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Visualizzazione post con etichetta Doom. Mostra tutti i post
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sabato 15 luglio 2023

Saturnus - The Storm Within

#FOR FANS OF: Death/Doom
Saturnus is undoubtedly one of the biggest names in the doom/death scene. Formed in Denmark, back in 1993, the band has built a flawless career full of top-notch albums. The band’s opus, entitled 'Paradise Belongs to You', remains as one of most iconic masterpieces of the genre, and was the first of the exclusively five albums which have been released during its 30 years of existence. This clearly shows the amount of time that Saturnus has taken to create each of these albums, which I think it explains the high level of each of them. From the inception of the project, only the bass player Brian and the singer Thomas remain, as numerous line-up changes have affected the band’s pace to release new works. In any case, the passion and commitment of both members have thankfully made possible to still enjoy Saturnus easily distinguishable music until these days.

As the doom/death metal genre itself, Saturnus musical approach has remained quite stable during its existence. There have indeed been some little evolutions in these three decades of existence, but no one will deny the fact that from that first album to the newest opus 'The Storm Within' Saturnus trademark sound is still there. The new album is a clear proof that when passion and quality coexist, there is no need to make great changes in a band’s style. In the hands of this band, doom/death metal sounds particularly melodic and captivating, mainly thanks to the superlative guitars' work, which are the shining stars of this opus. All the seven compositions of this album have many inspired harmonic riffs which are simply delightful. Pace-wise the album hasn’t great changes, but it is undeniable that some tracks have a remarkably slow pace, very distinctive of this genre, and even a stronger sombre tone. The album opener duo "The Storm Within" and "Chasing Ghosts" are fine perfectly examples of this. The longest tracks of the album give the necessary room to display all the slowness and atmospheric beauty that Saturnus can offer. The melancholic, yet beauteous, guitar melodies are accompanied by the profound and guttural voice of Thomas, being this duo, the iconic portrait of what Saturnus has offered during its career. Clean vocals are minority in this album, but some spoken lines appear, for example, in "Chasing Ghosts", which give a theatrical point to the composition that fits perfectly well with this genre. I have already said that tempo changes are not very common and strong in this album, but this doesn´t mean that we won’t find them. "The Calling" can be defined as a slightly faster track with a tremendously catchy main melody that immediately sticks to your head. This one is for sure one of the highlights of the album and a clear proof that you can add some variety in a doom/death metal album, at least if you want. Another nice example of composition with a livelier pace, if this term can be used in this genre, is "Breathe New Life" which follows a very similar pattern. It’s a shorter track with a very additive main melody, even though I personally consider "The Calling" a superior track. The rest of the tracks are more similar to the gloomier first tacks of "The Storm Within". However, there is song which stands out because it is quite distinctive, and it is "Even Tide", as it could be defined the ballad of the album. It’s a very melancholic track with a delicate and beautiful piano playing the main role. It is accompanied by clean vocals in the form of spoken lines, but also sung parts in a very sweet and sorrowful way. It is indeed a composition that evokes the profound sadness for a forgotten beloved one.

'The Storm Within' is definitively another inspired moment of Saturnus perfect career. Any fan who listens to this album will immediately feel this warm sensation of being in a well-known and appreciated place. The tasteful guitar melodies are our guide through this melancholic journey, and I honestly consider that fans will be eager to embark themselves in this sea crossing more than once. (Alain González Artola)


martedì 20 giugno 2023

Megalith Levitation - Obscure Fire

#PER CHI AMA: Stoner/Doom
Li avevo già recensiti un paio di volte e non mi avevano mai convinto. Chissà se questo nuovo ‘Obscure Fire’, nuova fatica dei russi Megalith Levitation, saprà questa volta colpirmi in positivo. Detto che il precedente split in compagnia dei Dekonstruktor non mi aveva fatto impazzire, questo nuovo lavoro, che consta di cinque tracce, prosegue su quella linea sottile tra stoner e doom, caratterizzato da un rifferama pesante, da atmosfere oscure e da una combinazione di voci litaniche e melodie dotate di una certa intensità. Quel liturgico cerimoniale che appariva nei precedenti album, si palesa anche nell’introduttiva title track, una lunga traccia surreale, psichedelica, sulla scia di mostri sacri quali Sleep e primi Cathedral. Il tutto giocato ovviamente su dilatazioni soniche, delay chitarristici, tonnellate di fuzz e la riproduzione fedele degli insegnamenti dei maestri Black Sabbath, questa volta con un esito più che convincente. Chiaro, la band non sta inventando nulla di nuovo, considerato poi che il disco è permeato da dettami che coprono cinquant’anni di musica e più. Le distorsive aperture di chitarra, la solidità della ritmica e il salmodiante cantato del frontman, iniziano a rappresentare il vero marchio di fabbrica dell’ensemble originario dei monti Urali, che mi colpisce favorevolmente con la seconda “Of Silence”, un pezzo che per quanto, ribadisco, non sia manifesto di originalità, mostra quel carisma che forse era mancato in precedenza ai nostri, attraverso oltre dieci minuti di suoni che scomodano anche paragoni con i My Dying Bride in più di una linea di chitarra, tanto da rendermi dubbioso sul fatto che se la band non decolla, forse il problema debba essere ricercato in una componente vocale forse fin troppo monolitica. Perchè poi per il resto, il terzetto sembra migliorare ulteriormente con il successivo trittico di pezzi che, dall’interlocutoria e funerea “Descending”, sino alla conclusiva, claustrofobica e quasi estenuante (per la sua ridondanza di fondo) “Of Eternal Doom”, passando dalle incursioni stoner-space rock di “Into the Dephts”, riescono in un sol boccone, a sciogliere i miei ultimi residui dubbi. Il terzetto russo è tornato e questa volta con un album più convincente che mai, pronto a sublimare in un multistratificato approccio psichedel-catartico. (Francesco Scarci)

mercoledì 7 giugno 2023

Lethvm - Winterreise

#PER CHI AMA: Post Metal/Sludge
La scena post metal belga sembra godere di ottima salute. Dopo gli Amenra e gli Stake, ecco farsi strada i Lethvm con il terzo album della loro discografia, 'Winterreise'. L'album, consta di sei tracce, e si prefigge di mettere in musica sentimenti quali rabbia, malinconia e solitudine, articolati utilizzando poesie del XIX secolo scritte da Wilhelm Müller e peraltro già musicate da Franz Schubert nel 1827 nel ciclo di composizioni 'Viaggio d'inverno'. Il disco ha un incedere fin dai primi minuti parecchio saturnino, in un'intelaiatura metallica che comunque chiama in causa mostri sacri, Neurosis su tutti, senza tralasciare gli Amenra stessi degli esordi. L'iniziale "Blank" lo certifica appieno con quel suo sludge doom dai tratti quasi ossessivi che per i primi 60 secondi incendiano l'aria, prima di lasciare il posto ad un sound più ritualistico, quasi lisergico, con le vocals di Vincent Dessard, anche in chiave pulita, in un incedere cadenzato a dir poco inquietante e sul finale quasi malvagio, complice il growling nefasto del frontman. La successiva "Pretence" ha un incipit decisamente più etereo, cosa che mi ha evocato peraltro l'esplorazioni musicali dei nostrani At the Soundawn ai tempi di 'Shifting'. La voce del frontman qui tocca apici di pulizia che potrebbero addirittura ricordare Dave Gahan, prima di spostarsi in territori più animaleschi, al pari della musica, che sprofonda in lidi infernali in bilico tra post metal e funeral doom, in una traccia dall'andatura comunque flemmatica, ma al contempo estremamente melodica, che ammicca nel finale, anche ai Cult of Luna. Con "Torrents", la malinconia sembra palesarsi nei giri di chitarra e nei vocalizzi puliti del cantante. Poi spazio al classico scardinante chitarrismo post metal e alle vocals corrosive del bravo Vincent, ma un certo avanguardismo sonoro s'incunea nella matrice sonora dei Lethvm a creare un subbuglio sonico, che terrei più presente in future produzioni. L'asprezza delle ritmiche, accompagnate ad una voce sempre più tagliente (occhio però ai continui inserimenti della componente clean), chiudono un brano davvero particolare. Nella successiva "Carved" torna prepotente l'influsso dei Cult of Luna nella compattezza ritmica, cosi come pure nella splenica componente vocale. Ma la proposta dai Lethvm ha il pregio di offrire un certo vigore emozionale nelle note atmosferiche di un break da brividi, da cui si dipanano successivamente splendide melodie corredate da ispiratissime vocals, in grado di mettere d'accordo chiunque ami i gods svedesi o i conterranei Amenra. Pezzo sublime. Un po' meno dicasi di "Mournful", song che vede fortunamente l'ospitata delle vellutate corde vocali di Elena Lacroix al microfono, in una traccia davvero ostica da digerire, precariamente in bilico tra post e sludge, stemperata appunto dagli eterei vocalizzi della vocalist che mi ha per certi versi evocato i The 3rd and the Mortal degli esordi. La conclusiva "Night", brano da cui è stato peraltro estratto un video visionario, chiude con catartica emozionalità un disco convincente sotto tutti i punti di vista, che lascia intravedere ampi margini di crescita per il terzetto belga, sulla scia di quanto già fatto da Magnus Lindberg e soci. (Francesco Scarci)

(Dunk! Records - 2023)
Voto: 77

https://lethvm.bandcamp.com/album/winterreise 

martedì 23 maggio 2023

Mesmur - Chthonic

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Il funeral è già un genere piuttosto complicato da digerire. Se a suoni catacombali e voci cavernose aggiungiamo poi delle dissonanze abbastanza allucinate, potrete immaginare come l'approccio a simili sonorità possa risultare alquanto ostico. È il caso del nuovo album dei Mesmur, una realtà internazionale (U.S., Italia e Australia) che conosciamo assai bene qui sulle pagine del Pozzo, che torna con il quarto capitolo della loro discografia, 'Chthonic'. Il lavoro dura 48 minuti e consta di sole cinque tracce. Se considerate che il preludio e la coda fanno sette minuti, sarà facile intuire quanto possano durare le altre tre, circa 41 minuti di suoni estenuanti, di cui la sola "Passage", ne occupa 19. Quello che subito balza all'orecchio, è una proposta che si conferma abbastanza ancorata al passato, con un death doom che ammicca palesemente agli esordi dei My Dying Bride e dei primissimi Anathema, ma anche ai mostri sacri del funeral, quali Esoteric e Skepticism. Quello che mi spiace tuttavia constatare è una certa staticità a livello di suoni, che non preludono a nulla fuori dall'ordinario almeno nelle due tracce "Refraction" e "Petroglyph", forse eccessivamente ortodosse nel loro approcco al genere; e per questo intendo le classiche chitarre abissali, le atmosfere lente, lugubri, asfissianti e claustrofobiche, con i tipici vocalizzi growl di Chris G a condire il tutto. Quello che regala un tocco di fascino all'album rimangono però le partiture tastieristiche a cura di Jeremy L che, insieme a qualche breve galoppata black, ne movimentano l'ascolto, conferendo quel pizzico di dinamicità ad un disco che forse alla lunga rischierebbe di annoiare. E la già citata "Passage", con la sua durata davvero al limite dello sfibrante, giunge in supporto regalandoci fraseggi atmosferici che alterano il ritmo fin troppo cadenzato di 'Chthonic'. Per il resto, vorrei dirvi di andarvi a leggere le mie precedenti recensioni alla, il canovaccio musicale infatti di quest'album lo troverete piuttosto simile ai vecchi lavori, inclusa la presenza di viola e violoncello, qui a cura di Brianne Vieira, senza dimenticare poi gli organoni sublimi di Kostas Panagiotou (Pantheist, Landskap). Per il futuro mi aspetto però qualcosa di più, che sappia catalizzare maggiormente la mia attenzione. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2023)
Voto: 70

https://mesmur.bandcamp.com/album/chthonic

lunedì 22 maggio 2023

Bewitched - Somewhere Beyond the Mist

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Heavy/Doom
I Bewitched sono una band cilena omonima di quella svedese, e questa volta è quest'ultima che sembra aver avuto poca fantasia nello scegliersi un nome, visto che questi cileni hanno una discografia che parte dal 1991. Saltando queste divagazioni, mi ritrovo a parlare di un lavoro che non mi è piaciuto. Una band che avrà anche avuto una progressione a livello tecnico/compositivo dal black metal degli esordi, dovuto soprattutto al radicale cambio di line-up, ma che in fondo propone una musica davvero noiosa. Prendete come punto di partenza i peggiori Candlemass (una grandissima band), che tra l'altro viene anche coverizzata su questo cd, aggiungete a caso chitarre con pesanti influenze heavy metal, parti doom, tastiere, voci femminili, arrangiamenti neo classici, un po' di tutto insomma e il risultato è la completa anonimia di questo album. Potrà piacere a chi ama atmosfere sognanti e pompose di un certo metal, ma sinceramente credo che anche in tal caso ci siano gruppi migliori.

(Conquistador Records - 2001)
Voto: 55

https://www.facebook.com/Bewitched.chile?fref=ts

sabato 29 aprile 2023

Khanate - S/t

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Doom/Drone
Ammetto di non sapere assolutamente nulla riguardo questa band newyorkese, cosi come devo ammettere che la copertina non mi ispirasse molto, ed invece mi sono ricreduto dopo aver ascoltato almeno quattro o cinque minuti della prima lunghissima song, "Pieces of Quiet". Mi ci sono voluti almeno cinque minuti di ascolto perché non sapevo se la band stesse scherzando oppure no, visto l'ultra slow doom proposto, cosi come tradizione vuole. Chitarre distorte e pesanti, tempi al limite dell’ossessione, a tratti sembra anche molto stoner, ma questo è doom metal, e poi, la cosa che mi ha colpito di più, la voce, stridula e gracchiante, sembra che gli stessero strappando le corde vocali. Questi erano i Khanate (oggi ormai scioltisi), che si pronuncia CON-EIGHT, che erano formati da membri di OLD e BURNING WITCH, e cosa volete di più.

(Southern Lord Recordings - 2001)
Voto: 70

https://www.metal-archives.com/bands/Khanate/


mercoledì 29 marzo 2023

BleakHeart - Twilight Visions

#PER CHI AMA: Doom/Shoegaze
Avevo particolarmente apprezzato la proposta dei BleakHeart ai tempi di 'Dream Griever' per quel loro flavour musicale che li avvicinava tremendamente ai norvegesi The Third and the Mortal. Questo EP, intitolato 'Twilight Visions', non sposta più di tanto la barra dell'act statunitense se addirittura non ne amplifica la componente doomish a livello musicale, lasciando tuttavia inalterati i vocalizzi della bravissima ed emozionante Kelly Schilling. La triste e decadente "No Way Out" si pone come apripista del dischetto, tra lugubri e catartiche atmosfere sorrette da un riffing intenso (emotivamente parlando non in termini di pesantezza, sia chiaro) e dalla stessa voce di Kelly che accompagna quelle linee di chitarra che ammiccano in più di un'occasione ai già citati master nordici. La title track sembra inglobarci invece in una delle surreali scene di Twin Peaks, magari dove il famigerato nano balla al ritmo della musica fluttuante dei BleakHeart che nel corso del brano, strizzerà l'occhiolino ai The Gathering. A me la musica di questo quintetto di Denver piace eccome e vi invito pertanto a dargli un ascolto. (Francesco Scarci)
 
(Self - 2022)
Voto: 74
 

Kuolemanlaakso - Kuolleiden Laulu

#PER CHI AMA: Death/Gothic/Doom
Evidentemente i finlandesi Kuolemanlaakso non sono riusciti a far stare questi tre pezzi nel full length uscito lo scorso anno, intitolato 'Kuusumu'. Questa deve essere la ragione dell'uscita di questo 'Kuolleiden Laulu', EP che racchiude tre song dedite ad un death gothic doom che apre con la super orecchiabile, almeno nelle melodie, title track. Sonorità alla HIM infatti imperversano per i suoi tre minuti e mezzo, tra voci goticheggianti, eteree e suadenti vocals femminili, melodie super ammiccanti sorrette da chorus ultra mega catchy. Decisamente più decadente e malinconica l'impronunciabile "Juuret Jalkojeni Alla", con un inizio soffuso e la voce del frontman che qui evoca quella di Fernando Ribeiro dei Moonspell. La traccia suona quasi come una ballad folk doom, con delle chitarre che richiamano anche il prog degli Opeth, ma verso metà virerà verso il death doom, con tanto di growling incorporato di scuola Swallow the Sun. A chiudere "Rautasiivet", un pezzo che prosegue col piglio malinconico della precedente tra arpeggi autunnali, vocals dalla tonalità ribassata, atmosfere dotate di quel struggente romanticismo da storia d'amore finita male, e delle liriche che, fin dall'inizio, proseguono in lingua finlandese. Insomma un bel modo per chiudere l'anno (è stato rilasciato a dicembre 2022) e fare contenti i fan e quelli che si avvicinano per la prima volta ai nostri. (Francesco Scarci)

giovedì 16 marzo 2023

Grava - Weight of a God

#PER CHI AMA: Sludge/Post Metal
Torna l’Aesthetic Death con un’altra delle sue uscite ad effetto. Questa volta l’etichetta britannica è andata a scovare i Grava in Danimarca, un terzetto originario di Copenaghen formatosi nell’anno del lockdown da Covid. Complice verosimilmente quello stato di angoscia generato dall’essere chiusi nelle proprie abitazioni, deve aver portato i tre musicisti a partorire questo angosciante esempio di blackened sludge/post-metal sperimentale di stampo americano (Neurosis docet). Sette i pezzi che sciorinano i nostri per cercare di convincerci della bontà della loro proposta. Si inizia con le fluttuanti melodie di "Waves" che mettono in mostra le peculiarità della band ossia un ipnotico rifferama sludge, vocals che si dimenano tra l'urlato e il growl e un'aura malinconica di scuola Amenra/Cult of Luna che aleggia per questo e i successivi pezzi. Dopo appena tre minuti è il tempo di "Bender" e le atmosfere si fanno ancor più cupe con un muro di chitarre e voci caustiche davvero da incubo, spezzate da frangenti di chitarra più melodici sul finale di un brano che supera di poco i tre minuti e mezzo. Strana la scelta di avere pezzi cosi brevi per un genere spesso contraddistinto invece da lunghe durate. Ma anche le successive "Crusher", "Alight", "Cauldron" e "Appian Way" (quest'ultima stralunata song si colloca addirittura sotto i tre minuti) continuano con questo trend, non solo legato al minutaggio ma anche ad una proposta musicale che si mantiene fedele ai dettami di uno stile che trova qui delle scappatoie in cambi vocali, per la presenza di brevi assoli che accompagnano le dissonanti linee di chitarra. Solo la conclusiva "The Pyre" si discosta non solo in termini di durata dal lotto delle restanti, con oltre otto minuti che condensano quanto ascoltato sin qui ma musicalmente perpetrano, con più break atmosferici, un sound più tormentato per molti più giri d'orologio. Insomma, quello dei Grava è un album complesso e non cosi facile da avvicinare, però potrebbe comunque regalarvi spunti interessanti in un ambito che inizia a scarseggiare per freschezza di idee. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death – 2022)
Voto: 70

https://gravadanois.bandcamp.com/album/weight-of-a-god

giovedì 9 marzo 2023

Saturnus - Veronika Decides to Die

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death/Doom
Ho i brividi, palpitanti tremolii pervadono tutto il mio corpo, il battito accelerato del mio cuore mi fa capire quanto sia vivo e quanto sia ancora in grado di emozionarmi ascoltando un disco. Questo è quanto ha generato a livello emozionale 'Veronika Decides to Die' dei danesi Saturnus, ma devo ammettere che così sia sempre stato per ogni loro uscita, dall’oscuro 'Paradise Belongs to You', al malinconico 'For the Loveless Lonely Nights' arrivando al raffinato 'Martyre'. 'Veronika Decides to Die' ricordo di averlo aspettato con estremo bisogno, quasi un morboso desiderio di farmi travolgere dalla decadenza emotiva del sestetto scandinavo. Il disco si apre con gli undici minuti della bellissima "I Long", un cammino di tragica melancolia in cui arrivo a soccombere nell’atmosferico e toccante epilogo, dove una chitarra ricama commoventi note di passione. La seguente "Pretend" parte veloce, ma sono le melodie create da questi ottimi compositori, a turbare il mio animo: l’assolo infatti che chiude il brano ha un che di commovente, quasi straziante. Ricordate le emozioni trasmesse dai primi lavori dei My Dying Bride? Beh, qui i ragazzi si sono superati e le suggestioni messe in musica dal sestetto nordico sono in grado di generare un batticuore a chiunque. Ritmiche rallentate, accompagnate dai vocalizzi, ora growl ora puliti, di Thomas Jensen (di cui prediligo la versione pulita, più calda e suadente), fraseggi chitarristici fenomenali, un gusto per la melodia come pochi, completano un lavoro straordinario contraddistinto da otto brani eccelsi, senza alcuna sbavatura, senza momenti noiosi, nonostante l’elevata durata del cd (che sfiora l’ora di musica). Un’ottima tecnica individuale concorre nel rendere ancor più gradevole questo cd. "Descending" è forse il pezzo migliore dell’album con l’imprinting tipico dei Saturnus: atmosfere sofferenti, intermezzi acustici, momenti deprimenti in abbondanza e bellissime e strazianti melodie. I Saturnus stillano nelle otto tracce qui incluse tutta la loro passione per il gothic doom, ricordando in alcuni frangenti gli Anathema dell’era 'Pentecost III' o i My Dying Bride di 'Turn Loose the Swans'. Siete pronti ad assaporare le emozioni profonde e la poesia che sgorga dalle anime di questi artisti, ora peraltro in una versione in doppio cd/vinile, in attesa di ascoltare il loro nuovo disco? Questa è musica nobile solo per uomini capaci di profondi sentimenti. (Francesco Scarci)

(Firebox Records/Prophecy Productions - 2006/2022)
Voto: 84

https://saturnus-official.bandcamp.com/album/veronika-decides-to-die

sabato 25 febbraio 2023

Druid Lord - Relics of the Death

#FOR FANS OF: Death/Doom
Totally brutal and intriguing at the same time! I love their death/doom genre(s). The music is slow, but it's catchy and admirable. I loved this whole album. I thought that they had everything covered on here. The music first and foremost and the vocals are SICK. They fit well with the gloomy guitar riffs. The leads are solid as well. Overall, a monument of an album. The tempos are just moderate but the musical aspect is what's to admire on here. They totally kick ass! They know exactly what they're doing in the musicianship of the band. They seem to have it all down. The songwriting, vocals, guitar and production.

I liked the fact that not only were depressing type of metal to play, but even some of the synthesizers played a part in the grim compositions. They had some reverb to the guitars and the guttural vocals leads the way to this ear throbbing death/doom. The tempos are like that of say Draconian but slower and all death metal vocals. The music is like no other. They use a lot of tremolo picking but the drums double bass kicking goes well with those riffs. There were even some acoustic guitar riffs but not for entire songs. They were mainly intros to the what's to be brutal/doom types of songs.

The sound quality was rather good and I have no complaints in that respect as well. They did the music justice. I would say that there's many highlights to this album. Most the music and vocals. I'm not sure about the lyrical concepts but that doesn't really matter. I've found this band to be at the utmost of intriguing music. There are two guitars that play somewhat of harmonies but it doesn't take away from the brutality of the songs. These guys are nothing overly special, they just know how to write good songs. I mean, I respect this band, but I feel like they could've done better with some of the riffs.

There's many good songs and songs that you can't go wrong with. Here's some of them: "Mangled as the Hideous Feed", "Immolated Into Ashes", and "Monarch Macabre." I think all of these songs are catchy and to the point. There's nothing I would change on here because all of the tracks are worth mentioning. These guys have been around for over a decade and it seems like you can't go wrong with any of their releases. They are just on top of their game musically. Like I said, they just know how to piece together good underground music. A release in 2022 that you shouldn't overlook! (Death8699)


mercoledì 1 febbraio 2023

Harvest Gulgaltha - Ancient Woods

#PER CHI AMA: Death/Black/Doom
Da Phoenix Arizona è in arrivo una tempesta di sabbia nera come la pece, pronta a oscurare il cielo. Colpa dell'enigmatico terzetto degli Harvest Gulgaltha che pur essendo in giro dal 2012, ne ignoravo l'esistenza. 'Ancient Woods' è il loro secondo album che esce a distanza di cinque anni da 'Altars of Devotion' e di otto da una compilation uscita nel 2014. La proposta dei tre misteriosi musicisti statunitensi è all'insegna di un black/death dalle forti tinte funeral doom che non inventa, al solito, nulla di nuovo, ma lascia lividi sul viso e anche nell'anima, complici cupe e dannate sonorità che s'insinuano profonde pronte a scavarci e alimentare paure ed insicurezze. Mi sarei aspettato un simile album rilasciato dalla Sentient Ruin Laboratories e vederlo per la Godz ov War Productions, non può che farmi piacere, essendo l'etichetta polacca per lo più attenta a sonorità tipicamente death/black. Il lavoro si snoda poi attraverso sette mefitiche tracce che dall'iniziale "From the Depths of Acosmic Light" arrivano alla conclusiva "Chaos Among the Dead (Will of the Flame Pt. 3)" in un percorso articolato, claustrofobico, negromantico e sepolcrale, che non vi lascerà ahimè scampo. Complice poi una registrazione lo-fi, voci che sembrano provenire dall'oltretomba, delle chitarre scarne ma profonde, 'Ancient Woods' potrebbe essere la colonna sonora ideale per un tour sull'Acheronte con il traghettatore di anime Caronte come vostro ospite. Mortiferi. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2022)
Voto: 70

https://godzovwarproductions.bandcamp.com/album/ancient-woods 

lunedì 30 gennaio 2023

Shadeworks - Sooty Limbs

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Prog Doom
One man band strabiliante questi Shadeworks provenienti dal Belgio, paese più conosciuto dai più per essere la casa base dei blasfemi Enthroned. Beh, qui la proposta che il grande personaggio Arnaud Nicolas ci propone è tutt’altro che black metal. Gli Shadeworks infatti propongono una sorta di "Experimental-Romantic-Metal" che trae ispirazione da bands come Katatonia, primi Crematory e qualcosa degli Opeth. La musica però non è estrema ed ha al suo interno riferimenti al metal classico di bands come gli Iron Maiden (ascoltate la terza traccia e capirete) ed altre progressive. Questo four tracks non ha realmente difetti: ottima produzione, ottime idee e grandiosi arrangiamenti, non ci si annoia mai. Interessante inoltre la voce femminile che infarcisce i brani assieme a chitarre sognanti e pianoforti/tastiere magistrali. Altrettanto notevole poi la voce del prode Arnaud. Per chi non lo avesse ancora capito, questo MCD è nel suo insieme un capolavoro che vale la pena di essere reperito. Peccato solo che dopo questa release la band si sia sciolta.

domenica 15 gennaio 2023

Necropolissebeht - TTCCCLXXX

#PER CHI AMA: Black/Death/Drone
Ho come la sensazione che i Necropolissebeht non vinceranno il premio come moniker più facilmente memorizzabile al mondo. Se a questo poi aggiungiamo un titolo di questo lavoro pressochè impronunciabile, 'TTCCCLXXX', il corto circuito è completato. Il progetto di oggi è teutonico-canadese e vede tre musicisti (membri di altre mille band tra cui Blasphemy, Death Worship, Nuclearhammer e Hadopelagyal) adoperarsi in venti minuti di sonorità inique. Questo almeno quanto emerge dal putrescente marasma sonoro di "Desecratedivine" che ci fa sprofondare in un maelstrom da cui sarà impossibile far ritorno. Una morsa disumana di suoni entropici, tra black, death, noise e doom viscerale riuniti in una poltiglia sonora che vede pochi precedenti. Fumi infernali, vortici ritmici e sofferenza a profusione vi investiranno e risucchieranno nel corso dell'ascolto di quello che è a tutti gli effetti l'EP di debutto del mefitico trio. "Scepter of Pharmakeia" è una scheggia di due minuti di amene sonorità e stridule vocals demoniache, come se l'armata delle tenebre fosse pronta ad invadere il mondo e questa fosse la colonna sonora dell'evento. Gli ultimi due brani, "Colossi of Memnon" e "Θῆβαι", insieme costituiscono oltre tredici minuti dell'EP: suoni infausti e crudeli, nella prima, avranno il pregio di annichilirci le orecchie con i loro saliscendi ritmici che vedranno anche frangenti doomish nella loro evoluzione ritmica. La seconda invece è una noiosissima traccia dronica che potrebbe essere la colonna sonora atta a rappresentare la desolazione di un mondo apocalittico. Semplicemente infernali. (Francesco Scarci)

(Vault of Dried Bones - 2022)
Voto: 64

https://necropolissebeht.bandcamp.com/album/ttccclxxx

mercoledì 7 dicembre 2022

Estrangement - Disfigurementality

#PER CHI AMA: Experimental Death Doom
Ci hanno messo ben otto anni gli australiani Estrangement a far uscire il loro album di debutto su lunga distanza dopo un demo e uno split album usciti rispettivamente nel 2013 e 2014. Lo stravagante quartetto di Sydney capitanato da JS, esce quindi con questo 'Disfigurementality', un concentrato di stralunato death doom che esordisce con "Destitution Stench", una breve intro che ci prepara all'originale forma musicale espressa dalla successiva "Detritivore". Citavo il death doom, ma potremmo aggiungere anche il funeral in alcune linee pesantissime di chitarra (e nelle durate estenuanti dei brani) o ancora nelle profondissime growling vocals, ma quello che colpisce nella proposta dei nostri è l'inserimento di alcune partiture neoclassiche, ma anche jazzy o addirittura scorribande black come accade nella seconda parte del brano. Tutto questo oltre a regalare una grande dinamicità al disco, prospetta grandi speranze per un genere che ultimamente avevo avvertito come spento o con ben poco da dire. E invece la band australiana si gioca molteplici carte di improvvisazione che rendono anche le successive tracce molto più palatabili. Passando da un breve intermezzo acustico, si arriva a "The Light Unshown", una song che sembra votata a quel mood struggente di My Dying Bride o dei primissimi Paradise Lost e non posso far altro che applaudire, per quanto il sound possa risultare obsoleto. Ma l'uso di contrabbasso, flauto e violino, che già avevo apprezzato in "Detritivore", cosi come un favoloso break acustico dal sapore spagnoleggiante, corredato poi da una cascata di note di chitarra e atmosfere epiche e struggenti, regalano una proposta che in termini di freschezza, sembra non aver uguali. Dopo un iniziale cerimoniale esoterico, prende piede "Fire Voice", con una sorta di assolo di flauto a cui fa seguito un'altra chitarra flamencata a testimoniare, se ancora ce ne fosse bisogno, l'originalità dei nostri. "Clusters" è puro caos sonoro che trova comunque il suo perchè in un lavoro unico e complicato come questo. " Womb of Worlds" è un altro tassello di follia di questi quattro musicisti tra sonorità doomish catacombali e altre derive psicotiche, con un violino nel finale a rimembrare i fantastici esordi dei My Dying Bride. "Asleep in the Vineyard" è un altro interludio atmosferico che ci conduce a quello che è il brano più lungo del lotto, i tredici soffocanti minuti della schizoide "Doppelganger", la summa di tutto il male, la genialità, la malinconia e la follia di questi Estrangement. Bel debutto, complimenti! (Francesco Scarci)

giovedì 24 novembre 2022

Incantvm - Strigae

#FOR FANS OF: Black/Doom
From Italy a quite special project comes under the leadership of the clarinetist Vittorio Sabelli, a former member of the band Dawn of A Dark Age, who has recruited some very talented musicians to help him in his new musical voyage. More than 10 musicians have taken part to record ‘Strigae’, the first effort of this interesting and undeniably original project.

The concept behind the music is also something worthy, as the album is based on witch hunt and summary trials that took place during the past centuries, and that which sadly led to the sentence of hundreds of innocent women. Musically speaking, it is quite hard to define Incantvm’s music, although the term theatrical might be a good definition for that, as the different arrangements and expressive nature of the music itself has a lot in common with a theatrical performance. 'Strigae' is, in any case, strongly tied to the extreme metal scene, as its obvious metal influences come from the black and doom metal genres, but also has a clear progressive nature if you pay attention on how the compositions are structured. The generous length of the three actual songs (as the first and last ones are the intro/outro of the album) gives the necessary room to introduce quite varied influences and changing structures. "Il Cerchio e il Fuoco" opens the album with its ever-changing structure and pace, where we can enjoy Tenebra’s super high-pitched shrieks, which for sure could remind us of the scream of an actual witch. The pace has its ups and downs with a great combination of raspy guitars and plenty of arrangements which enrich the music a lot. There is also a room for calm sections where the progressive and most non-metal influences reign, with the tasteful pianos, clarinets and several other classic instruments which mark an abrupt contrast with the heaviest sections of the song. As aforementioned, this album is like a baroque and theatrical act and the music is the perfect portrayal of this concept. The narrative voice of Nequam serves as the director of the most experimental sections as reinforces the feeling of experiencing an actual performance in its broadest sense. "Lamie" has a clear progressive evolution in its structure as it begins with a doomish pace, and it gains some intensity with the track progression, even though it always has a changeable pace and unexpected changes in the style and intensity, which are a tangible proof of the great work behind this album. The always relevant and tasteful arrangements done by the mastermind Vittorio, shows how he has tried to introduce several non-metal influences in an actual metal album, trying to forge and album free of stylistic restrictions. The narrative voices and introduction of several instruments may not appeal every metal fan but it makes 'Strigae' a compelling work that requires an open mind and several listens.

In conclusion, 'Strigae' is a remarkably interesting and enjoyable album. Its very personal mixture of black and doom metal influences, and the generous use of classic instruments make it a complex, demanding yet a very satisfactory album. From my point of view, this effort should please every music fan who demands both originally and quality. (Alain González Artola)


(I, Voidhanger Records - 2022)
Score: 80

https://i-voidhangerrecords.bandcamp.com/album/strigae

lunedì 14 novembre 2022

Ashes You Leave - Fire

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Gothic/Doom
Nonostante il mercato sia abbastanza saturo per quanto riguarda i gruppi gothic, gli Ashes You Leave, band croata, è riuscita a produrre un’ottima opera che poteva sicuramente a farsi largo ed imporsi all’attenzione del pubblico scalzando tanta spazzatura che immeritatamente affolla da sempre la scena. Una buona miscela di gothic e doom metal; un giusto incrocio tra Tristania e My Dying Bride. Atmosfere alquanto struggenti, create da ottime orchestrazioni di tastiera e violino e da un pianoforte che, grazie ad un suono veramente interessante ed originale (provate ad ascoltare la traccia numero due, "In Vein"), fa da ottimo accompagnamento alla voce assai bella e melodica di Marina. Non manca tuttavia la potenza in queste canzoni, anche se trovano più spazio le sperimentazioni darkeggianti: a buona ragione in questo caso. Visto il genere proposto ed il buon uso del violino, il risultato non può che essere originale. Buona la produzione, che fa risaltare tutte le componenti necessarie per gustarsi 'Fire'. Purtroppo non ho i testi ma, da quanto intuisco, sembrano indispensabili per seguire il concept: musica e parole per una triste poesia.

(Morbid Records - 2002)
Voto: 70

https://www.facebook.com/ashesyouleave

mercoledì 9 novembre 2022

Barathrum - Eerie

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Doom
Questo è il mio disco favorito dei finlandesi Barathrum: contiene un'atmosfera sinistra e rituale. Tra le tracce di questo lavoro, che si potrebbe tranquillamente etichettare doom black metal, apparizioni spettrali prendono forma grazie ad un suono basso e pesante. Immaginatevi Saint Vitus e Count Raven che decidono di suonare black metal!!! Il risultato è un suono primordiale, quasi tribale, ipnotico. La batteria è usata per mantenere quest'atmosfera rituale e "monotona", un incedere davvero raccapricciante con le vocals che superano la concezione di "umano". Le chitarre creano un efficace muro di stridii, è come se un cane infernale grattasse un’enorme porta di metallo. Come accennavo all'inizio, la band ha usato su quest'album un imponente "basswork". Per darvi un' idea, è quello che fanno i Necromantia, cioè spostare il centro delle composizioni sul basso, il che ovviamente genera sonorità davvero non comuni. L'apoteosi di quest'orgia monumentale black doom è "Nocturnal Dance", il riff è memorabile!!! La produzione è forse l'unica pecca, ma è un difetto che i Barathrum si portano dietro da sempre. Grande lavoro, una delle personificazioni del male.

(Nazgul's Eyrie Productions - 1995/2022)
Voto: 75

https://www.facebook.com/BarathrumOfficial

domenica 16 ottobre 2022

Abythic - Eden of the Doomed

#PER CHI AMA: Death/Doom
Booooooom, anzi dooooom, quello proposto dai teutonici Abythic. La band della Westfalia, con cadenza quasi regolarissima (dal 2018 a oggi, escluso il 2020, hanno fatto sempre uscire un lavoro), tornano con questo 'Eden of the Doomed' e quello che è il loro genere, ossia un claustrofobico concentrato di death doom di scuola Asphyx. Lo confermano le note incluse nell'opener "Revelation from the Great Vastness Thereafter" con quel suo massiccio rifferama a cui si affianca una seconda chitarra, mentre la marcescente voce di MDB vomita dietro al microfono. Attenzione però perchè la proposta del trio tedesco racchiude anche una discreta dose di melodia che si accompagna a quei break atmosferici che caratterizzano questo e i successivi brani. Sia chiaro, come spesso scrivo, che non siamo di fronte a nulla d'innovativo, però il primo pezzo si lascia ascoltare piacevolmente nonostante quelle sue bordate ritmiche che sembrano evocare anche i primi Sepultura o i Bolt Thrower (anche per le parti pre-registrate di suoni di guerra). Si ricomincia con la battaglia anche in "Conquest of the One True Creed": riffone mastodontico, qualche guizzo di chitarra, vocione da orco cattivo (ma anche spoken words dopo un paio di giri di orologio), pause ritmiche, screaming disperati e scenari apocalittici che potrebbero adoperarsi alle terribili immagini di guerra che vediamo alla tv oggigiorno. E da qui si riparte ancora con vorticose ritmiche che ci portato a "Victory in Your Eden of the Doomed" e alla classica intro parlata di scuola Bolt Thrower. Poi, spazio ad una ritmica sinistra ed inquietante, mai veloce a dire il vero, con le chitarre che raddoppiano spesso e volentieri, mentre le vocals si confermano gutturali più che mai ad annunciare inesorabile il giorno del giudizio. (Francesco Scarci)

sabato 8 ottobre 2022

Hidden - Spectral Magnitude

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Black
Interessante concept proposto con questo debut album che verte su teorie scientifiche riguardanti fenomeni cosmici e in particolare sul concetto di tempo ed eternità nel cosmo. I brani sono abbastanza articolati e si muovono tra doom, death e black ma verso la fine del disco, alcuni riff risultano un po’ troppo inflazionati. Il disco non gode poi di un buon suono e non è questo il caso di dire che si è trattata di una scelta poiché questo 'Spectral Magnitude' alla fine suona come un demotape. Avrei visto molto bene su un disco del genere degli inserti atmosferici di tastiera e qualche tocco di musica elettronica per coinvolgere maggiormente l’ascoltatore nel concept narrato, come per esempio fu fatto sul full length di debutto di Thorns; una piccola traccia di simili sonorità la si ha con l’ultimo brano "Supercluster" ma il risultato è piuttosto scarso. Forse questo 'Spectral Magnitude' è stato realizzato un po’ troppo in fretta e ciò non ha certo giovato sulla sua resa finale.