che adoro di questo pezzo, che sfiora peraltro i dieci minuti, sono gli splendidi giochi di chitarra che, per quanto mi riguarda, potrebbero già sancire una elevata valutazione della release. Ma non ci accontentiamo e guardiamo oltre, con la più breve e rutilante "Transformation", brano che mette in mostra i muscoli e al contempo il cervello del musicista dei Paesi Bassi. Largo spazio alla strumentalità, ad un rifferama che somiglia più al suono dei cingoli di un carroarmato, ma che quando dà spazio alla voce graffiante di Ruben, si trasforma in un mid tempo più ragionato che sembra prendere le distanze dai maestri Deathspell Omega. Niente paura però, per quelle sonorità deviate e disarmoniche, basta pazientare la più lunga "The Legacy of Giants", con il suo fare cupo e oppressivo che ben si abbina ad un riffing sbilenco ma progressivo e che sembra percorrere i medesimi passi seguiti dagli Enslaved ai tempi di 'Monumension', in un incedere mai banale (a tratti dotato anche di una certa vena orchestrale) che sottolinea come oggi sia ancora possibile fare black metal tanto originale quanto sperimentale, senza sporcarsi troppo le mani con trovate bizzarre o l'utilizzo massivo di effettistiche varie. Il disco mi piace molto, non è certo semplice da affrontare, ma molto meglio di una passeggiata con temperature polari che di questi tempi ci allietano le giornate. "Trinity" è un pezzo mortifero sotto i quattro minuti di durata, che nasconde tutta la malignità della band nelle sue fosche e deliranti note. Quando si dice che il bello deve ancora venire, ecco piombarci addosso "Our Sole Illuminator", un disumano concentrato di post black, tracce di prog deathcore e improbabili sperimentalismi sonori (a tratti malinconici) che innalzano ulteriormente, nemmeno ce ne fosse stato bisogno, il tasso qualitativo del disco. Un interludio strumentale ("Eclipse") e ci dirigiamo verso lo spettrale finale affidato all'ispiratissima e labirintica "The Specular Gaze", degna chiusura di un album che vanta peraltro in copertina la foto di Harold Edgerton, grande innovatore tecnico nel campo fotografico e dell'ingegneria elettrotecnica al MIT, nello scorso secolo. (Francesco Scarci)

domenica 22 gennaio 2023

Bones - Vomit

#FOR FANS OF: Death/Crust
The first time introduced to this band at a live show for Autopsy headline late October of last year. They had a great set and my buddy introduced me to Usurper which a few members of this band was from. I kind of like them more but they're in a sub-genre called "crust" which I've never heard of before. They're an actual mixture of death metal/crust. They have quite the energy that's for sure! They seem to be able to keep to their death metal roots mixed with the crust sub-genre. It's excellent how they managed to create this album. It's high on the energy factor. Riffs are intense and full-throttle. Good recording as well.

These guys know how to construct some serious METAL! Their guitars are wicked, not so much in the lead department but the rhythms. They are catchy as all hell. Being former members of Usurper it seems as if that musicianship carried over to Bones. I haven't heard their older materials but I'm aware of the high ratings on some. I'm glad they're doing this gig but still if Usurper is to make a new album, I'd be keen to hear what it sounds like! I'm just totally digging the riffs. High energy mixed with some really fast drumming. I'm liking the vocals as well. They go well with the music. They've got it all down here!

I'm interested in this band's future. If they'll keep going at this pace or will they quit? I'm not sure, when I saw them live, they had enormous energy. Very impressive performance which led me to purchasing this CD. I like the sound of the guitars. They bleed through the speakers. Really good musicianship, that's for sure. I like all the songs! But I'll stay tuned to future releases hoping that they don't give up in the process. Awesome release, death metal/crust to the core! (Death8699)


(Disorder Recordings - 2022)
Score: 75

https://bones-chicago.bandcamp.com/album/vomit

Darkane - Inhuman Spirits

#FOR FANS OF: Death/Thrash
I've only heard a few Darkane albums I own 'Rusted Angel' and man is that one a gem. It's revisiting them now which the music is still solid but the vocals I'd say were better early on. The riffs on this one are dynamite! A lot of creativity and catchiness. I wouldn't change anything about them! Just the vocals shift to guttural which goes well with the riffs. An excellent effort on here. They blasted through 2022 on this but it took a while for this one maybe 6-7 years without anything new. But this one just smokes. These guys have a load of talent and this one is about 45 minutes or so in duration.

The lead guitar work was amazing. And the rhythms are highly technical. They are a mix of melodic death metal with thrash. It works out pretty well on here. The riffs are fresh and intriguing. They do well in the songwriting portion and I'm much into the lyrical concepts.

Sounds like the guitars are tuned low maybe to B or C. This album needs to flourish more. Basically, that they need more of an audience. It might be because they were silent for some time but are back in full roar! Nothing really negative about this release.

I think that the production quality was well done. Just the sound quality overall was top notch. It isn't an overly fast album, though the tempos are varying but not exponentially. I like how they switched from a raspy vocal output to guttural sounding voice. It was a good turnaround in that respect. It's not too much of a metalcore switch but it does seem like that. What a great album all the way through. I didn't want it to end really! All the instruments are top notch and tight. These guys need more releases in the future. Keep melodic death and thrash from going extinct! I'm glad I found this when I did! It's worth a listen! (Death8699)


(Massacre Records - 2022)
Score: 80

http://www.darkane.com/

Mephistopheles - Modern Instinct’s Purity

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death Atmosferico
La bio presenta questa band tedesca come symphonic black-death-thrash. Eccezion fatta per un paio di riff, eliminerei subito l’etichetta thrash metal e parlerei piuttosto di black in stile Emperor (non quelli degli esordi) con un impatto death dato soprattutto dai suoni di batteria e dalla produzione in generale. I Mephistopheles risultano forse un po’ troppo influenzati dalla band di Ihsahn e soci: ne ricalcano infatti le tipiche dissonanze delle chitarre e non riescono, a mio avviso, a sviluppare un riffing personale, rimandando la mente ai già citati norvegesi anche per quel che concerne gli assoli e gli stacchi di tastiera. Quest’ultima tende infatti ad accompagnare in maniera non troppo elaborata gli altri strumenti, limitandosi a brevi interventi non noiosi, ma nemmeno troppo efficaci; non sono comunque presenti, in questo terzo disco dei Mephistopheles, le abbondanti atmosfere maestose caratterizzanti l’Emperor-sound. A mio avviso, i chitarristi ed il bassista (tecnicamente molto capaci) non sono supportati da un lavoro parimenti complesso della batteria (triggerata), le cui ritmiche mediamente sostenute sono un poco ripetitive e mai veramente assassine. La registrazione è molto pulita e forse per questo, 'Modern Instinct’s Purity' pecca un po’ in fatto di potenza, anche se credo che l’unica vera mancanza di questo album vada ricercata nella personalità poco spiccata del six–piece teutonico. Chiude il dischetto una cd-rom track contenente un live video di un pezzo ripreso al Gothic Treffen di Lipsia.

Boogie Belgique - Machine

#PER CHI AMA: Electro/Jazz
La band belga si gioca la carta del sesto album in maniera vincente, non cambia i registri del proprio stile, anzi li esalta e mette a fuoco. Dinanzi ad una concezione sonora ricercata e propensa ad interagire con le idee di artisti del calibro di Bonobo e Wax Taylor, i Boogie Belgique si destreggiano in bella maniera tra trip hop, new jazz, lounge music, elettronica e pop. Musica dai ritmi pulsanti che a volte emulano la dance music da club con innesti funk, ma con melodie studiate e mai pesanti, in modo da far apparire sempre, l'insieme musicale del disco, assai leggero, accessibile, sofisticato ed intelligente. I fiati fanno la differenza stilistica, per un disco concepito nel ricordo musicale degli anni '30, quei rigogliosi anni prima della guerra, un sound che infondeva serenità e ottimismo per il futuro, un amarcord, che in quest'opera, nasconde però, una velata malinconia nel suo essere costantemente orecchiabile e ricercato, con numerosi innesti di campionature datate e un'atmosfera vintage, che veramente ci rimandano in quegli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale. Fondamentale per capire il senso di questo album è guardare il video di "Mercury" (in puro stile "Metropolis"), che a mio parere è l'apice compositivo di questo valido lavoro, dove assaporare l'estetica intelligente che la band belga dona, anche attraverso semplici immagini d'epoca, alla sua musica dal taglio lounge, senza disdegnare una visione riflessiva ed odierna, sul degrado urbano, la caduta della società e il disagio sociale. Risulta normale, quindi, che al sottoscritto, brani come la già citata "Mercury", "Fly" e la morbida "How Deep is the Ocean", dal tocco così etereo ed astratto, pur restando in tema jazz e new jazz, facciano immenso piacere, perchè emulano certe evoluzioni del miglior acid jazz di nicchia, degli anni '90. Per concludere, posso dire che non ho alcun dubbio ad affermare, che il progetto nato una decina d'anni or sono, dalla mente di Oswald Cromheecke, con l'aiuto dei collaboratori di oggi, Emily Van Overstraeten, Cedric Van Overstraeten, Aiko Devriendt, Ambroos De Schepper e Martijn Van Den Broek, sia la sua realizzazione discografica migliore. 'Machine' è un gioiellino pop,con una splendida ed evocativa grafica di copertina, tutto da ascoltare, ballare e poi magari riflettere su quello che oggi ci circonda. A mio avviso un album, più introspettivo ed ipnotico e profondo, del loro più famoso album 'Volta'. (Bob Stoner)

(Music Mania Records - 2022)
Voto: 75

https://boogiebelgique.bandcamp.com/album/machine-2 

domenica 15 gennaio 2023

Necropolissebeht - TTCCCLXXX

#PER CHI AMA: Black/Death/Drone
Ho come la sensazione che i Necropolissebeht non vinceranno il premio come moniker più facilmente memorizzabile al mondo. Se a questo poi aggiungiamo un titolo di questo lavoro pressochè impronunciabile, 'TTCCCLXXX', il corto circuito è completato. Il progetto di oggi è teutonico-canadese e vede tre musicisti (membri di altre mille band tra cui Blasphemy, Death Worship, Nuclearhammer e Hadopelagyal) adoperarsi in venti minuti di sonorità inique. Questo almeno quanto emerge dal putrescente marasma sonoro di "Desecratedivine" che ci fa sprofondare in un maelstrom da cui sarà impossibile far ritorno. Una morsa disumana di suoni entropici, tra black, death, noise e doom viscerale riuniti in una poltiglia sonora che vede pochi precedenti. Fumi infernali, vortici ritmici e sofferenza a profusione vi investiranno e risucchieranno nel corso dell'ascolto di quello che è a tutti gli effetti l'EP di debutto del mefitico trio. "Scepter of Pharmakeia" è una scheggia di due minuti di amene sonorità e stridule vocals demoniache, come se l'armata delle tenebre fosse pronta ad invadere il mondo e questa fosse la colonna sonora dell'evento. Gli ultimi due brani, "Colossi of Memnon" e "Θῆβαι", insieme costituiscono oltre tredici minuti dell'EP: suoni infausti e crudeli, nella prima, avranno il pregio di annichilirci le orecchie con i loro saliscendi ritmici che vedranno anche frangenti doomish nella loro evoluzione ritmica. La seconda invece è una noiosissima traccia dronica che potrebbe essere la colonna sonora atta a rappresentare la desolazione di un mondo apocalittico. Semplicemente infernali. (Francesco Scarci)

(Vault of Dried Bones - 2022)
Voto: 64

https://necropolissebeht.bandcamp.com/album/ttccclxxx

Hexenaltar - Bestial Damnation

#PER CHI AMA: Black/Death/Thrash
Dalla Polonia con furore, questa volta è proprio il caso di ribadirlo. Quello di oggi degli Hexenaltar è il secondo EP del 2022 intitolato 'Bestial Damnation' (il precedente è stato 'Tormented Possession', a cui è seguito peraltro anche uno split in compagnia dei Bastard Christ e dei Warfare Noise). Tre pezzi più intro per dieci minuti appena di musica che si aprono con le note organistiche dell'opener. Poi è un death thrash senza troppi fronzoli quello di "Altar of the Witches", per tre minuti e mezzo all'insegna di un furore primigenio da parte del quartetto di Varsavia. Il sound è oscuro, rutilante, malvagio e si protrarrà, con lo stesso mood, anche nella successiva "Desecration", brano schiacciassassi che non ha molto da offrire in fatto di originalità. Questa la pecca essenziale di un album che non ha molto da chiedere e nemmeno da dare. Solo un riffing ribassato, un vocione da orco cattivo, una ritmica a dir poco lineare e soprattutto, zero assoli. Si chiude con "Morturay Sacrifice", un pezzo che potrebbe rievocare i Bathory degli esordi, ma anche i Venom, per un tuffo nel passato di quasi 40 anni. Vetusti. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2022)
Voto: 60

Madness at Home - Shoelace

#PER CHI AMA: Grunge/Hardcore
L'ascolto di 'Shoelace' dei nostrani Madness at Home, è stato per me un salto indietro nel tempo di oltre trent'anni: tra influenze legate ai primi Nirvana e in generale al sound ruvido e sporco del grunge, sin dall'iniziale "Blue Dye Suicide" capisco come la band romana, nata nel 2019, sia stata abile nel rileggere le dottrine che affondano le proprie radici nell'hardcore. Dicevo dell'opener "Blue Dye Suicide" che mi ha evocato inequivocabilmente 'Bleach' della band di Kurt Kobain e soci. Andando avanti nell'ascolto del disco vengono poi fuori tutte le influenze del terzetto della capitale: nel singolo apripista "Waste", caustico, oscuro e incisivo quanto basta, ecco lo spettro dei Jesus Lizard, mentre nella successiva "Wet Room", emergono influssi punk/hardcore che puntano il dito verso l'ondata British di fine anni '70, sporcata comunque da un alone noise che rende il tutto decisamente interessante. "Bench" picchia che è un piacere, tra l'asprezza del grunge più ribelle, parti più atmosferiche, altre più hard rock oriented ed infine, una voce che si confermerà, dall'inizio alla fine dell'album, davvero convincente. Devo ammettere che quella dei Madness at Home è stata una piacevole sorpresa, per quanto io abbia abbandonato queste sonorità da un paio di decenni almeno. I nostri però sanno il fatto loro e, cogliendo anche qualche spunto dalla famiglia Tool/A Perfect Circle, si confermano bravi e capaci nell'accompagnarci nella loro personale rilettura di un viaggio per lo più sporco ed abrasivo ("Grillo"), ma che a tratti saprà essere anche psichedelico e decisamente malinconico ("Cathartic Fabric" e "Pater, Mate"). Laceranti. (Francesco Scarci)

(Overdub Recordings - 2022)
Voto: 72

Michel Fernández Quartet – Global Warming

#PER CHI AMA: Jazz
Michel Fernández è una sorta di leggenda in ambito jazz, avendo suonato con personaggi del calibro di John Tchicai, pioniere del free jazz e compagno di John Coltrane, ed esser stato parte integrante del movimento della "New Thing" con la Sun Ra Arkestra e ancora aver suonato con Fela Kuti nella riscoperta della corrente Afro beat, quindi potremmo definirlo insegnante e poeta. Un musicista aperto, che in collaborazione con il poeta Thierry Renard, ha ripreso la forma delle letture e delle performance jazz iniziate dalla beat generation, un sassofonista che ama la libera espressione prima della tecnica, un musicista dotato di sensibilità che ha sperimentato molto nella sua carriera, dal post Be bop alle esotiche spiagge di Pharoah Sanders, dal classico Coltrane e il jazz contemporaneo all'ipnotica musica tradizionale Gnawa o arabo andalusa e Chick Corea. Questo è il motivo per cui la critica specializzata, considera l'artista francese di origine andalusa, un musicista jazz di rottura, ovvero, non inquadrato nel classico ma sempre rivolto all'innovazione intesa come sperimentazione e contaminazione continua. Infatti il suo nuovo lavoro si fregia di questa filosofia e sconfina tra le molteplici strade musicali percorse dal sassofonista transalpino e brano dopo brano si snodano tutte le sue passioni, trascinate da partiture di sax intricate e frizzanti, a volte vicino all'avanguardia e viziate dalla sperimentazione e dall'improvvisazione, a volte più classiche e stravaganti, ipnotiche e rarefatte o dal velato tocco caraibico. Sostenuto da una manciata di musicisti con i fiocchi ed una produzione che fa risaltare il gran lavoro compositivo e la qualità d'esecuzione, 'Global Warming' scivola che è un piacere, con un mood coinvolgente per chi si ferma al primo ascolto, ed un infinito da scoprire se si vuole approfondire l'ascolto (magari in cuffia) ove sentire il soffio vivo sul sax, il rumore delle dita sulle corde del contrabbasso e tutto il calore che la vissuta musica di Michel Fernández riesce ad emanare, sminuendo, metaforicamente parlando, almeno temporaneamente, l'allarmistico titolo dell'album. Un lavoro vivo, pieno di colori e fortemente consigliato a chi vuole immergersi nel sound di quest'artista innamorato del nuovo, ma in costante fermento. Avrete l'idea di averlo già sentito, ma con una veste così brillante e rinnovata, che al primo ascolto, vi innamorerete all'istante del suono di questo disco. Ascolto consigliato. (Bob Stoner)

(Ateepik Music/Dreamophone - Socadisc - 2022)
Voto: 75

https://www.michel-fernandez-quartet.com/