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sabato 22 luglio 2023

Amras Numenesse - There Was One, Died

#PER CHI AMA: Depressive Black
Altra one-man-band, questa volta proveniente dalla Turchia, Izmir per l’esattezza. E come spesso accade, i progetti con un unico mastermind, si muovono nell’ambito del black. E quindi, nemmeno il buon Amras Numenesse fa eccezione, proponendo in questo EP (e con già otto full length alle spalle!!) un black scarno, melodico e mid-tempo che si dipana, in ‘There Was One, Died’, attraverso tre pezzi. Si parte con “Death Time” che sembra catapultarci indietro nel tempo e nello spazio, ai famigerati anni ’90 in Scandinavia, direi a cavallo tra Svezia e Norvegia. Se infatti di primo acchito, avevo accostato il sound del polistrumentista turco a Burzum e compagnia, sul finire del brano, ho colto in un riffone di chitarra, tanto dell’eredità lasciata dal buon Quorthon e i suoi Bathory. “Suicide” ha un incedere ancor più flemmatico, con le chitarre ai limiti del minimalismo sonoro e lo screaming acido e glaciale del frontman a rendere il tutto più angosciante. Non sono male quei piccoli frammenti arpeggiati che si sovrappongono alle ritmiche mid-tempo. Nulla di originale, peraltro nemmeno registrato magistralmente, che tuttavia si lascia ascoltare, non fosse altro per rivivere i fasti di un mondo che fu e oggi non c’è più. In chiusura “Die”, a completamento di un trittico di brani che si muove fra black nudo e crudo e un depressive sound che si palesa attraverso una ritmica sofferta (peraltro assolutamente priva di tecnicismi), e al contempo carica di una certa acrimonia, che non lascia nè vinti nè vincitori. (Francesco Scarci)

Primordial - Spirit the Earth Aflame

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Pagan Black
Le band irlandesi non fanno il solito metal; non tutte infatti dimenticano le proprie origini e come fatto anche dai Primordial, la musica folk sta alla base delle loro composizioni. Non vi basterà un solo ascolto per interpretare al meglio 'Spirit the Earth Aflame', ma ogni volta ne scoprirete sicuramente elementi che vi erano sfuggiti senza accorgevene. I Primordial non vogliono sviluppare le loro idee e gusti musicali semplicemente suonandole, ma vogliono ricrearli trasmettendoli tramite atmosfere che ripercorrono temi epici e il black metal che si susseguono accompagnati da cantati puliti e più estremi. La musica non è brutale e violenta ma l’impatto metallico è presente e non delude, forse la voce del cantante si mostra inferiore nei momenti scream ma impressiona invece in quelli puliti, in cui sembra uscire dall’ambito metal. Il lavoro dei Primordial non delude le aspettative, come purtroppo han fatto altri loro connazionali e compagni di etichetta, i Cruachan.

(Hammerheart Records/Metal Blade Records - 2000/2010)
Voto: 75

https://primordialofficial.bandcamp.com/album/spirit-the-earth-aflame

Profeci - Ub​ó​stwo

#PER CHI AMA: Black/Death
Se la Les Acteurs de l'Ombre Productions è votata prettamente alla promozione di band black francesi, la Godz ov War Productions è invece focalizzata a mettere sotto contratto band estreme polacche. Ecco quindi arrivare quest'oggi i Profeci con il loro terzo album, 'Ub​ó​stwo', il tutto cantato peraltro in lingua madre. Il quartetto originario di Poznań ci spara in faccia sei nuovi pezzi di black death, che non hanno troppo da dire in fatto di originalità, com'era lecito attendersi, ma che comunque, mettono insieme un sound dotato di un suo perchè. "Stare Stworzenia" ci tira immediatamente in faccia un bel po' di schiaffoni con un riffing serrato in cui a mettersi in mostra è la voce del frontman Piołun, davvero convincente, mai troppo scream, nemmeno troppo growl, ma sempre molto chiara e comprensiva. La musica dei nostri ha poi una discreta dose di melodia messa a supporto di un'intelaiatura metallica robusta e aggressiva. La stessa che, nella successiva "Jaskinie", vede incunearsi influenze più sperimentali che palesano un certo vigore emozionale che fa da contraltare all'acrimonia delle chitarre, qui in versione post black. Attenzione, perchè l'ascolto man mano più approfondito del qui presente, fa emergere parti davvero interessanti, dai rallentamenti percussivi a strali di violenza inaudita con le grim vocals del cantante a farsi notare a più riprese. Con un piglio quasi folklorico, i nostri aprono "Jedność Wielości", un pezzo oscuro ma comunque dotato di una certa animosità black, spigoloso al punto giusto ma sofferto in certi decadenti atmosfere che evidenziano le qualità di una band a cui inizialmente, forse non avevo dato la giusta attenzione. E invece, ho dovuto ricredermi, perchè i Profeci alla fine riescono a colpirci all'altezza giusta con un sound indovinato, che avrà ancora modo di stupirci con il riffing sghembo e dissonante di "Głód" o ancora con lo splenico temperamento di "Bez Niej Byłbym Niczym", dovuto principalmente alla lunga parte arpeggiata e alle clean vocals utilizzate dal vocalist. In chiusura, a voi la furia iconoclasta di "Dytyramb" che chiude un album che merita sicuramente più di un ascolto per poter esser meglio assaporato in tutte le sue sfumature. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 72

https://godzovwarproductions.bandcamp.com/album/ub-stwo 

sabato 15 luglio 2023

Saturnus - The Storm Within

#FOR FANS OF: Death/Doom
Saturnus is undoubtedly one of the biggest names in the doom/death scene. Formed in Denmark, back in 1993, the band has built a flawless career full of top-notch albums. The band’s opus, entitled 'Paradise Belongs to You', remains as one of most iconic masterpieces of the genre, and was the first of the exclusively five albums which have been released during its 30 years of existence. This clearly shows the amount of time that Saturnus has taken to create each of these albums, which I think it explains the high level of each of them. From the inception of the project, only the bass player Brian and the singer Thomas remain, as numerous line-up changes have affected the band’s pace to release new works. In any case, the passion and commitment of both members have thankfully made possible to still enjoy Saturnus easily distinguishable music until these days.

As the doom/death metal genre itself, Saturnus musical approach has remained quite stable during its existence. There have indeed been some little evolutions in these three decades of existence, but no one will deny the fact that from that first album to the newest opus 'The Storm Within' Saturnus trademark sound is still there. The new album is a clear proof that when passion and quality coexist, there is no need to make great changes in a band’s style. In the hands of this band, doom/death metal sounds particularly melodic and captivating, mainly thanks to the superlative guitars' work, which are the shining stars of this opus. All the seven compositions of this album have many inspired harmonic riffs which are simply delightful. Pace-wise the album hasn’t great changes, but it is undeniable that some tracks have a remarkably slow pace, very distinctive of this genre, and even a stronger sombre tone. The album opener duo "The Storm Within" and "Chasing Ghosts" are fine perfectly examples of this. The longest tracks of the album give the necessary room to display all the slowness and atmospheric beauty that Saturnus can offer. The melancholic, yet beauteous, guitar melodies are accompanied by the profound and guttural voice of Thomas, being this duo, the iconic portrait of what Saturnus has offered during its career. Clean vocals are minority in this album, but some spoken lines appear, for example, in "Chasing Ghosts", which give a theatrical point to the composition that fits perfectly well with this genre. I have already said that tempo changes are not very common and strong in this album, but this doesn´t mean that we won’t find them. "The Calling" can be defined as a slightly faster track with a tremendously catchy main melody that immediately sticks to your head. This one is for sure one of the highlights of the album and a clear proof that you can add some variety in a doom/death metal album, at least if you want. Another nice example of composition with a livelier pace, if this term can be used in this genre, is "Breathe New Life" which follows a very similar pattern. It’s a shorter track with a very additive main melody, even though I personally consider "The Calling" a superior track. The rest of the tracks are more similar to the gloomier first tacks of "The Storm Within". However, there is song which stands out because it is quite distinctive, and it is "Even Tide", as it could be defined the ballad of the album. It’s a very melancholic track with a delicate and beautiful piano playing the main role. It is accompanied by clean vocals in the form of spoken lines, but also sung parts in a very sweet and sorrowful way. It is indeed a composition that evokes the profound sadness for a forgotten beloved one.

'The Storm Within' is definitively another inspired moment of Saturnus perfect career. Any fan who listens to this album will immediately feel this warm sensation of being in a well-known and appreciated place. The tasteful guitar melodies are our guide through this melancholic journey, and I honestly consider that fans will be eager to embark themselves in this sea crossing more than once. (Alain González Artola)


Sons of Shit - S_02 Freakshow

#PER CHI AMA: Rap Rock
"Nelle Puntate Precedenti..." riassume perfettamente il decadente stato dell'arte della musica italiana. Ascoltare per credere. È cosi che inizia il disco dei mantovani Sons of Shit. Il dramma è che mi aspettavo poi coordinate completamente differenti dall'incipit, quasi si trattasse di un grido di rabbia verso l'attuale scena italica e che la proposta dei Sons of Shit potesse essere una soluzione alternativa. Invece 'S_02 Freakshow' prosegue sulla falsariga, con un sound in bilico tra rock e rap, cantato in italiano e che vuole fare della parolaccia gratuita (o della provocazione - "Skit"), il suo punto di forza, magari per strappare qualche consenso in più. Ecco, trovarmi qui nel Pozzo con una versione rockettara degli Articolo 31 miscelati a Caparezza, è l'ultima cosa che avrei desiderato fare. I Sons of Shit sciorinano pezzi divertenti per chi ama questo genere di sonorità, in cui un rifferama alla Rage Against the Machine si incontra con il rap, il cantato che utilizzano principalmente i nostri. Mamma che fastidio. I pezzi poi ad ascoltarli organicamente non sono nemmeno male: sorvolando su una deboluccia "Venerdi 13", mi lascio trasportare semmai dalle sperimentazioni più indovinate di "Coca Colt", e quelle sue suggestioni alla "Knights of Cydonia" dei Muse, con suoni più riflessivi, e un garage rock con tanto di assolo finale. "Violet" racconta sicuramente una storia forte però in tutta franchezza, con un sound alla Måneskin (e penso a "Torna a Casa"), non credo che questo sia proprio lo spazio migliore dove mettersi in luce. Il disco prosegue su altrettanto simili coordinate, anche se "Coperti dall'Ombra", potrebbe essere un onesto pop rock con un bel basso a mettersi in luce in primo piano. Ad un certo punto però inizio a soffrire l'ascolto del disco e stappo una bottiglia di birra quando arrivo alla conclusiva "Fastidio" che sentenzia l'esatta sensazione che ho in corpo dopo l'ascolto di 'S_02 Freakshow'. Mi spiace, ma non fanno totalmente per me. (Francesco Scarci)

(Overdub Recordings - 2023)
Voto: 60

https://www.facebook.com/S0Sofficial/

Krisiun - Ageless Venomous

#PER CHI AMA: Death Metal
‘Ageless Venomous’ is a milestone. This is second to ‘Conquerors…’, a previous release that was impeccable. This one is right there too. Amazing death metal from Brazilian natives. They’ve had a great career and are still making good music. Definitely one of their best. The songs are so catchy. Moyses shows that he could still shred. This release was from 22 years ago... still is a classic. I’m surprised it took me so long to review this. I’m glad that I am now. This is death metal supreme. This one has bonus tracks that I have. Good the whole way through impeccable as I say. These guys have been around for over 30 years. I still don’t think they get the recognition they deserve and touring with top bands in the genre.

The sound quality on here was good. Top notch. How long is the recording though is the question really! The songs are really well composed. They have some great riffs on here. On all the tracks though, not just some. I really enjoy this album immensely! It’s one that I can jam over and over. It doesn’t get old. They put together some spotless riffs and Alex is great on vocals. The drums are good too. There’s more variety on this one than ‘Conquerors'. It’s not just blast beating. A lot of double bass. Sounds kick ass.

These guys are brilliant songwriters. Their new one is really good too. They are kind of like veterans now, but they’re still going strong. I didn’t really get into the early material just ‘Conquerors’ onward. I’ve had a great career so far I just wish they had a bigger fan base. I will always support this band.

These guys have some more albums to put out. And they just had a most recent one released this year. You can download this one on Spotify or listent to on YouTube but I bought the CD. As usual, of course. This is to show support for the band, pick this up. If you haven’t already heard this the music on here is fantastic. They just smoke. Check it out! (Death8699)

(Century Media Records/Svart Records - 2001/2022)
Score: 80

https://www.facebook.com/krisiun.official/

Jzovce – Inverses

#PER CHI AMA: Depressive Black
Thomas Bel è mente e compositore unico dei francesi Jzovce, non proprio il nome più semplice da pronunciare o memorizzare. Comunque, il buon Thomas quest’anno ha già rilasciato tre EP, tra cui questo ‘Inverses’, un vinile in 7” in tiratura limitata di 50 copie, e dovrebbe essere portavoce di un depressive black aspro e incazzato. Due i pezzi inclusi qui, “A Grands Feux” e “Contre Les Os”. Il primo ci conduce immediatamente attraverso un’atmosfera malsana, fatta di sfuriate post-black, rallentamenti orrorifici, ritmiche serrate e delle grim vocals che completano il quadro di quello che a mio avviso sarebbe piuttosto un lavoro prettamente black e che, l’aura depressive la palesa attraverso solo una parte arpeggiata negli ultimi 30 secondi del brano. La seconda traccia mostra delle ritmiche più oblique, e dei suoni davvero ostici da digerire, cosa solitamente estranea ad un genere come il depressive black, cosi spesso ammantato da sontuose melodie malinconiche. Qui invece spazio quasi esclusivamente alla furia dirompente del black e poco altro (un altro arpeggio a fine brano), che mi rendono più propenso ad andarmi ad ascoltare i vecchi lavori degli Shining. (Francesco Scarci)

Hex A.D. - Delightful Sharp Edges

#PER CHI AMA: Heavy Prog Rock
Se la Norvegia negli anni '90 rappresentava il luogo là dove il black metal è nato, oggi lo stesso splendido paese scandinavo è diventato sinonimo di sonorità progressive. L'ho già detto più di una volta, lo ribadisco oggi in occasione dell'uscita del sesto album degli Hex A.D., 'Delightful Sharp Edges', un disco peraltro focalizzato su un tema davvero straziante, il genocidio, dall'Olocausto degli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale, al massacro dei Tutsi in Rwanda, per finire con la persecuzione e genocidio dei Rohingya in Birmania. Un tema molto pesante che viene affrontato attraverso questo concept album suddiviso in tre parti narrative, che conducono l'ascoltatore in un viaggio della memoria davvero complicato da digerire liricamente parlando. Il disco si apre con la lunghissima (quasi 13 minuti) "The Memory Division" ed una proposta che si muove tra il prog e l'heavy rock, chiamando in causa mostri sacri della storia, da Uriah Heep, Thin Lizzy e Black Sabbath, combinando un innumerevole numero di influenze, generi e stili, da un utilizzo massivo di synth e tastiere, dotate di una spinta psichedelica ad un approccio hard rock oriented. Il brano è sicuramente complesso e forse necessita di molteplici ascolti per essere assimilato e capito appieno. Molto più semplice invece l'ascolto di un brano classico come potrebbe essere "Murder in Slow Motion", che non inventando nulla di che, ci investe con il suo hard rock graffiante in pieno stile settantiano. "...By a Thread", nel suo lungo e patinato acustico d'apertura con tanto di voci effettate, rievoca poi gli ultimi Opeth. Con l'ingresso di batteria e percussioni, queste danno una bella sterzata al sound, che evolve poi nei suoni spiazzanti di quel treno che deportava gli ebrei nei campi di concentramento. Cosi inizia "Når Herren Tar Deg I Nakken", un brano dalle atmosfere sinistre, inquietanti, sorrette da una voce che sembra dare delle istruzioni ai nuovi ospiti di quel campo di concentramento, mentre la musica si muove tra riff pesanti e suoni di hammond. "Radio Terror" attacca con un flebile sound, una chitarra che sembra più un grido di dolore, mentre la voce del frontman si presenta qui più delicata rispetto ad altre parti. E poi ecco entrare in scena delle percussioni tribali a stravolgere un po' tutto con un incedere che potrebbe stare a metà strada tra Pink Floyd e Blue Öyster Cult, in quello che reputo essere il miglior pezzo del disco. Non siamo nemmeno a metà disco (la brevissima "St Francis" è giusto a metà) ma rischierei di dilungarmi esageratamente nel raccontarvi questo 'Delightful Sharp Edges'. Mi limiterò pertanto a suggerirvi un altro paio di pezzi, anche se devo ammettere che la seconda metà del disco non sembra essere altrettanto convincente quanto la prima, in quanto suona più deboluccia, complice la presenza di un paio di brevi tracce, per cosi dire, accessorie. A salvarne l'esito c'è però la splendida "The Burmese Python", in grado di emanare un feeling di grande impatto, evocando una sorta di improbabile mix tra Pink Floyd e Green Carnation. Un buon lavoro, non c'è che dire, ma che necessita di una certa attenzione e sensibilità per essere realmente apprezzato al 100%. (Francesco Scarci)