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martedì 5 luglio 2022

Grombira - Lunar Dunes

#PER CHI AMA: Psych/Kraut Rock
Se una volta la Germania era identificata come la patria di wurster, crauti, birra e thrash metal, ora mi verrebbe da dire che la scena abbia virato drasticamente verso sonorità progressive, psichedelico-sperimentali. Non ultimi questi Grombira che tornano con un nuovo album, 'Lunar Dunes', ed un concentrato assai interessante di ipnotiche sonorità mediorientali che mi riconducono immediatamente ad un altro lavoro recensito su queste stesse pagine, ossia 'In the Caves' dei russi Cosmic Letdown che fece sobbalzare il sottoscritto e soci, per quei suoi contenuti fuori dall'ordinario, cosi mistici e avvolgenti. Si presentano in modo altrettanto simile i quattro musicisti di Würzburg che con l'opening track "Saraswati Supercluster" e i suoi oltre 15 minuti, ci catapultano nel loro mondo fatto d'improvvisazione, la classica jam session dove dar voce a tutte le idee che pullulano le menti dei nostri, da sonorità orientaleggianti appunto, allo space rock, passando attraverso psichedelia, kraut rock, jazz e chi più ne ha più ne metta, il tutto ovviamente proposto in chiave quasi interamente strumentale, fatto salvo per alcuni cori che impreziosiscono la lunghissima ed avvolgente traccia, che ha ancora modo di mettere in luce nel finale una splendida linea di basso e una spettacolare porzione percussiva. Con "Civilization One" le cose non cambiano poi di molto, soprattutto a livello di durata, con altri 13 stravanganti minuti ad attenderci. L'inizio della song mette in luce una componente elettronica in background (quasi una voce robotica generata però da uno degli strani strumenti suonati dalla band) che va a collidere con la classica e immancabile parte mediorientale. La traccia ha però modo di evolvere in modo imprevedibile, con dei sample femminili, registrati peraltro a Essaouira (Marocco) dal polistrumentista sheyk rAleph, una delle menti della band, durante le sessioni di registrazione. Comunque, il pezzo è evocativo, per quella sua miscela di rock e musica etnica. L'inizio di "Dune Tune" mi ha ricordato un pezzo dei Bowland, una band iraniana che si mise in mostra qualche anno fa a X Factor: partendo da suoni della tradizione locale ma poi lavorando in modo raffinato sul proprio sound, quello che mi rimane in testa è un che evocante usi e costumi mediterranei (Grecia in modo particolare). Gradevole, ma prende le distanze da quello space rock che avevo apprezzato nelle prime due tracce, sfociando qui in un world fusion che si è completamente perso per strada la componente rock. Lo stesso dicasi per la successiva "Mad Mullahs", in cui confluiscono suoni, colori e profumi del nord Africa con la strumentazione classica che si unisce ad una serie infinita di strumenti etnici in una danza tribale che si completerà con la conclusiva danzereccia e vorticosa "Moonface Kumneitodis". Bravi sicuramente, ma indicati per un pubblico decisamente dai gusti raffinati e ricercati. (Francesco Scarci)

(Tonzonen Records - 2022)
Voto: 75

https://grombira.bandcamp.com/

lunedì 4 luglio 2022

Dissection - Rebirth of Dissection

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Melodic Black
Il canto del cigno, ecco cosa ha rappresentato questo DVD, dopo la morte inaspettata mercoledì 16 agosto 2006 nella sua casa di Hässelby, del frontman dei Dissection, Jon Nödtveidt. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, soprattutto dopo l’uscita di prigione dello stesso Jon e il rilascio di 'Reinkaos'. Una delle band più importanti della storia black, finisce il proprio percorso nel peggiore dei modi, col rilascio di questo 'Rebirth of Dissection', live show girato all'Arenan di Stockholm a fine ottobre 2004 per celebrare la rinascita della band dopo gli anni di reclusione in galera per la nota vicenda omicida di Jon. Quindici le tracce riprese dal vivo, quasi interamente facenti parte dei primi due capolavori della band svedese, 'The Somberlain' e 'Storm of the Light’s Bane': un’ora e mezza di grandi classici, da "Night’s Blood" a "Where Dead Angels Lie" passando attraverso "Frozen", "Soulreaper", "Unhallowed" e l’ultima e unica, non brillantissima "Maha Kali". La prova del quartetto scandinavo è brutale, la perizia esecutiva è tale da non avvertirsi la differenza tra la performance live e il brano originale sul Cd. Peccato che la regia si soffermi quasi esclusivamente su Jon, totalmente cambiato nel look, molto simile ad Edward Norton nel film 'American History X', rasato col pizzo e parecchio palestrato. Un’ora e mezza di musica da brividi, col pubblico che incita e canta con la band sui cavalli di battaglia; ottime le riprese e il sonoro, che può essere gustato sia in versione Stereo 2.0 che in Dolby Surround 5.1. A chiudere il DVD ci pensano poi il video, un po’ sottotono a dire il vero, di "Starless Aeon" estratto dell’ultimo lavoro ed un’intervista di 25 minuti con Jon, in cui ci racconta fiero e imperturbabile le tappe della sua vita e le sue convinzioni, con una luce di follia visibile nei suoi occhi. Una galleria fotografica in bianco e nero e a colori, accompagnata dalle note di "No Dreams Breed in Breathless Sleep", chiude questo triste, ma magnifico DVD, ultimo testimonianza di vita dei fantastici Dissection. (Francesco Scarci)

(Black Horizon Music - 2006)
Voto: 78

https://www.facebook.com/Dissection.Official

Trolldom - I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
The devotion to the roots of a genre or its golden era is something we can definitively find in almost every single subgenre of the metal scene, and the black metal scene is not stranger to this phenomenon. Although I consider essential for a genre to evolve and find new niches to enrich its core sound, I have always had a soft room for the bands and projects that bring back to the classic sound of the mighty '90s, where black metal was certainly something special. From time to time I have the chance of checking out new projects that successfully create albums, which are a true and tasteful portrait of that time. But it’s less common to find a project, whose debut consists of not a single album, but two opuses released at the same time. This is something outstanding and particularly if the quality is top-notch as it has happened this time. The Swedish one-man project Trolldom has assaulted the scene with two magnificent albums entitled 'Av Gudars Ätt…' and the present one, 'I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)'.

As it is a herculean task to review two albums, today I will focus on the second album 'I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)', which is a tremendous album of pure '90s atmospheric black metal. Starting from the production, you will immediately feel yourself immersed in the raw, yet atmospheric essence that forged the sound of legendary projects of that era. Contrary to some lo-fi production, the sound here is obviously raw, but well balanced and enough clean to appreciate the different instruments. There is a tendence to place in the front the vocals and drums, but the guitars can be also appreciated, and the symphonic/atmospheric arrangements are also audible, creating the hypnotic atmosphere that we love in this genre. The vocals are excellent, with these trademark shrieks which sound powerful. The tone is obviously high, though it has some screams which are particularly powerful, as it happens in the track "Draparen av Livets Veke". Pace wise, the album is fast as hell, the drums are a continuous exercise of blast-beats, that are crushing, but still have some excellent tempo-changes that make the drumming performance something to appreciate. From the ferocious album opener "Under Vinternattens Dystra Fullmane" to the last and epic track "Till Ruinens Svarta Rike", the listener will realise how relentless the pace is through the entire album. In any case, you will never feel that the album is boring as the drumming has some changes and technical touches that make it memorable. Furthermore, the great riffs and the excellent atmospheric arrangements, which are really captivating will definitively catch you. "Ondskans Svarta Brodeskap" is maybe the slowest track, because it slowly introduces you into a truly dark and dense atmosphere until the composition reaches a point where it explodes full of fury. As mentioned, the hectic pace doesn't mention that the album is a monorhythmic beast, the aforementioned track and the equally excellent "Inom Nattens Eviga Rit" show that the compositions have also good tempo-changes. The well-done contrast between the fastest sections and the mid-tempo or even slow parts, manages to enrich the compositions. The atmospheric arrangements are indeed a highlight of this album, with an excellent use of the keys, which appropriately complement the rest of the instruments. The ambient synthesizers, the simple yet effective pianos and the slightly symphonic keys are tastefully placed in each song, maintaining the recognizable style, but never sounding boring and exactly the same. The worth of using the same formula, but never sounding predictable is something that deserves all our praise.

'I Nattens Sken (Genom Hemligheternas Dunkel)’ is definitely an awesome debut that every fan of atmospheric black, and in general who loves black metal, should listen. The eight pieces of this debut are equally excellent and a fine example of the immense talent of the musician behind Trolldom. (Alain González Artola)

sabato 2 luglio 2022

Alice Cooper - Paranormal

#PER CHI AMA: Hard Rock
"I was a billion dollar baby in a diamond dress" cita "Fallen in Love". Già. Benvenute vecchie care paranoie ("I love floating off the ground / so welcome to my … private public breakdown", dice in "Private Public Breakdown"; "They feed my paranoiac personality / Persanoiac peronality", ecco "Paranoiac Personality"), benvenuti giù all'inferno ("That slick black limo full of ladies had the devil at the wheel" esclama "Dynamite Road"). Benvenuti nel vecchio caro mondo di Mr A. ("The sound of A will keep you down / with that cruel, peculiar sound / it will shoot into your brain / and remain" urla "The Sound of A"). Tanto peston-(sh)rock ("Dead Flies") nella prima parte, costruita a cazzuolate di riffoni chitarristici ("Paranoiac Personality"), la quasi-psych-punk "Fireball", la Zzz-topica "Dynamite Road", talmente zz che siete costretti ad aggiungere una Z (e, facendo sessanta, a convocare Billy Gibbons per il solo di chitarra). Puro rock-a-tainment nel prosieguo, con tanto di ottoni ("Holy Water"), hard-boogies ("Rats") e una rocchettosa carrambata con la vecchia Alice Cooper band relegata, pensate, sul bonus cd ("Genuine American Girl" e "You and All Your Friends") assieme ad una inutile manciata di live recenti. Alla autoreferenziale e già citata "The Sound of A", collocabile tra i Pink floyd di "Sorrow" e i Duran Duran di "Save a Prayer", spetta il compito di chiudere un album, il ventisettesimo, sorprendentemente ben scritto e insospettabilmente divertente. (Alberto Calorosi)

(Ear Music - 2017)
Voto: 74

https://www.facebook.com/AliceCooper

martedì 28 giugno 2022

Epitaphe - II

#PER CHI AMA: Death/Doom
Li avevo recensiti nel 2019 in occasione del loro primo atto. Tornano oggi i francesi Epitaphe con il secondo capitolo della loro discografia, intitolato semplicemente 'II', ed altri cinque pezzi che coniugano quel death doom corrosivo degli esordi con divagazioni funeral e aperture decisamente più melodiche. Si parte dall'introspettiva e strumentale intro "Sycomore" e si capisce che già qualcosa è cambiato in seno al quartetto di Claix. E infatti quando irrompono le ritmiche dissonanti della seconda "Celestial" e quell'intrigante ricerca sonora, ecco che capisco di avere fra le mani un piccolo gioiellino. Si perchè i 19 minuti del brano si muovono tra partiture death, altre decisamente più brutali e ampi frangenti acustici, il tutto corredato peraltro da voci sia in formato growl che pulito (forse la novità più ecclatante di questa seconda release). Poi la song, in tutta la sua infinita durata, vive di sussulti death devastanti (citavo i Morbid Angel nella precedente recensione e non posso che confermare) di nuovo interrotti da rallentamenti più claustrofobici, escalation black e nuove bordate death, prima del più tranquillo finale arpeggiato. "Melancholia" e altri 19 minuti davanti, introdotti da una furibonda ritmica techno death che trovo davvero spiazzante. L'avevo appreso già da 'I' che i nostri non sono davvero quello che sembrano, lo confermo in questo nuovo lavoro, che si palesa nuovamente ostico da esser digerito ma si arricchisce per lo meno di arrangiamenti death progressive e break acustici che in più di un'occasione mi hanno evocato gli Opeth dei primi album. Colpiscono le eteree clean vocals, i momenti più ambient, le derive post rock e per questo non possono che esserci grandi applausi. Ora, poi dopo tutto questo ben di dio, essere preso a cinghiate da altre raffiche death, si potrebbe rivelare esperienza sempre più destabilizzante e per questo stimolante. "Insignificant" apre con un arpeggio di opethiana memoria, con tanto di crescendo incluso che per oltre tre minuti (dei quasi 19 complessivi), ci prepareranno all'incombente sassaiola death che mi aspetto da lì a poco. In realtà, i giri del motore rimangono per un po' a basso regime, ma le emozioni non mancano, non temete. La band ha infatti modo di esibire un bridge melodico, un intercalare doomish, per poi lentamente spingere sull'acceleratore con una natura percussiva alquanto originale che prenderà il sopravvento nella seconda parte del brano e che troverà ancora modo di proporre qualche rallentamente decisamente più bilanciato prima di un finale davvero significativo. Altro pezzo strumentale a chiusura del disco che mostra le progressioni musicali dei quattro francesi e tutte le potenzialità che la band potrà sviluppare nelle prossime uscite. Se potessi migliorare qualcosa, smusserei del tutto gli isterismi estremi del sound dei nostri per una ricerca più progressiva del suono perfetto. Per ora bene cosi, ma ho aspettative parecchio elevate per il futuro degli Epitaphe. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2022)
Voto: 76

https://epitaphe.bandcamp.com/album/ii

lunedì 27 giugno 2022

Primus - Conspiranoid

#PER CHI AMA: Funk Blues Rock
Ci hanno impiegato cinque anni i Primus per tornare a farsi sentire. Dopo il discreto 'The Desaturating Seven', ecco riaffacciarsi sulle scene il trio nella sua veste originale che comprende l'onnipresente Les Claypol e i suoi fidi scudieri, Larry LaLonde e Tim Alexander. Il nuovo EP è intitolato 'Conspiranoid' e spero sia un antipasto per un nuovo full length pronto a venire. Tre pezzi che iniziano con gli undici minuti e mezzo della squilibrata "Conspiranoia" che ci restituiscono l'insana follia della band californiana con una serie di giochi di chitarra (e basso psicotico annesso) che faranno la gioia dei fan dei nostri. L'inconfondibile e unica voce di Les completano poi un quadro di suoni che si muovono su una marcetta slow-tempo, resa intrigante dal chorus "Conspiranoia". Il rincorrersi psichedelico poi di chitarra e basso fanno il resto come da oltre trent'anni i tre marziani ci hanno abituato. Inutile pensare di prevedere le mosse dei nostri, anche qui sembra di assistere ad una jam session tra amici che hanno pensato di arricchire il proprio sound con funkeggianti fughe blues space rock e inserimenti di spoken words che propongono un lirismo legato alle più disparate teorie cospirazioniste del nostro tempo. Un banalissimo basso alla ZZ Top (chi ha detto '"La Grange"?) apre la seconda (sempre più funky) "Follow the Fool", un brano che sembra evocare addirittura lo spettro di Elvis "the Pelvis". La terza "Erin on the Side of Caution", con quella sua verve di zappiana memoria, si affida sempre alla sghemba tecnica dei tre musicisti statunitensi unita ad una ricerca musicale che conferma quanto i tre pazzoidi americani non siano ancora sul punto di abdicare. (Francesco Scarci)

Cernunnos - The Forgotten Age of Heathenism

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal
Questo demo-CD dimostra che anche dalla mente di una singola persona, soprattutto se si tratta di un bravo musicista, possa nascere qualcosa di veramente buono al pari di tanti gruppi composti da più membri, ognuno specializzato nel proprio strumento. Questo è il caso dei Cernunnos, band bresciana, creata da Oghme, batterista e factotum, aiutato al basso da Von. Un total black metal tirato e ben suonato, fedele ai canoni di una (in)sana violenza, dove la batteria, suonata egregiamente e ben arrangiata, e senza troppi inutili fronzoli, insieme alla chitarra, conducono le danze. Una sana velocità, come ci vorrebbe più spesso, alternata a tempi più rallentati. La voce può sembrare inusuale perché non è la classica perennemente in growl o più arcigna, ma essendo leggermente pulita (non troppo per carità), ottiene una buona timbrica. Testi in puro pagan style, curati ed abbastanza originali. Come prima (e unica) uscita, direi che poteva essere OK, spaccare il culo a molte bands, soprattutto per quanto riguarda la produzione: magari fossero stati sempre così ben registrati i demo. Una pecca, piccola e ormai non più rimediabile, era la pronuncia inglese, che andava resa un po’ più fluida e meno italianizzata.

The Pit Tips

Francesco Scarci

Himinbjorg - Haunted Shores
Soldat Hans - Anthaupt
White Ward - False Light

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Death8699

Abbath - Abbath
Metallica - Master of Puppets
Napalm Death - Harmony Corruption

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Alain González Artola

Illvilja - Endless Rivers
Weress - Au-Delà des Lieux Légendaries
Almach - Realm