Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Descent into Madness. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Descent into Madness. Mostra tutti i post

domenica 27 febbraio 2022

Corrupter - Descent into Madness

#PER CHI AMA: Death Old School
I nostri amici polacchi della Godz Ov War Productions ci presentano una nuova release del loro diabolico roster, i transalpini Corrupter e il loro debut 'Descent into Madness'. Dimenticatevi ora l'origine della band, non pensate pertanto a raffinate e ricercate forme di black metal intellettualoide, ma concentratevi su un marcissimo passato death metal che sembra essersi perso con l'evoluzione dei primissimi Entombed o lo split dei Dismember nel 2011 (lo so, lo so che si sono riformati nel 2019). Fatte queste dovute premesse, capirete da soli che quanto fra le mani oggi possa non essere cosi originale, tuttavia quanto trasuda da questo debutto è un maligno essudato death che sembra essere sgorgato dalle viscere della Terra. I brani si susseguono con mortifera cadenza tra accelerazioni ferali e growling indemoniati. "End of the Rope", "Darkest Light" e "Into the Hearse" rappresentano il trittico terrificante che apre la danze del Diavolo con un riffing violento che solo nella terza traccia trova attimi di tregua, susseguiti peraltro da ripartenze ancor più selvagge. In tutto questo magma ribollente di puro e crudo death, devo ammettere di essere comunque riuscito a ritrovare un briciolo di melodia a rendere un filo più digeribile un disco che rischierebbe di essere visto come un pugno ben assestato nello stomaco e nulla di più. Invece, percepisco il tentativo del duo francese di proporre qualche variazione al tema: certo "No Life Here" è di una ferocia inaudita anche se i nostri provano ad inserire un break di natura doom a spezzare il ritmo infernale a cui ci sottopongono. La brevità delle song (tra i due e i quattro minuti) ammetto poi che contribuisca ad acuire l'intensità della proposta, nel senso che un brano di due minuti e mezzo come "Horror and Aftermath" è paragonabile ad un paio di ganci ben assestati nel muso che ci mettano al tappeto. Il senso di ottundimento che si prova successivamente nel rallentamento doom, è solo una gentilezza per consentirci di rialzarci da terra e cercare di capire dove ci troviamo. Un pezzo come "Not Enough to Harm", più lungo e strutturato, palesa invece influenze più ricercate nel death americano da parte del duo formato da -J- e -M-, qui peraltro aiutati nelle vocals da Meyhna'ch, mastermind degli ormai disciolti Mütiilation. La scelta della mia song preferita ricade però su "Home for the Dead", un brano dove le variazioni di tempo sono all'ordine del secondo e questa alternanza tra death e doom, innaffiato da un aurea perennemente maligna, la rendono non solo la traccia più ascoltabile del lotto, ma anche quella più morbosa e angosciante. In chiusura, la title track nel suo maelstrom sonoro, palesa nuovamente influenze oltreoceano (Immolation in testa) che sanciscono la brutalità efferata di questa release. (Francesco Scarci)