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mercoledì 24 maggio 2023

Humus - Non è Giusto

#PER CHI AMA: Alternative Rock
Ritornano in pista dopo qualche anno dalle due precedenti release, i rockers trentini Humus, con un album esplosivo e in forma più che mai. Il loro rock italiano è di facile impatto e sempre sparato a mille, capitanato da una bella voce maschile, sguaiata e piena di voglia di trasgressione. Musicalmente il sound prende il volo e si può dire che il grande salto sia stato fatto, e se i Maneskin, a detta del mainstream, sono la bibbia dei giovani d'oggi, i nostri Humus, hanno decisamente le carte più in regola per surclassare la più famosa band della penisola del gossip. Detto questo, l'album è ben prodotto, il suono è corposo ed anche se la musica del combo trentino non è il massimo in termini di originalità, bisogna ammettere che siano piuttosto bravi ed efficaci, in fatto di orecchiabilità e dinamica, la band perfetta per i moderni teenagers italiani, che se ascoltassero più musica di questa fattura, avrebbero probabilmente le idee più chiare nei confronti di questo mondo. I testi sono rigorosamente rivolti ad un pubblico giovanile e questo dona freschezza all'intero lavoro. La sua carica esplosiva, il modo urlato di gestire le voci, i riff mirati e la ritmica costantemente pulsante di fondo, riempiono composizioni che colpiscono fin dal primo impatto, e al netto del fatto che siano volutamente e ricercatamente orecchiabili, e non è una dote comune, posso dire che 'Non è Giusto', sembra essere l'album perfetto per chi cerca musica cantata in lingua madre, per ricaricarsi d'energia e mandare tutto e tutti a quel paese. La band suona bene, tutti i brani sono potenti e l'impatto è assicurato, e non voglio arenarmi su banali paragoni con altri gruppi conterranei, perchè gli Humus hanno una loro anima e meritano la vostra attenzione. Le vostre orecchie saranno assaltate da echi hard rock, nu metal, residui pop punk e alternative italiano, suonato e costruito in maniera tosta, niente di complicato o progressivo, tutto diretto e sparato in faccia. Nota di lode finale per la timbrica vocale del frontman, veramente imponente. Impossibile restare fermi di fronte a canzoni come "Disastro", "Se ne Riparla Domenica" o "Qui si Decide". Se avete voglia di graffiante, rumoroso e muscoloso rock tricolore questo album è il toccasana giusto per voi, non fatevelo mancare. (Bob Stoner)

(Overdub Recordings - 2023)
Voto: 75

https://www.facebook.com/HumusTn/

The Tangent - Not as Good as the Book

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Prog Rock
Se pensate che il progressive rock stia al totalitarismo neo-prog dei Tangent più o meno come l'internazionale socialista ai ventisei tagli da uomo autorizzati dal regime di Kim Jong-Un, allora potete pensare di avvalorare la vostra tesi esplorando il più prolisso e sfrontato tra tutti gli album prolissi e sfrontati del collettivo in questione. Nelle segrete di questo quarto (doppio) disco troverete di tutto: piano-jazz, Canterbury, i Porcupine Tree, il negazionismo neo-prog (Pink Floyd chi?), il flauto di Ian Anderson, la truzzaggine di E-L-P, il van-der-sax di Theo Travis, il capitano Kirk, i Toto e tutti gli accordi reperibili nei manuali di musica. Tutto questo, diluito in una sorta di stream-of-consciousness sonoro per definire il quale, l'aggettivo torrenziale sarebbe meno adatto dell'aggettivo oceanografico. Cose tipo una Carouselambra zeppeliniana eseguita dai Mike and the Mechanics nella plancia dell'Enterprise (l'incipit di "A Crisis in Midlife" per esempio), per intenderci. L'edizione deluxe di questo album, di cui vi prego di rileggervi il titolo (involontariamente?) iperrealista, contiene una pregevole graphic-novel di 100 pagine che narra la distruzione della Terra da parte di una razza di ferocissimi alieni al suono di "Relayer" degli Yes. Esattamente. (Alberto Calorosi)

(Inside Out Music - 2008)
Voto: 60

https://www.thetangent.org/

martedì 23 maggio 2023

Mesmur - Chthonic

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Il funeral è già un genere piuttosto complicato da digerire. Se a suoni catacombali e voci cavernose aggiungiamo poi delle dissonanze abbastanza allucinate, potrete immaginare come l'approccio a simili sonorità possa risultare alquanto ostico. È il caso del nuovo album dei Mesmur, una realtà internazionale (U.S., Italia e Australia) che conosciamo assai bene qui sulle pagine del Pozzo, che torna con il quarto capitolo della loro discografia, 'Chthonic'. Il lavoro dura 48 minuti e consta di sole cinque tracce. Se considerate che il preludio e la coda fanno sette minuti, sarà facile intuire quanto possano durare le altre tre, circa 41 minuti di suoni estenuanti, di cui la sola "Passage", ne occupa 19. Quello che subito balza all'orecchio, è una proposta che si conferma abbastanza ancorata al passato, con un death doom che ammicca palesemente agli esordi dei My Dying Bride e dei primissimi Anathema, ma anche ai mostri sacri del funeral, quali Esoteric e Skepticism. Quello che mi spiace tuttavia constatare è una certa staticità a livello di suoni, che non preludono a nulla fuori dall'ordinario almeno nelle due tracce "Refraction" e "Petroglyph", forse eccessivamente ortodosse nel loro approcco al genere; e per questo intendo le classiche chitarre abissali, le atmosfere lente, lugubri, asfissianti e claustrofobiche, con i tipici vocalizzi growl di Chris G a condire il tutto. Quello che regala un tocco di fascino all'album rimangono però le partiture tastieristiche a cura di Jeremy L che, insieme a qualche breve galoppata black, ne movimentano l'ascolto, conferendo quel pizzico di dinamicità ad un disco che forse alla lunga rischierebbe di annoiare. E la già citata "Passage", con la sua durata davvero al limite dello sfibrante, giunge in supporto regalandoci fraseggi atmosferici che alterano il ritmo fin troppo cadenzato di 'Chthonic'. Per il resto, vorrei dirvi di andarvi a leggere le mie precedenti recensioni alla, il canovaccio musicale infatti di quest'album lo troverete piuttosto simile ai vecchi lavori, inclusa la presenza di viola e violoncello, qui a cura di Brianne Vieira, senza dimenticare poi gli organoni sublimi di Kostas Panagiotou (Pantheist, Landskap). Per il futuro mi aspetto però qualcosa di più, che sappia catalizzare maggiormente la mia attenzione. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2023)
Voto: 70

https://mesmur.bandcamp.com/album/chthonic

Tragedy Begins - Where Evil Is

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Ambient
Viene dalla Grecia questa band formatasi addirittura nel 1988 (con il moniker Terror/ndr), che è stata per me motivo di una non semplice recensione. Da una parte un lavoro che è grezzo e vecchio stile in tutto, dalla musica alla produzione, e questo mi piace. Dall'altra un album che potrebbe essere in bilico tra il ridicolo ed una raccolta di cliché del genere. In ogni caso la musica è veramente oscura, un incrocio tra Darkthrone e Burzum del periodo black. Suoni comunque grezzi, qualcosa di simile ai loro conterranei Goatpenis. Alcune cose, come ho detto, sono veramente niente male, ed anche alcune tracce totalmente "synth-based" si ascoltano con piacere, ricordando anche in questo caso il buon caro Burzum dei momenti più ambient. In definitiva 'Where Evil Is' è un lavoro un filo scarso, o come dico spesso, solo per i fanatici.

lunedì 22 maggio 2023

Molekh - Ritus

#PER CHI AMA: Black/Death
I Molekh sono una nuova realtà irlandese nata però per metà da immigranti polacchi. Dopo un demo omonimo del 2018, avevo dato per dispersa la band che invece arriva con questo 'Ritus' al quanto mai agognato disco di debutto, che sembra contenere un mefitico black/death dissonante e malato. Questo è quello che capto immediatamente quando l'insanità musicale emerge prepotente dalle note infernali di "Yetzer Hara", una song ove coesistono le due anime vorticose dei Molekh, ensemble che ingloba tra le proprie fila membri di Dreams of the Drowned, Putrefaction e Thy Worshiper, che avevo particolarmente apprezzato nel loro album 'Klechdy'. Questo per dire che i nostri non sono proprio gli ultimi arrivati, il che si evince anche dalla ricerca musicale dei quattro musicisti nel combinare le dissonanze di due mostri sacri quali Deathspell Omega e Ævangelist, in un concentrato dinamitardo di suoni da maelstrom abissale. La band si conferma dotata di una capacità non indifferente di prenderci a pedate nel culo anche nella successiva "Cruor Innocentia" e nella terza "Possessionem", tracce in cui il black metal si combina, a livello ritmico, anche al thrash, sebbene la sensazione che rimanga alla fine sia quella del male ppuro che permea i solchi di questo lavoro. Di ben altra pasta la title track, che mostra un piglio più sperimentale avanguardistico anche nelle sporadiche partiture vocali pulite, che in taluni frangenti, avevamo potuto origliare nelle precedenti song. Il sound è comunque urticante, insano, malvagio, soprattutto quando i nostri decidono di pestare sull'acceleratore dal terzo minuto in poi. L'architettura compassata dei secondi iniziali sparisce del tutto per lasciare spazio ad un caos primigenio, dove i compromessi stanno a zero e ritorneranno soltanto nell'ultimo giro e mezzo d'orologio. L'evocativo feeling per il maligno si mantiene più che mai saldo anche in "Vocare Pulvere" e nella più abrasiva "Abyssus", ma d'altro canto, con un titolo del genere cosa potevamo aspettarci? Il gorgo infernale dei Molekh inghiottisce tutto quello che gli capita a tiro e la violenza claustrofobica perpetrata in questa e nell'ultima malvagia e velenosa "Incubus", non fanno che confermare le sensazioni che avevo avuto sin dall'inizio della mia discesa nella valle della Geenna dove il dio Moloch (da cui deriva il nome della band) fa sacrifici umani di bambini, che, dopo essere stati sgozzati, erano bruciati in olocausto in un fuoco tenuto costantemente acceso in suo onore. Spaventosa, quest'ultima citazione di Wikipedia, cosi come orrorifici troverete i suoni contenuti in questo 'Ritus'. (Francesco Scarci)

(Bent Window Records - 2023)
Voto: 72

https://molekh.bandcamp.com/album/ritus

Bewitched - Somewhere Beyond the Mist

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Heavy/Doom
I Bewitched sono una band cilena omonima di quella svedese, e questa volta è quest'ultima che sembra aver avuto poca fantasia nello scegliersi un nome, visto che questi cileni hanno una discografia che parte dal 1991. Saltando queste divagazioni, mi ritrovo a parlare di un lavoro che non mi è piaciuto. Una band che avrà anche avuto una progressione a livello tecnico/compositivo dal black metal degli esordi, dovuto soprattutto al radicale cambio di line-up, ma che in fondo propone una musica davvero noiosa. Prendete come punto di partenza i peggiori Candlemass (una grandissima band), che tra l'altro viene anche coverizzata su questo cd, aggiungete a caso chitarre con pesanti influenze heavy metal, parti doom, tastiere, voci femminili, arrangiamenti neo classici, un po' di tutto insomma e il risultato è la completa anonimia di questo album. Potrà piacere a chi ama atmosfere sognanti e pompose di un certo metal, ma sinceramente credo che anche in tal caso ci siano gruppi migliori.

(Conquistador Records - 2001)
Voto: 55

https://www.facebook.com/Bewitched.chile?fref=ts

Ashinoa - L'Or​é​e

#PER CHI AMA: Psych/Kraut Rock strumentale
Non ho ben capito la reale data di uscita di questa release dei francesi Ashinoa. Il sito bandcamp riporta infatti marzo 2022 come release date, mentre il flyer informativo in mio possesso, recita Maggio 2023. Mah, fatto sta che il quartetto di Lione ha rilasciato questo vinile per la Fuzz Club Records, cercando di coniugare le molteplici anime della band nei 12 brani inclusi in questo 'L'Orée', un disco fatto di suoni cinematico-elettronici, che mi ha fatto immediatamente balzare nella testa gli inglesi Archive (ascoltatevi l'iniziale "Vermillion" con quella sua chitarra southern per dirmi se anche voi non avete avuto la medesima sensazione). A differenza dei più blasonati colleghi di oltremanica però, i quattro galletti ci sorprendono con un approccio strumentale, ma quella valanga di campionamenti che si possono ascoltare lungo questo minimalistico percorso post industriale, suppliscono alla grande la malefica assenza di un vocalist. E cosi, si rivela meraviglioso farsi inglobare dalle sperimentazioni psych/kraut rock/trip hop dei nostri, manco ci trovassimo di fronte ad una versione strumentale dei Portishead fatti di acidi che decidono di lanciarsi in ritualistiche porzioni di "massive attackiana" memoria ("Koalibi"). Ci sono anche sonorità più fredde o tribali ("Space Cow", "Fuel of Sweet" e l'etnica "Disguised in Orbit"), spoken words interlocutorie ("Falling Forever"). Ma nelle note di questo lavoro, troverete ben altro: dall'elettronica orchestral-jazzistica della roboante (splendide le distorsioni chitarristiche a tal proposito) e psicotica "Feu de Joie", alla più cibernetico-pachidermica (per quei suoi suoni vicini al barrito di un elefante) "Yzmenet", che vi permetterano di apprezzare ulteriormente le alterazioni visionarie di questi pazzi Ashinoa, di cui non posso far altro che incentivarne l'ascolto. Esploratori coraggiosi. (Francesco Scarci)

(Fuzz Club Records - 2022)
Voto: 75

https://ashinoa.bandcamp.com/album/lor-e

mercoledì 17 maggio 2023

Necromass - Bhoma

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal
Secondo EP per i fiorentini Necromass che con questo lavoro approdarono alla Miscarriage Records di Genova (inizialmente chiamata Holocaust Records). 'Bhoma' rappresenta la svolta black metal della band, dopo un promo ('Connected Body Pentagram') ed un primo 7” ('His Eyes') ancora con influenze tipicamente death metal. 'Bhoma' si distingue dagli standard dell’epoca per una buona parte grafica ed una registrazione tagliente e agressiva, perfetta per uno stile come il loro. Sul vinile troviamo due brani (“Mysteria Mystica Zothyriana 666” e “Sodomatic Tallow Doll”), più intro e outro, che finiranno poi anche nel debut album uscito ad un anno di distanza su Unisound Records. Beh, che dire, brani ben suonati e con un feeling malsano e malato, e l’immagine della band che già li mostrava con borchie, chiodi e catene, l’età nera stava per cominciare. Un sette pollici di culto da avere in maniera assoluta.

(Miscarriage Records/Self - 1994/2018)
Voto: 75

https://necromass.bandcamp.com/album/bhoma

O.D.O. - Blinded By Hate

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Thrash Metal
Buon thrash metal per questa band veronese chiamata O.D.O. (Odio, Distruzione, Orrore). Incazzati, sporchi di quel sound che fa rimpiangere gli anni ’80. Buoni gli arrangiamenti che però lasciano trapelare il “marcio” insito in questo genere senza affidarsi a frivolezze tecniche che per i nostri sarebbero probabilmente fuorvianti. Una ritmica precisa ed un basso ben pompato, il tutto sostenuto da una batteria semplice ma efficace. Ecco gli ingredienti chiave di questo 'Blinded By Hate' a cui aggiungere una voce anch’essa abbastanza cattiva e originale, anche se un po’ di “screaming” in più non le avrebbe fatto male. I quattro pezzi qui contenuti sono mid-tempos, sostenuti e ben arrangiati che mostrano la fantasia di cui gli O.D.O. sono dotati, e di cui segnalerei il pregevole assolo nella seconda traccia, la title track. Poteva essere un buon biglietto da visita per questi ragazzi, peccato solo che dopo questo demo si siano sciolti.