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lunedì 14 novembre 2022

Eradicate - Demise Towards the Dasein

#PER CHI AMA: Death Old School
La Godz Ov War Productions prosegue nella sua opera di perlustrazione della scena underground, portandoci quest'oggi in Turchia, a Istanbul per l'esattezza. Gli Eradicate arrivano infatti dalla vecchia Costantinopoli con quello che è il loro debut EP, visto che la loro formazione risale allo scorso anno. 'Demise Towards the Dasein' è un lavoro di tre pezzi più una breve intro, che ci mostrano l'impasto primordiale in cui affondano le mani i nostri, in un ibrido tra Autopsy e Disembowelment, per una proposta mortifera che vede il giovanissimo terzetto spararci in faccia un death brutale interrotto da qualche break doomish. Ecco quanto ci consegna la band già con "Whispering Paranoia", una scheggia impazzita di death suonato alla vecchia maniera con un lavoro alla batteria che mi ricorda appunto quello dei maestri australiani. La voce del nemmeno maggiorenne vocalist Inhuman (peraltro anche chitarrista) si muove tra uno screaming efferato ed un profondissimo growl, affrontando temi vicini all'esistenzialismo e all'abuso di sostanze stupefacenti. Dopo le bordate di questa song arrivano le note più rallentate di "Involution Within the Void", almeno fino a quando la voce del frontman inizia a blaterare testi ferali e la musica ne segue contestualmente l'andamento schizzato fino a quando una bella campana a morto rallenta il parossismo esplosivo, scalando tre marce e finendo nei paraggi di un doom malato che lascia che un bel giro di basso metta in mostra le doti di Sarzu. "Pseuodic Liberty of the Mind" suona più come il classico thrashettone di fine anni '80 anche se emergono echi dei primi Carcass, cosi come di altri fenomeni finlandesi tipo i Demilich in un salsone di putrido death metal che farà la gioia di tutti i vecchi fan di vecchia data del genere. Niente di nuovo sotto il sole se non una bella dose di violenza d'altri tempi. (Francesco Scarci)

lunedì 23 maggio 2022

Moluchtas - Telos Terminus

#PER CHI AMA: Black/Death
Presentarsi con delle registrazioni prossime alla cantina di casa non è mai buona cosa, proporre una compilation dopo soli due EP rilasciati, o ti chiami Metallica o meglio lasciar perdere. Se poi l'intento dei Moluchtas è quello di includere in questo 'Telos Terminus' tutte le tracce di 'Into Nothingness' e di 'The Inexorable Imprecation of Being', EP usciti in cassetta pochi mesi prima e forse passati totalmente inosservati ai più, deve esserci per forza un problema di fondo. Partiti con queste caustiche assunzioni, andiamo a dare un ascolto a queste otto tracce che propugnano per un black death senza troppi fronzoli. Questo è il minaccioso progetto di un musicista belga che ci spara in faccia un sound sprorco e convulso sin dall'iniziale "Surrender to the Void", fatto di riff ultra veloci e vocals raspanti, il tutto come dicevo, con la medesima qualità di un aratro che incide delicatamente sul manto vellutato di un vinile, quanto mi girano le palle, non avete idea. Il risultato è quindi un suono che si perde nelle basse frequenze e anche quando sembra aver qualcosa da dire, tipo nella seconda "The One That Defiles the Earth", in realtà non offre tutto quel range sonoro che potrebbe portare a ben altre valutazioni. Pur essendo cresciuto a pane e cassette registrate, faccio fatica ad accettare qualità cosi basse nel 2022. E non serve che il mastermind belga provi a raddrizzare il tiro con un incipit tastieristico in "The Awakening", la valutazione sembra già sufficientemente compromessa, anche perchè quello che segue è comunque un marcissimo esempio di death/black, almeno fino ad un certo punto. A metà brano infatti compaiono partiture sghembe di chitarra che evocano parossismi di scuola Deathspell Omega e successivi rallentamenti e parti atmosferiche che finalmente non mi spingono a saltare al pezzo successivo. Di "A Carnal Illumination", delle sue chitarrecon trame a tratti spettrali, ma per lo più dotate del medesimo riff dei precedenti e delle grim vocals del cantante, non ricordo molto altro. Da "Damnation's Drawning" alla conclusiva e stralunata "The Sun of Malediction" si passa alle tracce contenute nel più recente 'The Inexorable Imprecation of Being', EP uscito fondamentalmente un mese e mezzo prima del qui presente. La proposta non mostra grandi differenze dal passato, propinando sempre un concentrato insano di black caotico, a tratti atmosferico (menzione per il finale melodico di "The Sanguinary Provenance" e per "The Quintessence of Emptiness", forse il pezzo migliore di questo infausto album) e luciferino, che necessita però di ben altro per rendersi memorabile ad un pubblico più vasto. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2022)
Voto: 62

https://moluchtas.bandcamp.com/album/telos-terminus

domenica 22 maggio 2022

Soulcarrion - Infernal Agony

#PER CHI AMA: Death Metal, Morbid Angel
Da Varsavia ecco arrivare il debut album dei Soulcarrion intitolato 'Infernal Agony', album targato Godz Ov War Productions. Detto che il titolo prefigura nome e programma del duo polacco, l'album consta di nove putride tracce di death metal vecchia scuola, dotato tuttavia di una grande dose di tecnica e un pizzico di melodia. Questo almeno quanto testimoniato dall'iniziale "Piles of Ashes", un brano che mi ha evocato i fantasmi degli Entombed di 'Left Hand Path' e proprio alla stregua di quel memorabile disco di oltre 30 anni fa, aspettatevi un feroce assalto ritmico contrappuntato da spettacolari e vorticosi assoli (di scuola Morbid Angel) e dall'immancabile growling da orco cattivo. Per il resto, 'Infernal Agony' è un disco che non fa troppi prigionieri, una cavalcata inarrestabile (giocata ahimè su un unico riff monocorde dall'inizio alla fine e da una triturante batteria), insomma il classico treno impazzito pronto al deragliamento. Non mancano ovviamente anche i frangenti mid-tempo (alcuni secondi nella caustica "Realm of Pain", nell'incipit della più compassata "Revenge is Mine" o nelle seconde metà sia  della title track che di "Night Ceremony"). Ubriacante la tagliente chitarra in apertura di "Depth of Fear", cosi come nella sua parte centrale più ritmata e pure in un infernale assolo conclusivo, che la porteranno ad identificarla anche come il mio pezzo preferito del disco. Per il resto, non aspettatevi troppa originalità dai Soulcarrion, tant'è che mi sentirei di consigliare questo lavoro ai soli amanti di putride sonorità death old school. Astenersi gli altri. (Francesco Scarci)

mercoledì 6 aprile 2022

Phalanx Inferno/Melek Tha - Order of Eternal Indifference

#PER CHI AMA: Death & Ambient
Un'abbinata alquanto stravagante quella formata dai deathsters americani Phalanx Inferno e dall'entità ambient francese Melek-Tha. Ecco, la domanda che mi è sorta spontanea durante l'ascolto di questo 'Order of Eternal Indifference' è stata perchè combinare due generi cosi diversi tra loro in uno split album, considerando che chi ama il death nudo e crudo, difficilmente apprezzerà anche il drone ambient. Fatte queste dovute premesse, mi accingo ad analizzare questo lavoro di dieci pezzi che si aprono con il recitato inquietante dei Melek-Tha nell'opener "Codex Gigas of Judgement Phase: Alpha Phase 1", ideale per iniziare quella tempesta metallica che si scatenerà da li a breve, nelle successive quattro devastanti tracce dei Phalanx Inferno, in un susseguirsi di pezzi che dalla "morbid angeliana" "Diminished Dominant" arriva tra saliscendi ritmici, assoli al fulmicotone, growling vocals che si alternano a demoniaci scream (ascoltare la breve "Broken Spirit March" per capirne di più) fino alla quarta e più dinamitarda, "Sanguine Chasm". Quello che succede dopo questa traccia ha però dell'assurdo, visto che si passa da un brutal techno death ad un liturgico ambient che vede alternarsi spoken words con fiumi di sintetizzatori e sonorità industriali a dir poco alienanti, causa un reiterato loop strumentale (ascoltatevi "Gloire Aux Tenebres"). Il cd si fa anche più ostico ove la durata dei pezzi raggiunge vette quasi fastidiose, tipo nei tredici minuti di "Le Grand Requiem Des Impies", dove francamente inizio ad annoiarmi dopo soli pochi giri di orologio e dove auspico di raggiungere la fine del mio ascolto quanto prima. Forse il mio collega Bob Stoner avrebbe apprezzato maggiormente simili sonorità dark dronico ambientali, il sottoscritto decisamente no, soprattutto dopo essersi sparato quella dirompente violenza death dei primi pezzi. Per me, questo fusion album non va bene per niente perchè rischia di non soddisfare i palati di nessuno con un lavoro che alla fine contiene due generi troppo distanti tra loro. (Francesco Scarci)

domenica 27 febbraio 2022

Corrupter - Descent into Madness

#PER CHI AMA: Death Old School
I nostri amici polacchi della Godz Ov War Productions ci presentano una nuova release del loro diabolico roster, i transalpini Corrupter e il loro debut 'Descent into Madness'. Dimenticatevi ora l'origine della band, non pensate pertanto a raffinate e ricercate forme di black metal intellettualoide, ma concentratevi su un marcissimo passato death metal che sembra essersi perso con l'evoluzione dei primissimi Entombed o lo split dei Dismember nel 2011 (lo so, lo so che si sono riformati nel 2019). Fatte queste dovute premesse, capirete da soli che quanto fra le mani oggi possa non essere cosi originale, tuttavia quanto trasuda da questo debutto è un maligno essudato death che sembra essere sgorgato dalle viscere della Terra. I brani si susseguono con mortifera cadenza tra accelerazioni ferali e growling indemoniati. "End of the Rope", "Darkest Light" e "Into the Hearse" rappresentano il trittico terrificante che apre la danze del Diavolo con un riffing violento che solo nella terza traccia trova attimi di tregua, susseguiti peraltro da ripartenze ancor più selvagge. In tutto questo magma ribollente di puro e crudo death, devo ammettere di essere comunque riuscito a ritrovare un briciolo di melodia a rendere un filo più digeribile un disco che rischierebbe di essere visto come un pugno ben assestato nello stomaco e nulla di più. Invece, percepisco il tentativo del duo francese di proporre qualche variazione al tema: certo "No Life Here" è di una ferocia inaudita anche se i nostri provano ad inserire un break di natura doom a spezzare il ritmo infernale a cui ci sottopongono. La brevità delle song (tra i due e i quattro minuti) ammetto poi che contribuisca ad acuire l'intensità della proposta, nel senso che un brano di due minuti e mezzo come "Horror and Aftermath" è paragonabile ad un paio di ganci ben assestati nel muso che ci mettano al tappeto. Il senso di ottundimento che si prova successivamente nel rallentamento doom, è solo una gentilezza per consentirci di rialzarci da terra e cercare di capire dove ci troviamo. Un pezzo come "Not Enough to Harm", più lungo e strutturato, palesa invece influenze più ricercate nel death americano da parte del duo formato da -J- e -M-, qui peraltro aiutati nelle vocals da Meyhna'ch, mastermind degli ormai disciolti Mütiilation. La scelta della mia song preferita ricade però su "Home for the Dead", un brano dove le variazioni di tempo sono all'ordine del secondo e questa alternanza tra death e doom, innaffiato da un aurea perennemente maligna, la rendono non solo la traccia più ascoltabile del lotto, ma anche quella più morbosa e angosciante. In chiusura, la title track nel suo maelstrom sonoro, palesa nuovamente influenze oltreoceano (Immolation in testa) che sanciscono la brutalità efferata di questa release. (Francesco Scarci)

sabato 26 febbraio 2022

Kadavereich - Radiance of Doom

#PER CHI AMA: Brutal Techno Death, Morbid Angel
In questo particolare periodo storico c'è chi ha deciso di boicottare le recensioni musicali di band russe, francamente mi dissocio da questo approccio in quanto la musica non è politica e perchè poi auspico che i Kadavereich possano essere in prima linea a dire no alla guerra. Comunque, 'Radiance of Doom' rappresenta l'EP di debutto per la band moscovita (ma che vede anche un membro ucraino al suo interno) che apre il platter con il suono di sirena quasi come segno premonitore di un attacco impellente. "Invincible Sun Devourer" ci trascina quindi in un gorgo black death dove accanto alle chitarre belluine, si staglia una voce animalesca, un growling soffocato in gola che guida un attacco disarmonico e dissonante che sembra chiamare in causa un ibrido tra Morbid Angel e Portal, in un sound vario che mette in mostra anche le qualità dei nostri in sede solistica. Si riparte con "Caldarium of Boiling Blood" da una ritmica più pacata spezzata da improvvise e schizofreniche accelerazioni di chitarra, corredate da interessanti fughe solistiche e break atmosferici dal sapore orrorifico, il tutto comunque avvolto da un'aura misteriosa, sinistra ma comunque melodica. "CCCIII" ci trascina più in profondità negli abissi dell'inferno con un sound quasi più cacofonico, ma in realtà dopo meno di un minuto si stabilizza la porzione ritmica mentre le vocals cavernose di Morkbeast fungono da traghettatore infernale al pari di Caronte. La traccia è distorta, mostruosa, dissonante con le chitarre di Panzer e Bonecrushing Apocalypse a richiamare il sound chirurgico degli esordi degli inglesi Akercocke. Arriviamo velocemente alla conclusione del lavoro con la chiusura affidata alla title track e ai suoi ritmi incendiari e ad una voce che sembra provenire da un'altra dimensione. Per il resto sono i blast beat del bravo Kist a prendersi la scena tra accelerazioni serrate e tetri rallentamenti tetri chiudono in modo egregio una release devastante, destinata ad un pubblico amante di sonorità davvero estreme e bestiali ma comunque intriganti. (Francesco Scarci)