#PER CHI AMA: Post Rock/Psichedelia |
Oggi parliamo di un interessante duo svizzero, precisamente da La Chaux-de-Fonds, città storicamente conosciuta per essere il centro strategico dell'industria orologiera. Qui, Luc (batteria) e Jona (chitarra) si sono incrociati e hanno unito la loro esperienza pregressa per formare un power duo strumentale che fonde psycheledic kraut rock’n'roll con influenze prog. Il risultato è spumeggiante e il loro album di debutto è da ascoltare con attenzione: molti strati si susseguono ed anche se al primo approccio l'ascolto fila via liscio come l'olio, man mano che 'Closet Disco Queen' girerà nel vostro lettore cd, percepirete sempre nuove sfumature ed intrecci. Un po' come l'idea dell'album che nelle sette tracce vuole raccontare la storia di una brava ragazza, ma che in fondo nasconde un'attitudine da bad girl, la classica bambina cattiva. Nel lavoro troviamo diverse influenze ma volendo sintetizzare si tratta di un post rock unito a passaggi jazz con tappeti ambient che mantengono l'ascoltatore in costante stato di tensione emotiva, pronto a sfociare in un turbine di battute e accordi sgraziati al limite del noise. "Hey Sunshine!" è l'opening track che inganna per quel suo appeal positivo e crescente dove la velocità di esecuzione è al limite delle possibilità umane, ma comunque lascia spazio a melodie meticolose e repentine. Il batterista è probabilmente il musicista più felice su questa terra, infatti trova largo spazio per poter tessere paradiddle vorticosi e trascinanti. Spesso si ha quasi l'impressione che trascini anche la chitarra nel suo mondo di battute alternate, ma è una sensazione che dura poco perchè si viene subito investiti dai riff intrecciati della sei corde. Quest'ultima punta su un suono minimalista, una leggera distorsione e riverbero per non essere incatenata nell'esecuzione e pertanto avere la massima libertà possibile. Ottima sia la progressione che l'evoluzione melodica del brano che termina con un outro ambient-post rock per allacciarsi al pezzo seguente. "Caposhi" rallenta e punta su un riff ossessivo di chitarra che si ripete come un mantra, sempre inserito su una ritmica ostica e puntuale, caratteristica ormai assodata della band. Pian piano il brano si apre, acquista potenza gradualmente e finalmente il riff cambia, rimanendo semplice e di facile ascolto. Sicuramente una song dal discreto impatto prog nei live. L'album si chiude con "Black Saber", una suite di dodici minuti di puro rock psichedelico alla vecchia maniera, dove chitarra e batteria si fondono come due amanti senza tempo a formare un duo perfetto. Anche qui groove a palate con tanto di assolo selvaggio, pochi orpelli, ma musica vera e sudata come nei '70s. A tre quarti del brano i Closet Disco Queen rallentano, si prendono una piccola pausa per riprendere fiato e via che si imbarcano in un crescendo che li porterà a chiudere in bellezza, a suon di feedback. Un gran bell'album, disponibile in digisleeve, vinile e digitale, un lavoro che si incastra perfettamente in una collezione rock con reminiscenze anni '70, ma rivisto in chiave prog/psichedelica. (Michele Montanari)
(Hummus Records - 2015)
Voto: 80
https://www.facebook.com/closetdiscoqueen/
Voto: 80
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