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giovedì 28 gennaio 2021

Mindwork - Cortex

#PER CHI AMA: Techno Prog Death, Cynic
Dei cechi Mindwork se ne erano perse le tracce dal 2012, quando uscì l'ultimo 'Eterea'. Io addirittura mi fermai all'album precedente, Into the Swirl', azzardando qualche confronto con mostri sacri tipo Cynic o Death. In questo primo scorcio dell'anno, ecco che i quattro ragazzotti ormai cresciuti di Praga, tornano con un EP, giusto per ricordare al mondo che sono vivi e vegeti, e anche abbastanza in forma. 'Cortex' contiene tre pezzi più una breve intro cibernetica che ci accompagna nello psicotico mondo di "Depersonalized". La band non si è dimenticata per niente come si suona nonostante una lontananza prolungata dalle scene. Si riparte quindi da quel suono monumentale che avevo amato 12 anni fa, fatto di tecnicismi strumentali, sprazzi di grande melodia, saliscendi ritmici, assoli da paura (a proposito qui c'è Bobby Koelble che ha militato nei Death ai tempi di 'Symbolic') che accostano la proposta del combo ceco agli Orphaned Land di 'Mabool', soprattutto per alcuni arabeschi e per l'utilizzo della voce pulita. Poi il techno death della band è quasi epico, magnetico ed intenso, con una cascata di riff davvero gustosi che mettono in luce ancora la tecnica sopraffina dei nostri che dilaga nella ancor più strepitosa "Last Lie Told", dove s'intersecano voci, chitarre e melodie, senza contare cambi di tempo da urlo, parti acustiche ed un gusto estetico che va a braccetto con quello dei Cynic. Goduria per le mie orecchie anche quando scatta l'ululato della chitarra di Jiří Rambousek nell'assolo conclusivo che mi ha fatto pensare persino a "Hangar 18" dei Megadeth. Ultimo pezzo a disposizione, e già scende la lacrimuccia, con "Grinding the Edges" e qui le influenze di Paul Masvidal e soci si fanno anche più forti, con un finale da grido corredato da un paio di assoli fenomenali che mi fanno pregustare ad un fantastico come back discografico sulla lunga distanza. Attendo con ansia. (Francesco Scarci)

Taumel - There is no Time to Run Away From Here

#PER CHI AMA: Dark/Ambient/Jazz
Jakob Diehl è un compositore freelance di musica per teatro e cinema, conosciuto anche come attore nel cast della nota serie televisiva 'Dark' e altri film ancora, mentre il suo compagno di viaggio musicale, Sven Pollkötter, è un affermato batterista e percussionista di stampo neoclassico, compositore e autore di vari progetti che si spostano dall'improvvisazione, al folk, dal jazz al metal fino al prog (Assignment, Alternative Allstars, Clause Grabke). Da questa unione nasce il progetto strumentale, Taumel, soluzione sonora sofisticata che usa le trame del jazz avvicinandole alle cadenze rallentate del doom, per far nascere un ambiente sonoro che potremmo senza difficoltà etichettare come dark jazz. Le composizioni di questo 'There is no Time to Run Away From Here' si avvalgono anche di chitarra, piano, rhodes e filicorno (a grandi linee una specie di tromba della famiglia degli ottoni) facendo notare grosse affinità di forma ed effetto filmico alla The Mount Fuji Doomjazz Corporation e dimostrando di poter competere con i mostri sacri del genere, anche se ad un ascolto più attento, oserei dire che i Taumel abbiano un approccio quasi più romantico del genere noir, più sentimentale, ipnotico e meno horror dei colleghi olandesi. "There is" apre le danze con una chiara matrice jazz, che va sfumando in un inaspettato corto circuito noise che introduce la drammatica vena di "No Time", impreziosita da tanta effettistica d'origine elettronica in sottofondo ed un bel gioco di riverbero che ne amplifica lo stato d'animo cupo. La lunga "To Run" è una marcia funebre che si alimenta di sonorità care al post punk più oscuro degli esordi, ed è forse il brano più teso e lugubre del lotto. Comunque, per tutti i pezzi che compongono il disco, ci si immerge in un'atmosfera notturna, piovosa, dove l'ingresso del filicorno, ad esempio in "Away", fa soffrire l'ascoltatore in una maniera morbosa, per una canzone che sfrutta tutta la potenza della visione al rallentatore, come in una scena di un film visionario in slow motion. Il brano è notevole, si eleva nel suo avanzare lento, con un senso di immobilità che per più di otto minuti riesce a rallentare il battito cardiaco, ponendosi statuario, ma allo stesso tempo esponendo un sound caldo ed intenso, come del resto, lo si nota lungo tutta la durata dell'album. Impossibile non notare la peculiare e maniacale ricerca del suono perfetto in una produzione che cura tutti i minimi particolari, dalle sonorità più profonde della batteria ai riverberi ed echi che circondano le melodie, per farle entrare in comunione con i colori della notte. Il piano di "From Here" mi ricorda una moderna interpretazione del più celebre "Clair de Lune", ma solo abbozzata, come se qualcosa di inconsueto e maligno, l'avesse interrotta maldestramente, chiudendo un disco che aspira nel suo profondo al suono dell'infinito. Ottimo debutto, album da non perdere. (Bob Stoner)

Asphyx - Necroceros

#FOR FANS OF: Death Doom
I thought this a great follow-up release, if not better than 'Impending Death'! It has a lot of variability to it let alone aggression. The riffs are definitely better and it seems like the band is getting better with each follow-up. I think that they have a lot to offer the death/doom community. I've found this release to be a quite adaptive and addictive release meshing death and doom together. I enjoyed every track, especially the title-track. Yes, in some respects it's can be up in tempos, others a little slowed down. But they've mixed both genres together. I've found that the quality in the sound is what made this album truly remarkable.

I have nothing bad to say about this release. The fact that there weren't many (if at all) many leads made it an album of sheer rhythms that are catchy and utmost noteworthy. The vocals are good, too! They mix well with the guitars. The drums are also a boon to this release. I'd have to say all the musicians on here put a helluv a lot of effort in the songwriting and it really shows when you listen to this release. I had initial doubts when I first heard about the new release because I didn't much care for 'Impending Death'. I'm glad that I took a listen here on Spotify and I was perplexed! I had to order the CD thereafter.

The guitar riffs are nothing but invigorating. They're catchy, fast, slow, moderate, you name it! I though that is what caught me the most. And the vocals, alongside the guitar, made it a true gem in all respects. There's nothing dull or boring on this album. It's a milestone at that. The band really made some remarkable death/doom metal combined. I had no doubt in rating this! If you're skeptical, just listen to it first and see what I'm talking about! You won't be disappointed. If you are, allow me to eat my words. I think I'm right in saying that this is a gem. Pretty darn well certain about it. No song on here lags.

Check this out on Spotify like I did and you'll get a taste of what I'm talking about. Beginning the new year right in light of tragedy that was inflicted upon the metal community (loss of Alexi Laiho). This would in my view show the metal world how death/doom is to sound like! I don't think that this album is (yet) on YouTube. But I have it on Spotify and pretty soon on CD. I would urge you to get a physical copy because it not only supports music, it shows the band that you enjoy what they're putting out. And if they know this, then they're most likely going to continue to make awesome music! (Death8699)


(Century Media - 2021)
Score: 80

https://www.facebook.com/officialasphyx/

The Pit Tips - Top Picks 2020

Francesco Scarci

Enslaved - Utgard
Helioss - Devenir Le Soleil
Gernotshagen - Ode Naturae
Borgne - Y
Hell:On - Scythian Stamm

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Bob Stoner

Paradise Lost - Obsidian
Oranssi Pazuzu - Mestarin Kynsy
Less Win - Given Light
Le Grand Sbam - Furvent
Crippled Black Phoenix - Ellengaest

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Death8699

Benediction - Scriptures
Dark Tranquillity - Moment
Plague Years - Circle of Darkness
Skeletal Remains - The Entombment of Chaos
Sodom - Genesis XIX

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Alain González Artola

Havukruunu - Uinuos Syömein Sota
Belore - Journey Through Mountains and Valleys
Darkenhöld - Arcanes & Sortilèges
Slytherin - A Tale We'll Tell of What Hath Been​.​.​.
Mooncitadel - Night's Scarlet Symphonies

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Shadowsofthesun

Emma Ruth Rundle & Thou: May Our Chambers Be Full
Deftones: Ohms
Ulcerate: Stare Into Death and Be Still
Ulver: Flowers Of Evil
Postvorta: Porrima

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Michele Montanari

Lowrider – Refractions
Stone Temple Pilots – Perdida
Katatonia – City Burials
Lamb of God – Lamb of God
Marilyn Manson – We Are Chaos

lunedì 25 gennaio 2021

Scholasticism - Sun In The Palm

#PER CHI AMA: Thrash Metal, Over Kill, Exodus
Continua l'esplorazione della scena russa thrash metal questa volta con i Scholasticism (Схоластика) e il gioco si fa ancora più duro visto che tutto di quest'album è scritto in cirillico, anche il titolo dell'album, 'Солнце На Ладони' (Sun in the Palm), il secondo per la band di Bryansk. Fortunatamente il sito bandcamp della band è venuto in mio aiuto per le traduzioni, ma preferisco lasciarvi i titoli in lingua originale, lo trovo più esotico. Il genere l'ho già anticipato, un thrash metal che ci porta direttamente nella Bay Area californiana, laddove negli anni '80 ebbe origine il tutto. E proprio da quei suoni ormai vintage, ma per il sottoscritto sempre attuali, ecco che il terzetto russo sciorina uno dietro l'altro pezzi che evocano nomi storici del genere, e penso in primis agli Exodus, anche se non mancano riferimenti ai primissimi Metallica, e guardando anche all'altra costa, l'East Coast, penso a nomi del calibro di Over Kill (quel basso di "Камозин в небе!!!" mi fa venire in mente le pulsioni magnetiche di D.D. Verni) e Anthrax. I pezzi di questo secondo lavoro dei Схоластика sono tutte schegge non troppo impazzite a dire il vero, in cui ad emergere è sicuramente il basso di Vladimir Ruchkin che si prende la scena assai spesso, soprattutto nella contorta e psicotica "Драть", un brano interessante ma di certo di non facile lettura, complice una eccessiva ricerca di arzigogolati giri di chitarra. Come spesso accade poi, non amo particolarmente il cantato in lingua russa (che restringe a mio avviso il target a cui destinare la proposta lirica) e nemmeno la performance del vocalist, troppo scolastico nel suo stile. Una song che ho particolarmente apprezzato è "Берег, которого нет", dritta, precisa, breve, efficace e con un bell'assolo da urlo. Gli altri pezzi si muovono poi tutti su questa riga, con questo thrash old school venato di influenze heavy ma anche di un certo punk/hardcore. Lo testimonia la scelta di proporre la cover di "Against" dei Sepultura, un disco che in fatto di contaminazioni hardcore, ne sa qualcosa. Alla fine 'Солнце На Ладони' è un disco forse esclusivamente adatto ad un pubblico di lingua russa o che per lo meno, ne capisce qualcosa. Gli altri si affidino alle schitarrate anni '80 dei maestri statunitensi. (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction - 2016)
Voto: 62

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/--4

Jinx - Darkness is Worldwide

#PER CHI AMA: Thrash/Death
'Darkness is Worldwide' dei Jinx è il quinto lavoro della band originaria di Smolensk. Uscito ormai nel 2017, il quintetto russo ci propone un thrash metal piuttosto canonico, di quello che certamente non lascia grande spazio alla fantasia ma nemmeno alcuna via di scampo. Lo si capisce subito dal ritmo martellante inferto dall'opener "Elizabeth", un pezzo sia chiaro, che non è solo ritmiche tiratissime e urla sbraitanti del vocalist Aleksander Ivanov, ma racchiude anche parti più ragionate. Sia altrettanto chiaro però, che non siamo al cospetto di nessuna novità per quanto riguarda il genere, offrendo i nostri suoni piuttosto convenzionali che con questo lp non arricchiranno di certo la vostra collezione di dischi memorabili. Quindi prendete 'Darkness is Worldwide' per quello che è, un disco di divertente thrash con aperture melodiche di stampo scandinavo, qualche discreto assolo come quello che si sente nella grooveggiante "Voices from the Past" o nella vorticosa title track. Ecco "Darkness is Worlwide" presenta delle variazioni al tema grazie ad un sound detonante, forse il pezzo migliore del disco insieme alla conclusiva "Dogs of War" (con i suoi fraseggi acustici e divagazioni heavy rock), ma da qui a dire che si possa realmente gridare al miracolo, ce ne passa. Direi infatti che ci sono alcune piccole cosine che faccio fatica realmente a digerire. La voce di Aleksander è tra queste, visto che il suo cantato è una sorta di growling strozzato in gola che impazzire proprio non mi fa. Tuttavia i nostri si impegnano, non sono degli sprovveduti essendo peraltro in giro da un ventennio, sanno come gestire la loro strumentazione al meglio ed in alcuni pezzi, danno delle accelerazioni che hanno un sapore più death oriented ("Pitiful Existence"). Da segnalare infine la scelta di coverizzare "Curse the Gods" dei Destruction, piuttosto fedele all'originale, ma con una produzione certamente più moderna e potente. A chiudere il disco dicevo, "Dogs of War" per gli ultimi sei minuti abbondanti di terremotante thrash old school che segnano un ritorno alle origini primordiali del metal. (Francesco Scarci)

domenica 24 gennaio 2021

Grabunhold - Heldentod

#FOR FANS OF: Death/Black/Epic
The German band Grabunhold is a four-piece project created four years ago by extreme metal musicians and Tolkien lovers to merge both passions in a unique project. This combination is pretty well-known in the scene as black metal, alongside with power metal, has maybe been the subgenre with more bands influenced by the legendary writer. Anyway, these Tokien-esque lyrics are not the only source as some lyrics have a strong melancholic nature. The combination of both topics is undoubtedly something, which always can fit with the dark and powerful essence of black metal.

After a demo and a promising EP, the ensemble focused its efforts to release the always decisive debut album, which should show the project´s true potential. 'Heldentod' is the name of the beast and its firmly rooted in the most iconic elements of the black metal genre, with the always distinctive touch of the German scene, which usually has this effective mixture of fury, aggression and a yet melodic background in its music. We won't see a lot of it in the impetuous beginning of the album opener "Wolkenbruch über Amon Sul", with a furious and straightforward attack of some vicious vocals, merciless drums and sharp guitars. Regardless of it, as the song evolves, we can appreciate an increasing melodic touch in the guitars, occasionally accompanied by majestic clean vocals, which give an epic touch to a song that was initially pure brutality. This contrasted combination of elements define perfectly what Grabunhold offers in its debut album. As it happens quite usually, the longer tracks offer a greater scope to introduce more changes, influences and arrangements in the songs, being the ideal compositions to create more epic tracks. It happens with the first song, but this feeling is stronger in the excellent "Morgenröte am Pelennor" and in the final song "Der Einsamkeit Letzter Streiter". The first one includes some acoustic guitars, a tiptop melodic riffage and heroic clean vocals aligned with the lyrical theme, being at the end my favourite track of the album. The final song shares some characteristics with Pelennor’s song, though it has a more melancholic tone. In any case, these longer tracks allow to create compositions with more variations and the aforementioned epic touch. On the other hand, we can find more straightforward songs like "Hügelgräberhöhen" or "Fangorns Erwahen", which a quite sorter and therefore, they are focused on being fast and aggressive. Although we can appreciate that the riffing is still remarkable, it varies from darker tones to more melodic ones with a respectable naturalness.

Grabunhold’s debut 'Heldentod' is clearly a quite sold first effort and shows an interesting evolution in the band’s core sound. The expected German black metal style is there but it has a quite distinctive touch and balance which makes this opus a quite interesting and enjoyable experience. Personally, I prefer the longer tracks as per their epic touch showing the variety the band is capable of. (Alain González Artola)


sabato 23 gennaio 2021

Break My Fucking Sky - Blind

#PER CHI AMA: Post Rock/Post Metal
Corpi sospesi tra la cenere e la fenice. Sospese le ombre che animano questa intro. Passione ed immagini sfuocate. Un missile terra aria spezza il velluto suadente di musiche nostalgiche per affondare la sua combustione nell’anima. Alternanze post rock lasciano la scena a chitarre infuocate. Buoni propositi si ribellano al rock estremo. Mi lascia tra la riflessione e la rabbia questa prima traccia, “Unwelcome”, opening track dell'opera ottava, 'Blind', dei russi Break My Fucking Sky. A seguire “Medusas are Like a Ghost”: il fantasma del passato presente e futuro qui ed ora, si manifesta in un gemito incauto. Le sonorità abbassano le difese, ipnotizzano con i loro guizzi di tremolo picking, accarezzano, involvono. Sarà una lunga notte. “The Letters We’ll Never Send”. E ci si trova in una stanza con la luce fioca. Un mantice di speranza appena percepibile e la musica, affidata ai tocchi di pianoforte (coadiuvati poi da una ritmica tiepida), diviene sospiro ed il sospiro una parola non detta. “Agnosia”. Ci riprendiamo un sound ritmato, elettrico. Una sorta di intercalare rispetto allo stile dell’album. Piacevole. Subito dopo l’ossigeno, respiriamo anidride carbonica. “Before We Meet in the Dark”. La song è puro rock d'atmosfera, nessuna traccia di stile, eppure quest'esercizio incorpora bene le sensazioni di una serata che avremmo voluto fosse una di quell'esperienze indimenticabili. Senza pace non può esserci la guerra. Ecco perche ora ascoltando “Doomsnight” mi alieno tra sospiri e suggestioni. Un armistizio. Temo che l’album continui senza direzione per ora. “Seven”. Stallo ed esercizi di metallo elettrico, come quello del plettro che urla sulle corde della chitarra. Veniamo a “Murphy’s law”. Aspettatevi una ripetizione in loop malinconico costante come le speranze che si lasciano fuori dalla legge di Murphy. Eppure sono ottimista perchè segue “Blind”, la lunghissima title track di oltre 13 minuti. Una casa remota, una favola antica, un racconto che odora di biblioteche dimenticate, eppure con la musica tutto torna in vita. Cosi consiglio l’ascolto di questa song sotto un planetario pensando ad un buon libro. Mentre scorre il tempo, si stringono le spalle dei ricordi. Così mi passa attraverso questa “The Drowned Lake”. Come una colonna sonora stretta alle sensazioni ed ai ricordi. Quest'album continua a viaggiare nella mente di chi conosce lo stupore. Lo ascolto così con l’attesa del prossimo brano. Siamo a “Paper Yes to Take Cover”. E non vi nascondo che questa song culli, accarezzi, scuota l'animo, tornando a parlare con i sensi a cui poco prima ha sussurrato. Eccoci all’epilogo di 'Blind'. “It was Forever. Until it Ended”: chiudiamo il nostro ascolto con un pezzo suggestivo arricchito da drammi e ricompense che solo il post-metal può dispensare quando si inizia a viaggiare nell’oscurità di suoni introspettivi. Consigliato l’ascolto a chi ha voglia di spezzare le quotidianità effimere del vivere senza sentire. (Silvia Comencini)