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domenica 24 aprile 2022

OK WAIT - Well

#PER CHI AMA: Post Rock Strumentale
"Ok, fermi tutti". Cosi si potrebbe tradurre il moniker di questa band teutonica che nasce dalle ceneri dei Sonic Black Holes, dando vita appunto a questi OK WAIT. La band originaria di Amburgo propone un post rock strumentale assai vario e dinamico, ricco di suggestioni epiche e di molte altre influenze che si paleseranno qua e là nel corso dell'ascolto di questo 'Well'. Intanto, si parte forte con i quindici minuti e mezzo dell'opener "Wait" e già qui i nostri scoprono le loro carte con le loro lunghe fughe chitarristiche interrotte da break atmosferici, un lavoro alle pelli che sottolinea l'abilità percussiva di Lutz Möllmann, mentre le chitarre di Michel Jahn e Christoph Härtwig dipingono meravigliosi affreschi dai tratti sicuramente malinconici, complice anche la presenza di un preziosissimo violino. Sorprendentemente, la proposta dei quattro mi piace assai, il che è già una vittoria, visto che le ultime release in territori post rock, mi avevano annoiato in breve tempo. Invece, bravi gli OK WAIT a tenermi sempre ben concentrato sulla loro proposta in continua evoluzione. Si perchè l'incipit di "Blow" si palesa come fosse una colonna sonora di uno "Spaghetti Western" qualunque di Ennio Morricone, per poi progredire da tratti desertici ad altri più post metal (complice forse la presenza di Magnus Lindberg dei Cult of Luna al mastering?) assolutamente da brividi ed un finale più mellifluo che va a ribaltare quanto ascoltato sin qui. Classica apertura acustica (forse un po' troppo banalotta a dire il vero) per "Time" e poi una marcetta militaresca contigua, per una song che incarna forse tutte le peculiarità del genere e che alla fine non mi fa strabuzzare gli occhi come accaduto invece nei primi due pezzi. C'è sicuramente del prog pink floydiano in questi quasi dieci minuti di musica, ma mancano forse della medesima energia ed inventiva che mi avevano appagato sino a questo punto. Sulla stessa linea di "Time" è "Dust", ed è un vero peccato, considerate le premesse davvero stimolanti. Siamo sempre alle prese con post rock intimistico dai tratti prog, ma sembra mancare di quella stessa verve iniziale per seguire invece la massa informe di band che popolano la scena. La perizia tecnica c'è tutta, le melodie pure, ma francamente non mi emoziona più di tanto, sebbene siano palesi a più riprese, i tentativi di raddrizzare il tiro, irrobustendo il sound con chitarrate che sembrano prendere in prestito ad un certo punto, un riff dei Nirvana. A "Cope" viene affidato l'arduo compito della chiusura del disco e dopo tutto non se la cava proprio male con un riffing solido e irrequieto all'insegna del post metal, che non avrebbe certo disdegnato la presenza di una bella rocciosa voce nella sua matrice ritmica. Alla fine 'Well' è un buon debut album, con diverse luci ma anche qualche ombra su cui varrà la pena lavorare in futuro. (Francesco Scarci)

(Golden Antenna Records - 2022)
Voto: 74

https://okwait.bandcamp.com/album/well

sabato 23 aprile 2022

Spettri - 2973 La Nemica dei Ricordi

#PER CHI AMA: Horror Prog Rock
Nell'ambito della reviviscenza coraggiosamente perpetuata negli ultimi anni dall'etichetta di Genova, il recupero della band dalla storia più incredibilie (il nucleo storico della band germina dalla florescenza beat mid-60, transita attraverso l'esperienza horror-prog denominata Spettri, poi il piano bar e la retroguardia culturale nazional-chic marchio Renzo Arbore) tra le incredibilmente numerose band RPI dalla storia incredibile, permette la realizzazione di un album capace di ripercorrere con ossequio e leggerezza stilemi consolidati early-70: sludge-riff sabbatiani ("Il Lamento dei Gabbiani"), scorribande hammond viola carico, rutilianti arrembaggi easy-heep ("La Profezia") unitamente a elementi più marcatamente british-prog, vedi certi momenti di "Onda di Fuoco" e dalle parti di "Apocalypse in 9/8" e le numerose convoluzioni van-der-grafiche ("La Nemica dei Ricordi" vs. "Killer" o ancora "La Nave", aperta da una godibile intro goblin-vecchietta-cattiva-con-la-mela-velenosa, dominata da un riff strutturale da funerale elettrico sabbatiano e magnificamente chiusa da un finale spleen-prog). L'album, un concept straordinariamente vitale e consapevolmente suonato sull'apocalisse interiore in un ipotetico e distopicissimo 2973 intenderebbe essere una sorta di sequel dell'omonimo 'Spettri', ambientato nel 1972. Eppure, nonostante siano trascorsi la bellezza di 1001 anni, i mali del mondo sono davvero molto, troppo simili tra loro. (Alberto Calorosi)

(Black Widow - 2015)
Voto: 69

https://www.facebook.com/spettri.official/

Mortad Hell - There's a Satanic Butcher in Everyone of Us

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Porno Gore Grind
Probabilmente state già sghignazzando non appena avete letto il nome della band e il titolo dell'album. Probabilmente starete sghignazzando ancor più forte perché avrete letto i titoli delle 15 tracce di questo 'There's a Satanic Butcher in Everyone of Us'. E pensare che le due tipologie di individui meno dotate di senso dell'umorismo di tutto il pianeta sono i francesi e i musicisti death metal. Eppure, questo mirabile distillato di blasfemia, doppio pedale e tanto catarro, vi farà sghignazzare interiormente almeno quanto il tizio che quella mattina ha pensato di andare al concerto di Ozzy con un pipistello morto in tasca. (Alberto Calorosi)

Devotion - Necrophiliac Cults

#FOR FANS OF: Brutal Death
Upon listening to this release, I've noted that I actually like this one more than their follow-up 'The Harrowing'. It's dark and eerie death metal as I have taken a great liking to their guitar crunch tone. The whole 39 minutes of this release is absolutely brutal death metal! The vocals are dark and grim which goes along well to the music. The album is TOO fast it's more of a grim vibe to it. The leads were sick too alongside the rhythm guitar-work. I enjoyed this immensely. The sound quality did the album good too. I can honestly say that my "C" rating for this wasn't overly generous.

The music and vocals I liked the most on this entire album, but the drums were well played out too! What I like about the guitars is that they're sick and original as far as riff-writing goes. These guys take no prisoners, just the listener! But it isn't much of a prison when you're digging what you hear on an album! I think that they really are a diverse band and that just shows on this release. Yes I do like this more than 'The Harrowing' but both are well played out. Gruesome and vile throat the music just is fantastic too! There isn't really anything that I'd change on this release. They nailed it!

The production quality is just about perfection and everything you could hear including the bass and keys. I wouldn't modify any part of this album. They hit home with one killer release. The only caveat is maybe a few things...the sound of the drums (snare and double bass) as well as some of the rhythm guitar is a bit muddled. That's why I took some points off otherwise it's GRAND. As long as they're playing slow, the riffs are easier to decipher. But the tremolo picking is a little tough to transcribe on a treble clef. But this album is one onslaught of destruction to your eardrums! They got it right on here. Just some things to work on.

I went ahead and bought this CD on eBay but it is available both on Spotify and YouTube. You wouldn't think of a name for a death metal band would be "Devotion", but maybe it's the illusive oxymoron. Do show support for the band by getting the album. But if you want to stick to digital, at least take a listen and hear how it sounds. I thought that it would be good from hearing 'The Harrowing' but I actually like this one a little more than their current release. It's thicker and I like the production quality more. Check it out! (Death8699)

Agro - Ritual 6

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Thrash/Death
È la seconda volta nella mia lunga carriera di scribacchino che mi trovo a recensire una band proveniente dal Sud Africa, la prima fu con i The Ocean Doesn't Want Me. No, per favore non aspettatevi cinque uomini di colore che impugnano i loro strumenti e mettono a ferro e fuoco i palchi di tutto il mondo, gli Agro infatti (peraltro mai nome fu più brutto) fanno parte degli africani bianchi. A parte queste divagazioni etniche, 'Ritual 6' rappresenta addirittura il sesto lavoro (ad oggi sono otto) per il quintetto di Johannesburg: la band gode di una certa notorietà in patria che li ha visti suonare un po’ ovunque nei vari club, in tour con i Mortification nei maggiori festival del Sud Africa e Botswana, portandoli a vendere ben 10.000 copie solo nel loro paese. Dopo la parentesi questa volta geografica, veniamo alla musica dei nostri: diciamo subito che non siamo di fronte a nulla d’innovativo (quando mai), infatti il combo africano suona un thrash/death di discreta fattura, caratterizzato da riff di chitarra un po’ grossolani, sui quali si immettono piacevoli inserti tastieristici che dovrebbero stemperare l’arroganza delle ritmiche e il cantato growling di Cliff Crabb. Se vogliamo fare un paragone con una qualche band famosa, potrei immaginare la musica degli Agro come un ipotetico mix tra Pantera e Crematory, non disdegnando qualche puntatine in territorio Machine Head o Nevermore. Se non avessi saputo che l’album in questione fosse il sesto per la band, avrei creduto fosse il loro esordio, perchè ancora molte sono le sbavature soprattutto in ambito esecutivo; qualche buon’idea c’è anche nei 55 minuti che costituiscono l’album: "B.df.p." non è una song malvagia, ha delle valide soluzioni musicali, c’è soltanto da lavorare qua e là per limare le innumerevoli imperfezioni e “grezzure” che contraddistinguono questo lavoro. Con calma, non c’è fretta, intanto una sufficienza risicata, i nostri cinque sud africani se la portano a casa, in attesa di tempi migliori. (Francesco Scarci)

(Armageddon Music - 2006)
Voto: 60

https://www.facebook.com/agroband

Gong Wah - A Second

#PER CHI AMA: Psych/Post Punk/Indie
Li abbiamo apprezzati un anno e mezzo fa quando i nostri uscivano con il loro album omonimo. Tornano oggi i tedeschi Gong Wah, forti di un nuovo lavoro all'insegna di quelle sonorità kraut rock, elettronica e fuzzwave che avevamo avuto modo di apprezzare nel debut. 'A Second' segna il passo del secondo capitolo per la band di Colonia che vede ancora l'evocativa voce di Inga Nelke dominare il palco. E la proposta dei Gong Wah la si apprezza sin dall'opener, cosi gonfia, cosi melodica e trascinante. "Heartache Jean" corre che è un piacere e noi con la fantasia proviamo a starle dietro. "The Well" nel suo incedere pop rock ci porta nel mondo fatato dei Gong Wah, dove il basso magnetico di Giso Simon si unisce al fare seducente di Inga. Le percussioni darkeggianti di Nima Davari aprono "Consolation", una danza ipnotica che non potrà non coinvolgervi nel suo mood non troppo distante pure dallo shoegaze, in un brano che ha una progressione splendida e violenta, che la identificherà alla fine di questo viaggio, tra i miei brani preferiti del lotto. Sofferenza pura per la minimalista "Baby, Won't You Come Along", tiepida e inconsistente però nelle sue zaffate droniche. Più votata al post punk con venature elettroniche invece "Paint My Soul", ancora una volta coinvolgente nelle sue note quasi danzerecce, con la voce di Inga qui sopra gli scudi. E si arriva al momento del pezzo più lungo e strutturato del disco, "One Fine Day", otto minuti di commistioni sonore tra elettronica minimalistica, IDM, kraut rock e qualche ulteriore sfumatura che solo ripetuti ascolti potrebbero palesare. Ma questo è un altro pezzo favoloso di questo 'A Second', un disco in grado di celare ancora piccole perle tipo l'irruenta e sbarazzina "The Violet Room Track". Più ritmata invece "This Life", ed è in questo genere di brani che vedo più "normalità" nella proposta dei nostri, anche se, ancora una volta la voce suadente di Inga, ravviva un po' il tutto. In chiusura la ninna nanna affidata a "A Head Is Not A Home", una ballata che chiude questo stimolante e sperimentale lavoro dei Gong Wah. (Francesco Scarci)

(Tonzonen Records - 2022)
Voto: 76

https://gongwah.bandcamp.com/album/a-second

lunedì 18 aprile 2022

Fooks Nihil - Tranquillity

#PER CHI AMA: Vintage Rock/Psichedelia
Recensiti dal buon Bob Stoner un paio di anni fa col disco di debutto omonimo, tornano in sella i teutonici Fooks Nihil e il loro sound iper vintage che ci porta a cavallo tra gli anni '60 e '70 con un sound che potrebbe fare da colonna sonora a "Sulle Strade della California" o "Le Strade di San Francisco", due telefilm di metà anni '70. Perchè questo pensiero? Ho immaginato una visione dronica della West Coast, delle sue strade e delle sue spiagge, e in sottofondo questi psichedelici brani che a partire dalla bluesy "Lovely Girl", cosi ammiccante i Buffalo Springfield, si muovono lungo gli undici brani di 'Tranquillity', evocando qua e là anche Crosby Stills & Nash e soprattutto i The Byrds, letteralmente proiettandoci indietro nel tempo di cinquant'anni. Quello dei Fooks Nihil non sembra assolutamente un album concepito oggi, ma sembra tuttavia una raccolta di inediti di alcune delle band sopraccitate. Se vi piacciono questo genere di sonorità, che chiamano in causa anche i Beatles ("Mangalitza") e gli Eagles ("C.A. Walking"), non potrete farvi mancare l'ascolto di questo lavoro decisamente old style. Il mio brano preferito? Non ho alcun dubbio, "Elain", con quel suo mood alla Bob Dylan e quell'assolo conclusivo da urlo. Menzione conclusiva per "Pictures of You", un brano dal rilassatissimo e forte "sabor latino" che incanta per quel suo scherzoso fare che mi ha evocato "Piranha" di Afric Simon. Si insomma, non propriamente un album da Pozzo dei Dannati, ma per una serata in allegria, 'Tranquillity' può andare alla grande. (Francesco Scarci)

Slayer - Repentless

#PER CHI AMA: Thrash/Speed
Nonostante gli avvicendamenti significativi (la sostituzione di Lombardo con un oplita che prende il nome di Paul Bostpah; il decesso del chitarrista Jeff Hanneman, si dice, per le complicazioni conseguite al morso di un ragno; un nuovo produttore e infine pure una nuova label), i maniscalchi del chainsaw-metal riuscirono a mettere insieme il consueto crogiolo di apocalisse, disperazione, superominismo ("Inject the system with something new / A social terror to lead the few...") e randellate sul muso transitando con coraggio e disinvoltura dal thrash-con-parecchio-speed-e-un-po'-meno-sludge di "Repentless" al thrash-con-parecchio-sludge-e-un-po'-meno-speed di "When the Stilness Comes". L'obiettivo di quest'ultimo album era dichiaratamente quello di gettarsi dietro le spalle certe recenti ingiustificabili nu-merdate per tuffarsi di nuovo tra le ascelle pelose e discutibilmente nettate appartenenti a orde di patetici veterometalloni tutt'ora piagnucolanti sul vinile di 'Reign in Blood'. Strano che nessuno abbia avvistato Rick Rubin nei paraggi. Molto strano. (Alberto Calorosi)

(Nuclear Blast - 2015)
Voto: 72

https://www.slayer.net/

Immortal - Sons of Northern Darkness

FOR FANS OF: Black Metal
I hear no flaws on this entire album. They were sticking with the blackened metal in the black metal genre. The main this is the thrash-filled guitars with the dark atmosphere. Just taking note of this and it being 20 years old I'm that behind! Though I'm not far behind in the Immortal discography except for this one. Sucks that their status now is "disputed" though I did like 'Northern Chaos Gods'. Maybe their status will change but Abbath is gone doing his own work in his project. Curious to hear what his follow-up from 'Outstrider' will be. The groundwork was laid with Immortal now he's done with this band.

All the tracks were good that crunch tone on the guitars is so Immortal-esque. That was probably date back to 'Blizzard Beasts'. But this production was quite good and everyone did a great job with this one. Totally "them" and this is when Iscariah was on bass. He didn't last too long with the band but he did well on the bass duties. Tempos by Abbath were varied but nevertheless solid! He's who made Immortal who they are Demonaz on 'Northern Chaos Gods' made a good effort though. I still think that 'At the Heart of Winter' is one of their tops despite some flaws in the guitars and production. The riffs were great!

On here, since the production was awesome it made the music way electric and more than tolerable. If Immortal never lifts their status, 'Northern Chaos Gods' is a good good-bye from the band to fans. I don't want to close the door yet, but I'm going to seemingly have to. Abbath has moved on with no real intentions of getting back together with the band. He had a good career with them and on here the riffs are amazing that thereof. And the vocals in a realm of their own. Tough album here to duplicate and they've yet to do so. The only things that I'd change are some of the lead guitar work. The rhythms, sure are solid. Just the leads.

From overlooking this one for 20 years, I'm glad that it's a part of my collection. I'm sure Immortal fans HAVE NOT overlooked this one. It's filled with all sorts of good songwriting. And a perfect score it was well deserved of. All the way, good music. These guys in their day tore it up. 'All Shall Fall' and 'Damned In Black' a few others that were good besides my favorite which I mentioned that being 'At the Heart of Winter'. Just expect top notch playing on here with variety as such it portrayed as well. Don't wait any longer if you have this album is one that is a great in its own! (Death8699)

(Nuclear Blast - 2002)
Score: 90

https://www.immortalofficial.com/