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domenica 7 febbraio 2021

Ferriterium - Calvaire

#PER CHI AMA: Epic Black, Windir
Già recensiti all'interno del Pozzo un paio di anni fa in occasione del loro 'Le Dernier Livre', torna la one-man-band di Mr Raido (membro anche di Malevolentia, Heimsgard e Karne) per il terzo capitolo della sua saga, intitolato 'Calvaire'. Sempre forte del supporto della Epictural Productions, Raido ci spara in faccia, attraverso le quattro tracce qui contenute, un sound traboccante furia e malvagità cosi come era accaduto in passato, pur mantenendo intatto quel forte richiamo all'epiche sonorità dei Windir. "L'Apostasie" si presenta cosi come un black tiratissimo che vede sporadici rallentamenti, incursioni atmosferiche, urla laceranti, il tutto permeato da vena epica che induce a furibonde grida di battaglia. La tespesta infuria per tutti gli undici minuti dell'opener con le chitarre che galoppano sparate alla velocità della luce, per non parlare di una batteria, a cura di Thyr degli Iron Flesh, che sostiene egregiamente un impianto ritmico sostenuto anche dal basso di Lethal, compagno di Reido sia nei Karne che nei Malevolentia. L'effetto comunque della traccia è davvero letale per quanto l'esasperazione rabbiosa legata alla velocità sia minimizzata da una esuberante dose di malinconiche melodie. Il risultato complessivo è davvero buono e mi fa ben sperare per le successive tracce. E "La Proie du Cloître" esibisce subito una linea di chitarra ululante di grande effetto con il drumming sferragliato con eleganza e potenza. In questo turbinio sonoro, simile ad un enorme maelstrom pronto ad inghiottirsi ogni cosa, viene fuori l'eroico riffing malefico di Reido, accompagnato dal suo demoniaco canto. La song trova un break verso il quinto minuto prima di incanalarsi verso un dirompente finale che vi tirerà finalmente dentro quel gorgo infernale. L'inizio di "L'Opéra de Géhenne" appare più pacato ma funge da classica quiete prima della tempesta. Cosi è, visto che la buriana si scatena da li a pochi secondi con uno scroscio ritmico terrificante che troverà pace in un loop ritmico tra il terzo e il quinto minuto, prima di altri devastanti cinque giri di orologio in cui non troverete pace, se non in un paio di break atmosferici che interrompono il meraviglioso ed urticante pattern infernale creato dall'eccelso lavoro alla sei corde di Raido. A chiudere 'Calvaire' ecco "L'Apogée du Martyr", il pezzo più lungo (quasi dodici minuti) del disco, a tratti anche quello meno accessibile, forse per un maggior legame con la tradizione classica black metal. Ma come diceva Totò, sono quisquilie, bazzecole, pinzellacchere perchè 'Calvaire' alla fine è un esempio monumentale di come si possa fare black metal oggi ad alti livelli. (Francesco Scarci)

(Epictural Productions - 2021)
Voto: 80

https://ferriterium.bandcamp.com/album/calvaire

lunedì 1 febbraio 2021

Blighted Eye - Wretched

#PER CHI AMA: Prog Death, primi Opeth
Quando penso a Seattle mi vengono in mente immediatamente due cose: la prima è lo Space Needle, quella torre a forma di ago con terrazza rotante. La seconda beh, semplice, qui sono nati Pearl Jam e Soundgarden e il movimento grunge, mica male no? Bene, i Blighted Eye arrivano da questa stessa città, proponendo però un sound decisamente più cattivo ed elaborato, una sorta di death progressive a tratti melodico, a tratti davvero incazzato. Se dovessi azzardare un paragone penserei ai primi Opeth miscelati con gli Enslaved più progressivi e con gli Slumber, ovviamente non con la stessa classe delle prime due band scandinave. La strada intrapresa dai nostri però, per quanto irta di ostacoli, potrebbe essere davvero interessante. 'Wretched' è un EP di quattro pezzi che quando necessita di affondare il piede sull'acceleratore, come nell'opener "Contempt", lo fa senza alcun scrupolo. Allo stesso tempo, se c'è da andare giù di fino, i nostri non si tirano indietro e sciorinano un'efficace linea melodica cosi come pure un brillante assolo per poi lanciarsi in un robusto riffing conclusivo, che chiude il sipario con un arpeggio che ci porta a "Respite". Inizio ancora di scuola Opeth, con quei classici giri di chitarra che hanno reso famosa la band svedese ed un cantato che evoca inequivocabilmente quello del buon Mikael Akerfeld. Il brano si conferma possente, prima di un altro spettacolare giro di chitarra che si prende la scena con gusto e perizia tecnica, mentre il frontman Kyle Chapman esibisce la sua ottima ugola, con il sound che va incupendosi man mano si avvicina alla conclusione, con in più anche un tocco malinconico sul finale. Vorticoso l'inizio di "Relent", song furiosa e dirompente quanto basta fino a che la band tira improvvisamente il freno a mano, prima elevando un enorme muro di chitarre, poi dando un'altra rapida sfuriata ed infine assestando un ottimo arpeggio interlocutorio. Col finale si torna a correre sui binari di un death melodico ma sempre assai tagliente. L'ultimo pezzo è affidato alla title track che è peraltro la song più lunga del disco, con oltre sette minuti e mezzo di durata. L'inizio è ritmato, dai tratti compassati quasi doomish e un bell'urlaccio con growl persistente in sottofondo. Il pezzo è delicato, mostrando ancora parti atmosferiche prima di sferzate ritmiche ben assestate. Ma la melodia è sempre in sottofondo a mitigare l'irruenza dei nostri che con accelerazioni improvvise, ganci dritti in volto e sciabolate alla sei corde, rischierebbero invece di metterci KO assai velocemente. Il brano invece dosa con equilibrio violenza black/death con ottime ed oscure linee melodiche, che confermano l'irrompere nella scena estrema, di una nuova brillante creatura. (Francesco Scarci)

sabato 30 gennaio 2021

Bogwolf - A Sermon Unto Wolves

#PER CHI AMA: Symph Black/Death
Con una copertina che richiama inequivocabilmente la storia di Romolo e Remo e la lupa, si presentano a noi con questo demo di debutto intitolato 'A Sermon Unto Wolves', gli americani Bogwolf. Giusto tre brani per farci capire un po' di una proposta musicale di cui presto vorrei ascoltare qualcosa di più lungo e strutturato. Si perchè la release del trio originario di Raleigh contiene solamente due brani più una diabolica intro tastieristica, "The Culling". Poi esplode l'inferno, con un black death dalle tinte sinfoniche che deflagra con maestose melodie nelle casse del nostro lettore. È infatti la potente e melodica title track a consegnarci il bigliettino da visita della compagine statunitense, tra suoni bombastici ma violenti, screaming vocals, parti ritmate e altre decisamente più tirate. L'elemento portante della band? Senza ombra di dubbio la tastiera, cosi strategica nel suo saper dosare parti atmosferiche e mitigare quelle più tirate, dove la batteria viene sparata a tutta velocità a scardinare i nostri timpani. Terza traccia affidata a "God Damned American", più deathcore oriented rispetto alla precedente ma con una dose sinfonica sempre ben presente nella sua matrice musicale. Non ci rimane che attendere un debutto più corpulento che ci consegni un minutaggio più elevato per apprezzare le indubbie doti del velenoso terzetto della North Carolina. (Francesco Scarci)

venerdì 29 gennaio 2021

Черные Сердца (Black Heart) - Anthology

#PER CHI AMA: Pagan Metal
L'etichetta russa Wings of Destruction presenta orgogliosamente questa ristampa nell'intento di rispolverare le origini del metal di casa. I Черные Сердца (Black Heart per chi non mastica il cirillico) sono una band di Velikie Luki, città situata nella Russia occidentale, nota per gli scontri tra le armate russe e tedesche nella Seconda Guerra Mondiale, ed effettivamente, quell'indole guerriera si nota nel pregevole artwork di copertina, cosi come nel notevole impegno di cercare di fare musica metal, utilizzando nel canto la propria lingua madre. L'album, intitolato 'Anthology', include tutte le realizzazioni del gruppo, ovvero i due album realizzati nel 2004 uniti ad un demo del 2003. Dalla prima traccia alla quinta si possono sentire i brani del full length 'Hyperborea', dalla sesta alla decima il disco 'In Fire', mentre dall'undicesima alla diciassettesima traccia, ecco il demo del 2003. La cosa strana di quest'uscita è che non è stata fatta nessuna opera per ripulire o aumentare la qualità audio delle tracce, presumo ritenendo giusto ripresentarle nella loro forma originale, quando invece avrebbero necessitato di un restyling per acquisire nuova linfa vitale, visto il basso profilo in termini di qualità sonora, tutte falcidiate da una registrazione che supera di pochi punti la qualità di un demo amatoriale registrato in cassetta alla fine degli anni '80. Da salvare c'è la grande volontà di espressione dei nostri che vogliono emulare le gesta eroiche di band gloriose del metal internazionale ma il risultato è alquanto altalenante tra buone idee rovinate da una produzione inesistente (la batteria sembra un giocattolo cosi come le distorsioni delle chitarre) e da un'esecuzione dei brani che a volte inciampa vistosamente, soprattutto negli arrangiamenti che rischiano di naufragare in un mare di banalità. Non tutto però è da buttare, e ripeto, se non fosse per il suono decisamente scarno e low-fi, direi che evitando 'Hyperborea', si nota una miglioria nei brani di 'In Fire', che a mio parere, con la dovuta produzione sarebbero anche gustosi e più agguerriti, con una miglior interpretazione vocale nello screaming, meno nel cantato pulito che ricorda certi prodotti nipponici da film anime. Comunque, la vena pagan metal e la ricerca di epicità si sentono tutte e sarebbe stato anche interessante se emancipata in un sound più maturo e aggressivo. Il demo del 2003 non aggiunge niente di nuovo se non dimostrare che i due full length registrati l'anno successivo, siano stati concepiti in modo maldestro a livello sonoro, tagliando definitivamente le ali alla band, pur confermando che alcune idee di composizione potevano essere assai interessanti. Anche la presenza della classica voce femminile poteva essere una buona idea ma, sentita in questo contesto alquanto scadente, non la si può apprezzare al meglio, essendo drammaticamente più vicina ad una specie di folk rock rurale che al metal. 'Anthology' è un'uscita di carattere storico che appassionerà pochi intimi curiosi, io l'ho appezzata nel suo contesto, pur conoscendo poco la genesi della band, l'atmosfera in cui nacquero i loro lavori e quanto pionieristica fosse stata la loro musica in patria a quei tempi, ma devo riconoscerne i monumentali limiti musicali e stilistici, sicuramente fuori luogo e fuori tempo massimo per i tempi e suoni odierni. (Bob Stoner)

(Wings of Destruction - 2003/2004 - 2020)
Voto: 50

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/anthology

giovedì 28 gennaio 2021

Mindwork - Cortex

#PER CHI AMA: Techno Prog Death, Cynic
Dei cechi Mindwork se ne erano perse le tracce dal 2012, quando uscì l'ultimo 'Eterea'. Io addirittura mi fermai all'album precedente, Into the Swirl', azzardando qualche confronto con mostri sacri tipo Cynic o Death. In questo primo scorcio dell'anno, ecco che i quattro ragazzotti ormai cresciuti di Praga, tornano con un EP, giusto per ricordare al mondo che sono vivi e vegeti, e anche abbastanza in forma. 'Cortex' contiene tre pezzi più una breve intro cibernetica che ci accompagna nello psicotico mondo di "Depersonalized". La band non si è dimenticata per niente come si suona nonostante una lontananza prolungata dalle scene. Si riparte quindi da quel suono monumentale che avevo amato 12 anni fa, fatto di tecnicismi strumentali, sprazzi di grande melodia, saliscendi ritmici, assoli da paura (a proposito qui c'è Bobby Koelble che ha militato nei Death ai tempi di 'Symbolic') che accostano la proposta del combo ceco agli Orphaned Land di 'Mabool', soprattutto per alcuni arabeschi e per l'utilizzo della voce pulita. Poi il techno death della band è quasi epico, magnetico ed intenso, con una cascata di riff davvero gustosi che mettono in luce ancora la tecnica sopraffina dei nostri che dilaga nella ancor più strepitosa "Last Lie Told", dove s'intersecano voci, chitarre e melodie, senza contare cambi di tempo da urlo, parti acustiche ed un gusto estetico che va a braccetto con quello dei Cynic. Goduria per le mie orecchie anche quando scatta l'ululato della chitarra di Jiří Rambousek nell'assolo conclusivo che mi ha fatto pensare persino a "Hangar 18" dei Megadeth. Ultimo pezzo a disposizione, e già scende la lacrimuccia, con "Grinding the Edges" e qui le influenze di Paul Masvidal e soci si fanno anche più forti, con un finale da grido corredato da un paio di assoli fenomenali che mi fanno pregustare ad un fantastico come back discografico sulla lunga distanza. Attendo con ansia. (Francesco Scarci)

Taumel - There is no Time to Run Away From Here

#PER CHI AMA: Dark/Ambient/Jazz
Jakob Diehl è un compositore freelance di musica per teatro e cinema, conosciuto anche come attore nel cast della nota serie televisiva 'Dark' e altri film ancora, mentre il suo compagno di viaggio musicale, Sven Pollkötter, è un affermato batterista e percussionista di stampo neoclassico, compositore e autore di vari progetti che si spostano dall'improvvisazione, al folk, dal jazz al metal fino al prog (Assignment, Alternative Allstars, Clause Grabke). Da questa unione nasce il progetto strumentale, Taumel, soluzione sonora sofisticata che usa le trame del jazz avvicinandole alle cadenze rallentate del doom, per far nascere un ambiente sonoro che potremmo senza difficoltà etichettare come dark jazz. Le composizioni di questo 'There is no Time to Run Away From Here' si avvalgono anche di chitarra, piano, rhodes e filicorno (a grandi linee una specie di tromba della famiglia degli ottoni) facendo notare grosse affinità di forma ed effetto filmico alla The Mount Fuji Doomjazz Corporation e dimostrando di poter competere con i mostri sacri del genere, anche se ad un ascolto più attento, oserei dire che i Taumel abbiano un approccio quasi più romantico del genere noir, più sentimentale, ipnotico e meno horror dei colleghi olandesi. "There is" apre le danze con una chiara matrice jazz, che va sfumando in un inaspettato corto circuito noise che introduce la drammatica vena di "No Time", impreziosita da tanta effettistica d'origine elettronica in sottofondo ed un bel gioco di riverbero che ne amplifica lo stato d'animo cupo. La lunga "To Run" è una marcia funebre che si alimenta di sonorità care al post punk più oscuro degli esordi, ed è forse il brano più teso e lugubre del lotto. Comunque, per tutti i pezzi che compongono il disco, ci si immerge in un'atmosfera notturna, piovosa, dove l'ingresso del filicorno, ad esempio in "Away", fa soffrire l'ascoltatore in una maniera morbosa, per una canzone che sfrutta tutta la potenza della visione al rallentatore, come in una scena di un film visionario in slow motion. Il brano è notevole, si eleva nel suo avanzare lento, con un senso di immobilità che per più di otto minuti riesce a rallentare il battito cardiaco, ponendosi statuario, ma allo stesso tempo esponendo un sound caldo ed intenso, come del resto, lo si nota lungo tutta la durata dell'album. Impossibile non notare la peculiare e maniacale ricerca del suono perfetto in una produzione che cura tutti i minimi particolari, dalle sonorità più profonde della batteria ai riverberi ed echi che circondano le melodie, per farle entrare in comunione con i colori della notte. Il piano di "From Here" mi ricorda una moderna interpretazione del più celebre "Clair de Lune", ma solo abbozzata, come se qualcosa di inconsueto e maligno, l'avesse interrotta maldestramente, chiudendo un disco che aspira nel suo profondo al suono dell'infinito. Ottimo debutto, album da non perdere. (Bob Stoner)

Asphyx - Necroceros

#FOR FANS OF: Death Doom
I thought this a great follow-up release, if not better than 'Impending Death'! It has a lot of variability to it let alone aggression. The riffs are definitely better and it seems like the band is getting better with each follow-up. I think that they have a lot to offer the death/doom community. I've found this release to be a quite adaptive and addictive release meshing death and doom together. I enjoyed every track, especially the title-track. Yes, in some respects it's can be up in tempos, others a little slowed down. But they've mixed both genres together. I've found that the quality in the sound is what made this album truly remarkable.

I have nothing bad to say about this release. The fact that there weren't many (if at all) many leads made it an album of sheer rhythms that are catchy and utmost noteworthy. The vocals are good, too! They mix well with the guitars. The drums are also a boon to this release. I'd have to say all the musicians on here put a helluv a lot of effort in the songwriting and it really shows when you listen to this release. I had initial doubts when I first heard about the new release because I didn't much care for 'Impending Death'. I'm glad that I took a listen here on Spotify and I was perplexed! I had to order the CD thereafter.

The guitar riffs are nothing but invigorating. They're catchy, fast, slow, moderate, you name it! I though that is what caught me the most. And the vocals, alongside the guitar, made it a true gem in all respects. There's nothing dull or boring on this album. It's a milestone at that. The band really made some remarkable death/doom metal combined. I had no doubt in rating this! If you're skeptical, just listen to it first and see what I'm talking about! You won't be disappointed. If you are, allow me to eat my words. I think I'm right in saying that this is a gem. Pretty darn well certain about it. No song on here lags.

Check this out on Spotify like I did and you'll get a taste of what I'm talking about. Beginning the new year right in light of tragedy that was inflicted upon the metal community (loss of Alexi Laiho). This would in my view show the metal world how death/doom is to sound like! I don't think that this album is (yet) on YouTube. But I have it on Spotify and pretty soon on CD. I would urge you to get a physical copy because it not only supports music, it shows the band that you enjoy what they're putting out. And if they know this, then they're most likely going to continue to make awesome music! (Death8699)


(Century Media - 2021)
Score: 80

https://www.facebook.com/officialasphyx/

The Pit Tips - Top Picks 2020

Francesco Scarci

Enslaved - Utgard
Helioss - Devenir Le Soleil
Gernotshagen - Ode Naturae
Borgne - Y
Hell:On - Scythian Stamm

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Bob Stoner

Paradise Lost - Obsidian
Oranssi Pazuzu - Mestarin Kynsy
Less Win - Given Light
Le Grand Sbam - Furvent
Crippled Black Phoenix - Ellengaest

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Death8699

Benediction - Scriptures
Dark Tranquillity - Moment
Plague Years - Circle of Darkness
Skeletal Remains - The Entombment of Chaos
Sodom - Genesis XIX

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Alain González Artola

Havukruunu - Uinuos Syömein Sota
Belore - Journey Through Mountains and Valleys
Darkenhöld - Arcanes & Sortilèges
Slytherin - A Tale We'll Tell of What Hath Been​.​.​.
Mooncitadel - Night's Scarlet Symphonies

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Shadowsofthesun

Emma Ruth Rundle & Thou: May Our Chambers Be Full
Deftones: Ohms
Ulcerate: Stare Into Death and Be Still
Ulver: Flowers Of Evil
Postvorta: Porrima

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Michele Montanari

Lowrider – Refractions
Stone Temple Pilots – Perdida
Katatonia – City Burials
Lamb of God – Lamb of God
Marilyn Manson – We Are Chaos

lunedì 25 gennaio 2021

Scholasticism - Sun In The Palm

#PER CHI AMA: Thrash Metal, Over Kill, Exodus
Continua l'esplorazione della scena russa thrash metal questa volta con i Scholasticism (Схоластика) e il gioco si fa ancora più duro visto che tutto di quest'album è scritto in cirillico, anche il titolo dell'album, 'Солнце На Ладони' (Sun in the Palm), il secondo per la band di Bryansk. Fortunatamente il sito bandcamp della band è venuto in mio aiuto per le traduzioni, ma preferisco lasciarvi i titoli in lingua originale, lo trovo più esotico. Il genere l'ho già anticipato, un thrash metal che ci porta direttamente nella Bay Area californiana, laddove negli anni '80 ebbe origine il tutto. E proprio da quei suoni ormai vintage, ma per il sottoscritto sempre attuali, ecco che il terzetto russo sciorina uno dietro l'altro pezzi che evocano nomi storici del genere, e penso in primis agli Exodus, anche se non mancano riferimenti ai primissimi Metallica, e guardando anche all'altra costa, l'East Coast, penso a nomi del calibro di Over Kill (quel basso di "Камозин в небе!!!" mi fa venire in mente le pulsioni magnetiche di D.D. Verni) e Anthrax. I pezzi di questo secondo lavoro dei Схоластика sono tutte schegge non troppo impazzite a dire il vero, in cui ad emergere è sicuramente il basso di Vladimir Ruchkin che si prende la scena assai spesso, soprattutto nella contorta e psicotica "Драть", un brano interessante ma di certo di non facile lettura, complice una eccessiva ricerca di arzigogolati giri di chitarra. Come spesso accade poi, non amo particolarmente il cantato in lingua russa (che restringe a mio avviso il target a cui destinare la proposta lirica) e nemmeno la performance del vocalist, troppo scolastico nel suo stile. Una song che ho particolarmente apprezzato è "Берег, которого нет", dritta, precisa, breve, efficace e con un bell'assolo da urlo. Gli altri pezzi si muovono poi tutti su questa riga, con questo thrash old school venato di influenze heavy ma anche di un certo punk/hardcore. Lo testimonia la scelta di proporre la cover di "Against" dei Sepultura, un disco che in fatto di contaminazioni hardcore, ne sa qualcosa. Alla fine 'Солнце На Ладони' è un disco forse esclusivamente adatto ad un pubblico di lingua russa o che per lo meno, ne capisce qualcosa. Gli altri si affidino alle schitarrate anni '80 dei maestri statunitensi. (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction - 2016)
Voto: 62

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/--4