Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Sleeping Church Records. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sleeping Church Records. Mostra tutti i post

venerdì 27 ottobre 2023

Goatroach - Plagueborn

#PER CHI AMA: Death/Doom/Sludge
Usciti digitalmente a settembre 2022, i finlandesi Goatroach sono entrati nei radar della Sleeping Church che ne ha pubblicato fisicamente il disco un anno dopo. 'Plagueborn', debutto su lunga distanza della band di Kuopio, è pertanto pronto ad entrare nei vostri impianti stereo. Un bel tastierone apre la strumentale intro "Crawling Through the Apocalypse" e poi largo al marciume sonoro propinato dai quattro musicisti finnici in "Alone in the Universe", per un blending doppio malto, tra orrorifico sludge/doom ed una marcescente vena death. Niente di nuovo quindi all'orizzonte ma quanto proposto è comunque ben interpretato con tutti i sacri crismi e orpelli vari del genere. Un impianto di base asfittico fa infatti da contraltare al death doom old school che s'incontra nella terza "Of Guided Missiles and Misguided Men", una traccia ben ritmata, che comunque mi riconduce indietro nel tempo di quasi trent'anni, con quei suoi chitarroni belli profondi, le voci catarrose, un break atmosferico che esploderà anzi tempo, in una vertiginosa e mefitica scarica black. Che diavolo succede? I nostri ci illudono con un certo tipo di sonorità per poi colpirci a tradimento con qualcosa di più violento. E la medesima cosa accade anche nella melmosa "Rise Above the Primate", sludgy fino al midollo almeno fino al minuto 2.50, laddove ci ritroviamo sul dirupo, con vista infinito, e i nostri ci spingono giù con un'altra ritmica serrata e vorticosa che ci farà rotolare fino di sotto. Ancora suoni marci con "An Echo of Blood" e la successiva "Excarnated" che per certi versi, mi ha evocato un che dei primissimi Cathedral miscelato agli Autopsy più compassati. Interessante l'incipit di basso della psichedelica "Nykyhetki on Vain Huomisen Eilinen", accompagnato qui da un cantato pulito (e non solo) in lingua madre che ci accompagnerà attraverso contorti giochini di tastiera e dirompenti sferzate ritmiche fino alla conclusiva "Unworthy of a Grave", che chiude i 33 minuti di questo lavoro, all'insegna di sonorità fangose, pesanti e asfissianti di "neurosiana" memoria, che potrebbero di certo allietarvi la prossima giornata dei morti. (Francesco Scarci)

(Sleeping Church Records - 2023)
Voto: 70

https://goatroach.bandcamp.com/album/plagueborn-2

domenica 25 aprile 2021

The Bottle Doom Lazy Band - 2005 – 2020 Doom Over The Years

#PER CHI AMA: Doom metal
Una lunga carrellata di titoli compone questa raccolta nostalgica, uscita per Sleeping Church Records, che si prefissa lo scopo di onorare 15 anni di carriera on the road, passati tra cavalcate metalliche, ed epiche evoluzioni sonore, portate avanti a passo lento, pesante e cadenzato dai doomster transalpini, The Bottle Doom Lazy Band. Il lasso di tempo che intercorre tra le registrazioni è molto lungo, ovvero dal 2005 al 2020, e tutte sono catturate da performance live ruvide e acide, con la voce di Bottleben a guidare la nave da capitano esperto, con modi e costumi da trascinatore di folle, sicuro e convincente. La sua è una voce atipica, a metà strada tra un Captain Beefheart d'oltretomba, un Jello Biafra demoniaco ed un epico Johan Langquist d'annata, con una teatralità ed una intensità, di scuola francese, molto coinvolgente. Un vocalist originale, dalla moderata estensione vocale ma che la sa usare in maniera molto intelligente, facendola risultare selvaggia e salmodiante allo stesso tempo, un po' alla maniera dei mitici Saint Vitus. La musica fa la sua parte mostrando un doom metal carico e teso, con parti di chitarra che emergono a forza laddove il gruppo si muove bene e si sente che è capace. Tuttavia, il suono del disco non è sempre dei migliori come qualità e qui vi rimando a rispolverare gli album da studio del combo francese, 'Burn' del 2020 ed in particolare 'Lost'n Drunk', album del 2015, che contiene un autentico capolavoro al suo interno, ovvero, il lungo brano dal titolo, "Welcome to the Nearest Grave", un gioiellino doom coreografato da un'altrettanto splendida cornamusa. In questo live non può passare inosservato un brano che è divenuto un cult, ossia la storica e magnifica "Night of the Living Dead", suonata e cantata in maniera prorompente, e l'inusuale e conclusivo unplugged di "Into the Necronef", estratto acustico sofferto e profondo. La musica dei The Bottle Doom Lazy Band, a discapito delle affermazioni della stessa band, non è solo rozza e alcolica, è molto più radicata. A mio parere, esiste una ricerca stilistica molto curata dietro alla facile figura da ciurmaglia grezza ostentata dai nostri, che mira a centrare e soddisfare in tutto e per tutto, le aspettative di un genere musicale esigente, ostico ed ortodosso e, nonostante la poca volontà promozionale intrinseca nel DNA della band, alle orecchie di un cultore, Bottleben e compagni possono godere di un posto di riguardo sul podio del doom metal più underground a livello globale. Originali e senza compromessi, una realtà sotterranea ancora sottovalutata e tutta da riscoprire. (Bob Stoner)

sabato 20 febbraio 2021

Carcolh - The Life and Works of Death

#PER CHI AMA: Epic Doom, Candlemass
Bordeaux, terra di vigne e preziosi vini, lande che fanno pensare ai famosi chateau, i castelli, magari infestati, dove la colonna sonora potrebbe essere benissimo quella servita dai Carcolh e dal loro nuovissimo 'The Life and Works of Death', atto secondo del quintetto transalpino. Sei brani per godere del doom tradizionale dei nostri, miscelato ad una epicità di fondo, come quella che ho percepito in "From Dark Ages They Came", laddove il vocalist inizia a cantare e per un attimo, mi sono sentito proiettato indietro nel tempo, ai Bathory di 'Twilight of the Gods'. Bella sensazione, sebbene il sound dei cinque francesi sia decisamente più statico rispetto al maestro svedese. Ma quando si parla di Svezia, ecco che un'altra band accorre in aiuto per ciò che concerne le influenze della compagine di quest'oggi, ossia i Candlemass. E nella seconda "Works of Death", emergono tutti i richiami alla band di Leif Edling e soci, con una sezione ritmica bella compatta, circolare, con un mood novembrino ed una performance vocale che, seppur avessi maggiormente apprezzato nella opening track, qui si conferma comunque di buon valore. Per non parlare poi della sezione solistica, davvero interessante e godibile nella sua fluida melodia. E l'aura fosca ed autunnale si palesa anche nella ritmica indolente della lunghissima "The Blind Goddess" che vanta uno spettacolare assolo conclusivo, ad altissimo tasso tecnico ma soprattutto emotivo. Più breve e dinamica "When the Embers Light the Way": qui la componente epica si fa più forte nel raddoppio delle chitarre, mentre la voce del frontman si presenta più graffiante. Per non parlare poi della parte centrale, in cui il pezzo si fa più aggressivo in concomitanza con un cantato vicino al growl. E poi via, con un altro spettacolare assolo, una parte cantata e poi voce e chitarra solista ancora a braccetto, per quello che alla fine sarà anche il mio pezzo preferito dell'album. "Aftermath" è un pezzo anomalo nel contesto del disco, vista la vena dark gothic che rimanda ai Fields of the Nephilim, per un brano di sei minuti che suona in realtà più come un lungo bridge per la conclusiva "Sepulchre", un nome un programma. Si perchè per atmosfera lugubre, pesantezza e dilatazione delle chitarre, beh manca poco che ci si avvicini al funeral doom. Non ci sono le voci catacombali del funeral altrimenti, i quasi undici minuti del brano confermerebbero la mia tesi iniziale. Gli unici bagliori di luce si vedono infatti attraverso i soli squarci solistici delle sei corde. Un brano carico di tensione ma a mio avviso non troppo convincente. Alla fine, 'The Life and Works of Death' ha comunque il sapore della vittoria, presentandosi come album maturo e suonato con competenza. Un pizzico di malizia e personalità in più e potremmo sentirne delle belle. (Francesco Scarci)

(Sleeping Church Records - 2021)
Voto: 73

domenica 20 settembre 2020

Nornes - Threads

#PER CHI AMA: Death/Doom, Candlemass
I Nornes sono un quartetto proveniente dal nord della Francia che sta muovendo i primi passi nel mondo del doom. Dopo 'Vanity' uscito due anni fa, è il turno del sicuramente più strutturato 'Threads', le cui atmosfere si rivelano decisamente azzeccate in questo confuso periodo di pandemia e isolamento sociale. La prima traccia “Hurt” ci fornisce un quadro piuttosto chiaro delle coordinate della band: la voce angosciosa del cantante, i ritmi lenti e solenni e l’arsenale di riff ombrosi richiamano alla memoria i Candlemass di 'Nightfall', seppur con alcune digressioni più vicine al blackgaze degli ultimi Alcest che affiorano qua e là. "Near Death" spinge sull’acceleratore e osa spingersi su territori più vicini al blackened death\doom dei Dragged Into Sunlight: si parte con un blast-beat per poi sviluppare trame claustrofobiche che si attorcigliano come il filo tessuto dalle Norne da cui il gruppo prende il nome. La title-track esce decisamente dal seminato: si tratta di un brano costruito su una linea melodica di basso che si snoda tra sinistri effetti ambient e l’inquietante parlato in francese di una donna, quasi una colonna sonora per un film noir. Il disco si chiude con la conclusiva "Burning Bridges", brano dall’arrangiamento un po’ confuso che si distingue per toni sempre più cupi e atmosfere goticheggianti. 'Threads' è la prova di un gruppo volenteroso che però deve ancora trovare un’identità ben definita: ci sono buoni spunti che andrebbero coltivati con cura per poter raccoglierne i frutti alla prossima uscita. (Shadowsofthesun)

(Sleeping Church Records - 2020)
Voto: 63

https://sleepingchurchrecords.bandcamp.com/album/threads

mercoledì 5 agosto 2020

Rituals - Invicta

#PER CHI AMA: Death Metal, God Dethroned
Già recensiti su queste stesse pagine poco meno di un paio d'anni or sono, tornano gli australiani Rituals con un 7" e due nuove song, sempre sotto la guida della Sleeping Church Records e da un certo Dan Swano seduto alla consolle. 'Invicta' è un brevissimo esempio di come si possa ancora spaccare i culi con un sound che richiama At the Gates e God Dethroned. Evidentemente però, visti i nomi, l'offerta del terzetto di Melbourne non brilla certo di luce propria proponendo già dall'opener "Insect", un sound martellante (ottimamente prodotto e su questo non avevo dubbi) contrappuntato da discrete melodie e da un growling alquanto efferato. Una proposta che verosimilmente la si può ritrovare nel 90% delle release estreme, quindi in fatto di originalità siamo pari a 0. Un po' meglio (giusto per arrivare a 1, su una scala fino al 10), la seconda "Oracle", una traccia che mantiene la sua carica arrembante, fatta di un centrifugato di ritmiche sparate alla velocità della luce e voce da orco cattivo. Quello che salva la song è un buon assolo, ma poc'altro tiene a galla un lavoro di soli sei minuti che rischia di affondare in brevissimo tempo nell'oblio della mediocrità di un genere stantio e privo di mordente. Dopo un paio di brevissimi EP, credo sia giunto il momento di confrontarsi con qualcosa di più sostanzioso e corposo che ci dimostri realmente le qualità, forse ancora inespresse, di questa compagine australiana. (Francesco Scarci)

(Sleeping Church Records - 2020)
Voto: 58

https://ritualsau.bandcamp.com/

giovedì 20 giugno 2019

Vous Autres - Champ du Sang

#PER CHI AMA: Black/Post-core, Blut Aus Nord
In Francia non si sbaglia un colpo. Hanno vinto l'ultimo Mondiale di calcio, la Champions femminile di calcio negli ultimi quattro anni, primeggiano un po' ovunque, soprattutto nella musica estrema, che vede affacciarsi sulla scena i Vous Autres e il loro debut album, 'Champ du Sang'. Nove inni di pura malvagità all'insegna di un black metal contaminato da post metal, industrial, dark e doom. Questa è almeno la sensazione che scorgo durante l'ascolto dell'opening track, "Sans Lendemain", quasi nove minuti di sonorità sofferenti e malefiche, sorrette da atmosfere spettrali, screaming vocals, ma anche ritmiche tirate che mi spingono ad individuare in gente tipo Blut Aus Nord o Deathspell Omega, le principali influenze di questo duo originario tra Nantes e Parigi. "Pauvre Animal, Simple Pantin" prosegue sulla falsariga, provando a sgretolare certezze consolidate di chi ascolta, alimentandone invece paure e angosce. Colpa, senza ombra di dubbio, di quelle meravigliose atmosfere da castello infestato, generatrici di mostri ed incubi, create dalle sinistre keys e da un tappeto roboante di percussioni e chitarre graffianti. Non è possibile rimanere impassibili nemmeno di fronte alla notte più buia espressa in "En Souffrance Devant Dieu", cosi come dal deflagrante e marziale incedere di "Vos Erreurs Consternantes" che schiude ad un'altra influenza dei nostri, quella dei conterranei CROWN. Un disco multiforme questo 'Champ du Sang', un disco ove immergersi nel fangoso ed oscuro sound, fatto di riverberi, suoni ipnotici, splendide melodie soffuse, bombe ritmiche, vocalizzi dannati e ambientazioni minimaliste, decisamente rarefatte. Penso a "Tes Jours Passés" ad esempio, dove ampio spazio viene lasciato ad una lenta malinconica musicalità, con tanto di voci cerimoniali in sottofondo, quasi ad evocare lo spettro dei mai dimenticati (almeno per il sottoscritto) Decoryah per poi virare verso ambiti più orrorifici. Il disco alla fine è notevole, suonato con meticolosità e sagacia, sospinto da una buonissima vena creativa e vede ancora alcuni episodi di grande interesse. Uno di questi è lo sgangherato rifferama di "Le Gouffre est Devant", dissonante, sghembo, disarmonico, ma sempre estremamente ispirato, nella più pura tradizione transalpina. L'altro è rappresentato dalla lunghissima "La Tristesse de Tes Déboires", dieci minuti che si aprono con landscape desolati (chi ha detto Godflesh?) che coprono metà del brano, e lasciano poi posto ad una mistura di dark, black e post-core, davvero da brividi. Che altro dire se non invogliarvi all'ascolto di questo magnifico ed evocativo album, rilasciato da questi maestri di enigmatici suoni tenebrosi. (Francesco Scarci) 

(Sleeping Church Records - 2019)
Voto: 80

https://vousautres.bandcamp.com/album/champ-du-sang

venerdì 7 giugno 2019

Rituals - Neoteric Commencements

#PER CHI AMA: Death/Black Melodico, Necrophobic, At the Gates
E io che pensavo che la Sleeping Church Records si dedicasse quasi esclusivamente al doom/stoner, sono stato immediatamente smentito con l'avvento di questo EP degli australiani Rituals, che con un moniker del genere, sentirli dediti ad un death melodico è quasi una bestemmia. Comunque 'Neoteric Commencements' è un lavoro di quattro pezzi che ci riporta ai fasti del death melodico svedese di primi anni '90. E "Wake of a Dead God's Robe" ne è la prima dimostrazione con un riffing massiccio, contrappuntato da buone melodie e growling vocals che mi hanno fatto pensare a gente del calibro di Unanimated, gli Entombed più melodici nella loro primordiale veste estrema e Necrophobic. Forse con "Drown Amongst Serpents" si può cogliere un più vasto ventaglio di influenze, scomodando anche i primi In Flames e gli At the Gates, fatto sta che il quartetto di Melbourne ci sa sicuramente fare, pur non promuovendo nulla di nuovo all'orizzonte. E allora non ci resta che ascoltare in modo spensierato anche le restanti "Slaves to the Tyrants" e "The Eighth Door", dove nella manciata di minuti a disposizione, la band australiana propina una bella ritmica portentosa, delle growling vocals belle profonde e poco altro che faccia gridare realmente al miracolo. Nella prima delle due song ci ho sentito un che dei primissimi Amon Amarth, quelli più oscuri e decisamente meno epici, mentre la seconda è un altro discreto pezzo di death che non rimarrà certo negli annali della musica estrema ma che comunque si lascia ascoltare con una certa fluidità. Per ora, mi sento di dire che quello dei Rituals non è nulla di cosi memorabile, si auspica pertanto in futuro un full length più illuminato. (Francesco Scarci)

(Sleeping Church Records - 2018)
Voto: 62

https://ritualsau.bandcamp.com/