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martedì 31 agosto 2021

Akercocke - Antichrist

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Black/Death
Continua la riscoperta di vecchi classici questa volta con i controversi Akercocke e un album veramente spaccaossa e tritabudelle, che ha avuto problemi di censura in mezzo mondo a causa del titolo e della cover abbastanza provocatori. 'Antichrist' è il quinto lavoro che porta il tipico marchio di fabbrica del quartetto albionico, che esce a distanza di un paio d’anni, da quel capolavoro dal titolo 'Words that Go Unspoken, Deeds that Go Undone'. Rispetto alle precedenti release, il sound proposto da Jason Mendonca e soci, si fa ancor più brutale, ma allo stesso tempo sperimentale, con la produzione, non certo pulitissima, a rendere 'Antichrist', ancor più selvaggio e malato. Il sound dei nostri prosegue quel cammino evolutivo, intrapreso dalla band già ai tempi di 'Choronzon', continuando quindi a miscelare in modo assai originale, elementi black, death e industriali, con un tocco progressive (parecchi gli intermezzi acustici, che rievocano gli Opeth), atmosfere emozionali e parti schizoidi (che mi hanno inevitabilmente ricordato, il sound dei nostrani Ephel Duath). Senza passare in rassegna ogni traccia, vi posso dire che questo disco è davvero notevole: riffs death/black si rincorrono per l’intera durata del cd, con le vocals di Jason che si alternano tra momenti in cui assomiglia più ad uno scarico di lavandino (tanto sono incomprensibili i growling), feroci screaming black e interludi in cui la ugola di Mr. Mendonca si avvicina a un ipotetico mix tra il vecchio cantante degli Ephel Duath (quello dalle clean vocals di 'The Painter’s Palette') e il vocalist degli Opeth. Le sonorità del combo inglese sono assai varie: si passa da brani in cui è il brutal death a farla da padrone (“Summon the Antichrist”) ad altri pezzi in cui emergono inaspettate influenze gothic/industriali, con parecchi frangenti acustici (“My Apterous Angel”), dove compaiono addirittura flauti e altri samples dal vago sapore orientale (fantastica “The Promise”). Come sempre i nostri hanno voluto sperimentare ulteriormente, mantenendo però intatto quel feeling oscuro e maligno che da sempre contraddistingue la band britannica. L’unica nota un po’ stonata, è il drumming, forse troppo caotico e martellante, però bazzecole di fronte a questo entusiasmante lavoro degli Akercocke. (Francesco Scarci)

(Earache Records - 2007)
Voto: 76

https://akercocke.bandcamp.com/

Manes - How the World Came to and End

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Avantgarde Music/Jazz
Dopo l’ascolto di quest’album, giunsi alla conclusione che in Norvegia ci doveva essere qualcosa di strano nell’aria, perché i gruppi norvegesi si sono rivelati, giorno dopo giorno, sempre più ispirati e in grado di reinventarsi musicalmente disco dopo disco. I Manes non sono mai stati esenti da tutto ciò: iniziata la loro carriera nel 1993 come blacksters super incalliti, hanno saputo evolvere il proprio sound in modo magistrale ed estremamente eclettico dapprima con 'Vilosophe' nel 2003. È seguito poi lo sperimentale 'View', presagio di cosa ci avrebbe riservato il futuro, arrivando con 'How the World Came to and End' a stravolgere totalmente la loro musica, con questo straordinario disco, che ho fra le mani. Questo lavoro sfugge infatti totalmente alla definizione di musica metal, perciò chi non dovesse avere una mentalità notevolmente aperta, si mantenga a distanza di sicurezza. Chi invece come il sottoscritto, ha saputo apprezzare l’evoluzione stilistica del sestetto scandinavo, potrà tranquillamente avvicinarsi a questa delirante produzione. Non saprei proprio da dove iniziare, tanto si presenta spiazzante all’orecchio dell’ascoltatore questo full length. Si parte con “Deeproted” che ci mostra subito la direzione cibernetica abbracciata qui dalla band: la voce di Asgeir è sempre ben riconoscibile su delle basi techno-jungle, che contraddistinguono il sound dei nostri. Con la successiva “Come to Pass” (e l’ottavo pezzo “The Cure-All”), assistiamo all’incredibile: l’uso di vocals rappate e suoni hip hop, stile Pleymo, inserito in un contesto oscuro e ipnotico, che termina in una fuga elettronica alla Prodigy. Con la terza traccia si celebrano atmosfere degne dei migliori Archive, mentre con “A Cancer in our Midst” vi è una ripresa dei suoni tanto cari ai Depeche Mode, con la sola differenza che le vocals sono filtrate, simil industriali. L’album di questi pazzi scatenati, viaggia lungo i binari del paradossale, attraversando lande desolate dal sapore vagamente jazzato, città futuristiche dai suoni spaziali e paesaggi notturni fatti di ritmi elettro-trip hop. I Manes hanno sempre avuto una marcia in più, versatili e dall’enorme inventiva: tutti i dieci brani riescono a catapultarci all’interno di un vortice di forme e colori, dal quale ne usciamo profondamente turbati e intontiti. Seguendo le orme dei compatrioti Arcturus e Solefald, ma ancor di più dei pionieri Ulver, i Manes hanno plasmato la loro mutante fisionomia, destabilizzando, con il loro sound, l'ormai “vecchia” concezione di musica metal. (Francesco Scarci)

(Candlelight Records - 2007)
Voto: 80

https://manes.no/

venerdì 27 agosto 2021

Rakoth - Planeshift

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Folk
Ho al mio cospetto un gruppo russo di black con parti folk al suo esordio intitolato 'Planeshift' fuori per la Code 666, e le uniche parole che mi vengono in mente dopo l’ascolto dei Rakoth sono trasporto e tristezza. Parole chiave, che secondo me servono a spiegare la musica proposta, perché le canzoni ti trasportano attraverso sonorità epiche e sognanti in un viaggio ben orchestrato, fatto di furia black ma anche di emozioni tipiche del folk, impreziosite da un uso veramente azzeccato e tristissimo del flauto, e delle chitarre acustiche che donano quella malinconia giusta per affrontare un gruppo cosi particolare. Anche la voce si muove attraveso tonalità tristi cercando sempre soluzioni nuove all’interno dei pezzi. Molto buono anche l’uso della drum-machine e buona anche la registrazione. Per chi non avesse avuto modo di ascoltarli in passato, questo è il momento giusto per andare a ripescarli.

(Code 666 - 2000)
Voto: 75

https://www.facebook.com/rakothRu

Impur/Sadistic Demist/Unidentified Corpse - Three Way of Death

#PER CHI AMA: Brutal Death
Le Baleari, che posto incantevole, direi ideale per far proliferare la propria proposta death metal. Questo devono aver pensato gli Impur, che si sono poi messi alla ricerca di altri compagni di avventura per questo split album, ritrovandoli nei russi Unidentified Corpse e Sadistic Demise, a completamento di un disco che mostra fondamentalmente tre modi di proporre death metal. Da qui ‘Three Ways of Death Metal’, il titolo del qui presente cd, che vede appunto la band spagnola degli Impur aprire le danze con un granitico trittico di pezzi che si rifà alla tradizione scandinava dei primi Entombed e Grave, ma pure ai mostri sacri Carcass. Killer riffs, growling vocals, ritmiche arrembanti ed una buona vena solistico-melodica che vede nella traccia d’apertura “Slaves of Decay”, che dà peraltro il nome al loro EP, il mio pezzo preferito. I nostri comunque sono abili musicisti (per la cronaca ci sono ex membri di Carnage ed Helevorn nelle fila della band) il che accresce la qualità complessiva del prodotto, per 13 minuti totali di musica aggressiva e melodica quanto basta. A seguire i Sadistic Demise, band originaria di Kostroma, che con il loro ‘The Way of Sadistic’, ci propongono cinque tracce sanguinolente all’insegna ovviamente di death metal nudo e crudo, costituito da ritmiche martellanti e vocals che si muovono tra lo screaming efferato e il growling mefistofelico. Alla melodie è concesso veramente poco spazio per emergere, fatto salvo per quegli acuminati assoli (quello di “Sadistic Demise” è spettacolare) che per lo meno, donano una parvenza di melodia ed una relativa accessibilità alla proposta. Ovvio che se non siete dei cultori del death metal più spinto e disarmonico, farete una gran fatica ad approcciarvi a questi ragazzotti russi. Analogamente con gli Unidentified Corpse (che incorporano peraltro un membro dei Sadistic Demise) e il loro ‘Domination of Dying People’ (uscito originariamente nel 2013): slam brutal death metal ultra tecnico e consigliato solo agli amanti di queste sonorità spietate. Sette pezzi per 22 minuti di musica sbrodolante, voci animalesche, ritmiche serrate, gran poca melodia e un sound schiacciasassi che non vi darà la benchè minima tregua. A me francamente ha procurato molta noia e un fastidioso mal di testa. Alla fine della storia, per quelli che sono i miei gusti, gli Impur sono i vincitori morali di questa carneficina sonora, con il sound più controllato e melodico del lotto, delle due band russe avrei fatto volentieri a meno. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2021)
Voto: 63

giovedì 26 agosto 2021

Belvas - Roccen

#PER CHI AMA: Indie Rock
Dal nome e dall'artwork di copertina di questa band comasca mi aspettavo qualcosa di molto più aggressivo, violento, ruvido e sotterraneo. Tradendo le mie aspettative, la band lombarda qui al suo debutto, spiazza tutti i presenti, suonando un rock italianissimo, con venature blues incastrate a soluzioni tipiche della tradizione rock alternativa tricolore dell'ultimo trentennio, con l'aggiunta di suoni e idee rubate un po' qua e là, tra i grandi classici dei 70s e un pizzico della canzone d'autore del bel paese. Mostrano un buon sound i Belvas, a volte un po' di maniera, che quando è più sporco, forse incalza di più e stimola un piacevole ascolto, con il basso che corre libero e distorto. La ricerca poetica nei testi, sincera e ispirata, anche se a tratti ancora acerba e cosparsa di una forzatura pseudo maledetta, sembra talvolta fuori luogo per il trio lumbard. Mi sembra ovvio far cadere paragoni a pioggia, tra Afterhours e Il Santo Niente dell'ultimo periodo oltre a richiami più morbidi tra Estra, Negrita e Negramaro d'annata. Questo non deve essere frainteso come una nota dolente anzi, il tocco di orecchiabilità diffusa li rende per certi aspetti anche più originali di tanti altri lavori simili. Dopo tutto la band dimostra una grande voglia di originalità che a volte li avvicina a certe soluzioni musicali dei Verdena meno sperimentali. Con una produzione più ruvida, diciamo più vicina al suono di 'Birdbrain' dei Buffalo Tom, li avrei apprezzati anche di più, sebbene debba ammettere che il disco è ben fatto e ben suonato. Un sound più aggressivo, più abrasivo, si poteva anche rischiare (la parentesi funk del brano "Disco B" non la concepisco, per quanto sia carina come esperimento) e sono convinto che avrebbe calcato la mano sul lato più rock dei Belvas, e con i disarmanti Maneskin che spopolano ovunque, sarebbe stato interessante avere come contraltare in patria, una vera rock band, più sana, polverosa e sanguigna. L'insieme dei brani di 'Roccen' ha comunque dato i suoi frutti, creando un lungo lavoro che supera i 70 minuti (cosa molto insolita ai giorni nostri), con tanti brani variegati ed interessanti, tra cui "Bianco", "Niente Dentro Me", ed il singolo "Voci di Pietra", che mostrano un buon futuro per questo power trio, capitanato da una voce di tutto rispetto ed una chitarra che a volte esce dalle composizioni con tanto gusto armonico e fantasia. Il mio umile consiglio è di puntare ad ingrossare il sound e modularlo sulle corde di una sorta di post-grunge modellato sullo stile italiano, come fecero un tempo le band sopraccitate, che hanno dato molto a questo paese caduto in miseria musicale da tempo. Gli ingredienti ci sono tutti (ascoltate "Spaziale" per credere), basta correggere il tiro ed inasprire quei suoni che mancano da un po' nella scena rock italiana (magari una sterzata sonica verso certa nuova scena stoner rock europea potrebbe dare ulteriori benefici ed anche riascoltare vecchi e nuovi gioielli de Il Santo Niente) per salire di tono e dare una personalità ancora più forte a questo promettente giovane trio di casa nostra. (Bob Stoner)

Withering Soul - Adverse Portrait

#FOR FANS OF: Symph Black/Thrash
What an abomination of melodic black metal! Very much amongst the influence of bands like Darkthrone, Dark Fortress and Naglfar. But they have their own tweak/style amongst their melodic black metal/style. I'd have to say from start to finish this LP slays! It is dynamic in quality holding sheer faith in great riff-writing. This one clocks in at about a little over 40 minutes in length. I'm hoping that their latest will be even longer. I say this because I didn't want this one to end! The music is the highlight and the vocals much like those (some) on Dark Fortress's 'Eidolon'. But for the most time, Chris has his own vibe.

What I noticed at first was the structure of their guitar riffs. A lot of changes in the tempos but nothing overtly fast, but quality is their style ABSOLUTELY! I think that "Hex Illusion" is my favorite track but all of them are quality. The aura is dark and an evil sort of stitch to to it. It goes well with the lyrical concepts. I'd have to saw that altogether this band started in one direction then gripped this melodic black metal style. I think that they should keep to this because their riffs and synthesizers do it justice in keeping to this specific genre. I dig this style anyway, but I don't think enough bands can hack it as well as Withering Soul can!

The production quality is top notch and everything seemed to be all right in the mixing. It did the album a boatload of justice! Without this quality, they wouldn't have sounded as good as they did. I think that altogether the band put forth one helluv a strong full-length! I think that as they progress, they'll only get even better. The guitarwork is sublime and you'll notice right away that it steals the show with just inconceivably top notch music! I support them as the progression gets even better! The music stole it totally! What you'll notice is the darkness of the riffs and the high-quality tremolo picking and takeaway with the leads.

Unfortunately, there was no physical copy of this album. But you can find it on Spotify/Bandcamp. In any event, I think they're definitely worth checking out. If you do like the bands I mentioned as examples, you'll like Withering Soul. They are unique in their own front and they definitely are an underrated band. Maybe their previous wasn't well received, maybe because of a more gothic style of metal rather than on this being melodic black metal. These guys rip and I don't think you'll find anything that disappoints on here. If you are, then you don't appreciate this style! Check them out! (Death8699)


The Pit Tips

Francesco Scarci

Déhà - Contrast II
Zeal & Ardor - Wake of a Nation
Inferno - Paradeigma (Phosphenes of Aphotic Eternity)

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Alain González Artola

Vallendusk - Heralds of Strife
AIAA 7 - Flores En Mayo
Knights of Nvrul - Sword of Äonheart

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Death8699

Cardiac Arrest - …In Rotten Retrospect
Destruction - Thrash Anthems
Megadeth - Countdown To Extinction

Edredon Sensible - Vloute Panthère

#PER CHI AMA: Jazz/Avantgarde
Due sassofonisti e due percussionisti, un disco di debutto ed una copertina assurda per una musica ipnotica, poliritmica ed influenzata dalla follia di certo jazz sperimentale quanto dall'avanguardia. Non dimentichiamoci poi di un impatto folle, tra il primo disco degli Ottone Pesante ed i Naked City, meno inquietante e più naif, il tutto nel segno dell'ipnosi psichedelica di certe band trance dei 90s (vedi Seefeel) ed una certa follia liberatrice nello stile del Krautrock. Detto questo, il disco dei francesi Edredon Sensible è molto interessante: gli schemi compositivi a volte si ripetono volutamente per indurre l'ascoltatore in un volo sciamanico/tribale di moderna concezione, evoluzioni soniche con lunghi assoli di sax che si rincorrono, ritmi incalzanti e stravaganti, quasi a immaginare il sound degli X-Ray Spex, spogliato di tutto ma non della sua istericità e del nervosismo tipico del punk. Quando i nostri rallentano sembrano una versione esotica dei Morphine, senza voce né basso, virati all'allucinazione come nel favoloso lunghissimo brano "Blirprulre", dove tra una esplosione e l'altra, poliritmi ossessivi ed una ottima produzione, ritrovo il piacere e l'interesse d'ascolto che un tempo apprezzavo tanto nei fantastici dischi del trio Medeski Martin and Wood, con la stessa fantasia e profondità per la composizione e per la ricerca del suono caldo, vivo, pulsante e presente. Il jazz in 'Vloute Panthère' è sempre dietro l'angolo e fa da solida base, ma la struttura ritmica si contorce e muta in maniera funambolica, tanto che "String et Bermuda", potrebbe essere una rilettura dei concetti percussivi espressi nel capolavoro 'Flowers of Romance' dei Pil, rielaborati con il tocco folle, dissacrante e genuinamente transalpino di band come Brice et Sa Pute, Lfant, Piol, Piniol, un modo di intendere e fare musica ("Jus d'Abricote" ha un'indole spettacolare tra atmosfera cinematografica e danza rituale woodoo) non convenzionale, figlio del dio Zorn ma con uno stile proprio di una scena che conta un sacco di idee e ottime realtà musicali d'avanguardia. Un disco davvero stimolante ma forse non per tutti, semmai adatto ad orecchie ricercatrici, che amano la sperimentazione ortodossa, quella che costruisce passo dopo passo composizioni varie, inaspettate ed ispirate e non vive di sola improvvisazione, ma unisce arte, rumore, capacità tecnica e tanto amore per la musica libera da ogni convenzione. L'ascolto di questo disco è un dovere e a buon intenditore poche parole dovrebbero bastare. (Bob Stoner)

(Les Productions du Vendredi - 2021)
Voto: 78

https://edredonsensible.bandcamp.com/album/vloute-panth-re

mercoledì 25 agosto 2021

Necroart - Let the Carnage Begin

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Thrash
Storico demo (2000) di quattro pezzi più intro e outro per i Necroart, formazione attiva dal 1999 ma che solo un anno dopo sembra aver trovato una formazione stabile. Il nastro sembra risentire della storia travagliata del gruppo poiché è assai eterogeneo: le canzoni presenti sul lato A hanno lo sguardo rivolto verso gli anni ‘80 e alla scuola thrash europea; il lato B contiene pezzi più “freschi”, il cui riferimento principale è un death metal di impronta svedese più o meno melodico. Il tutto è comunque di buona fattura, a tratti personale e ben prodotto, che lascia già intravedere gli interessanti spunti che i nostri mostreranno in futuro.

Misotheismus - Demo 1

#PER CHI AMA: Black Old School
Skoll e Maldu rappresentano due terzi degli Amuleto de Calamidades, e il 100% di questi Misotheismus. I due musicisti, il primo svedese, il secondo dell'Ecuador, suonano poi in un'altra miriade di band del più profondo underground, chissà poi se con gli stessi nefandi suoni. Si, perchè quello dei Misotheismus è un black old school, registrato probabilmente nello scantinato di casa, con le confezioni delle uova attaccate ai muri che evidentemente non sortiscono i desiderati effetti. Che cosa aspettarci da questi quattro pezzi di questa prima demo? Chitarre zanzarose sparate alla velocità della luce, una batteria al fulmicotone che tira fortissimi schiaffi sui piatti, screaming vocals, qualche raro rallentamento (a metà di "Skändad Och Styckad" o la claustrofobica "Lögnens Slut" ), un'attitudine nera come la pece e poco altro. Sono salvabili, qualcuno si chiederà? Beh, se siete dei nostalgici di quelle demotape di fine anni '80, con registrazioni pessime, ma con il gelido calore emanato dal raw black contenuto nei minimalistici 12 minuti di questo nastro, forse i nostri potrebbero anche fare al caso vostro. Se non soddisfate tutti i requisiti qui sopra, lasciate perdere, rischiereste solo di farvi del male con la furia primigenia dei Misotheismus. (Francesco Scarci)

Malgöth - Primordial Dawn

#PER CHI AMA: Black/Death
Ho letto cose addirittura grandiose su questo album in rete, uscito digitale e autoprodotto a fine 2020 e solo a giugno di quest'anno, in versione fisica (12" Lp) per la Iron Bonehead Productions. Ecco, sgombriamo subito il campo col dire che sebbene a volte mi sorga il dubbio di essere un po' stronzo e non esaltarmi cosi facilmente all'ascolto degli album, 'Primordial Dawn' non è assolutamente nulla di avvincente ed emozionante. La band di oggi arriva dal Canada e propone un death/black esoterico (almeno nelle litaniche vocals dell'introduttiva "Possessed Sword of a Thousand Deaths") per poi esplodere in un cacofonico e mal registrato lavoro, che vede ritmiche iper mega serrate e vocalizzi dall'oltretomba, il tutto suonato in modo poco ispirato e decisamente poco originale. I quattro pezzi inclusi nel disco si assomigliano un po' tutti visto il minimo comun denominatore costituito da questa linea di chitarra marcescente, con le vocals (growl profondo e screaming fastidioso) che ci si piazzano sopra non sortendo alcun effetto catalizzante l'attenzione, ma anzi portandomi a lunghi sbadigli. Ci prova il terzetto di Toronto a cambiare le sorti di un EP (di debutto peraltro) destinato alla ghigliottina e lo fanno con l'inserimento di altre parti liturgico/ambientali (l'incipit di "The Opposer"), ma alla fine non ci siamo per nulla e salvare il salvabile, diventa impresa assai ardua. Speriamo che i nostri possano imparare dai propri errori e tornare con sonorità meno moleste. Mi domando invece se quelli che hanno osannato questo album, fossero sotto l'influsso di droghe o cosa... (Francesco Scarci)

Riverside - Rapid Eye Movement

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Prog Rock, Porcupine Tree
Ero un grande fan della band di Varsavia quando ascoltai questo lavoro per la prima volta, mi aspettavo che 'Rapid Eye Movement' fosse l’album della consacrazione, il top dell’anno per questo genere, in grado di surclassare anche i Porcupine Tree, ma alcune sbavature e passaggi a vuoto, non hanno fatto altro che rimandare questa gioia per il sottoscritto e anzi lentamente disinnamorarmi dei Riverside. 'Rapid Eye Movement' resta senza dubbio un ottimo lavoro che sicuramente non deluderà gli amanti delle sonorità progressive e tutti i fan (quelli un po’ meno esigenti del sottoscritto), del combo mittle-europeo. L’opener è affidata alla magnetica “Beyond the Eyelids” che insieme a “02 Panic Room”, rappresentano le mie songs preferite: ambientazioni oscure, atmosfere eleganti garantite dalle ottime tastiere di Michal Lapaj e poi, e poi c’è la voce meravigliosa di Mariusz Duda, in grado sempre di regalare emozioni da brivido. I Riverside, con questo terzo full lenght, che ha come tema portante la fase R.E.M. del sonno, caratterizzata dalla percezione di immagini e suoni apparentemente reali, ci catapultano nel loro mondo onirico, proseguendo il discorso musicale iniziato con 'Out of Myself' e 'Second Life Syndrome'. Anche se rispetto a questi due lavori è stato fatto un piccolo passo indietro, la musica dei nostri è capace di toccare nell’intimo, come poche volte accade: distillati di malinconia, atmosfere toccanti, melodie sognanti ci regalano enormi emozioni. Oltre ai due brani già citati, “Schizophrenic Prayer”, “Through the Other Side” e “Embryonic”, stimolano i nostri sensi, con le loro dolci melodie sognanti e suggestive. Discorso a parte, meritano invece “Rainbow Box” e “Parasomnia”, le songs che insieme a “Cybernic Pillow”, ci mostrano il lato più aggressivo della band e che sinceramente ho meno apprezzato. La conclusiva “Ultimate Trip”, fonde nei suoi tredici minuti, il meglio dei Riverside, spaziando da momenti tipicamente progressive a sfuriate metalliche, con la voce talentuosa di Mariusz a dimostrare il suo immenso valore e a suggellare le qualità di una band sempre troppo sottovalutata. (Francesco Scarci)

(Inside Out Music - 2007)
Voto: 77

https://riversideband.pl/en/

Katavasia - Invoking the Spirit of Doom

#PER CHI AMA: Hellenic Black, Absu
Giusto un paio di pezzi per testare lo stato di forma dei Katavasia, super band greca formata da membri di Varathron, Aenaon, Hail Spirit Noir, che lo scorso anno era uscita con il secondo lavoro 'Magnus Venator'. Tornano oggi, anzi lo faranno il primo ottobre per la Iron Bonehead Productions, con questo 7" intitolato 'Invoking the Spirit of Doom'. Dicevo due brani, "Descending to Acheron" e "Premonition of Doom" che li rendono abili portabandiera del famigerato hellenic sound, anche se la traccia del lato-A, in realtà mette in luce un sound che richiama fortemente gli statunitensi Absu con quel giro di chitarra però tipico delle band black greche. Il risultato non è affatto male, anche se c'è da dire che i Rotting Christ proponevano tali sonorità nel 1991, trent'anni fa quindi. Pertanto non aspettatevi chissà quale innovativa proposta sonora, scordatevi gli sperimentalismi delle band madri di questi non più giovanotti e lasciatevi avvolgere dal magnetico sound ellenico. Molto meglio la seconda traccia, forte di una ritmica tagliente ed estremamente melodica che nella sua parte iniziale rievoca gli svedesi Sarcasm e che ritorna sul binario del black atmosferico con quelle tastiere in sottofondo ad edulcorare una ritmica a tratti schiacciasassi, sorretta dai vocalizzi malefici di Necroabyssious dei Varathron. Insomma, l'unica pecca di questo EP è la durata, ma 'Invoking the Spirit of Doom' per lo meno ci tranquillizza del fatto che i nostri stiano bene e abbiano ancora tanta voglia di rievocare i fasti di un passato mai andato perduto. (Francesco Scarci)

(Iron Bonehead Productions - 2021)
Voto: 70

https://www.facebook.com/katavasiaofficial

martedì 24 agosto 2021

Nicta - Rage and Fury Fed Us

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Symph Power, Dimmu Borgir, Rhapsody
Ricordo una piacevole chiacchierata a quattro occhi con il vocalist e il chitarrista dei Nicta, e poi mi ritrovai fra le mani, il loro Mcd autoprodotto, 'Rage and Fury Fed Us': quattro brani per un totale di mezz’ora di musica per la band di Rovigo, che definiva il proprio genere, extreme power. Le songs contenute in questo lavoro ci consegnavano una band preparata e matura al punto giusto, quasi da meritare il salto di qualità e firmare un contratto per una casa discografica, che potesse garantir loro una distribuzione decente su tutto il territorio italiano ed europeo. Invece non se ne fece niente eppure ero straconvinto che la band potesse realmente riscuotere un discreto successo in Germania e in nord Europa, grazie alle sonorità qui proposte. Partiamo comunque con calma, esaminando traccia dopo traccia, la musica proposta dal quintetto veneto. La band suonava una sorta di death/black dalle tinte power sinfoniche e di primo acchito verrebbe da indicare come influenza primaria i Children of Bodom. Tuttavia un ascolto più accurato non fa altro che evidenziare l’ampio spettro di influenze mostrato dai nostri: notevole l’ispirazione della musica classica nelle note di “Civil War”, dove le tastiere assumono un ruolo da protagonista nell’evolversi del brano. Le chitarre, corpose e melodiche, possono richiamare alla mente i Dimmu Borgir di 'Death Cult Armageddon'; la voce si alterna tra un cantato growling (ma non troppo), sporadici scream e clean vocals in pieno stile power. La successiva “Frozen Sleeper” è probabilmente il brano più complesso del Cd; nonostante la sua lunga durata (quasi 9 minuti), i cinque ragazzi sono abili nel tenere vivo l’interesse dell’ascoltatore dall’inizio alla fine. Si passa da atmosfere doom ad altre tipicamente power con una ritmica bella potente (ottima la prova dei singoli) con le tastiere che dipingono paesaggi autunnali laddove, reminiscenze di Rhapsody e Graveworm, escono allo scoperto. “Blossom of Pain” parte su una base funerea, sostenuta sempre dall’ottima prova alle keys di Graziano, per poi scatenarsi in una lunga cavalcata power, i cui intermezzi potrebbero costituire tranquillamente la colonna sonora di un film horror. Anche la conclusiva e mia preferita “Set the Fury Free”, la song più aggressiva e malvagia del lotto, ci mostra una band valida e piacevole da ascoltare. Come sempre, ottime sono le orchestrazioni e gli arrangiamenti (Dimmu Borgir docet), così come pure la sezione ritmica, veloce e martellante, con la voce di Fabio al limite dello screaming black. Non eravamo di certo di fronte ad un disco originale al 100%, tuttavia le idee erano buone, peccato solo che questo sia rimasto un episodio isolato nella discografia dei nostri. (Francesco Scarci)

(Self - 2007)
Voto: 70

http://www.nicta.it/

Orne - The Conjuration by the Fire

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Rock Progressive
Chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare indietro nel tempo, dalle note di 'The Conjuration by the Fire', prima fatica dei finlandesi Orne, fuori per la nostrana Black Widow Records. La band finnica ai più sarà sconosciuta, sebbene esista da ben vent'anni e tra le sue fila militi Kimi Karki, meglio conosciuto come Peter Vikar, chitarrista dei defunti Reverend Bizarre. Lasciatosi alle spalle il capitolo doom con questi ultimi, il buon Peter si è lanciato nella finalizzazione del materiale, rimasto in fase embrionale per ben due lustri, con questo act, concependo un concentrato di musica rock progressive, che richiama mostri sacri del genere, quali Van der Graaf Generator, Black Widow, King Crimson, Peter Gabriel (era Genesis) e Pink Floyd. Certo, la classe profusa in questo debut, non è decisamente all’altezza dei geniali eroi degli anni ’70, tuttavia diversi spunti davvero gradevoli sono racchiusi nei sette pezzi del cd. Partendo con la recitata e sinistra intro “In the Vault”, la release si snoda attraverso intriganti pezzi dal forte flavour dark psichedelico progressivo, fatto di cupe ed arcane ambientazioni e di tematiche inerenti l’occultismo la religione, la storia e racconti dell’orrore (H.P. Lovecraft docet). Ascoltando le note di 'The Conjuration by the Fire', sembra di essere catapultati in un horror movie di Lamberto Bava, grazie alle sue atmosfere angoscianti dipinte dalle magistrali chitarre di Kimi e Pekka e dall’impeccabile utilizzo di strumenti non proprio convenzionali, come saxofono e flauto, che non possono non richiamare nella nostra memoria i Jethro Tull e la loro brillante vena improvvisativa. La calda voce di Albert (che però alla lunga risulta un po’ stancante e forse il vero punto debole della band), lo strumentismo ricercato dai nostri, i delicatissimi ricami offerti dal pianista e soprattutto dal sax di Jussi, rendono questa release abbastanza interessante per gli amanti di un genere, anche se non di così facile ascolto. Dolore, ossessione, malinconia e inquietudine completano un album raffinato, che sarà in grado di emozionarvi e stupirvi, con le sue dolci e oscure melodie, retaggio di un passato non ancora andato perduto... (Francesco Scarci)

(Black Widow Records - 2006)
Voto: 73

https://www.facebook.com/ornemusic

Last Legacy - In Human Condition

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Thrash Metal
Chissà se in giro si trovano ancora patiti della musica thrash, che possano dare un po' di gioia a chi, come me, è cresciuto ascoltando Metallica, Slayer, Testament, Over Kill ed Exodus. Sono passati oltre una trentina d'anni da allora e in giro si trovano sempre meno spesso nuove leve in grado di rifare il verso ai maestri d'oltreoceano e raramente band capaci di sfornare musica, degna di catapultare un gruppo di giovani, nell'olimpo del metal internazionale (cose che accadevano solo negli anni '80). I veronesi Last Legacy, nati nel 2005 per volere di Enrico (ex-vocalist non più presente in line-up) e Marco, ci hanno provato a rinverdire i fasti del genere, nonostante una proposta ancora acerba, ma comunque con le idee già abbastanza chiare: riprendere il vecchio sound della Bay Area e svecchiarlo, modernizzandolo con sonorità più attuali. Compito assai proibitivo, mi viene da pensare, tuttavia il quintetto veneto, autore già di un demo, uscito nel 2006, rilasciano nell'autunno del 2007 questo professionale lavoro di quattro pezzi (più intro) caratterizzato da sonorità thrash old school, rilette appunto in chiave moderna. Il risultato non ha del miracoloso, però 'In Human Condition', pur preservando un appeal molto retrò, riesce a conquistarmi dopo svariati ascolti. Le tracce aggrediscono l'ascoltatore da subito con “For Hate Sake”, grazie al suo riffing serrato e ai suoi melodici assoli; la voce di Simone è cattiva, ma mai sopra le linee (in “Reborn” ricorda anche il buon James Hetfield), la ritmica è bella tosta (eccellente la prova di Jacopo dietro le pelli), cosi come onesta è la prova dei due axemen (notevole nella già citata “Reborn”, la migliore traccia dell'EP). Niente di originale, è bene sottolinearlo, ma la genuinità del combo della Valpolicella è da premiare. Musica diretta e incazzata, ideale per serate di pogo sfrenato in compagnia degli amici! Peccato solo che dal 2007 ad oggi, i nostri si siano persi per strada. (Francesco Scarci)

Cardiac Arrest - ...In Rotten Retrospect

#FOR FANS OF: Brutal Slam Death
A great compilation at that, which this is. Some great songs on here featuring the 4 piece on here. The music is death "rot" metal as they call it. Guitars are brutal featuring them in B-flat tuning. And the bass has a sick overdrive pedal which makes it sound even more metal. This band I've liked ever since they formed and this compilation is a conglomeration of tracks on albums of the past. Jim being a pretty strong drummer or as they called him "Grindhead." Adam been the backbone front man of the band that has only gone through a few lineup changes in their whole history starting in 1997.

This compilation clocks in a little less than 40 but it is 40 of pure ear butchery. Adam's vocals are way guttural and the guitars are way thick! That goes to show you how heavy these songs melt your eardrums. Bits and pieces from albums throughout their musical career they do these songs justice not to mention their cranking devastation. I enjoyed all of this everyone seems to contribute to the recording rather well. Multiple vocalists (David and Tom) as well as main vocals by Adam. It's dealing with their flexibility in that department. The guitars are just smashing in intensity. I believe the vocals, guitars, and drums are equally kicking ass!

The sound quality is better every recording on here it's just dynamite. The mixing did good as well they had a great line-up here I wish that it stayed with the same line-up but it is what it is. They are super awesome live as well! Anyway, some of my favorite tracks are on here ("Carnage Your Fate", etc.). Some of the guitar guitarwork on here throughout they did these songs justice. I couldn't ask for a better compilation for $12. Definitely worth it! You won't be able to download this one streamers! You have to buy the CD, to my knowledge anyway. It's worth it though, ABSOLUTELY! This one is a keeper through the whole thing!

In retrospect, everything was done with precision impeccable onslaught. This is death metal that is in no way relenting, it's totally unrelenting! These guys put it altogether and ousted their competition. With the death "rot" metal and great track listing for a sizeable seizing of guitar/vocals in your face! Everything on here is a highlight and nothing is less than extraordinary. These guys know how to put together some great death metal and play all so well. I still wish Jim was in the band but it is what it is This compilation CD is everything people should hope for it to be. It's totally awesome! Get the CD now! (Death8699)


lunedì 23 agosto 2021

King of Asgard - Svartrviðr

#FOR FANS OF: Viking Black
The Swedish band King of Asgard has had a quite solid career since it was founded thirteen years ago in Mjölby. With four albums so far and a quite stable line-up, the band only suffered two changes in more than a decade, which is not as common as one could think and you know, the metal scene is full of changes in the band’s line-up due to several circumstances. As they play a mixture of Viking and death metal, the comparisons with quite famous bands like the very successful Amon Amarth or classic outfits like Thyrfing or Einherjer is quite usual. I would ignore the AA comparisons as this band is closer to the later projects. Still, the King of Asgard has forged its own sound and should be judged without losing too much highlighting the similarities.

Going back to the most important thing, it is time to take a listen to the band’s new effort entitled 'Svartrviðr' which is obviously firmly rooted in the always present Viking influences. Unlike other bands playing this genre, King of Asgard sounds much closer to the sombre tone than pagan black metal bands have. Even though the band’s compositions have certain epic moments, the songs sound darker to me and less like a victorious march to a battle as some Viking metal bands sound. The album opener "Frôðr" is a fine example of it with these austere riffs, that sound powerful and as heavy as could expect from a death metal band. The tone is darker transporting us to a desolate scenario, more similar to bleak grassland full of corpses after a bloody battle. "Rifna" follows a similar pattern with a more atmospheric touch thanks to the tastefully placed arrangements. Apart form the obvious already mentioned influences, King of Asgard sounds as a pure death metal band, with remarkably heavy riffs, which create a true wall of sound reinforced by a quite solid work in the rhythmic base. The drums sound dense with a generous use of the double-bass, mainly in the long mid-tempo sections where the band seems to be very comfortable. This doesn´t mean that the pace is always the same as the band knows to introduce certain faster sections to make the song more varied. I especially like how "Hæimr" ends with a combination of the aforementioned mid-tempo sections and a blasting part, which is accompanied by a background clean choir. This addition gives to the song, one of the previously mentioned slightly epic touches. The bleak tone is present in the rest of the songs, where the contrast between the slowest and fastest parts is remarked in certain songs like "Kvikr" for example, although the riffing and the pace is predominantly not very fast as the songs are composed to sound dense and heavy. One of the best points is that almost every song has an arrangement here and there, nothing very common or abundantly used, but something that enriches the songs in the form of clean vocals, a simple but effective piano or an acoustic guitar, like it happens in the instrumental track "Harmdauðr", among others.

'Svartrviðr' is definitively a quite solid album by the Swedish King of Asgard. I can´t find anything incredibly outstanding to rate this album as masterpiece or album of the year, but it certainly has not weaknesses. If you like this genre but with a darker touch, this album should appeal to you. (Alain González Artola)

domenica 22 agosto 2021

Hatemonger - The Vile Maxim

#FOR FANS OF: Death, Dismember
Chicago based death metal band in the vein of Fleshcrawl, Entrails, Dismember, et al. They have a Swedish guitar sound to them I'm not familiar with their equipment if they use a pedal for the tone or what. In any case, the sound is superb, especially with a band that's still getting established. Their 5 track EP is some hearty death metal with riffs that are pretty fast and intense! I got to see them at a show this past July and concluded that they were one of the better bands on that roster. The musicians here have some history in the metal world mainly Alletta their bass player. Everyone came together with intents of making some sick music!

I think what did it for me were the guitars and the recording quality. Though it seems that everyone did a good job at contributing to a great start with this EP. It is intense it the core and despite the Swedish sound, the riffs are pretty original. The leads were a little iffy but overall the musicianship was impeccable. I wouldn't give this type of rating where I thought that it would be unworthy of merit. I look forward to full-length albums in the future from them. They are great live and on this recording. I think that they have it in them to continue on this path of abominating guitar/musicianship.

The production quality I thought was great and I took it upon myself to buy a physical copy of the album for myself and to support the band. They are more than quality musicians the death metal arena! I enjoyed all 22+ minutes in this 5 song EP. Not only is it quality, but I like the fact that the guitarwork is wholly original. It's that twist of Swedish tone that did it for me as well. Not sure what pedal is used for that, but in any event it took ahold of me and won me over. It's anything but sloppy guitar-work. Totally professional and original, this whole EP shows what good quality has become of Chicago based acts. They are absolutely amazing.

Get in gear and don't just listen to their digital download of this, but buy the EP to support the band and extreme music! These guys hopefully have a long career in the death metal realm showing absolute maturity and professionalism. Upon seeing them perform live made me curious about what they'd be like on a recording. This is no amateur session here, these are real and amazing musicians that put together some songs with impeccable maturity. Not only is Hatemonger arising early on in the death metal arena, but all the members were apart of previous bands. They've joined and shown what expectations they live up to in the death metal arena! Check them out! (Death8699)

sabato 21 agosto 2021

The Sun or the Moon - Cosmic

#PER CHI AMA: Psych Rock
Un altro debut album proveniente dalla sempre più brulicante scena tedesca, questa volta con i The Sun or the Moon, da non confondere con gli omonimi punkers inglesi. ‘Cosmic’ è un concentrato di psichedelia, progressive e kraut-rock, da leccarsi i baffi. Sette lunghi pezzi che rinfrancheranno gli amanti di sonorità lisergiche alla Pink Floyd o della synthwave alla Kraftwerk. L’opener, nonchè title track, in tal senso potrebbe essere la giusta sintesi delle due storiche band appena citate, coniugando l’elettronica con lo psych prog, il tutto sublimato da quel cantato di scuola teutonica, un po’ robotico, un po’ cibernetico. Erotiche percussioni di bossanova aprono “Twisted Kamasutra”, manco fosse la musica introduttiva di un qualche film porno degli anni ’70. Il ritmo è cosi rilassato, con forti rimandi a sonorità settantiane, vuoi anche per una voce, questa volta più calda e suadente, che prende le distanze da quella proposta in apertura. La musica poi fa poi tutto il resto muovendosi su ritmi decisamente compassati, e nel finale votati a sperimentalismi space rock. Un loop elettronico apre “Eldorado” (song le cui liriche prendono in prestito un testo di Edgar A. Poe), prima che la ritmica assuma toni ben più grevi e strizzino l’occhiolino ai Pink Floyd (soprattutto a livello vocale) lanciandosi in lunghi trip strumentali affidati alle sempre più dilatate e profonde melodie che caratterizzano questo pezzo e in generale questo esordio. Sperimentare è il mantra che contraddistingue i The Sun or the Moon e io non posso che esserne felice. Da questi suoni cosi ricercati può solo uscire tanta roba buona in grado di concretizzarsi nelle melodie orientaleggianti di “Julia Dream”, cover e tributo ai Pink Floyd da parte dei nostri, suonata cosi fedele all’originale da farla quasi sembrare loro. Ecco, l’originale del 1968 durava poco più di due minuti e mezzo, quella della band germanica otto, in quanto ripropongono il tema principale in loop aggiungendo in coda un bell’abrasivo bridge di chitarra. Suoni da videogioco anni ’80 per l’intro di “Trippin’ on Mars”, un pezzo fresco ed arrembante nel suo ipnotico incedere elettronico, tra chitarra, piano e synths. Il quartetto di Francoforte non finisce di stupire e con gli ultimi due pezzi, “Space Travel Agent” e “Quicksand”, trova modo di imbastire altri trenta minuti di musica avanguardistica assai accattivante, muovendosi in bilico tra eteree tastiere kraut-rock, ambient, dub, voci di pink floydiana memoria e chitarre sempre ispiratissime, in grado di catapultarci in uno stato di tranquillità surreale, tra visioni estatiche e viaggi interstellari in mondi lontani, che forse non esistono, se non nella nostra mente. (Francesco Scarci)

(Tonzonen Records – 2021)
Voto: 76

https://thesunorthemoon.bandcamp.com/album/cosmic-2

venerdì 20 agosto 2021

Destruction - Live Attack

#FOR FANS OF: Thrash/Death
Better than live sounding Destruction with the last release featuring Mike Sifringer on main guitar. Mike left or was reported disconnected from Destruction this year. So I bought this release capturing him on the guitar department. It would've been nice had he stayed with the band since they'd become a 4-piece once again. But oh well. This release features a lot of the classics from early Destruction to 'Release From Agony' and 'Cracked Brain'. Most of the songs are from the 80's and early 90's there weren't many modern ones maybe 3-4. I guess since they may have felt that since touring has been a no-go since Covid-19 they'd play the classics.

I really enjoyed 'Live Without Sense' also, maybe even more than this live album. And I favor Harry over Damir though I have the utmost respect for both guitarists. These guys formed in '82 or '83 and remained together up until recently that two of the founding members they've had till Mike's departure. This album features some of the classic songs such as "Mad Butcher" and "Bestial Invasion" to name a couple. Like Schmier said they've covered a lot of history with this live show. To longtime fans they are of no surprise but yes, this album newer listeners get to hear the classics which they've only changed up a little bit on the guitars, but not much.

Schmier sounds pretty much the same as he always have though his voice is a little bit deeper than featuring past stuff. His work with Panzer (first two releases) has him sounding like this live release. And both new musicians Randy on drums and Damir on lead guitar perform solos showing their strength on each instrument. Olly (ex-Destruction) still favors the band and Harry (ex-Destruction) also is featured on many lead guitar appearances on their more current releases. Olly is in mainly a support but Harry was guest up until recently. Damir has filled that slot but I don't know who's taking Mike's place, I don't even think the band knows.

You can get this on the digital Spotify streaming release or buy the CD on 3 discs 2 Live Attack CD's and one Blue-ray all in one case. I bought the physical copy to support the band. And because I support bands that allow you to get their physical CD's. This one was too good to pass up. I think the production quality was good and the guitars/vocals were quality as well. This album is almost 2 hours total and as I mentioned a lot of history and a lot of classics. They really are strong on this. The energy is all there and Schmier leads the way on vocals giving a great live performance. I'm glad he re-joined the band back in 1999 and let's all say good-bye to Mike! Get this album! (Death8699)

(Napalm Records - 2021)
Score: 80

https://www.destruction.de/

giovedì 19 agosto 2021

Feeling of Presence – Of Lost Illusion

#PER CHI AMA: Dark/Post Rock Strumentale
C’è un qualcosa di magico nelle note introduttive di ‘Of Lost Illusion’, album di debutto dei teutonici Feeling of Presence. La band bavarese, guidata dal polistrumentista Andreas Hack, accompagnato in questo suo viaggio dall’arpista Nerissa Schwarz e dal batterista Wolfgang Ostermann, propone un sognante sound strumentale che, dall’iniziale “A Weird Form of Darkness” ci accompagnerà per quasi 40 minuti fino alla conclusiva “Venus Transit”, con un dark/post rock emozionale, quasi da brividi. L’apertura è a dir poco splendida, l’assenza della voce è compensato da un fantastico lavoro di arrangiamenti e da quel taglio cinematico che impregna interamente questa incredibile canzone che da sola varrebbe il prezzo del biglietto. “Room Number 105” infatti, per quanto deliziosa, non ha lo stesso effetto, sebbene confermi le buone qualità del trio germanico, abile a districarsi in momenti evocativi, ma forse qui troppo ancorati al post rock, cosa che invece non avevo percepito nell’opener. Con la title track, l’immagine che si configura nella mia testa riprende quella della cover urbana del disco, ossia una sorta di passeggiata nella città deserta di notte. Splendidi gli archi, che rievocano le ottime sensazioni provate inizialmente, tra dark, ambient ed un malinconico shoegaze. Affascinanti, non c’è che dire. E il godimento prosegue anche con “Fluorescent Detail”, una song in cui l’elettronica sembra prendere il sopravvento, regalandoci un altro genere di emozioni, più sintetiche forse, ma altrettanto efficaci e piacevoli, con reminiscenze musicali che conducono nel finale a ‘Host’ dei Paradise Lost. “Hollow Innocence” è una traccia più canonica ma comunque eterea almeno fino a metà pezzo quando la melodia viene spezzata da una poderosa linea di chitarra che si sovrappone al candore delle keys. L’ultima, “Venus Transit”, è un viaggio che parte da un lugubre trip hop per poi caricarsi di suoni emozionali e carichi di suggestioni cinematografiche, in grado di sancire la splendida chiusura di un inatteso disco strumentale. Tanta roba (Francesco Scarci)

mercoledì 18 agosto 2021

Liquid Graveyard - By Nature So Perverse

#FOR FANS OF: Prog Death
This is probably the best Liquid Graveyard release that I've heard. I believe Shane from Napalm Death was still with the band (now departed). I've never heard of the genre they fall under, but it's a pretty cool type of genre. I like the music, though the vocals I'm not too used to right now. I can dig the music the most. This release is under an hour and it really packs a punch. The songwriting was impeccable. It's a little groove laden metal with the Avant-guard twist to it. This is actually one of the first ones I've heard from the band themselves. And what a treat to the eardrums! I liked it immensely!

I'm surprised that not a lot of people don't know about this band. If I were to give advice regarding their discography, again I'd say 'By Nature So Perverse' is where it's at! The vocals are the only thing that I have a beef with! The music is captivating! Good mixing too, you can hear everything in unison so be aware of this and be sure to hold on tight when you hear these riffs. They're spellbinding! I'm not that familiar with the genre they fall under, but it's a damn good example of what it's like! A lot of tremolo and down picking. Really awesome! I didn't think any of these songs were bad, they were superb!

The music is heavy and the production captures the guitars and vocals perfectly everything was well done on here. The vocals are an acquired taste. In retrospect, they're not THAT bad, I just thought because it was female vocals it could've been more like say Alissa White-Gluz or Maria from Feelament. But they do the job nevertheless. Definitely a band that really has a long life even though Shane is no longer in the band with bass duties. That kind of sucks, but they'll manage, I'm sure. I hope that these guys stay together for a long time!

I checked out their previous releases and didn't think that they were as good as this one. So I'd suggest you check this out on Spotify and see what you think. I was blown away by the musicianship. These guys were very professional. The music was really intense as well! I think that they did everything right here! What a monument of a recording! I liked the whole release. Maybe in addition to the bass guitar duties need replacement so do the vocals. But I don't think that's going to happen anytime soon! Check this one out! (Death8699)


(Sleaszy Rider Records - 2016)
Score: 76

https://www.facebook.com/LiquidGraveyard/

Warbringer - Woe to the Vanquished

#FOR FANS OF: Thrash metal
This is by far my favorite Warbringer release to-date. It's really dynamic and full of energy! The riffs are super-tight and the vocals more manageable than on the first few albums! This maybe around 40 minutes in length but it was worth every minute. I'm not biased because I prefer thrash and melodic death over other genres of metal. I just think that they had come up with some riffs thought to be to me as being inconceivable! Totally an annihilation to the eardrums but really they tore it up on the rhythms. The leads were catastrophic to the ears as well, they simply dominated!

The vocals were something that I disliked for their first few albums and not they seem to be a lot less annoying. They go well with the music on here. And keep the album underground, that's for sure. Pretty much all of the songs are very intense but yet versatile. The all are well written, probably some of the riffs that they've had written out of their entire discography. I think that what sets this album apart from their prior releases is that their riff-writing is more of their own, they're not duplicating anything or any other bands. They're showing their influences but their songwriting is all original. ABSOLUTELY.

The production quality is top notch so it makes the instruments and vocals better heard altogether. I like a lot of the riffs that they show on here, they're totally kick ass and fast. The writing is definitely versatile and unique. I like how they constructed their songs and made them way unique and all-encompassing. The music is what takes precedence over everything, though like I said, the vocals are the most changed and best compliment to the music. The quality of the sound makes this a lot better and well done! This album by far is their most noteworthy compilation of songs to this date.

You're able to listen to this on Spotify and YouTube, but buy the CD for better audio quality as well as support for the band! It's worth it and it'll be easy to see the changes that they've made to better able to be heard. These guys just keep getting better and more mature over their prior material album in album out. You'll hear it too immediately that they've made a comeback to superb thrash that they throw out there! That's why it's a better idea to get the physical copy of this album is because you can hear it in full roar. Don't pass this up, it's my favorite one and it won't disappoint! (Death8699)


Opium/Absinth - Nullified Thoughts

#PER CHI AMA: Noise/Hardcore, Eyehategod
E questi due da dove saltano fuori? Maurizio Cervella (basso e voce) e Mattia Fenoglio (batteria) sono le menti marcescenti che stanno dietro a questo insano EP, intitolato ‘Nullified Thoughts’, sotto lo stupefacente moniker Opium/Absinth. Cinque invece le tracce malsane da spararci in faccia come il più duro degli schiaffoni inflitto al peggiore dei nemici. Si parte con le dinoccolate ritmiche di “Burn the Bear” che si muove tra laceranti accelerazioni noise hardcore, math e rallentamenti sludge, mentre la voce di Maurizio si diletta tra vocalizzi quasi slam e caustici growling, il tutto in poco meno di tre minuti fatti di sonorità asfissianti e malvagie al tempo stesso. “Blasph Beat” ha un che di punk nelle pulsioni iniziali di quel suo dinamitardo basso (ma a proposito, la chitarra dov’è?). Poi, un frangente atmosferico spariglia le carte in tavola prima di ritrovarci al punto di partenza da cui tornare a far male con una ritmica carica di rabbia e dolore. In “Kelevra”, l’abbinata basso-percussioni è a dir poco ipnotica nel suo processo crescente, fino a quando i vocalizzi (davvero buoni) si prendono tutta la scena, vomitando il proprio dissapore in un contesto rumoristico in costante decadimento atmosferico. L’effetto è catalizzante quasi quanto quello dell’intervista shockante che apre “Bunch of Hookers and Cocaine”, un’altra song al vetriolo in grado di molestare i nostri sensi. A chiudere il tutto, ecco “Shattered Pelvis“ e le sue sonorità a cavallo tra sludge, post-hardcore e doom. Ruvidi signori questi Opium/Absinth. (Francesco Scarci)

(Vollmer Industries/Brigante Records/Longrail Records/Tadca Records - 2021)
Voto: 74

https://vollmer-industries.bandcamp.com/album/nullified-thoughts

martedì 17 agosto 2021

The Nerve - Audiodacity

#PER CHI AMA: Groove Metal, Rage Against the Machine
Era il novembre 2013 quando usciva questo funambolico disco da parte degli australiani The Nerve. Ed io che ero convinto che la label australiana fosse focalizzata quasi esclusivamente sul post rock/metal, vengo smentito dalle bordate di questo 'Audiodacity'. Per la serie ristampe da oltreoceano (Indiano questa volta), ecco il poderoso sound di questi musicisti (membri di Mammal, COG e Pre-Shrunk) che ci scaricano addosso badilate di melma infuocata. L'iniziale "14 Again" sembra un pezzo pescato dalla discografia dei Pantera, la successiva "Witness" fa l'occhiolino invece ai Rage Against the Machine, con quel rifferama sincopato ed un cantato quasi rappato, con una porzione solistica davvero avvincente ed un finale che pesca addirittura dai Faith No More. C'è un po' di tutto degli anni '90 in questo disco, facendomi sobbalzare e poi cadere dalla sedia. Il cantato rappato torna anche in "Poser (First World Problems)", altra hit di poco più di due minuti e mezzo che spingono a quel classico pogo isterico di massa. Ancora bei riffoni per "Be Myself" che evocano un che dei Pantera, con la linea di chiterra un po' più edulcorata ed una voce qui molto vicina al buon Mike Patton. I pezzi vanno ascoltati tutti d'un fiato, per questo mi lascio tramortire dall'hard rock robusto di "Excuse Me" senza farmi troppe domande, un pezzo che prende però le distanze dai pezzi ascoltati sin qui. Non male per groove e potenza ma forse ho maggiormente apprezzato i precedenti brani, sebbene assai più derivativi. Un plauso va sempre alla sezione solistica, sia chiaro. Si torna a volare con "There May Come a Time" ed un sound sempre ricco di melodia, rabbia ed energia che spinge all'headbanging furioso, enfatizzato ancor di più da esplosioni alla chitarra solistica. Ancora un rifferama di scuola texana per "The Insight" ed un cantato qui che potrebbe anche emulare un che di Phil Anselmo. In chiusura, l'indiavolata "Respect", che mette sotto i riflettori l'eccellente performance vocale del sempre bravo Ezekiel Oxe e del mago della chitarra Glenn Proudfoot. Bravi e convincenti. (Francesco Scarci)

(Bird's Robe Records - 2013/2021)
Voto: 75

https://birdsrobe.bandcamp.com/album/audiodacity

super FLORENCE jam - S/t

#PER CHI AMA: Garage Rock
Continuano le uscite relativa al decimo anniversario della Bird's Robe Records, questa volta con il quartetto dei super FLORENCE jam (mi raccomando scritto rigorosamente in questo modo, non mi sono sbagliato). L'EP di quest'oggi rappresenta il loro debutto del 2009 e l'etichetta australiana ci ripropone il rock'n roll dei nostri per darci un assaggio di questi campioni (almeno in patria) di Sydney. La loro proposta? Lo dicevo una riga poco più su, un garage rock di settantiana memoria che sembra coniugare i Led Zeppelin (soprattutto con un vocalist che strizza l'occhiolino o forse meglio dire le corde vocali, con Robert Plant) con un che dei Beatles, mantenendo intatto quello spirito libertino di fine anni '60. Lo dimostrano le chitarre e i chorus dell'iniziale "Ghetto Project Fabulous", cosi come i fumi psichedelici della lenta e doorsiana "The Circle" per quello che un vero tuffo nel passato musicale più lisergico della nostra storia. Certo, siamo ovviamente lontani dalle divinità di quegli anni, però meglio non lamentarsi e divertirsi ripescando vecchie sonorità in grado di coniugare garage, punk, rock, psych e perchè no, anche stoner, con una verve allegra e rallegrante, come quella offerta da "Marcy" o dalla melodia orecchiabile di "Ten Years" e ancora dal roboante sound di "No Time", dove il frontman (in versione Ozzy qui) urla quasi fino a far esplodere l'intera collezione di bicchieri di cristallo che ho in casa. In chiusura, spazio alla malinconica "No Man's Land", una specie di ballata semiacustica, e dai tratti pink floydiani a livello solistico, che chiude un disco forse più indicato per gli amanti di simili sonorità, curiosi di conoscere una realtà che forse si erano lasciati scappare in passato. (Francesco Scarci)

Sordide - Les Idées Blanches

#PER CHI AMA: Black/Punk
Quello dei francesi Sordide è un bell'esempio di black dalle sfumature punkeggianti. 'Les Idées Blanches' è il quarto album per la band transalpina che nelle sue fila conta membri di Ataraxie, Mòr e Malemort. Sette malvagi brani che probabilmente non aggiungeranno molto di nuovo al panorama estremo se non la visione sghemba di questo trio originario di Rouen. Quindi, se siete amanti di sonorità scuola Deathspell Omega o Blut Aus Nord, il tavolo è apparecchiato per una nuova storia di suoni distorti, voci catramose, ritmiche trasversali e un caos primigenio che vi terranno incollati allo stereo per poco meno di quaranta minuti di musica ostica e ostile. Parlavo di punk inizialmente e infatti lo potrete cogliere nelle linee di chitarra dell'iniziale "Je N'ai Nul Pays" o nella ritmica incalzante di "Ruines Futures". Questi suoni si mischiano poi con elementi disarmonici che caratterizzano alla fine la proposta del terzetto normanno, abile non solo nelle linee musicali più veloci, ma anche in quelle più atmosferiche. Le influenze punkeggianti rieccheggiano nella parte iniziale di "L'atrabilaire" sebbene il pezzo affondi poi le sue radici nel black old school di scuola norvegese, che vede in esponenti quali Carpathian Forest, Taake e Darkthrone, i maggiori punti di riferimento per i nostri. Quello che sorprende poi è che in un brano come "Ne Savoir Que Rester", i nostri rallentino vertiginosamente le loro ritmiche spietate per immergersi in un sound decisamente più fangoso, oserei dire quasi sludge. Ecco il punto di stacco dal black norvegese, la capacità di modulare la ferocia della propria proposta in pezzi dal piglio più compassato, come ritroveremo anche nella melmosa ed ipnotica title track o nella conclusiva "Vers Jamais" che coniuga un po' tutte le caratteristiche della band in un'unica e lunga song di quasi nove minuti che arrivano addirittura a strizzare l'occhiolino a sonorità prog avanguardistiche. 'Les Idées Blanches' alla fine è un gradito ritorno, certo non sarà facile da apprezzare sin da subito ma i fan di queste sonorità lo adoreranno, ne sono certo. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2021)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/les-id-es-blanches

giovedì 12 agosto 2021

Crystalic - Watch Us Deteriorate

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Melo Techno Death
L'inizio di 'Watch Us Deteriorate' vale da solo l'acquisto di questo lavoro: coinvolgente, melodico, trascinante, potente. Devo ammettere di essermi innamorato immediatamente del debut della band finlandese, in giro ormai dal 1998, ma che soltanto dopo una decade è stata in grado di rilasciare la propria interessante prima release. Poco meno di quaranta minuti di musica death metal melodica, influenzata nelle ritmiche dagli Arch Enemy ma rievocante anche il sound e il feeling di act quali Death, Control Denied e Nevermore. Nonostante un'insipida copertina, che penalizza enormemente l'impatto visivo, il disco si rivela invece estremamente valido e vivace. La traccia in apertura, "Blackened Image", è a dir poco entusiasmante, con quelle sue aperture melodiche ma potenti, le growling vocals (ottime peraltro) di Jarno ben bilanciate rispetto a tutti gli altri strumenti. Le successive “Severe Punishment” e “Defiance of Supremacy”, mettono in mostra l'elevato potenziale di fuoco del quintetto nordico: potenti riffs, ottima perizia tecnica (eccezionale il lavoro al basso di Arto, in grado di evocare i virtuosismi di Steve di Giorgio) e raffinato gusto per le melodie (bravissimi i due axemen). Sia ben chiaro, non stiamo parlando di un album molliccio, ma di un lavoro capace di dosare egregiamente potenza, tecnica e melodia. I Crystalic avevano tutte le carte in regola per raccogliere lo scettro lasciato da Chuck Schuldiner e compagni: musica aggressiva ma in grado di andare dritta al cuore. Peccato solo si siano persi per stradadopo il secondo splendido 'Persistence' del 2010. Da allora solo silenzio, fino all'ultimo single del 2020, che lascia ben sperare per il futuro. (Francesco Scarci)

(Manitou Records - 2007)
Voto: 75

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