BACK IN TIME:
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#PER CHI AMA: Grind/Death |
Un caos primordiale irrompe sin dai primi secondi: un’apertura scomposta e stridente, dove un sax lamentoso si scontra con strumenti distorti in un turbine di suoni che aggredisce i timpani come un presagio di tempesta. Una voce s'insinua, un bisbiglio inquietante che sembra emergere da un angolo oscuro. Siamo di fronte a un disco che attinge alle radici dell’hardcore americano più crudo, ma le trasforma in un assalto grind senza compromessi. La band si muove con una precisione brutale: ritmi serrati e convulsi, strumenti che s'inseguono in un unisono feroce, per poi spezzarsi in pause calcolate, minimali, che amplificano l’impatto di ogni colpo. Il suono è spoglio, quasi ascetico, valorizzato da una produzione che lascia respirare gli strumenti nella loro essenza, con una distorsione grezza che non ha bisogno di orpelli. Persino i rari momenti di arpeggio emergono nudi, senza fronzoli, mentre le chitarre si lanciano in armonizzazioni travolgenti, semplici ma taglienti come lame. I brani sono schegge: alcuni brevissimi, altri poco più lunghi, tutti definiti da stacchi secchi, ipnotici e carichi di una violenza fredda. C’è varietà nella struttura – pezzi che si contorcono in cambi repentini, altri che procedono dritti come un ariete – ma l’energia non cala mai. Le voci sono un coro di tormenti: un urlo isterico domina la scena, accompagnato da growl gutturali e rantoli cupi che grondano disgusto. L’ironia, però, si fa strada tra le crepe, un ghigno sinistro che alleggerisce il peso dell’assalto. E poi c’è la batteria, un’entità posseduta suonata da Richard Hoak, ex-Brutal Truth, che martella senza sosta, spingendo i brani in una spirale di pura furia. A spezzare il muro sonoro arrivano assoli di chitarra desertici, dilatati, che si estendono come oasi di desolazione in contrasto con la frenesia circostante – così lunghi da sembrare brani a sé, in un disco dove tutto il resto è compresso in esplosioni di pochi istanti. È un inferno musicale che non fa prigionieri, ma che colpisce per la sua coerenza selvaggia. (Francesco Scarci)
(Deaf American Recordings - 2000)
Voto: 67
https://www.facebook.com/tfdgrind?sk=wall
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