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lunedì 28 giugno 2021

Six Feet Under - 13

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Brutal Death, Cannibal Corpse
La collaudatissima macchina di morte di Chris Barnes e soci usciva nel 2005 con un nuovo dirompente album di brutal death metal. Fuori come al solito per la Metal Blade, la band dell'ex vocalist dei Cannibal Corpse voleva dimostrare con questo '13' che il precedente 'Bringer of Blood' (tralascio l'imbarazzante 'Graveyard Classics 2') era stato solo un errore di percorso. Questo lavoro sembra presentarsi già bene con un artwork molto inquietante ma la proposta musicale alla fine non si discosta più di tanto da quella dei lavori precedenti. Registrato come sempre ai Morrisound Studios di Tampa (Florida), e prodotto dallo stesso Chris, questo disco riparte però da dove aveva interrotto 'Bringer of Blood' e il risultato è un copia incolla del precedente: riffs granitici supportati da una batteria rutilante e dal growling caratteristico di Barnes sempre in primo piano, testi e titoli super splatter (mi basti citare “Decomposition of the Human Race” e “Wormfood”), rallentamenti continui, assoli taglienti e “melodici” sulla scia di quanto fatto dagli Slayer. Con '13', i Six Feet Under continuano imperterriti sulla loro strada, senza spostare di una virgola il proprio baricentro, fregandosene di tutto e di tutti, riuscendo a creare, seppur nella sua brevità (circa 35 minuti), un disco comunque compatto e granitico, un vero tuffo nel passato glorioso del death metal degli anni ’90. Non credo che '13' abbia deluso i fedeli seguaci della band, anche se sono convinto che questo come molti dei dischi successivi, non abbia procurato nuovi proseliti. (Francesco Scarci)

(Metal Blade Records - 2005)
Voto: 62

https://sixfeetunder.bandcamp.com/album/13

domenica 27 giugno 2021

Akvan - City of Blood

#PER CHI AMA: Ethnic Black
Credo sia risaputo quanto il sottoscritto sia alla costante ricerca di band provenienti dagli underground più stravaganti del mondo. Questi Akvan arrivano da Teheran (anche se il mastermind dietro a questa creatura, Dominus Vizaresa, è nato negli U.S. e poi si è trasferito in Iran) e sotto l'egida della Snow Wolf Records ma pure della nostrana Subsound Records, per ciò che concerne l'edizione in vinile, eccoli ritornare con questo nuovo 'City of Blood'. La peculiarità della one-man-band iraniana è quella di proporre un black alquanto primordiale, contaminato però da melodie etniche provenienti dalla tradizione persiana. Certo, l'opening track "Vanquish All" è prettamente un pezzo black grezzo, con tanto di produzione assai scarna, chitarre zanzarose e screaming vocals, molto '90s per intenderci nei suoi contenuti. Tuttavia, alcuni giri di chitarra o alcune melodie punteggiate peraltro da strumenti della tradizione locale, sembrano proprio condurci in quei luoghi cosi carichi di fascino e mistero. E il risultato alla fine ne beneficia alla grande, perchè non vi dirò che gli Akvan sono dei banali persecutori della tradizione black degli anni '90, ma in realtà propongono un sound carico di malinconia, cosi sognante a tratti ma comunque ben caratterizzato a livello musicale e pure a livello solistico. "Hidden Wounds" irrompe con un tremolo picking tipicamente black ma dopo due secondi si capisce che si tratta di melodie tipiche della tradizione mediorientale, che prendono le distanze da quanto proposto da altri esponenenti della scena per certi versi affini, come Melechesh o Arallu. Qui ci sento infatti un qualcosa di più integralista, più vero, con le radici ben affondate nella cultura persiana. E fa niente che poi quello che ci ritroviamo fra le mani sia black a tutti gli effetti, le atmosfere che respiro e vivo durante l'ascolto di questo pezzo, cosi come soprattutto nella seguente "In Narrow Graves", pezzo strumentale di tradizione persiana senza chitarra, basso e batteria, mi regalano qualcosa di importante e profondo. La conclusiva "Halabja" è l'ultimo vorticoso capitolo di questo EP, che delinea lo stato di grazia, l'ispirazione e l'originalità di Dominus e dei suoi Akvan. (Francesco Scarci)

(Snow Wolf Records/Subsound Records - 2021)
Voto: 74

https://akvan.bandcamp.com/album/city-of-blood-3

sabato 26 giugno 2021

Soulfly - The Song Remains Insane

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Thrash/Groove/Nu Metal
Non sono mai stato un fan dei dvd, perchè ritengo non siano in grado di trasmettermi le stesse emozioni che invece può suscitarmi il semplice ascolto di un disco. Veniamo ora alla prima (e per ora unica) release ufficiale video per Max Cavalera e i suoi Soulfly, rilasciata dalla Roadrunner Records nel 2005, in occasione dei festeggiamenti del 25° compleanno di vita dell'etichetta olandese. A livello contenutistico, 'The Song Remains Insane' è ben fornito: include infatti più di un’ora di Max e soci live, catturati in giro per il mondo, durante le loro esibizioni, con tutti i pezzi migliori, da “Prophecy” a “Eye for an Eye”, “Living Sacrifice” e molti altri. Sono poi disponibili tutti i video prodotti dalla band carioca (“Bleed”, “Back to the Primitive”, “Seek’n’strike” e “Prophecy”). Un Max Cavalera a 360°, accompagnato dagli altri membri della band, ci parlano poi di musica, amicizie, famiglia, curiosità varie, dei fan, del periodo di militanza di Max nei Sepultura, arrivando a chiacchierare anche dell’ultimo (a quel tempo) brillantissimo “Prophecy”. All’interno di questo lavoro sono inoltre presenti tre bonus clips, gli studio report e tracce audio inedite. Che dire, questo dvd accontenterà sicuramente i fan della band brasiliana, che da quasi cinque lustri, è sulla scena con il suo caratteristico sound, fatto di chitarre abrasive, ritmiche sincopate e crocevia di stili più disparati, dal thrash all’hip-hop, passando attraverso il reggae e la musica tribale. 'The Song Remains Insane' offre uno spaccato della vita on the road dei Soulfly, rappresentando al meglio la band, la sua musica e la sua filosofia. Il dvd è interessante, ben curato in ogni sua forma e ricco di materiale. L’unico rammarico potrebbe essere rappresentato dall’assenza di uno show integrale che possa realmente trasmettere, ad ogni fan, tutte le emozioni di uno spettacolo dal vivo, dall’inizio alla fine. La durata complessiva è di circa 90 minuti, forse un po’ pochi per una band come i Soulfly. Mi sarei aspettato qualcosina in più da Max Cavalera, lui che è sempre cosi ispirato e ricco di creatività, ma in attesa di qualcosa di nuovo e più attuale ci si accontenta ripescando dagli archivi questo piccolo cimelio. (Francesco Scarci)

(Roadrunner Records - 2005)
Voto: 75

https://www.facebook.com/SoulflyOfficial/

Zeal and Ardor - Wake of a Nation

#PER CHI AMA: Black/Gospel
Una delle band più interessanti uscite negli ultimi anni è rappresentata dalla creatura elvetico-americana dei Zeal & Ardor, capaci di mixare il black metal con gospel e soul tipici della cultura afro-americana. L'ultima uscita della band è 'Wake of a Nation' (a parte il singolo "Run" uscito un mese fa), nata come risposta alle proteste del Black Lives Matter legate alla morte di George Floyd. E la band basata a New York lo fa regalandoci sei splendidi pezzi, dal gospel iniziale della mansueta "Vigil" al black mid-tempo della seguente "Tuskegee", dove allo screaming feroce di Manuel Gagneux, i nostri rispondono con i vocalizzi puliti dello stesso ben più caldi e dove le linee di chitarra oscure come la morte vengono ammorbidite da sensuali break acustici. "At the Seams" apre con la voce suadente del frontman in primo piano in un pezzo che sembra scaldarci il cuore, ma è solo apparenza perchè i toni si fanno più accessi (ma solo a tratti) nella seconda parte del brano. "I Can't Breath" può solo rievocare quelle scene atroci viste alla tv durante l'uccisione di George Floyd e lo fanno inevitabilmente con un testo duro da digerire. "Trust No One" segna ancora una forte mix tra black e gospel, in un connubio sonoro che ha reso grande e originale questa band nella scena metallica mondiale. E il battito di mani finale, le voci afro-americane, fa pensare allo schiavismo, ai campi di cotone, alle proteste dei neri contro i bianchi, il tutto in un contesto sonoro tribal-percussivo di gospel e industrial che rendono questo 'Wake of a Nation' un lavoro a dir poco unico. (Francesco Scarci)

Pantera - Far Beyond Driven

#PER CHI AMA: Thrash Metal
This is probably my favorite Pantera release of all time! I love the riffs on pretty much all of the songs, those only 1-2 tracks that I'm not fond of but overall I thought this a more than average perhaps one of the most memorable Pantera releases in their entire discography for me! This album is just charged with energy as well! These guys were pretty heavy on here...guitar wise and the bass is loud enough to hear I like the vocals as well. Everything seemed to mesh in here for a good portion of the tracks. I like the solos too, they were another highlight. Some of the best riffs that Pantera had ever come up with were on here!

This release came out when I was in High School, I had it on cassette. I didn't mind playing it often since I was heavily into the guitar. Dimebag was a big influence on me back then. Now 27 years later I'm still digging the music but I've abandoned the guitar. Or it abandoned me. In any case, these songs weren't the easiest to play, they were quite challenging. And the leads were out of this world. Some of the greatest groove metal riffs I've ever heard! They just got it down in terms of the music and Phil does a great job on the vocals. The whole band contributed to making this a mountainous masterpiece!

It sucks that Vinnie Paul and Dimebag are gone. They made Pantera and they can (I don't think) ever duplicate this lineup. It's useless to ponder because it's true. Anyway, the music is entirely original and catchy. Songs like "Strength Beyond Strength", "Shedding Skin" and "Slaughtered" are my favorites. But as I said, most of the songs I liked, just those three I like the most. Dimebag was one of a kind with the riffs and leads no one can replace him! It's a sad fate for Pantera but they made good albums despite them losing their lives. I like their previous releases as well. Just this one is my favorite.

The production quality captured everything. The guitars, bass, drums and vocals were all mixed in well. And if you don't have this release yet, get it! There's just so many milestone moments on here. It's one not to pass up in showing support to the music scene and lengthening your CD collection! Some great moments, well actually many different moments! The guitar and vocals were phenomenal! I liked this the whole way through just take out some of the useless songs and it'll just be perfect. Own it! (Death8699)


(EastWest - 1994)
Score: 90

https://pantera.com/

The Pit Tips

Francesco Scarci

Slice the Cake - Live at Home
Mesarthim - Vacuum Solution
Multiversal - The Beast of Nod

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Alain González Artola

Hanternoz - Au Fleuve de Loire
Fear Factory - Aggression Continuum
Frozen Wreath - Memento Mori

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Death8699

Cardiac Arrest - Haven For the Insane
Devourment - Obscene Majesty
Kurnugia - Forlorn and Forsaken

Merger Remnant - Dregs

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Da Falun, Svezia, ecco arrivare una nuova intrigante creatura, i Merger Remnant. 'Dregs' è l'EP di debutto del duo scandinavo che include Björn Larsson dei God Macabre, e comprende quattro tracce dedite a un black doom atmosferico. Il tutto è certificato dall'opener "All-out Violence Upon Life" e dalle sue ritmiche compassate che ne segnano il passo e da interessanti arrangiamenti che ne gonfiano il sound, mentre Björn si mette in luce con la sua voce a cavallo fra growl e scream. Poi a scatenarsi è il caos con un arrembante bridge pregno di melodia a cui segue un altro notevole rallentamento con tanto di voci salmodianti in sottofondo. Tutto decisamente ben curato e di un certo impatto esoterico. Peccato le chitarre siano forse troppo lineari (stile Amon Amarth) e manchi qualche spunto solistico, altrimenti staremmo forse parlando di un gioiellino. Con la successiva "Cosmos Posthumously Ending Itself", percepisco echi epico-pagani nel sound dei due musicisti, quasi lo spettro dei Bathory aleggi nelle note di questo brano. Si confermano superbe le parti atmosferiche, cosi come pure le linee di chitarra, sempre piuttosto ispirate. "The Cold Earth Slept Below" è la cover completamente stravolta degli statunitensi Judas Iscariot, e da quanto ho capito, con un testo però riproposto da Björn: l'intro è quasi pink floydiano e l'intero pezzo rimane scolpito nella mente con le sue splendide melodie e orchestrazioni e la voce dello stesso Björn qui pulita, insomma nulla a che fare con il raw black dell'originale. In chiusura la title track, il pezzo più veloce del lotto e per questo forse il più anonimo, almeno fino a quando compaiono esotiche parti mediorientali ed altri frangenti atmosferici che ne risollevano enormemente le sorti. Insomma, 'Dregs' è a mio avviso un buon biglietto da visita che mi permette di dirvi di segnarvi questo nome per future uscite discografiche. (Francesco Scarci)

(De:Nihil Records - 2021)
Voto: 74

https://mergerremnant.bandcamp.com/album/dregs-ep

venerdì 25 giugno 2021

Gonemage - Mystical Extraction

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Da Dallas, ecco arrivare una nuova one-man-band, capitanata da Garry Brents, in arte Galimgim, uno con una paccata di band sulle spalle tra cui i Cara Neir, forse quella più famosa. In questi nuovi Gonemage, Garry prende le distanze dalle sonorità black (grind)-hardcore della sua band principale e propone, in questo debutto intitolato 'Mystical Extraction', un sound che sembra quasi uscire da un videogioco (un qualcosa tuttavia già palesato nell'ultimo EP 'Phase Out Original Game Soundtrack' dei Cara Neir), una sorta di nintendo-black metal a dir poco ubriacante sin dalle note iniziali di "The Gullying and the Purple Hoax", la folle traccia d'apertura di questo controverso lavoro. Scariche laviche di black e poi d’emblée ecco comparire quelle sonorità tipiche da videogioco anni '80 (la famosa chip music) stagliarsi sotto il maligno tappeto ritmico eretto dal mastermind texano. Assurdo, soprattutto nel finale quasi il musicista statunitense stia giocando a flipper e nel frattempo ci piazzi un pezzo di chitarra blues rock in un arrembante scarica di violenza elettronica. Il black miscelato alla chiptune prosegue ovviamente nelle song successive: "Chained Castle", un po' meno la selvaggia "Dust Merchant", la post-punk "Dream Moat" e via dicendo, avrebbero potuto essere tranquillamente le colonne sonore di una marea di giochi con cui mi dilettavo negli anni '80 con il mio Commodore 64 o con le consolle stile Atari. Ovviamente il feroce screaming magari non avrebbe fatto parte del pacchetto, a meno che non stessimo parlando di giochi stile 'Ghosts 'n Goblins', o di un più recente 'Resident Evil'. La struttura delle song è più o meno simile ovunque, con un'architettura black corrosiva su cui si impianta lo screaming selvaggio di Mr. Brents e tutta l'effettistica synth che potrebbe ricordare ad esempio un altro classicone, 'Pac-man'. Il disco non mi dispiace affatto, vuoi anche per l'aura malinconica di "Uncast" o la furia iconoclasta della conclusiva "Ipinta", che chiude degnamente, con le sue folli modulazioni di frequenza, questa prima stralunata fatica firmata Gonemage. (Francesco Scarci)