#PER CHI AMA: Grunge/Hardcore |
L'ascolto di 'Shoelace' dei nostrani Madness at Home, è stato per me un salto indietro nel tempo di oltre trent'anni: tra influenze legate ai primi Nirvana e in generale al sound ruvido e sporco del grunge, sin dall'iniziale "Blue Dye Suicide" capisco come la band romana, nata nel 2019, sia stata abile nel rileggere le dottrine che affondano le proprie radici nell'hardcore. Dicevo dell'opener "Blue Dye Suicide" che mi ha evocato inequivocabilmente 'Bleach' della band di Kurt Kobain e soci. Andando avanti nell'ascolto del disco vengono poi fuori tutte le influenze del terzetto della capitale: nel singolo apripista "Waste", caustico, oscuro e incisivo quanto basta, ecco lo spettro dei Jesus Lizard, mentre nella successiva "Wet Room", emergono influssi punk/hardcore che puntano il dito verso l'ondata British di fine anni '70, sporcata comunque da un alone noise che rende il tutto decisamente interessante. "Bench" picchia che è un piacere, tra l'asprezza del grunge più ribelle, parti più atmosferiche, altre più hard rock oriented ed infine, una voce che si confermerà, dall'inizio alla fine dell'album, davvero convincente. Devo ammettere che quella dei Madness at Home è stata una piacevole sorpresa, per quanto io abbia abbandonato queste sonorità da un paio di decenni almeno. I nostri però sanno il fatto loro e, cogliendo anche qualche spunto dalla famiglia Tool/A Perfect Circle, si confermano bravi e capaci nell'accompagnarci nella loro personale rilettura di un viaggio per lo più sporco ed abrasivo ("Grillo"), ma che a tratti saprà essere anche psichedelico e decisamente malinconico ("Cathartic Fabric" e "Pater, Mate"). Laceranti. (Francesco Scarci)
(Overdub Recordings - 2022)
Voto: 72
Voto: 72