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giovedì 10 novembre 2022

RÝR - Transient

#PER CHI AMA: Post Metal Strumentale
La lingua islandese ormai è di grande ispirazione per un fottio di band: dai titoli delle canzoni ai moniker, non ultimi questi berlinesi Rýr (il cui significato sarebbe sterile, scarso o debole). Quello di oggi è un quartetto che giunge con questo 'Transient', al traguardo del secondo album, offrendo un concentrato di post metal strumentale. Quando penso a questo genere poi, mi viene in automatico pensare ai Russian Circle, leader indiscussi di queste sonorità. Diciamo subito che i quattro teutonici se la cavano piuttosto bene, attraverso un'alternanza di chiaroscuri e partiture più tirate, ove inciampare e fermarsi per prendere fiato. Questa è bene o male la chiave di lettura che ci regala sin da subito l'iniziale "Trajectory", quasi nove ostici minuti di suoni ondivaghi, ove criptiche atmosfere seguono le roboanti ritmiche del duo di asce formato da Marius Jung e Lukas, o dove ancora la progressione musicale rende più dinamico un brano, "Derisive", che probabilmente soffrirebbe un po' della mancanza di un vocalist. Tuttavia, i nostri si muovono con una certa disinvoltura in un marasma musicale, dove il rischio di mettere il piede sull'uovo sbagliato porterebbe solo ad una gran frittata. Ma invece i Rýr continuano a giocare su un'altalena ritmica che vi terrà quanto meno incollati fino alla conclusiva "Shattered", passando dalla più corrosiva "Alienated", dove le chitarre tremolanti potrebbero ben collocarsi anche in un album post-black, o la sinistra title track con le due asce a divertirsi nel creare accanto al classico wall of sound, dei giochini più spettrali in tremolo picking e dove a palesarsi più forte che mai, sarà il basso di Kay. Si arriva quindi in coda al disco con la fosca e più doomish "Shattered" che per oltre nove minuti, avrà modo di esibire suoni graffianti, ritmati e oltremodo pesanti, alternati a parti più sognanti di grande eleganza. Insomma un ritorno con i fiocchi quello dei tedeschi Rýr, che potrebbero avere tutte le carte in regola per dare filo da torcere ai maestri di sempre. (Francesco Scarci)

(Golden Antenna - 2022)
Voto: 75

https://ryrpostmetal.bandcamp.com/album/transient 

domenica 23 novembre 2014

Lachrimatory - Transient

#PER CHI AMA: Death Doom, primi The Gathering e My Dying Bride
Usciti originariamente autoprodotti nel 2011, i brasiliani Lachrimatory trovano nella Solitude Productions, la via di diffondere la propria musica world wide.'Transient' è infatti un album di oscuro death doom, segno tangibile che il sole laggiù in Sud America, si sia oscurato a favore delle tenebre. Dopo aver infatti da poco recensito i paulisti Thy Light, ecco trovarci di fronte a una nuova realtà dedita a suoni asfissianti e maledetti. L'act di Curitiba ci propone sei infinite tracce che esordiscono con l'avanzare sontuoso di "Seclusion", brano che oltre a sfoggiare gli elementi classici del genere, trova il suo punto di forza nell'eleganza di un violoncello che impreziosisce la qualità del lavoro. L'utilizzo dello strumento ad arco è infatti piuttosto invasiva (ricordate i primissimi My Dying Bride?) e tende a duettare con la ritmica robusta e il growling profondo del frontman Avila Schultz. Diciamo che se la traccia anziché durare 12 minuti, fosse durata 3-4 minuti in meno sarebbe stata quasi perfetta, con quel suo ondeggiare tra atmosfere pacate e squarci elettrici. Convincenti. Tocca alla traccia eponima scavare nei meandri profondi dell'anima, con il suo incedere intorpidito e flemmatico, in cui grande spazio trovano le keys che tuttavia sfoggiano suoni semplici e un po' obsoleti (sembra quasi il sound del primo album dei The Gathering). "Twilight" scomoda nuovamente i My Dying Bride di 'Turn Loose the Swans' per il fantastico connubio tra la grazia del violoncello e la gravità delle linee di chitarra; peraltro in questa traccia fa la sua comparsa anche un'anonima voce pulita. Con "Clarity", l'aria si fa ancor più pesante, il funeral è li a due passi, i suoni sono ancor più grevi e rarefatti, e le melodie trovano l'unica valvola di sfogo nel suono spettrale del violoncello, protagonista indiscusso dell'intero cd. "Deluge", la quinta song del lotto, strizza l'occhiolino agli Anathema di 'Serenades': lenti ma accattivanti, bravi nell'unire linee doom con splendide melodie di più ampio respiro che troveranno la summa del brano a quattro minuti dalla fine in cui violoncello e pianoforte vanno teneramente a braccetto. "Void" si muove in modo piuttosto angosciante, sebbene Maiko Thomé e il suo violoncello, cerchino di restituire un po' di luce e colore a quel cielo tinto di grigio. 'Transient' alla fine si conferma un signor album di death doom, come se ne sentono pochi oggigiorno, frutto di un lavoro interessantissimo in fatto di alternanza di atmosfere e suggestioni, ma soprattutto rimarco la performance assolutamente esaltante del violoncellista. Dopo tre anni è ora di uscire con qualcosa di nuovo che confermi quanto di buono fatto fino ad ora. Attendo impaziente. (Francesco Scarci)

(Solitude Productions - 2014)
Voto: 75

http://www.lachrimatory.com/

domenica 5 gennaio 2014

Transient - Transient

#FOR FANS OF: Black, Grindcore, S.O.D.
Solid grindcore replete with blast beats and black metal vocals. Each of the 16 tracks on this release are less than two minutes long, with the opener — “Bottom Feeder” clocking in at less than a minute. Initially, I wondered if Transient were trying to be the Ramones of extreme metal, with their ridiculously short tunes, until I remembered that Stormtroopers of Death (S.O.D.) had been there first. Transient is a band which appears to enjoy punning in their song titles: such as “Praying Mantic”, which opens with a heavy bass/drum groove; “Van Grinder” (perhaps a reference to the National Lampoon movie “Van Wilder”?) and “Big Man Plick” (remember the last “Lethal Weapon” film where Mel Gibson’s character keeps saying to the Chinese restauranteur ‘Flied Lice? Flied Lice??” to which the restauranteur finally responds, “It’s FRIED RICE, you PLICK!!”). “Goad” opens with heavy, distorted bass on top of a thrash beat before the guitars and vocals come in. “False Philanthropy” starts with a slow, doomy riff. “Narcissus Nemesis” kicks off with an ‘all guns blazing’ progression (*nod to Judas Priest*), before going into a chromatic riff. The opening of “Sustain the Yoke” is a solid headbanging / mosh-pit groove. It then pulls back into a slower middle riff before launching back into straight ahead balls-to-the-wall (*nod to Accept*) power thrash, then alternating to riff breakdown with heavy bass. I really do wish that bands would include lyric sheets with these releases, as I can recall in the early days of hard rock/proto-metal—which was pre-extreme-screamo-vox—songs such as the Jimi Hendrix classic “Purple Haze” where he was thought to be singing “Scuse me, while I kiss this guy” (instead of “Scuse me, while I kiss the sky”), and the AC/DC classic “Dirty Deeds” (before original vocalist Bon Scott’s death from alcohol toxemia, which was the inspiration for the Ozzy Osbourne song “Suicide Solution”, referring to drinking oneself to death by accident), where Bon was thought to be singing “Dirty Deeds and the Thunder Chief” (instead of ‘Dirty Deeds Done Dirt Cheap”). If bands don’t want the message of their music to be misunderstood, they shouldn’t leave the correct hearing of their lyrics to chance. Overall, I expect this release to be truly a joy for lovers of grindcore, with irony and attitude permeating throughout. (Bob Szekely)

(Six Weeks Records - 2013)
Score: 90

https://www.facebook.com/transientbrutality