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lunedì 10 dicembre 2018

Shuffle - #WontTheyFade

#FOR FANS OF: NuMetal/Alternative Rock, Linkin Park, Incubus
After the 2015’s convincing debut album 'Upon the Hill', this nu-metal youngster quintet releases another raw diamond: '#WontTheyFade'. Everybody would initially spot this band somewhere in the USA, the sound takes us to the late '90s college rock but: first of all, these guys come from France (Le Mans) and second, they re-adapted a 20 years old sound to the XXI century’s second decade with modern lyrics and much more groove. I enjoyed this album a lot and I’m looking forward to monitor the bright future they’re promising, they have everything necessary to break trough the scene and already shown maturity in this latter release comparing it to the first one. The composition, the arrangements, the riffs and the melodies deserve more than a superficial glance, delicacy and brutality are perfectly merged together, I mean, if you are under 30 you have no reason to avoid this album, if you are over 30 and still able to dream, you also have no reason to leave this work un-downloaded. Shuffle is a wonderful reality made of young hungry guys ready to slap your face from the earliest live guitar plug, I’m already checking if they’re planning a gig in Italy! The ingredients of Shuffle are compliant for a world explosion, “Spoil the Ground” and “Faded Chalk Lines” will stay for a long time in my playlists and I will definitely let my girlfriend listen to “Oh Glop D’eternitat”, '#WontTheyFade' has songs for everybody. Emerging or not, material about this band can be found easily with a quick research and what really emerge are their passion and dedication. If the improving path won’t meet distractions, we will here about these guys very, very soon. (Pietro Cavalcaselle)

domenica 9 dicembre 2018

Tarja - The Shadow Self

#PER CHI AMA: Symphonic Metal, Nightwish
Prevedibile ultrametal si(n)fonico ultratastieroso ("Love to Hate"), ultraserioso al punto da risultare ultraprossimo al comico (la scapigliatura pianistica dell'onanistica "Innocence" post in apertura) con sparute pennellate (o, più precisamente, interi sacchi di vernice) genericamente vintage (potete dilettarvi a individuare purple/rainbow-ismi nella cover di "Supremacy" dei Muse), virate mélo-celtiche con tanto di cornamuse e cumulonembi in lontananza ("The Living End"), reminescenze Nightwish ("The Undertaker") e un'archetipica modulazione tutta finlandese del concetto di ballata ("Diva", forse "Eagle Eye"). Completano il quadro, aderenze in pelle nera, un batterista di grido(lino), quello dei Red Hot Chili Peppers e i consueti gridolini da cristalleria in cocci che non mancheranno di solleticare le generose ghiandole lacrimali di flottiglie di vichinghi provvisti di mani grandi e cuore tenero. Ascoltatelo ad alto volume mentre vi esercitate per i mondiali di lancio del cellulare di Savonlinna. (Alberto Calorosi)

(Sheer Sound - 2016)
Voto: 65

http://tarjaturunen.com/home-tarja/

Sabaton - The Last Stand

#PER CHI AMA: Power Metal
La band svedese che sembra sempre tornata ieri sera dall'Iraq, mette in scena l'ennesima inappuntabile power-frittella alleato-oriented intrisa di enfatiche progressioni, scale veloci, cori eterosessuali e rassicuranti vocioni da trincea, ottimamente calati nella parte ("Rorke's Drift" and many more). Tanto per sollevare un po' di polverone nel battleground, occorre collocare, invero sapientemente, qualche epic-sbraganza in apertura ("Sparta") e no ("The Lost Battalion"), poi alternare sporadici mimetismi prog-metal ("Blood of Bannockburn" con tanto, l'avreste detto, di cornamuse) e AOR/ismi tattici d'oltreoceano ("Hill 3234") o d'oltrebaltico ("Last Dying Breath"). Riguardatevi su youtube il video della band di rock duro, duro, duro chiamata I Budini Molli, dopodiché divertitevi a sentire questo disco coi testi davanti mentre, per qualche ragione che preferite non spiegare a voi stessi, vi immaginate l'emorroico culo mimetico di Joakim Brodén morbidamente adagiato su un puff rosa a forma di labbra. (Alberto Calorosi)

(Nuclear Blast - 2016)
Voto: 65

https://www.sabaton.net/

Steel Panther - Lower the Bar

#PER CHI AMA: Glam Rock
Un cogitabondo approfondimento della introspettiva poetica pattumiera-glam già esaustivamente affrontata nei dischi precedenti. Immagini oniriche ("Then she tried to suck my balls at her wedding reception" cantato in "Poontang Boomerang") a tratti vertiginosamente fantasiose ("Steal a Saturn 5 and fuck an astronaut / zero G anal and weightless cumshots" in "Anything Goes"), ardite metonimie ("I got what you want baby / five and a half inches of love" in "I Got What You Want") e inestricabili litoti ("Don't have to be a fireman / to ride the pole" in "Walk of Shame"), colte citazioni musicali ("I got a 20 year old wife and she's eager to please / But she made me throw away my Dokken CD's" in "Wrong Side of the Tracks") ed una inaspettata apertura omofobo-fobica ("Is it a chick or is it a dude? / Doesn't really matter if she looks good nude" in "Now the Fun Starts"). Van Halen ("Anything Goes"), Joan Jett ("Poontang Boomerang"), shock rock, Poison. Nel quarto album gli Steel Panther riescono nella impresa quasi epica di mantenere fede al titolo del disco, cioè abbassare ulteriormente l'asticella. D'altronde "all the critics said / our debut record was our peak" ("That's When You Came In"). Se lo dicono loro... (Alberto Calorosi)

(Open E Records - 2017)
Voto: 55

https://www.facebook.com/steelpanther/

Logrind - Overcome

#PER CHI AMA: Post Grunge/Rock
In copertina, un pianeta dilaniato da ogni genere di umane angherie come metonimia del campionario di emozioni prese in considerazione nello sviluppo del disco. I suoni esordiscono squisitamente grunge-pop primi 90's (i Soul-Asylum-in-carrozza di "Waiting for Your Call"; i Rem-losing-ma-spazientiti di "If You Wanna Cry", ma soprattutto i Pearl Jam-di-Alive di "Alive", forse una sorta di quasi-sequel; oh, ma ve li ricordate i Train?) eppure mutano con impercettibile costanza nella direzione di un melodic antico/moderno ("Hey Guy") o un ultramelodic ancora più moderno/antico ("Stand Tall"), con incursioni arena pop ("Pray For You") e immancabile lentone reggiseno-oriented ("Between Us"). Canovaccio consolidato, professionalità e una produzione precisa e persino pignola. Come dite? Cercavate novità? C'è sempre Brian Eno. Ha fatto un disco nuovo anche l'altro giorno. Sempre che riusciate a reggerlo. (Alberto Calorosi)

(Areasonica Records/Believe Digital - 2016)
Voto: 60

https://logrind.bandcamp.com/releases

sabato 8 dicembre 2018

El Tubo Elastico - Impala

#PER CHI AMA: Psych Rock/Math/Jazz
Chi pensa al classico album di post-rock strumentale, avvicinandosi agli spagnoli El Tubo Elastico, si sbaglia di grosso. L'unica cosa vera è infatti l'essere privo di una guida vocale, cosa che da sempre non mi rende felice, però se vi affiderete anche voi alle cure di questi musicisti provenienti da Jerez de la Frontera, beh credo per una volta uno strappo alla regola si possa anche fare. Perchè questa mia transigenza? Ve lo spiego subito: 'Impala' è un album caleidoscopico che si muove tra mille colori e sensazioni, coniugando il psych rock con il math, il funk ed altre divagazioni jazz che esulano quasi dalle mie competenze, suggestioni esotiche e reminiscenze dal sapore pink floydiano. Ascoltando e riascoltando il cd, sarete certamente più bravi di me a indovinare a cosa o chi i nostri s'ispirano, mantenendo comunque intatta la loro enorme personalità. Il tutto è testimoniato dalla lunga e strepitosa opening track, "Ingrávido", una song che sublima tutto quanto scritto sin qui in quasi dieci minuti di musica, impreziosita anche da qualche tocco di synth. Più calda ed intimista la seconda song, "Antihéroe", con l'elegante epilogo tra chitarra acustica ed elettrica, mentre in sottofondo battono pulsazioni electro. Poi è un crescendo entusiasmante, tra saliscendi ritmici guidati dall'egregio lavoro delle chitarre e da un'elettronica che va divenendo sempre più preponderante. Non è un album semplice 'Impala', ma sia chiaro che potrà regalarvi enormi soddisfazioni, come quelle che si assaporano nelle più sofisticate "Turritopsis Nutricula" prima, dove compaiono delle spoken words, e nelle due parti di "El Acelerador de Picotas (Pt. I Ignición / Pt. II Colisión)" poi. Nella prima delle due song, ammetto di aver temuto si trattasse più di un esercizio di stile che altro, per mostrare l'eccellente livello qualitativo del combo iberico. La tecnica del quartetto è davvero pazzesca e l'inserimento di alcuni ospiti di spicco, sembra elevarne ulteriormente la caratura, in un quadro qui fortemente virato verso il jazz. Nei dodici minuti di "El Acelerador..." mi sembrano invece confluire sonorità latine che ricordano il buon Carlos Santana che vanno a miscelarsi nuovamente col jazz ed una buona dose di rock progressivo, guidato dal basso magnetico di Alfonso Romero (mostruoso in tutto l'album), peraltro responsabile insieme a Daniel Gonzáles - uno dei due chitarristi - delle ottime keys di quest'album. Il massiccio impianto ritmico dell'ensemble spagnolo si completa poi con l'estrosa performance alla batteria e percussioni di Carlos Cabrera e Vizen Rivas all'altra chitarra. "La Avispoteca" ci guida in anfratti musicali che odorano quasi di Medioriente con le strutture percussive ad assumere altre forme e colori assai sofisticati. Sembra di trovarsi nel bel mezzo di un souk arabo, dove tra la calca di gente che affolla strade e piazze, si trovano abili musicanti, che affascinano ed ipnotizzano con la loro musica. L'ultima tappa del nostro viaggio esotico è affidata a "Impala Formidable", un brano che raccoglie tecnica, idee e deliri vari di questi incredibili El Tubo Elastico. (Francesco Scarci)

Absent/Minded - Raum

#PER CHI AMA: Death/Doom/Sludge/Depressive
È il terzo album dei teutonici Absent/Minded che recensisco, mi sono perso solo il debut 'Pulsar', semplicemente perché non li conoscevo ancora. Da 'Earthone' in poi, è stata una progressione nel mio indice di gradimento, che mi ha portato ad apprezzare sempre con grande entusiasmo, le proposte dell'ensemble bavarese. Ora, ecco arrivare la loro nuova release, 'Raum', per capire se le mie attese saranno nuovamente confermate. Sei i pezzi per i nostri, che aprono le danze con le vocals sussurrate di "Deep Roots Aren't Reached by the Frost", accompagnate dal classico rifferama ultra distorto della band e quel growling corpulento che da sempre, caratterizza i quattro musicisti di Bamberg. Come già detto per il predecessore 'Alight', in riferimento all'album precedente, non scorgo sostanziali differenze in fatto di genere proposto, vedo semmai la conferma di una qualità che si assesta sempre a livelli standard assai elevati. C'è chi potrebbe storcere il naso e parlare di immobilismo artistico da parte della band, francamente me ne fotto, preferisco rilassarmi e assaporarmi il suono delle poderose chitarre di Uwe che ama creare ambientazioni death doom per poi piazzarci dentro dei riferimenti legati al mondo sludge/post metal. Ancora meglio la seconda traccia, "Treasure", lenta, disarmante, a tratti spoglia, ma non con quella valenza negativa che può avere il termine. Penso semmai alla desolante propagazione sonica dei Cult of Luna o alla malinconica disperazione degli svedesi Shining, che forse in questo pezzo, hanno più di un punto di contatto con i nostri. E forse proprio in questo risiede la vera novità degli Absent/Minded targati 2018, ossia una maggiore vicinanza al black depressivo. Insomma, mica male mi viene da dire, soprattutto perchè tutto l'album si assesta su livelli medio-alti e perchè i pezzi migliori sembrano concentrarsi poi nella parte centrale del cd, quindi la qualità va aumentando man mano che si avanza con l'ascolto. "Fore-ever" parte assai lentamente, la voce bisbigliata di Stevie sembra quasi cullarci nelle sue struggenti e delicate note, almeno fino a quando il riffing deflagra nella sua pienezza e contestualmente s'accresce sinuosamente anche il ritmo. Con "Shore" si parte invece già belli carichi con una ritmica potente per poi fare il percorso inverso, rallentare in interessanti parti atmosferiche e riprendere con la stessa ferocia di inizio brano. Ci sono le onde del mare a darmi un senso di rilassamento in "Yrtm", dove una sorta di guida spirituale declama i versi della poesia "Funeral Blues" di W.H. Auden. L'ultima song è la lunga "Alpha", nostalgica nei suoi giri di chitarra acustica, ma sempre roboante nelle growling vocals e nel suo mastodontico riffing. Gli Absent/Minded sono tornati e non posso che esserne lieto, perchè la prova è sempre di pregevole qualità. Mi sarei aspettato qualche ulteriore variazione al tema classico (ed è per questo che non li premierò più del dovuto) perchè questi ragazzi hanno il dovere di dare e osare di più. (Francesco Scarci)

(Self - 2018)
Voto: 75

https://aminded.bandcamp.com/

giovedì 6 dicembre 2018

Entropia - Vaccum

#PER CHI AMA: Blackgaze/Trance/Post, Deafheaven, Thy Catafalque, Lux Occulta
'Vacuum' si candida ad essere uno dei miei dischi preferiti del 2018. La band che l'ha concepito è formata dai polacchi Entropia, che mi avevano già colpito favorevolmente col loro debut album del 2013, 'Chimera' ed in seguito con 'Ufonat'. Perché tutto questo entusiasmo vi chiederete? Perchè a mio avviso la band di Oleśnica ha ereditato lo scettro degli Altar of Plagues, l'ha arricchito con le idee deliranti dei Thy Catafalque, rilasciando un lavoro mostruoso per sonorità, sperimentalismi vari ed espressività, che mi ha fatto letteralmente perdere la testa. Il quintetto in un'ora di musica ed in soli sei pezzi, ne combina davvero di tutti i colori: si parte dagli oltre 15 minuti di "Poison", una song ipnotica che miscela elementi psycho trance con il metal estremo, black, post e tanto altro. È semplicemente follia, quella che vado ricercando da tempo immemore, quella che riempie e centrifuga il cervello, che nei suoi magistrali loop elettronici, pop-algebrici, incorpora tutto ciò che un visionario malato di musica metal, vorrebbe sentire in una canzone. I quindici minuti più destabilizzanti della mia vita, ma si sa che la scuola polacca ha altre band antesignane nel genere e penso ai Lux Occulta e alle loro ultime divagazioni avanguardistiche. Ecco, gli Entropia ci hanno messo tanto del loro, della loro classe che già era emersa in passato et voilà, ecco questo meraviglioso gioiellino di musica ascrivibile al genere sperimentale, avantgarde estremista, o come diavolo volete, a me non interessa. Per me è importante che voi diate un ascolto, anzi due, tre o forse dieci, a 'Vacuum' e al drumming ossessivo di "Wisdom" e alle folgorazioni dettate da non so quali sostanze proibite che hanno portato questi cinque pazzi musicisti a scrivere musica di tale consistenza. Delizia per le mie orecchie, e sarà altrettanto per tutti coloro dotati di una mente aperta, apertissima, perchè il disco non è proprio semplicissimo da affrontare. Citavo "Wisdom", un brano che mette in loop per cinque minuti lo stesso giro di chitarra e synth, prima di esplodere in una tremebonda cavalcata post black che sembra trarre ispirazione però da qualche riff prog rock di anni '70. Il tutto senza utilizzo di una voce (uno screaming peraltro fantastico che fa capolino qua e là nel disco) che farà la sua comparsa solo sul finire del pezzo, quando l'ultima centrifugata ci avrà dato il colpo di grazia. Ecco a cosa somigliano gli Entropia, ad una lavatrice che nella sua centrifugazione più estrema, rilascia splendide note musicali. Come quelle che aprono "Astral", un viaggio sparati nell'iper spazio più profondo alla ricerca di una qualsiasi forma aliena con cui interagire. Certo, la musica degli Entropia potrebbe essere un pericoloso biglietto da visita per la specie umana, gli extraterrestri la considererebbero un'arma pericolosissima visto che la ritmica della song somiglia di più ad un cannone laser. E nemmeno la title track ci dà modo di mostrare l'attitudine pacifica del nostro pianeta, è un'altra arma di distruzione di massa, che rallenta i suoi beat a tal punto da ipnotizzarci di fronte alla ridondanza sonica profusa. Un loop di suoni ed immagini che entrano nella testa e non accennano a lasciarci. Io questo album l'ho consumato, ascoltato decine e decine di volte, le sue melodie ormai le sento sotto la mia pelle, la sua furia belluina risuona nella mia testa, le sue geniali trovate le inserirei in un'ipotetica enciclopedia della musica metal, per spiegare come possono convivere differenti forme musicali sotto lo stesso vessillo. Con "Hollow", i suoni si ammorbidiscono un po', rimanendo nei paraggi di uno space rock malinconico, dove le vocals sono cosi cariche di pathos da far venire la pelle d'oca, grazie soprattutto all'eccezionale lavoro di tastiere e synth che accompagnano la progressione blackgaze che si sviluppa nella sua seconda metà. Gli ultimi dieci minuti sono affidati alle melodie di "Endure" e alla sua debordante quanto arrembante ritmica che sancisce la fine di questo capolavoro di musica estrema, che voglio consigliare anche a chi di estremismi non ne vuol sapere, ma ritiene di avere la mente abbastanza "open" da poter affrontare questa sfida targata Entropia. Album dell'anno per il sottoscritto? Mi sa proprio di si. (Francesco Scarci)

(Arachnophobia Records - 2018)
Voto: 90

https://entropia.bandcamp.com/