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mercoledì 6 ottobre 2021

Christian Epidemic - Isteni Orgia

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death
Era il 2000 e quella era probabilmente una delle migliori release che mi sia capitato di ascoltare da un sacco di tempo a questa parte. Questa volta la band ungherese ha ingaggiato un tastierista per creare sinistre atmosfere. Il nastro comincia con un drumming estremamente veloce e preciso in "Vad Ima". Immaginate Pete Sandoval con delle anfetamine in corpo ed avrete esattamente ciò che Nagy Antal ha saputo creare con la sua forza soprannaturale. La title-track mi ricorda i Morbid Angel di 'Blessed are the Sick' ma con un'alternanza di vocals gutturali e strillate. I Christian Epidemic hanno saputo confezionare un album completo, ed alcune canzoni come "A Mengrotott" vantano parti oscure che mi ricordano i francesi Dementia sul loro album 'In Core of the Dark Ages'. "Langok olén" è più altisonante, con le tastiere in sottofondo perfettamente armonizzate con il muro di suono innalzato dalle chitarre. "Atok" comincia con un intro alla Limbonic Art (epoca 'Moon in the Scorpio'), per poi accelerare e volgere verso un death/speed metal in piena regola. Per concludere, posso solo dirvi che all'epoca i Christian Epidemic rappresentarono la sensazione del mese.

lunedì 4 ottobre 2021

Satyricon - The Age of Nero

#FOR FANS OF: Experimental Black
I cannot believe a great album that got such poor ratings. I think that one thing to notice is the atmosphere of the album. It's quite grim gives you the aura of sheer darkness and dimness. The music is phenomenal I mean the riffs are innovative and wholly original. I liked this whole way through it. They had some great songs they dished out. The originality of the compositions are quite astonishing. They totally kicked ass on here and the tempos were not very fast but groove laden. The riffs seemed to be put together very well. And the we fresh and new especially when black metal was still in its experimental phase.

I like the approach they took to their songwriting. It was quite thought out and well composed. The compositions were not at all quirky or sloppy. They were well accurate and the vocals were cool as well. This isn't an overly aggressive album, but it didn't need to be. For maybe that's the reason people sheered away from it because it wasn't fast enough therefore causing boredom. That's my assessment. But for me, I loved every minute of it. I thought that it was a good concept to show that black metal (like old Immortal) can have a thrash metal element to it. Especially Immortal, they are somewhat known for that.

Satyricon I never got into before I heard this album. That's when I first took notice of them. I thought "this band has a lot of offer the black metal community." And I still think they do. Even the negativity they receive they're (to me) one of the better known veterans of the genre. Then among Darkthrone, Immortal, and Naglfar still are making quality music as well. But on here, Satyricon takes a step in the experimenting with sounds I couldn't believe possible. And I love that groove sound to them. They're really attributed to that in this release the not so overly quick riffs though some songs they did up the tempo to.

Again, I liked this from start to finish. There wasn't a dull song on here to me. I think that critics needed to lighten up on the band and give them a chance for this style and approach. They know what they're doing in the songwriting aspect. And the production was quality. Everything was well heard and mixed. They didn't lag in any aspect of this here. If you're new to black metal, this is a good one to check out and send support to the band by buying a physical CD. This is good even if your preference is other genres because it has a mixture of sounds to it. Show support for Satyricon and check out this one! (Death8699)


(Roadrunner Records - 2008)
Score: 75

http://www.satyricon.no/

Suffer Yourself - Rip Tide

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Nati originariamente come la one-man band di Stanislav Govorukha, i polacchi Suffer Yourself sono diventati una band a tutti gli effetti, con una line-up stabile e ben delineata in questa nuova terza release, intitolata 'Rip Tide'. Un trittico di brani che partono dalla monumentale "Spit in the Chasm" (20 minuti e mezzo) e proseguono attraverso "Désir de Trépas Maritime (Au Bord de la Mer Je Veux Mourir)" e la strumentale "Ugasanie - Submerging" per 33 minuti di suoni pesanti, asfissianti e plumbei, insomma adatti all'incombente stagione autunnale. Funeral doom per chi non l'avesse ancora capito che ci investe come al solito in questo genere, con pezzi di una lunghezza quasi estenuante, voci cavernose, ma anche delle spettacolari melodie che rendono l'ascolto dell'opener ancor più entusiasmante, soprattutto laddove vi si possano trovare forti richiami a 'Gothic' dei Paradise Lost (grosso modo tra il minuto 5.30 e 6, giusto per darvi una indicazione di massima) per poi lanciarsi in accelerazioni più devastanti e death oriented. Il risultato è sicuramente apprezzabile, alla luce dei molteplici cambi di umore e di tempo della lunga song d'apertura, che ha ancora modo di deliziarci con aperture acustiche di scuola Mournful Congregation, regalate da quello che credo sia un violoncello che verso l'undicesimo minuto, ha il pregio di procurarmi brividi di emozione. Il brano ha comunque ancora molto da regalare, tra accelerazioni death (manco fossero i Morbid Angel), funerei rallentamenti alla Evoken, dove il gorgoglio del vocalist non suona proprio cosi rassicurante. Poi ancora da scorgere c'è qualche riferimento ai My Dying Bride verso il diciottesimo minuto e direi che la song ha coperto un po' tutto lo spettro dello scibile funeral death doom conosciuto. Il secondo pezzo ha un'apertura più sommessa, con ancora strumenti ad arco a solleticare i sensi, ad emozionare, a scandire il tempo che ci sottrae dalla morte con una melodia estremamente malinconica e soffusa che trova una variazione al tema verso il terzo minuto con uno squarcio ritmico nefasto, sbilenco, lugubre. Una manifestazione di tremebondo decadimento con echi che ci conducono nuovamente al gotico incedere degli esordi di Nick Holmes e compagni. Una voce non proprio delle più limpide si issa poi con un declamato in francese mentre la ridondante porzione ritmica prosegue nel suo ipnotico incedere verso un finale dal taglio cinematico sperimentale (quasi scuola ulveriana). Gli ultimi tre minuti e 40 ci regalano suoni ambient noise di cui avrei fatto francamente a meno, prediligendo semmai un'altra composizione che desse ulteriori indicazioni di questo collettivo internazionale che include membri da Ucraina e Svezia. (Francesco Scarci)

domenica 3 ottobre 2021

Ootheca - Excretions of Lore

#PER CHI AMA: Death Doom/Grind, Disembowelment
L'ooteca, ci spiega Wikipedia, è l'involucro in cui sono contenute le uova deposte da varie specie di insetti, ma anche il nome di questa nuova band proveniente da Salt Lake City. 'Excretions of Lore' è l'EP di debutto di questo duo devoto a una forma di death doom grind. Interessante accostamento, non trovate? Il dischetto si apre con le eteree melodie di una tastieristica intro (che ritroveremo anche in chiusura) per lasciare il passo alle laceranti chitarre di "Proboscis", là dove il death s'incrocia con il grind nella sua parte iniziale, lasciando i vocalizzi di Ian Turpin a gorgogliare su di un tappeto ritmico ben più rallentato. Poi spazio ad accelerazioni belluine fino ad un ulteriore pestone sul freno ad allentare le vertiginose ritmiche prima del gran finale affidato ad una devastante grandinata ritmica. Un intermezzo acustico ("Hauntology") ed è tempo della title track con quel suono impastato e lento (almeno all'inizio), voce cavernosa e poi, classica sassaiola grind. Di seguito, nuova inebriante dose di doom, decisamente apprezzabile, cosi come i cambi di tempo, e quest'alternanza di generi che non guasta assolutamente, come inizialmente temevo. Insomma, a parte una registrazione casalinga, quello degli Ootheca è un progetto per certi versi originali che mi ha evocato un che dei mitici Disembowelment. (Francesco Scarci)

Etxegina - Herederos del Silencio

#PER CHI AMA: Black Old School
Progetto franco basco quello degli Etxegina, che include membri di Atavisma, degli ottimi Gargantua e degli Acedia Mundi. Un EP di quattro pezzi per accertarsi delle qualità di questo trio che si divide tra Parigi ed Eibar. Venti minuti di musica, poco più, che si aprono con la feroce "Nosotros los Etxegiña" che descrive in quasi sei minuti le peculiarità della band. Black old school affiancato da una vena folklorica e una buona dose di melodia in cui a mettersi in mostra, oltre allo screaming efferato in secondo piano di Waldo Losada, è soprattutto il suo stesso basso, pulsante ed ipnotico. I brani scivolano via attraverso un mid-tempo non certo memorabile ma che comunque si lascia ascoltare: "El Roble que Brota Indemne" è la seconda traccia, un salto negli anni '90 con un sound controllato che trova comunque attimi di sfogo in zanzarose linee di chitarra a cura del francese Titouan le Gal. Lungo incipit acustico per "La Montaña", un brano inizialmente un po' troppo scolastico che però va migliorando mostrando il suo lato melodico e convincente nel break centrale, finendo peraltro per essere il mio pezzo preferito. In chiusura, "Los Cadáveres Insepultos de Albatera", in riferimento al campo di concentramento omonimo dove venne imprigionato, torturato e condannato a morte il giornalista anarchico Eduardo de Guzmána cui questo 'Herederos del Silencio' è alla fine dedicato, è un pezzo di black dalle tinte malinconiche. Quello degli Etxegina è alla fine un lavoro ostico che necessiterebbe di una maggiore pulizia nei suoni e una maggior dose di personalità. (Francesco Scarci)

Carcass - Symphonies of Sickness

#FOR FANS OF: Death Metal
Talk about brutal and blistering! This follow-up release, Jeff, Ken and Bill did a great job with arranging this one. Bill's songwriting was just killer and all three contribute to the vocal aspect of the album. The songs are pretty fast paced and thick guitar (sounds like B tuning) shows that they've delved into the death metal genre rather than the grindcore that 'Reek of Putrefaction' was. The vocal trade-offs were cool too. The whole album is like this with the trade-offs. And Bill just getting acquainted with leads, more effective leads that is. His part in Napalm Death were those cool leads too as well as rhythms.

The band as a trio wasn't as strong as being a 4-piece with Michael Amott on guitars, but still I thought that they did a good job as a follow-up release from 'Reek of Putrefaction'. Not as many blast beats by Ken but still it was versatile. I like the atmosphere to the album, it's dark and brutal. They have a great sound on here even releasing this in the late 80's. Definitely a killer release! Probably one of the best in their entire discography. It's just unrelenting and brutal. The leads weren't the greatest, but the rhythms were fantastic! I thought everything about this release was good. The vocals trading off were the best.

There were some blast beating by Owen just fierce! Sad about his fate and not being able to play drums anymore. The trio just fit the band to a T. I felt that the energy and songwriting was absolutely death-defying. They paved the way for death metal bands in the late 80's. I thought that this one is probably the one of three most favorite Carcass releases to date. 'Necroticism' and 'Heartwork' were the other two. But pretty much everything that Carcass has put out over the years I've liked. They were a pivotal band in the metal arena and this one is proof that they kicked major ass on here.

I thought that the production quality was good enough to give it a high-rating and the album justice. This release is more than 30 years old, but it never GETS old. It's strong the whole approximately 45 minutes of it. They did good all around! I wouldn't change anything about this album except the leads. I would take them out completely. Bill reigns forth on 'Heartwork' leads as well as 'Swansong'. I would say that Carcass's approach here was to fall under the death metal genre with some spikes of blast beating much like early Napalm Death. I would definitely urge newcomers to the death metal arena to hear this! (Death8699)


giovedì 30 settembre 2021

Odem Arcarum - Awaiting the Horizon of Chaos

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA; Epic Black, Lunar Aurora
Dopo una misteriosa intro, qualcosa come una passaggiata attraverso le nebbiose foreste bavaresi, sopraggiunge una dose di intenso, altisonante black metal epico, suonato con destrezza. "Shadow of Winter" è un inno alle tempeste di neve che imperversano sulle desolate terre del nord. Una magnifica canzone in cui le tastiere sono utilizzate ad arte. "My Decay" è ripresa da un live demo ed è una traccia molto aggressiva con parti veloci ed estreme, ed altre più "profonde", in cui le tastiere si confermano come l'elemento capace di dare quel tocco di suggestione in più ai brani di ODEM ARCARUM. "Beyond the Cross of Lies" ha un breve recitato di Nezach Nyx, la bassista della band teutonica ormai scomparsa. Quando ascolto questo demo-cd, ho la sensazione di camminare attraverso magici paesaggi, sovrastati da nubi tempestose. Davvero un eccellente release per una band che dopo due album, è scomparsa dalla scena estrema.

The True Endless - The Trendkiller EP

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal, Impaled Nazarene
I passaggi più cupi, folli e lancinanti di questo demo EP mi hanno richiamato alla mente le atmosfere di una vecchia, gloriosa band milanese: i NEURODELIRI. I lettori più anziani probabilmente si ricorderanno di loro, e della tragica fine del leader del gruppo. Alle giovani leve il nome Neurodeliri dirà qualcosa in virtù del fatto che i BULLDOZER di Alberto Contini (A.C. Wild) li omaggiarono con una bella canzone. Ma veniamo ai black metallers novaresi TRUE ENDLESS. La registrazione del demo è piuttosto grezza, la confezione assai artigianale. Il che non rappresenta certo un crimine: quando il budget è limitato, non si possono certo fare miracoli. Il primo brano ("Malt Brau") è un’autentica mazzata, la trasposizione sonora di uno stato di allucinosi alcoolica acuta, un vero e proprio incubo ad occhi aperti (peccato che la sequela di rutti posti in conclusione del pezzo ne sminuisca il valore). Non meno violenta l’ultima canzone, "Napalm", arricchita da furiose accelerazioni e da un cantato rabbioso che piacerà ai fans di Mika Luttinen. Nel booklet mancano i testi, ma i titoli di alcune canzoni ("Asparagus", "Fun with Milk and Cheese") non lasciano adito a dubbi e suscitano, francamente, qualche perplessità. Va bene sfidare i trend imperanti, ma è pur vero che le sonorità tenebrose e violente del black metal mal si conciliano con lo spirito goliardico. Tuttavia, in un panorama inflazionato da bands che si prendono maledettamente sul serio, un po’ di autoironia non guasta. Ed è in questa chiave che, molto probabilmente, va accolta la proposta dei TRUE ENDLESS. Dopo tutto, è la musica che conta, e non si può negare che questo demo datata 1999, possieda un certo fascino malsano.