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mercoledì 2 luglio 2014

Aphonic Threnody – First Funeral

#PER CHI AMA: Funeral Doom, Mournful Congregation, Skepticism, Mono
La band italo-inglese ci porge il loro primo full lenght, uscito sotto le ali protettrici della Avantgarde Music nel 2013, e ci accompagna nella zona più buia del funeral doom, in maniera originale e determinata. Debitrice nel sound dei maestri del genere, 'First Funeral' si distingue per un sound ferale, maligno e glaciale. Il contesto è arcano, infangato nelle paludi del destino più tetro e geneticamente occulto e depressivo, proprio come da canoni preimpostati dal genere. La prova è di elevata maturità e trova nelle parti più lente e atmosferiche la giusta causa per un lavoro tutto da amare. Non prevalentemente drammatico, essenzialmente votato ad un romanticismo sonico e noise che lo estrae dal solito profilo di doom band. Le chitarre creano mantra sonori malinconici ed ipnotici che legati al rallentare delle ritmiche e ai drone inseriti con discrezione, lasciano forme sognanti di oscuri presagi, raccontati da una voce sgraziata e gutturale quanto basta per entrare nella coltre di nebbia più densa. Tutto il lavoro esalta le doti del genere, che fa contrarre lo stomaco e mordere le labbra come se qualcosa o qualcuno fosse venuto a mancare inspiegabilmente ed è proprio qui che la forza della band esprime tutto il suo carattere musicale. Le composizioni sono sulfuree e magiche con una componente marcatamente mistica, create per forzare il bisogno di occulto nell'ascoltatore. Un suono sofferto e ricercato, molto rock, malato, con una matrice quasi cinematografica, come se vi fosse un ponte che collega il funeral al post rock, composizioni geniali che intrecciano le forme più cristalline e classiche del genere con un suono più moderno e noisy, rendendo il tutto catartico e spettrale. Il perfetto punto d'incontro tra i mitici Skepticism, i Mono di 'Hymn of the Immortal Wind' e i Mournful Congregation. Ascoltate gente, ascoltate! (Bob Stoner)

(Avantgarde Music - 2013)
Voto: 75

martedì 21 maggio 2013

Echoes of Yul - Cold Ground

#PER CHI AMA: Dark Industrial, The Axis of Perdition, 35007, 3rd and the Mortal
Tra il finire degli anni novanta e i primi anni duemila uscirono tre band che, anche se poco conosciute, con tanta lungimiranza ridisegnarono le modalità del rock psichedelico, quello che confinava con il metal e arricchito di suoni lunari, molto space rock dei 70's e pesante come il doom. Le band a cui facciamo riferimento per presentare questa act polacco dal nome Echoes of Yul si chiamano 35007, WE e Teeth of Lions Rule the Divine, quest'ultima un side project di Lee dorian dei Cathedral. “Cold Ground” è un diretto discendente di queste stupefacenti band e non da meno presenta lo stesso possente carattere artistico, spaziale, psichedelico e introspettivo, capace di catturare con le sue atmosfere irreali e umorali, riverse nell'oscurità, che oltre ad inneggiare ai maestri del genere, osa anche spingere oltre i confini il proprio lavoro con composizioni che introducono in forza l'elettronica, l'industrial e il dark ambient, legati con un filo indissociabile al suono dell'avanguardia di casa The Axis of Perdition senza mai dimenticare i contatti con quella forma metal di moderna concezione che vive nell'anima della band. Tutto questo servito su di un cd dalla buona qualità sonora, figlio di una distinta produzione e un artwork di copertina ricercato e molto fine. Il duo polacco mostra in questa collana di tredici brani, dalla durata totale di ben sessantaquattro minuti, un ottimo feeling e delle idee assai chiare; magari il filone scelto non è certo dei più commerciali ma sicuramente ha carattere da vendere, dimostrando una maturità raggiunta, per un duo nato nel 2008 e autore di due album e due demo in quattro anni (“Cold Ground” è il secondo album ed è uscito per la Avantgarde Music nel 2012). L'album scorre a ruota libera tra grigie atmosfere ambient ,voci campionate seminate ovunque, squarci di metal evoluto, space rock ed elevata psichedelia. Il cd si fa ascoltare senza lasciare attimi di respiro proiettandoci in un vortice emozionale dalle mille sfaccettature che passano da freddi paesaggi elettronici ad oscuri viaggi dal groove sound che nel finale strizzano persino l'occhio agli ultimi album dei 3rd and the Mortal. Un universo quello dei Echoes of Yul, da scoprire lentamente, entrando cauti per uscirne pienamente soddisfatti! Un cd veramente riuscito! (Bob Stoner)

(Avantgarde Music)
Voto: 80

http://echoesofyul.bandcamp.com/

lunedì 11 luglio 2011

We Made God - It’s Getting Colder

#PER CHI AMA: Post Metal, Isis, Neurosis
Eccolo l’album che aspettavo, il classico cd da pelle d’oca, da brividi che percorrono lentamente tutto il corpo, da melodie suadenti che mi spingono all’abbandono onirico più totale; ragazzi vi presento gli islandesi We Made God e il loro “It’s Getting Colder”, prodotto dalla nostrana Avantgarde Music. Inserite l’album nel vostro lettore e non potrete più farne a meno, come è accaduto per il sottoscritto: sarà la cultura estremamente originale dell’Islanda, o forse le nubi vulcaniche che vagano ancora sui cieli dell’isola polare, sarà che da quelle parti provengono Bjork e Sigur Ros, fatto sta che il sound del quartetto nordico, è quanto di più interessante mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi. Il sound è intimistico fin dalla iniziale “The Start is a Finish Line”, grazie a un mix di straziante malinconia dato dal riffing depressive e dal cantato colmo di dolore, del bravo vocalist. Squarci elettrici si scatenano poi nel corso di questo intrigante lavoro, che è certamente figlio della nuova ondata post metal dell’ultimo periodo con alcuni pezzi, oltre alla opening track, che viaggiano sicuramente lungo i binari tracciati dai vari Mogway o Explosions in the Sky, mentre se ne potranno certamente apprezzare altri, dove con le vocals al limite dello screaming, sfociamo in territori più post hardcore o più vicini a band quali Isis o, per l’oscurità delle ritmiche, ai Neurosis. I nostri non si tirano certo indietro quando c’è da pigiare un po’ di più sull’acceleratore, cosi come pure quando c’è da dipingere drammatici, desolanti paesaggi glaciali (ascoltate “Oh Dae-Su”), la band islandese si dimostra davvero brillante e al passo con le sonorità attuali. Bella sorpresa, devo ammetterlo e bel colpo in casa Avantgarde, che si assicura una band dal sicuro avvenire, con le idee ben chiare e che certamente darà del filo da torcere agli ultimi nomi rimasti in sella, dopo la dipartita degli Isis. Se anche voi come me, siete degli amanti sfegatati di distorsioni, atmosfere angosciose, ritmiche cariche di tensione e pregne di emozioni, in cui sonorità stile ultimi Anathema, si fondono con il post (“These Hours, Minutes and Seconds” ne è un esempio), acquistate assolutamente questo disco, e consumatelo fino alla morte. Coinvolgenti! (Francesco Scarci)

(Avantgarde Music)
Voto: 85