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martedì 18 settembre 2012

Black Hate - Los Tres Mundos

#PER CHI AMA: Black Ritualistico
Chi pensava che il black metal fosse morto, dovrà ricredersi, perché mai come in questo periodo mi sono capitate fra le mani cosi tante release provenienti dall’oscuro sottobosco, tutte peraltro di grande personalità ed intensità. I Black Hate non fanno eccezione e pur provenendo da un paese, che in termini musicali, non è proprio all’avanguardia, il Messico, sanno stupirmi e spingermi a ravvedermi su questa mia superficiale concezione. “Los Tres Mundos” è un album di notevole spessore, che combina elementi di black dedito alla fiamma più nera, con del ritualistic metal (e il mantra di “Ika-ni un-na” ne è l’emblema), il tutto avvolto da una cappa di suoni funerei, dove non mancano neppure le sfuriate black death (“Subconsciente”). “Los Tres Mundos” non è un lavoro affatto facile da ascoltare, assimilare e farsi piacere; deve essere ascoltato più volte per poterne cogliere la sua concezione musicale e quella lirica, con un concept album che esplora il tema della lotta dell’uomo contro il sentimento implacabile e pervasivo. E la musica cosi nervosa e disperata, cosi distante dagli stilemi classici europei o nord americani, si mostra per l’appunto alquanto personale, a partire dal bestiale cantato in lingua madre (abbastanza tipico per le band centro e sud americane), ad una ritmica che, pur presentandosi con la classica chitarra ronzante, riesce in taluni casi ad aprirsi in parti arpeggiate (ne “La Ultima Solución” mi sembra addirittura di sentire gli Opeth, cosi come pure in qualche intermezzo acustico), in altri casi il black dei nostri assume connotati suicidal black, come nella deprimente “Glorious Moments” (il mio pezzo preferito), che si mette in luce anche per un break centrale e un assolo quasi pink floydiano. Splendida. Si assoli signori, nell’album se ne ritrovano parecchi e non di matrice estrema, ma di scuola heavy metal, proprio come i vecchi Iron Maiden erano in grado di deliziarci nei loro meravigliosi dischi negli anni ’80. Davvero interessante questo lavoro; magari ci sarà ancora da smussare qualche angolo qua e là (tipo la prolissità dell’affascinante title track) per delineare maggiormente una propria personalità, ma i nostri sono sulla strada giusta, cosi come accadde un paio d’anni fa, agli svedesi Shining, probabilmente illuminati sulla “via di Damasco”, ottenendo una certa notorietà e successo. Davvero una bella scoperta questi Black Hate: decisamente continuerò a tenerli sotto stretta osservazione. Suggestivi. (Francesco Scarci)

sabato 1 settembre 2012

Grisâtre - Esthaetique

#PER CHI AMA: Suicidal Black Metal, Burzum
Questa torrida estate vede fare la comparsa tra le mie etichette “amiche” anche la nostrana Dusktone, che mi propone gli ultimi suoi tre lavori. E allora iniziamo con l’analizzare quello che mi ha incuriosito di più, per stile e per nome, ossia il secondo album dei francesi Grisâtre, band capitanata da Rokkr e responsabile in questo “Esthaetique”, di suoni oppressivi, nichilisti, e di quel genere che viene etichettato come depressive suicidal black metal, che va tanto per la maggiore nell’ultimo periodo. Ebbene, dopo la breve intro, ecco gettare la mia residua felicità nel cesso, lanciarmi all’ascolto autodistruttivo di “L’Abstrait”, dove mi lascio fagocitare dalle maledette tristi melodie di Rokkr, che vedono lunghi tratti di epiche cavalcate annebbiarmi dapprima i sensi, stordirmi con visioni oniriche in bianco e nero, immagini che non hanno nulla di positivo da regalare, ma che sembrano essere solo un presagio di morte. Anche l’aria che respiro durante l’ascolto è pesante, quasi putrida, pronta a scandire l’ora del mio decesso. L’intorpidimento delle braccia e delle mie gambe, mi fa temere il peggio, ma è chiaro che ho solo perso il contatto con la realtà, cosi tanto assorbito dall’ascolto di questo lugubre lavoro, che vede tipicamente offrire una produzione scarna e sporca. L’eco del sound nord europeo si ritrova nella proposta del nostro Rokkr, l’ambient di scuola burzumiana aleggia come un’inquietante spettro nella musica dei Grisâtre, cosi come pure le chitarre zanzarose, che si lanciano in rari turpiloqui di ferale brutalità, rompono la monotonia del loro incedere. Il black doom della band transalpina viene poi squarciato dallo screaming selvaggio e sgraziato di Rokkr, ma si sa, queste sono le dinamiche di un genere sempre più in ascesa e di cui sentiremo sempre più spesso parlare. Se non volete rovinare la positività della vostra estate con la disperazione emanata dalle atmosfere dei Grisâtre, posticipate l’ascolto di “Esthaetique” in autunno; ma se anche voi, non avete paura ad affrontare le paure più recondite che si celano dentro alla vostra anima dannata, allora date una chance a questo lavoro. Funereo. (Francesco Scarci)

martedì 24 luglio 2012

Rain Paint - Nihil Nisi Mors

#PER CHI AMA: Gothic Rock, Sentenced
Dai membri dei finlandesi Rapture, Fragile Hollow e Denigrate hanno preso vita i Rain Paint, band che raggiunse il traguardo del debutto discografico grazie all’allora giovane e ottima etichetta italiana My Kingdom Music. Se da una parte i Rapture hanno poi proseguito il tema musicale interrotto dai Katatonia dopo la pubblicazione del bellissimo “Brave Murder Day” e i Fragile Hollow si adagiarono su meste atmosfere gothic-rock, i Rain Paint potrebbero collocarsi a metà strada tra le due formazioni, cogliendone gli aspetti peculiari ma non riuscendo sempre ad amalgamare il tutto con la dovuta maestria. Il principale limite che ho riscontrato nell’ascolto dell’album è nelle parti vocali, a tratti piuttosto acerbe e "macchiate" da inserti growl che non trovo per nulla disprezzabili, ma che certamente sono fuori contesto per un tipo di musica come quella dei Rain Paint. Il gothic metal dei nostri vorrebbe emozionare con atmosfere romantiche e al tempo stesso vigorose, ma fallisce in questo intento per un songwriting ancora un po’ disorientato e delle soluzioni compositive che già altri gruppi come Sentenced, October Tide e The 69 Eyes ci hanno ormai riproposto in tutte le salse. “Nihil Nisi Mors” non è comunque un lavoro criticabile sotto tutti i punti di vista e alcuni brani come “Rain Paint” e “Freezes Day” proseguono senza intoppi, rivelando una discreta capacità del gruppo di dare corpo alla struttura generale dei pezzi e facendo trapelare l’esperienza accumulata dal principale compositore Aleksi Ahokas all’interno dei Prophet, band attiva fin dal 1997 e che prima del cambio di monicker in Fragile Hollow aveva già dato alle stampe un paio di mcd. Nonostante le credenziali del gruppo, “Nihil Nisi Mors” si rivelerà però un album che lascia parecchi punti interrogativi e la strana sensazione che permane dopo ripetuti ascolti è quella di avere a che fare con delle canzoni che, per quanto scorrevoli, siano ancora un po’ troppo immature per la pubblicazione di un full-length. Un lavoro senza infamia e senza lode, dunque, che non mette necessariamente in cattiva luce il nome della band, ma alimentò la speranza di ascoltare dai Rain Paint qualcosa di ben più convincente in occasione del successivo album. (Roberto Alba)

(My Kingdom Music)
Voto: 60

mercoledì 27 giugno 2012

Shroud Of Distress - Be Happy

#PER CHI AMA: Depressive Black, Hypothermia, Lifelover, Shining
Mmm. Un disco apparentemente depressive. Son contento. Adesso l’ascolto e vi do le mie impressioni anche se l'artwork non mi convince molto, troppo moderno. Oppure sarà il font e il titolo che mi condizionano. Sì, probabilmente è il font, ma è meglio se passo alla musica altrimenti resto a fare un monologo su quanto e cosa mi piace delle copertine. Badilate di oscurità in questa prima pubblicazione dei Shroud Of Distress. Cari blacksters e doomsters, tutto il disagio che cercate lo potrete felicemente trovare in queste quattro tracce dei nostri cari amici tedeschi. Mi trovo davanti un album molto malinconico, reso ancora più triste da dialoghi e riprese di suoni d'ambiente. La voce non canta in scream ma urla disperatamente nello stile che ha caratterizzato i Lifelover, i pattern di batteria non molto originali ma sempre azzeccati, passando da furiosi blast beat a tranquilli midtempo, mentre le chitarre sono caratterizzate da un classico grezzo distorto che vira al pulito nelle parti più melanconiche, riuscendo a deprimere ogni singolo istante di questa release. Le tracce scorrono piacevolmente durante i 33 minuti, senza grandi stravolgimenti; il gruppo non possiede infatti molta originalità, nonostante ciò si riesce a captare lo spirito oscuro delle composizioni, grazie ad una produzione per niente perfetta, certe parti non livellate a dovere e una registrazione scarna e mancante di compattezza. Un EP più che decente, contenente anche una traccia nascosta, che spero non troviate, mai. (Kent)

(Pest Production)
Voto: 65

mercoledì 13 giugno 2012

In My Shiver - Black Seasons

#PER CHI AMA: Black Shoegaze, Depressive Rock, Katatonia
Mi piace proprio la svolta che ha preso il metallo oscuro negli ultimi anni. Una moltitudine di band orientate verso il black o il doom, sta crescendo in tutto il mondo, portando dentro di esse il seme dello shoegaze, del post e del depressive. Di esempi ce ne sarebbero a camionate, basta cercare anche qui nel Pit. Uno di questi famigerati gruppi sono gli In My Shiver, giovine band proveniente dalle Marche, trio che, fortunatamente, ha capito come fare musica in questi dolorosi anni. Il problema (o presunto tale) è che questo disco è veramente, ma veramente figo. L'artwork progressista sembra rappresentare l'ormai irreversibile sviluppo (o decadimento?) del mondo moderno, dove non si sta tanto male e rivolgendosi ai musicisti più true che ancora fanno le foto nei boschi, pare proprio dire "Guarda che è oramai è così la vita, ed anche la musica: svegliati fuori". L'album si erge grazie a delicate melodie a tempi rallentati simili al doom tipico die primi Katatonia, affiancati a tetri tremolo picking ed efficaci cambi di tempo, i quali sfiorano il massimo della tendenza black, proposta dalla band di Camerino. Non c'è nessuna traccia così eccitante da elevarsi sopra le altre, eppure quest'opera riesce a dimostrare la sua spiccata personalità e non cadere nella monotonia, grazie ad un songwriting fresco e ricco di idee. Quasi cinquanta minuti di oscura malinconia che passano senza accorgersene. (Kent)

(Solitude And Despair Music)
Voto: 80