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domenica 22 maggio 2022

Napalm Death - Diatribes

#FOR FANS OF: Death/Grind
A more experimental Napalm Death though I still like it. It's kind of the same way I like 'Chaos AD' by Sepultura though they're in a whole different genre. But the same idea. I think that they had a lot of good ideas in the songwriting but they totally abandoned their grind roots on here. Surprised that Jesse (RIP) did go through and play on this alongside Mitch. I supposed "slowed down" doesn't even come close to this one. I like it, but it's way not Napalm. If they wanted to abolish their metal roots (as I say), then they've done that here. It's kind of like Napalm meets Lamb of God or Killswitch Engage. I'm surprised that I like this!

I can see an alternative metal approach on 'Diatribes' it's closest to that genre far away what Napalm fans are really into. But since I value just about all genres I can appreciate this and give it a "70" rating. They probably wanted to do something they've never done and well that's what they sure as hell did. I like the guitar riffs on a lot of their songs here but you would think it's not Mitch and Jesse doing this. And Barney sounds the same just not like on 'Harmony Corruption', 'Utopia Banished' or 'Fear, Emptiness, Despair'. This is the newer Barney not as low in pitch nor as likeable (to me) as on earlier releases the ones I just mentioned.

I think if this were a different band then grind, death/grind or straight death metal you'd probably be OK with it. I suppose that they did see the negative press so they changed their tune. I'm still in favor of people getting the album but just expect something different. Those blast beats are nonexistent and the intensity is a lot less. They probably don't really play much of the material on this live (they didn't when I saw them in 2012), so it's not well received. There are a lot of changes on here and the distortion on the heavy riffs are there but not on every song the whole way through.

It's hit or miss if you'll like this or not. Since I'm a big Napalm Death fan, I accepted that it was something different here so I thought it palatable for me. But if you're looking to the utmost intense Napalm, search into the earlier releases I mentioned or with the old lineup. Don't expect Napalm of the old this is the new generation. Though on here, it's pretty alternative metal sounding. They abdicated their roots but a lot of songs are still pretty strong! I ordered the CD because I didn't get it when it came out in '96. I've been a Napalm fan since the late 80's. I've heard a big change in sound and this is a product of the new. (Death8699)


Richard James Simpson – Sugar the Pill

#PER CHI AMA: Indie Punk Rock
Il terzo album di Richard James Simpson, cantante e chitarrista americano, un tempo parte fondamentale dei Teardrain, apre le porte verso il grande pubblico ad un artista visionario, innamorato della psichedelia e delle rasoiate di chitarra, quanto di quel sostrato industriale e sintetico, molto familiare negli anni '90. Il noise è il contorno, il loop che si ripete e rinnova, le voci distorte, l'indie rock alternativo, sporcato di punk rock e lisergiche sonorità, rendono questo 'Sugar the Pill' una gemma ruvida ma assai luminosa. Così ci appaiono davanti suoni di un tempo, come i Dark Star, quelli di 'Twenty Twenty Sound', prodotti da Steve Lillywhite nel 1999, nei brani "Starry Hope" e "We're in the Wolf's Mouth", mentre "Sleep" riporta un odore industriale molto forte, del resto come "Consensual Telepathy", che ritrova alcune atipiche sonorità sperimentate dai Godflesh in 'Us and Them', oppure ancora l'influenza della scuola sonora aperta dal venerabile 'Mezzanine' dei Massive Attack o dai NIN più moderati in maniera personale e ricercata. "Playing God" sembra una out-take sfuggita ai recenti Duran Duran per il suo mood dance alternativo, seguita da un brano lampo come "Whitney Said", che recita una litania in maniera criptica, prima dell'oscura e sperimentale base ambient di "Time, the River" che, con il suo carillon nel finale, ostenta fantasmi vicini ai Death in June più astratti. Da qui in poi l'opera prende una vena meno rumorosa e più ambient, la ballata triste di "Take it Back" e "John Can't Hero" ne sono gli alfieri con movimenti lenti ed ipnotici spostamenti, suoni rarefatti, sospesi che si materializzano e si espandono nell'aria sciogliendosi definitivamente e sfociando nella drammatica follia dei 101 secondi di "The Pink is Painless", un buco nero che perfora l'anima. Conclude la ballata "Love Become a Stranger", che sembra un brano di Richard Ashcroft arrangiato da un Julian Cope in una stralunata forma romantica. Il disco è pieno di collaborazioni importanti, e cito come da sito della band Gill Emery (Mazzy Star, Hole), Don Bolles (The Germs), Dustin Boyer (John Cale), Paul Roessler (The Screamers, Twisted Roots, Nina Hagen), Geza X (Geza X and the Mommymen, The Deadbeats), Grebo Gray, Wilton e Kaitlin Wolfberg. Sicuramente un album tanto interessante quanto disomogeneo nella sue composizioni che s'ispirano a molte sonorità diverse tra loro. Di certo possiamo dire che 'Sugar the Pill' ha un ottimo sound che rispolvera vere chicche di commistione tra chitarre lisergiche e ritmi ipnotico-ossessivi che furono un tempo la Bibbia musicale di una generazione. Composizioni diversificate e fantasiose, fondamentalmente cupe, a volte claustrofobiche, per un lavoro tutto da scoprire ed apprezzare in tutte le sue molteplici sfaccettature. (Bob Stoner)

(Rehlein Music - 2021)
Voto: 74

https://soundcloud.com/rjamessimpson

lunedì 16 maggio 2022

Vaina - ✥ FUTUE TE IPSUM ✥ Angel With Many Faces

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Il buon Stu Gregg, mastermind della Aesthetic Death, prosegue con la ricerca di band "particolari" da inserire nel proprio roster. Dopo Goatpsalm e Horthodox recensiti dal sottoscritto, non del tutto felicemente qualche mese addietro, ecco un'altra stramba (giusto per non cadere in aggettivi più disdicevoli) creatura per l'etichetta inglese. Si tratta dei finlandesi Vaina, una band che fa del "non sense" musicale (giusto per citare anche il titolo di un loro vecchio brano) la propria filosofia musicale. Dopo 'Purity' del 2019, un EP ('Futue Te Ipsus' incluso in questo stesso disco) ecco la nuova proposta della one-man band guidata dallo stralunato Santhir the Archmage, uno che a quanto pare, si è svalvolato il cervello durante il suo primo e unico concerto live, decidendo fondamentalmente di non dare più alcun riferimento stilistico alla propria proposta. Pertanto '✥ FUTUE TE IPSUM ✥ Angel With Many Faces' segue queste regole, decidendo di partire con "Oppenheimer Moment", una song tra l'ambient e il drone, su cui possiamo tranquillamente sorvolare. Con "I1" le cose si fanno più strane ma al contempo interessanti: si tratta infatti di un pezzo black acido, originale, ritualistico, con una base melodica affidata ai synth davvero evocativa, sommersa poi da vocals urlate ed altre declamate. La pseudo normalità dura però solo tre minuti degli otto abbondanti complessivi della song, visto che poi l'artista finnico imbocca una strada tra l'esoterico, il dungeon synth, l'ambient e per finire una bella dose da cavallo di sperimentazione sonora (con suoni sghembi di scuola Blut Aus Nord) che sembra nascere da un'improvvisazione estemporanea. "HCN" ha le sembianze dell'intermezzo orrorifico, consegnata quasi esclusivamente a synth e tastiere. La tappa successiva è affidata a "Yksikuisuus", un pezzo che cresce musicalmente su basi tastieristiche oggettivamente suonate male, ma comunque dotate di un'aura cosi mistica che sembra addirittura coinvolgermi. Non vorrei cascarci come l'ultimo dei pivelli, ma l'egocentrico musicista finlandese suona quel diavolo che gli pare, passando da delicati momenti di depressive rock/dark/post punk contrappuntato da una rutilante (quanto imbarazzante) drum machine che, inserita in questo contesto, trova comunque il suo filo logico, soprattutto in un epico e maestoso finale symph black. Questo per dire alla fine che Santhir the Archmage è davvero penoso a suonare, eppure tutto quell'entropico marasma sonoro che prova a coniugare in queste tracce, trova stranamente il mio consenso. Se dovessi trovare un termine di paragone con una band, citerei i nostrani Hanormale, con la sola differenza che quest'ultimi hanno fior fiore di musicisti. Il delirio musicale prosegue attraverso l'EBM di "About:Blank" (ecco la classica buccia di banana su cui scivolare) e il black avanguardistico di "Raping Yer Liliith" (assai meglio). "πυραμίς" ha un incipit stile 'Blade Runner' che perdura per qualche minuto prima di lasciare il posto ad una proposta indefinibile tra derive ambient burzumiane, deliri alla Abruptum e rimandi agli esordi malati dei Velvet Cacoon, ecco non propriamente una passeggiata da affrontare visti anche i quasi undici minuti di durata del brano. Esoterismo rap per "--. .-. . . -.", un'altra song davvero particolare che forse era meglio omettere per non toccare la sensibilità degli adepti dei Vaina. "Todestrieb" è un altro intermezzo noise che ci introduce alla conclusiva "Minä + Se", gli ultimi undici deliranti minuti di questo estenuante lavoro (un'ora secca). La song saprà inglobarvi ancora nel mondo disturbato e visionario di Santhir con suoni tra elettronica, black, drone, ambient, liturgico, sperimentale, horror, dark e tanta tanta follia suonata alla cazzo di cane ma sancita da un bell'urlaccio finale volto a Satana. Non ho ben capito se Santhir ci faccia o ci sia, fatto sta che questo lavoro meriterà altri ascolti attenti da parte del sottoscritto. (Francesco Scarci)

domenica 15 maggio 2022

Au-Dessus - Mend

#PER CHI AMA: Post Black
I lituani Au-Dessus li seguo dal loro esordio, quell'EP omonimo uscito nel 2015. Ho comprato anche il loro Lp 'End of Chapter', che trovai all'epoca davvero convincente. Dal 2017 a oggi se ne sono perse le tracce, quasi a pensare che la band originaria di Vilnius si fosse sciolta. Fortunatamente, i quattro misteriosi musicisti tornano in sella sotto l'egida della Les Acteurs de l'Ombre Productions dandoci il proprio segno di vita con quest'altro EP, intitolato 'Mend'. Cinque i pezzi per saggiare le condizioni post pandemiche dei nostri, cinque schegge che esordiscono con la strumentale "Negation I", una lunga intro dronica che cede il passo ad un black storto e strambo come era lecito aspettarsi dai nostri. Poi ecco il via alle "danze" con la causticissima "Negation II" e le vocals viscerali di Mantas a collocarsi su di un tappeto ritmico infuocato e dissonante che farà la gioia di chi segue realtà ingarbugliate quali Blut Aus Nord e Deathspell Omega in primis, ma anche gente stile Kriegsmaschine o Mgła, se proprio volessimo spostarci dalla Francia alla Polonia. Con "Lethargy" si prosegue sulla stessa scia diabolica di post black che trova in furiosi blast beat contrappuntati da una discreta vena melodica, il punto di partenza del brano. "Epiphany" si muove su basi ancor più oblique, tra black mid tempo e sfuriate post che hanno il classico effetto destabilizzante. Poi i nostri ci mettono del loro, con continui cambi umorali a dar maggior enfasi ad una proposta non proprio facile da digerire. L'ultima "Alienation" è forse il pezzo più easy listening dei cinque: inizio lineare, grim vocals che poggiano su un rifferama compatto e potente, ma decisamente dotato di una maggior melodia a renderlo per questo più assimilabile rispetto alle precedenti. La seconda parte poi è dotata di un piglio quasi malinconico tanto da renderla il mio pezzo preferito di questo graditissimo ritorno sulle scene. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 72

https://au-dessus.bandcamp.com/album/mend

Barús - Fanges

#PER CHI AMA: Prog Death/Sludge
Ricordo di aver positivamente recensito i Barús in occasione del loro EP omonimo nel 2016, bollandoli come una versione più violenta dei Meshuggah. La band che ritrovo oggi mostra un rinnovato spirito che probabilmente è passato attraverso il claustrofobico esordio su lunga distanza rappresentato da 'Drowned' e che arriva oggi a questo nuovo e particolare EP di due pezzi intitolato 'Fanges', che mi restituisce, come dicevo, una band assai diversa rispetto al passato. Si perchè la title track che apre il disco, nei suoi 19 minuti, mostra un piglio decisamente compassato (in alcuni frangenti addirittura ambient) per quasi nove giri d'orologio, con un incedere ipnotico che trova sfogo in un post death metal a tratti sghembo e questo rappresenta un po' il punto di forza del quartetto originario di Grenoble. Le vocals si muovono poi tra equilibrismi death e altri più puliti, mentre le melodie oscillano tra ammiccamenti ai The Oceans e ingarbugliamenti catramosi che evocano Ulcerate e gli stessi Meshuggah d'inizio recensione. Il brano si arresta un paio di minuti prima dell'epilogo, lasciando spazio ad una parte acustica di cui francamente non ho ben capito la funzione, ma andiamo avanti e facciamoci investire da "Châssis De Chair", un pezzo decisamente più old style, essendosi affidato a sonorità più death oriented. Ma i nostri oggi amano contaminare il proprio sound con suoni più atmosferici, sludgy, riflessivi, storti e distorti, senza tralasciare il fattore imprevedibilità, tutte caratteristiche che eruttano nel corso del quarto d'ora affidato alla seconda song. I riffoni, di scuola polifonica, rimbombano nelle nostre casse con un'intensità ed una violenza davvero poco rassicuranti. I riff si confermano, anche nei momenti più ragionati, tortuosi dall'inizio alla fine della bagarre e vanno ad accompagnare le oscure growling vocals di Mr K. Insomma tanta carne al fuoco per sole due song a disposizione credo possa essere presagio di grandi cambiamenti in casa Barús. Staremo a sentire cosa ci riserva il futuro con maggiore curiosità. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2021)
Voto: 75

https://barus.bandcamp.com/album/fanges-ep

Bloodthrone - Rust In Hell

#FOR FANS OF: Black/Death
This is a great album and INTENSE. Almost an hour of death/black metal. It sounds more black metal than anything else. I enjoyed the whole thing! The riffs were good and the vocals screaming alongside the music. That's what I admired the most from this one. The intensity is high! They really know how to make some quality metal. The whole way through it slays. Weird that they're just a 3-piece, but they sure did a good job at arranging the songs. The music is what I enjoyed the most. But I liked the raw sound, too. They for sure know how to make some good music. I'm surprised no one else has discovered this band.

The vocals don't really change throughout the release. They remind me (music and voice) of Marduk - 'Panzer Division'. The intensity that is. Though that release from Marduk is even more intense than this one. I'm surprised it took me so long to review this release. It just sat in the bin for a long while. I'm surprised that they didn't do a follow up from this one. They should, they're still active. And from Chicago (later). Cool that they're in my hometown. They really know how to make good music! I enjoyed every song on here. And I appreciated that they put out about an hour long release.

The production quality was a bit raw. But still deserves a "74" rating. They need to come out with some new music! They are unique and intense! Good for any type of metal fan, though may be intense for some...but that doesn't take away from the magic of the release. They sure as hell can play and scream, the backup vocals were good too. Again, this is more like a black metal release than a black/death album. But not to get caught up in genres, they made an outstanding effort here. I'm surprised that not one person contributed a review for this band. It's rather alarming because they need feedback!

I went ahead and bought this CD as they're definitely worth the money if you collect CD's. The main thing about this one though is the fact that it's raw and original. And they're in Chicago now. That's a plus. But I thought that I'd write about the album since there were no reviews posted on such a great platter. Everything about this was intense. Be sure to be blown away by some really great black/death metal. Support the band and buy the CD! You will not regret it as I didn't at all! Own it! (Death8699)


(Captorvision Records - 2016)
Score: 74

https://bloodthrone1.bandcamp.com/album/rust-in-hell

giovedì 12 maggio 2022

Déhà - Decadanse

#PER CHI AMA: Black Avantgarde
"Se non ci fosse bisognerebbe inventarla" citava uno spot di una famosa automobile parecchi anni fa. Ecco, applicherei la medesima formula anche ai Déhà, prolificissima one-man-band belga, il cui frontman, credo possa contare tra collaborazioni ed ex band, quasi 50 nomi, e se non è record questo, poco ci manca. E a proposito di record, 'Decadanse' è già il terzo album del 2022 (il secondo in ordine cronologico però), il 35esimo dal 2018 a oggi, se contiamo anche le collaborazioni e gli EP. Insomma, una fucina di idee (non tutte geniali per carità), il cui duro lavoro si concretizza quest'anno in questa nuova uscita targata Les Acteurs de l'Ombre Productions. Due nuovi pezzi, per tre quarti d'ora di musica pronti a condurci direttamente all'Inferno con un biglietto di andata/ritorno. La via per scendere negli inferi è quella offerta dalla criptica "The Devil's Science", e quel suo sound all'insegna di un black doom claustrofobico, compassato, oscuro e su cui si stagliano le urla dannate del frontman. In sottofondo, è un giochicchiare di effetti di synth, lugubri atmosfere, prima che lo stesso sound sfoci in cavalcate furenti di black privo di tanti fronzoli. Ma il sound estremo di Déhà fa dell'imprevedibilità il suo motto, ed eccoci risprofondare nelle viscere della Terra per altri frangenti di funeral doom apocalittico, pronto ancora una volta ad esplodere in derive industrial/EBM (addirittura rap) che rendono la proposta del mastermind di Bruxelles estremamente solida ed accattivante. Il viaggio di ritorno ce lo offre invece "I Am the Dead", un nome un programma: il pezzo si apre con nebulose melodie e ritualistiche voci in background. Poi anche qui si prosegue con atmosfere dal forte sapore funeral, da cui iniziare ad evolvere in primis, i vocalizzi (dallo screaming ad urlacci più nitidi, fino a clean vocals) e poi anche un sound che progredisce dapprima in un break acustico, poi tremebonde sfuriate grind (stile Anaal Nathrakh meets Dødheismgard) e ancora suoni epici, avanguardistici, il tutto in un divenire totalmente improvvisato e per questo meritante di tutta la vostra attenzione. Oramai il brano è un fiume in piena, che ha ancora da farci strabuzzare gli occhi con un assolo di synth, rutilanti ritmiche black/death, sprazzi elettronici o il banalissimo ma evocativo chorus indirizzato alla dea Kali. Un pot-pourri di generi che vi convincerà della bontà di quest'artista che se non esistesse, bisognerebbe semplicemente inventarlo. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 83

https://ladlo.bandcamp.com/album/decadanse

lunedì 9 maggio 2022

Foul Body Autopsy - Shadows Without Light, Pt​​.​​2

#PER CHI AMA: Melo Death, In Flames
Avevo recensito i Foul Body Autopsy in occasione della prima parte di questa trilogia denominata 'Shadows Without Light', non potevo esimermi dal recensire anche il secondo capitolo che si presenta con la medesima formula del precedente lavoro, ossia tre differenti versioni dello stesso brano, normale, la strumentale synth remix e la più catchy hybrid remix. "Shadows Without Light, Pt​.​2" conferma quanto avevo già sentito nella Pt.1, ossia un death melodico di scuola svedese (In Flames docet) senza troppi fronzoli, senza troppa ricercatezza sonora, solo tanta melodia messa a servizio di ritmiche vertiginose, piacevolissime da ascoltare, su cui si innestano i synth e le growling vocals di Tom Reynolds, la mente dietro a questo progetto. L'unico dubbio che mi pongo dopo aver ascoltato anche le altre due versioni della traccia, è se non si poteva mettere questo brano, il precedente e quello che sarà incluso nel terzo capitolo, della stessa saga, su uno stesso dischetto, un EP magari, o un cd, anzichè farne una chiavetta fredda e anonima? (Francesco Scarci)

Felvum - Fullmoon Mysticism

#PER CHI AMA: Black, Darkthrone
I Felvum sono un trio ucraino da poco formatosi (e mi domando come sia possibile data la situazione d'emergenza in Ucraina), dedito ad una primitiva forma di black metal. 'Fullmoon Mysticism' è un EP di quattro pezzi rilasciato ancora nella mitica cassetta, che si apre con "Forest Unknown", un brano che sembra catapultarci di 30 anni indietro nel tempo e collocarci geograficamente in quella Norvegia che vedeva spuntare come funghi band del calibro di Immortal, Enslaved, Darkthrone, Ancient e Burzum, giusto per darvi qualche connotazione stilistica. Si perchè quello del trio è un black fatto di ritmiche lineari e zanzarose, dotate di un pizzico di melodia, di un gracchiante cantato e poco altro. I riff si ripetono infatti dall'inizio alla fine del primo pezzo in modo quasi stereotipato, per poi riprendere nella successiva "Blooming", quasi un copia incolla della precedente. Ahimè, il medesimo giro di chitarra prosegue imperterrito anche nella title track, con lo screaming di Felnone a vomitare il proprio disprezzo per il mondo. Qui, una variazione al tema ce l'abbiamo anche con un riff thrash metal di derivazione darkthroniana che interrompe quell'ipnotico e quasi fastidioso incedere delle chitarre. A chiudere troviamo "Spell of Purity", l'unico pezzo che modifica quella ripetitiva e raggelante ritmica, regalandoci forse i tre minuti più originali del nastro. Un po' pochino. (Francesco Scarci)