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mercoledì 23 settembre 2020

Dust Bolt - Trapped In Chaos

http://www.secret-face.com/
#PER CHI AMA: Speed/Thrash, Destruction
The one thing I like about this band (among many other things) is the fact that they have their own unique sound to them. And vibe. This album isn't overly brutal, it has a cool feeling to it. The guitars have some unique riffs and they're done with precision. I think that the vocals here fit the guitars. The riffs are cool and fresh a nice way of organizing songs to make them interesting. Their vocalist actually "sings" too. I think that the whole album just smokes. I cannot fathom why anyone would think ill of this release. It's quite diverse and mature. The riffs hit home with me, unique stuff like their older material but a little catchier (to me).

This is under 40 minutes and the last track is a ballad. Pretty well done outro to the album the vibe was glorious. I don't hear too many thrash metal bands that actually have singers that "sing." That's why I like this so much because the aggression is there but the voice sets the groove to the songs. The backup vocals are good, too. I think this band is highly underrated and not well known. They sure are dynamic! I liked this the first time I heard it. It's one of those that you either like it or you think it may be too mild. I thought it was terrific! There's no songs on here that suck they're all good and the energy is all there.

The production quality is phenomenal for a not well known band. Their is kind of a reverb vibe to the vocals and music, which sets the tone for the album. The riffs go well with the vocals they go side by side them. I think that this is a highly underrated album and it's sad in a way because this band has so much to offer the metal community. I think that as long as they keep making music the way they do, they'll get noticed. I'm trying to spread the word with this release. I'm sorry but a poor rating is unacceptable. I think that they're way high up on the ratings. That's just my take on the album. It's filled with thrash metal vigor!

I would get this on CD if I were you it's worth it. I'm glad I did because I liked all the songs. They're German version of thrash metal has them among the likes of Destruction, Kreator, et al. Of course they're taking their influences and making their own sound and voice. They really need to spread the word and buying the CD is a step in the right direction. Same with their older albums, they're good as well. This one is less aggressive and more focus on the vocals and vibe. If you're not able to get the CD, at least visit their Bandcamp site. You need to hear this album despite what other critics are saying! Own it! (Death8699)


martedì 22 settembre 2020

Magni - S/t

#PER CHI AMA: Folk Acoustic Rock, Tenhi, T.K. Bollinger
Da membri ed ex membri di Until the Sky Dies e Idiot Robot, ecco a voi i Magni, band originaria di Phoenix che si presenta al pubblico con questo EP omonimo di quattro pezzi. La band, formatasi per mano di Clint Listing durante le sessioni dei suoi Until the Sky Dies, combina visioni dark folk sulla scia di quanto fatto da Tenhi o Antimatter, due band citate dallo stesso Clint nella pagina bandcamp dei nostri. Il dischetto si apre con le tenui suggestioni di "Pagan Vastland", una song che scorre sui tiepidi e malinconici accordi di chitarra acustica e una voce ancora bagnata da whiskey e sporcata dal fumo di una sigaretta. "Ragnarok" prosegue su queste coordinate, forse ancora più oscure e fragili dettate da enigmatici tocchi di tastiera dal forte impatto destabilizzante; quello che cambia rispetto all'opener è l'utilizzo di una voce che sembra travalicare nel black ma che dà comunque un pizzico di originalità alla proposta del duo dell'Arizona. Con "The Watcher" i nostri sembrano muoversi nei meandri di un gothic rock ancestrale, in una delle prime manifestazioni ottantiane del genere, penso a dei Joy Division decisamente depotenziati e de-elettrificati. In chiusura "Gold Fields", un altro pezzo dedito ad un mix tra folk, rock acustico e blues, con qualche rimando anche a T.K. Bollinger. Insomma, quello dei Magni è un discreto esordio per gli amanti di sonorità soffuse e raffinate. (Francesco Scarci)

(Dead Games Records - 2020)
Voto: 65

https://magnifolk.bandcamp.com/album/magni

Throwdown - Vendetta

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Thrash/Metalcore, Pantera
Mi sono sempre chiesto quanto potesse durate durare il fenomeno metalcore sin dal momento della sua esplosione? A quando il collasso? I Throwdown nel 2005 erano l'ennesima band proveniente dagli States a proporre il medesimo genere musicale, un death/thrash-metalcore, peraltro con già quattro album all'attivo, di cui 'Vendetta' rappresentava appunto la nuova fatica del quartetto californiano. Prodotto presso i Planet Z Studios da Zeuss (Hatebreed, Shadows Fall), l’album vede la partecipazione di Howard Jones (Killswitch Engage) e Sean Martin (Hatebreed). Si tratta di un genuino disco di hardcore vecchia scuola, come se ne sentono tutt'ora a centinaia in giro, influenzato da Pantera (anche a livello vocale) e Hatebreed. Le caratteristiche dell’album sono poi sempre le stesse: brani semplici e diretti, sezione ritmica bella tosta, con saltuari inserti melodici, un growling potente e liriche belle incazzate, la descrizione perfetta di centinaia di album che infestano da sempre il panorama metal e che hanno poco da dire. Se potessi immaginare fisicamente questo disco, sarebbe come un fiume di adrenalina in piena, ideale per feste o per un pogo con gli amici, ma lungi dal trasmettere emozioni profonde. Questa è musica sentita e risentita negli ultimi 30 anni troppe volte; nulla quindi di originale, nulla di provocante, niente di niente di nuovo all’orizzonte. Bravi, per carità a spaccare, ma niente di più. (Francesco Scarci)

(Trustkill Records - 2005)
Voto: 62

https://throwdown.bandcamp.com/album/vendetta-2

lunedì 21 settembre 2020

Ultha - Floors of Heaven

#PER CHI AMA: Black/Doom
Gli Ultha non sono affatto male, ma da una band nata dalle ceneri dei Planks, era lecito aspettarselo. L'avevamo intuito con quel macigno di 'The Inextricable Wandering', loro ultima opera su lunga distanza, li abbiamo riapprezzati poi con 'Belong' e ora con 'Floors of Heaven', due EP usciti nell'ultimo anno. Quest'ultimo in formato 7", nato dal recente periodo di isolamento, è giusto un assaggio di quanto dovremo attenderci verosimilmente nei prossimi mesi dalle menti perverse del quintetto originario di Colonia, con quel sound abrasivo che unisce ritmiche black con urticanti isterismi hardcore in una miscela che, per quanto micidiale essa sia, nasconde momenti di grande atmosfera e tormento interiore. Questo almeno quanto si apprezza nella prima "Forever Always Comes To An End", prima che il suono si faccia più fumoso nella successiva "To The Other Shore Of The Night", un mid-tempo decisamente noir caratterizzato dal ripetitivo incedere ritmico dei nostri che in un malefico loop in grado di assorbire ogni nostra incorporea energia in un flusso comunque contraddistinto sempre da intrigati melodie e screaming vocals. Ecco, se questo è quanto sarà lecito attendersi dalle prossime release dei nostri amici tedeschi, beh c'è da leccarsi i baffi. (Francesco Scarci)

(Vendetta Records - 2020)
Voto: 75

https://ultha.bandcamp.com/album/floors-of-heaven

Bleeding Eyes - Golgotha

#PER CHI AMA: Sludge/Doom
La trasformazione dei Bleeding Eyes è ormai completa e ci mostra una band in una splendida forma decadente e buia, dal forte sapore poetico e dal suono asfissiante, concentrata in territori funerei tra sludge e doom metal. La loro nuova opera, 'Golgotha', è marcata da un'importante presenza vocale che caratterizza oggi più che mai il risultato sonoro, non solo per la capacità canora, che rincorre gli stilemi del genere, ma per le sue proprietà espressive che, con lunghissimi testi apocalittici cantati in italiano, superano ogni aspettativa artistica, proiettando l'esperta band di Montebelluna in una dimensione propria assai originale. Dimensione che in "1418", un bel pezzo sulfureo e potente cantato in inglese (lingua prevalentemente usata per i primi quattro album), rischia di sfigurare di fronte alla magniloquenza mostrata negli altri brani cantati in italiano. Il salmodiare del canto, unito alla ricerca nera delle melodie, che si muovono tra chiaroscuri potenti ed infernali, inoltrano l'ascoltatore in un pozzo senza fine, diabolico ed infinito. Sono pochi gli album cantati in lingua italica che si lasciano apprezzare come questo nuovo full length del combo veneto, intitolato a fondata ragione, 'Golgotha'. Dicevamo che la metamorfosi è ora completa ed il fatto che per la prima volta nella discografia dei Bleeding Eyes, i brani in lingua madre siano in numero maggiore rispetto a quelli in inglese, è un segnale di forte emancipazione. I suoni sono sporchi, macabri e sinistri, non vi è luce nemmeno nell'arpeggio apripista del singolo "Confesso", che non lascia speranze tra le parole di un disco che trasuda macabro esistenzialismo da tutti i pori, per una traccia killer di oltre otto minuti. Traccia che parla del rapporto uomo e ira divina, dolore, morte e mancata redenzione. Le atmosfere lugubri ricordano il side project di Lee Dorian, Teeth of Lions Rule the Divine, per la loro ruvidezza e sofferta esternazione, il contraltare sludge alla decadenza black metal dei Forgotten Tomb, una sorta di Massimo Volume in salsa hardcore stile RFT, rinchiusi tra inquietanti e mastodontici riff diabolici, dove il diavolo s'impadronisce del linguaggio messianico per predicare una visione di morte imminente. La band trevigiana sfodera un album al fulmicotone con i controfiocchi, visionario, violento e abrasivo quanto basta, in tutta la sua durata. Brano dopo brano, il veleno si mostra in tutta la sua forza, con stile e sapienza, una svolta che eleva il quintetto italico ad un piano dimensionale superiore e si fa amare sempre più, nota dopo nota, per quel cantato in lingua originale ed il potere evocativo ed angosciante dei testi. In questo lavoro licenziato dalla GoDown Records, la poesia dell'apocalisse incontra la musica del destino, in un calderone di devastante cupa emotività. Un piccolo gioiello di poesia doom dalle immense potenzialità. Musica tesa, esistenziale, depressiva, dai toni biblici e catastrofici, un mix originale per un disco che solleva la sorte della scena sotterranea, estrema nazionale. (Bob Stoner)

Subway to Sally - Nord Nord Ost

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Folk Metal
Premesso, odio il cantato in crucco e trovarmi di fronte a questo disco, mi si scatena una sorta di allergia. Vabbè, cercherò di essere professionale fino in fondo. I Subway to Sally, come sapete, provengono dalla Germania, nazione importante solo per crauti e birra, per quanto mi riguarda. Formatisi nel 1992, vantano una discreta produzione discografica che spazia tra l’hard-rock e il metal, passando attraverso la musica folk-medievale, tanto da essere più volte accostati ai loro conterranei In Extremo. Questo 'Nord Nord Ost' album uscito una quindicina d'anni fa, non aggiunge più di tanto alle loro precedenti produzioni, se non per l’aver relegato in secondo piano la componente folk e vedere l’ingresso del batterista Simon Michael a completare la line-up. Per quanto riguarda la musica, direi che i Subway to Sally seguono il filone capitanato dai Rammstein, come era successo per 'Engelskrieger' con i classici pesanti riffoni di chitarra, musica elettronica e tante melodie popolari parecchio ruffiane. Alcuni brani non sono neppure malaccio, sempre dotati di ottimi arrangiamenti e piacevoli inserti acustici di liuto, violino e mandolino, tanto per citarne alcuni, ma poi quella voce, quella fastidiosa voce che si staglia sopra gli strumenti e che utilizza la “melodiosa” lingua tedesca per trasmettere le proprie emozioni, riesce nell’intento di rovinare tutto. No, proprio non riesco a mandare giù questo tipo di musica, ci ho provato con diversi ascolti, ma niente da fare, inoltre ho spesso trovato i brani fin troppo prevedibili e poco efficaci. Se anche voi, come me, non amate il cantato in teutonico, lasciate perdere; se siete amanti di Rammstein o In Extremo, i Subway to Sally potrebbero essere una discreta (ma niente di più) alternativa. (Francesco Scarci)

(Nuclear Blast - 2005)
Voto: 60

https://www.facebook.com/subwaytosally/

domenica 20 settembre 2020

Diablo - Mimic 47

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Crossover/Nu Metal, Machine Head, Korn
So perfettamente che i finlandesi amano la musica metal, ma da qui a pensare che questi Diablo siano entrati nelle charts finlandesi direttamente al primo posto (davanti a Madonna e Black Eyed Peace - era il 2006), beh non me lo sarei mai aspettato. 'Mimic 47' fu sicuramente un bel lavoro di musica thrash-death, dedicato peraltro alla memoria di Chuck Schuldiner, sebbene con i Death non abbia molto a che fare. Il sound del quartetto finnico è infatti influenzato dal thrash-crossover “made in USA”, che ha fatto la fortuna di band come Machine Head o Korn, tanto per citare qualche nome. Ad ogni modo, gli ingredienti per fare di questo 'Mimic 47' un buon album ci sono tutti: ottime le ritmiche, con chitarroni in pieno “Pantera style” e un notevole lavoro alla batteria, buona la prova di Rainer Nygård alla voce, capace di passare dal growl alle clean vocals con estrema disinvoltura; coretti ruffiani, la saltuaria comparsa di una voce femminile, interessanti assoli in grado di trasmettere forti emozioni, aperture melodiche e spruzzate di un certo Nu Metal (Korn docet), che ricorda anche qualcosa dei lavori centrali degli In Flames, a completamento dell’architettura di questo album dei Diablo. Peccato solo che il disco sia giunto in un momento in cui, di lavori del genere, ne uscirono in quantità industriale. Comunque, anche se ho dato mezzo punto in meno, questo disco mi piace, perchè era orecchiabile e moderno e in più i ragazzi tecnicamente ci sapevano fare. (Francesco Scarci)

Nornes - Threads

#PER CHI AMA: Death/Doom, Candlemass
I Nornes sono un quartetto proveniente dal nord della Francia che sta muovendo i primi passi nel mondo del doom. Dopo 'Vanity' uscito due anni fa, è il turno del sicuramente più strutturato 'Threads', le cui atmosfere si rivelano decisamente azzeccate in questo confuso periodo di pandemia e isolamento sociale. La prima traccia “Hurt” ci fornisce un quadro piuttosto chiaro delle coordinate della band: la voce angosciosa del cantante, i ritmi lenti e solenni e l’arsenale di riff ombrosi richiamano alla memoria i Candlemass di 'Nightfall', seppur con alcune digressioni più vicine al blackgaze degli ultimi Alcest che affiorano qua e là. "Near Death" spinge sull’acceleratore e osa spingersi su territori più vicini al blackened death\doom dei Dragged Into Sunlight: si parte con un blast-beat per poi sviluppare trame claustrofobiche che si attorcigliano come il filo tessuto dalle Norne da cui il gruppo prende il nome. La title-track esce decisamente dal seminato: si tratta di un brano costruito su una linea melodica di basso che si snoda tra sinistri effetti ambient e l’inquietante parlato in francese di una donna, quasi una colonna sonora per un film noir. Il disco si chiude con la conclusiva "Burning Bridges", brano dall’arrangiamento un po’ confuso che si distingue per toni sempre più cupi e atmosfere goticheggianti. 'Threads' è la prova di un gruppo volenteroso che però deve ancora trovare un’identità ben definita: ci sono buoni spunti che andrebbero coltivati con cura per poter raccoglierne i frutti alla prossima uscita. (Shadowsofthesun)

(Sleeping Church Records - 2020)
Voto: 63

https://sleepingchurchrecords.bandcamp.com/album/threads