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lunedì 14 novembre 2022

Ashes You Leave - Fire

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Gothic/Doom
Nonostante il mercato sia abbastanza saturo per quanto riguarda i gruppi gothic, gli Ashes You Leave, band croata, è riuscita a produrre un’ottima opera che poteva sicuramente a farsi largo ed imporsi all’attenzione del pubblico scalzando tanta spazzatura che immeritatamente affolla da sempre la scena. Una buona miscela di gothic e doom metal; un giusto incrocio tra Tristania e My Dying Bride. Atmosfere alquanto struggenti, create da ottime orchestrazioni di tastiera e violino e da un pianoforte che, grazie ad un suono veramente interessante ed originale (provate ad ascoltare la traccia numero due, "In Vein"), fa da ottimo accompagnamento alla voce assai bella e melodica di Marina. Non manca tuttavia la potenza in queste canzoni, anche se trovano più spazio le sperimentazioni darkeggianti: a buona ragione in questo caso. Visto il genere proposto ed il buon uso del violino, il risultato non può che essere originale. Buona la produzione, che fa risaltare tutte le componenti necessarie per gustarsi 'Fire'. Purtroppo non ho i testi ma, da quanto intuisco, sembrano indispensabili per seguire il concept: musica e parole per una triste poesia.

(Morbid Records - 2002)
Voto: 70

https://www.facebook.com/ashesyouleave

domenica 1 settembre 2019

Fire - Walking on Bones

#PER CHI AMA: Heavy Metal, Iron Maiden
È la volta del vinile da 10" con i teutonici Fire e il loro 'Walking on Bones', un EP di due pezzi di quasi 18 minuti che ci riportano anche in questo caso indietro nel tempo alla (ri)scoperta del vecchio heavy metal classico, che scomoda facili paragoni con gli Iron Maiden. La band di Amburgo apre con la lunga title track, 10 minuti di sonorità heavy di scuola inglese che chiamano appunto in causa Bruce Dickinson e compagni, rinunciando però alle classiche cavalcate della vergine di ferro per concentrarsi su un più ragionato mid-tempo, a tratti ammiccante ad un doom rock più che ad uno spumeggiante heavy. Ecco perchè, il maxi-single perde abbastanza velocemente di brio ed interesse, inducendomi quasi a skippare sul più bello, ossia quando la band sciorina finalmente un bell'assolo, elegante a tal punto da ridestarmi da quel torpore in cui ero nel frattempo sprofondato. Con "Enough is Enough" le cose non cambiano granchè, visto che il quartetto germanico persiste nel suonare un po' a rallentatore con una ritmica che sa tanto di marcetta (ma che fortunatamente evolve con melodie sufficientemente gradevoli) su cui si piazza la voce pulita del vocalist. Insomma per ora niente di nuovo all'orizzonte, in attesa di buone nuove. (Francesco Scarci)