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#PER CHI AMA: Avantgarde, Suoni Sperimentali |
Ecco un lavoro che stavo aspettando con somma trepidazione, addirittura fremo da ottobre, quando l’etichetta dei nostri mi contattò per farmi sapere dell’uscita dei Pensées Nocturnes. Da allora è stato un costante controllare sul sito dei folli francesi la data d’uscita della nuova release, per capire quando mi sarei dovuto attendere il cd fra le mani, ed eccomi finalmente accontentato. E che la follia ora abbia inizio. Che abbia inizio poi con i deliranti caroselli di “A Mangé le Soleil”, in cui sono palesi i riferimenti all’ex presidente francese Sarkozy e alla sua caduta. Non so darvi ulteriori indicazioni, a livello delle liriche, perché ovviamente il tutto è scritto e cantato in francese (lingua a me ignota). Poi quando la farneticante musica dei nostri, con tanto di trombe e sax impazziti, vocals sofferenti, suoni totalmente disarmonici e ovviamente avanguardistici, prende il sopravvento, si rivela una delizia per i miei padiglioni auricolari, ultimamente un po’ troppo insofferenti. Un po’ burlesque, un po’ folkish, qualche contaminazione balcanica, qualche altra scandinava di scuola Virus, l’imprevedibilità dei suoni transalpini, un allontanamento quasi totale dal black metal (salvo qualche incursione con rabbiose vocals o serrati riff malvagi), il tutto va a coniugarsi in modo stralunato nella seconda traccia, “Le Marionettiste”. Se avevate delle certezze nella vita, mettetele pure da parte, perché i Pensées Nocturnes ve le disintegreranno, solo dopo le prime tre songs, cosi come accaduto al sottoscritto. Non ci capisco davvero più nulla. Dopo un breve interludio, eccolo ancora il delirio più assurdo sulla mia porta: vi presento “Le Berger”, una creatura spaventosa, con delle growling vocals orrorifiche, che su un tappeto musicale davvero sinistro, spaventoso e da brividi, si materializza li, per terrorizzarmi. Il suono di tutti gli strumenti si incanala nella mia mente: il basso disegna inquietanti accordi, le chitarre tessono stranissime ritmiche, mentre la batteria sembra aver assunto un’impostazione quasi jazz, a parte nel conclusivo parossistico finale black, in cui la “dolce” vocina di Vaerohn, sembra essere posseduta da un demone infernale. La proposta della band parigina ha assunto dei connotati che solo lontanamente erano avvisabili dalle precedenti composizioni; qui si va oltre il concetto di musica estrema o in generale metal; è una messa in scena di un’opera teatrale, una conversazione diretta fra gli attori sul palco e il loro incredulo pubblico. C’è ben poco a cui potrei accostare la proposta dell’ensemble transalpino, anche se forse mi vengono in mente le cose più sperimentali dei nostrani Thee Maldoror Kollective, ma in questo caso, la mente dei Pensieri Notturni va ben oltre ogni umana immaginazione. Ecco, questo per dire che, “Nom D’Une Pipe!” non sarà certo un lavoro per tutti, forse neppure per molti, troppo complesso, troppo sperimentale, troppo… un sound che tra l’altro prende le distanze da quello che era la proposta black minimalistica neoclassica dei precedenti lavori. Vaerohn ha superato se stesso, proponendo un disco che avrebbe dovuto suonare metal, ma che in realtà ci offre gran parte della tradizione musicale francese, popolare o operistica che sia, con tanto d’uso di carillon o fisarmoniche, vocals femminili e qualsiasi altra soluzione possibile, atta a catturare l’attenzione del proprio pubblico. Sono stati riscritti i confini della musica estrema, definiti in passato da band quali Ved Buens Ende, Arcturus, Ulver o Fleurety, ma ampliati in generale quelli della musica rock. I Pensées Nocturnes hanno definitivamente scritto un pregiato capitolo da incastonare nel meraviglioso panorama rock; nove impressionanti tracce di musica popolare, che amerete o detesterete, gridando al tradimento più ignobile della storia. Prendere o lasciare, questi sono i Pensées Nocturnes di “Nom D’Une Pipe!”. Io li prendo! (Francesco Scarci)