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lunedì 4 settembre 2023

Baphomet’s Cunt - 2023 - 616 Pleasures

#PER CHI AMA: Gothic Black
Con una bella e sobria copertina (a cui aggiungerei anche dei titoli del cazzo), andiamo ad ascoltare il nuovo parto degli inglesi Baphomet’s Cunt, presagendo che quello che sentirò probabilmente non mi piacerà. Invece attenzione, perchè il detto “l’abito non fa il Monaco” potrebbe valere per la release di quest’oggi. Infatti la proposta del folle The Baphomet General (che abbiamo già incontrato in Ebonillumini e The Meads of Asphodel) è un black metal fresco e genuin che potrebbe conquistare gli amanti di sonorità vampiresche alla Cradle of Filth. Certo un pezzo intitolato “Lord of Flatulence” perde di credibilità già in partenza, eppure le sue melodie, coniugate con una certa ricerca nei cambi di tempo, di atmosfere, e combinando il tutto con l’heavy o addirittura la musica classica, beh trova, in tutta sincerità, il mio più grande appoggio. Mai avrei pensato che le cose potessero andare in questa direzione dopo aver guardato la cover dell’album eppure il primo pezzo (con peto finale annesso) mi ha conquistato. E le atmosfere iniziale di “You Have to Be Cruel to Be Crueller” (titolo alquanto spassoso) proseguono nell'opera di addescamento da parte della one-man band britannica nei confronti del sottoscritto. Con sonorità che ammiccano all’EBM, all’industrial, al black e al gothic, e voci che si muovono tra il growl e il pulito (scuola Fields of the Nephilim), mi ritrovo completamente affascinato dalla proposta del polistrumentista inglese. In “Carry on up the Baphomet” è più evidente l’influenza di Dany Filth e soci almeno a livello ritmico, in realtà poi ci sono molti altri elementi che allontanano la proposta tra le due band, in primis l’ironia dei Baphomet’s Cunt, visto che i riferimenti sessuali nelle liriche potrebbero essere anzi un elemento di comunione. Comunque la band inglese mi piace, anche nella cover dei Soft Cell (synth pop band britannica degli anni ’80) “Sex Dwarf” che regala l’ultima emozione di questo inatteso ‘2023 - 616 Pleasures’ che la band vende peraltro in cd sulla propria pagina bandcamp a 2.99 sterle. E allora, che fate ancora qui, affrettatevi. (Francesco Scarci)

martedì 29 agosto 2023

Drastisch - Thieves Of Kisses

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Avantgarde
Questo è stato l’esordio discografico della one man band di Chris Buchman, in quest'occasione accompagnato alla voce da Chiara Donaggio e Alessia De Boni. Nonostante sia passato un po’ di tempo dell’uscita di questo disco, ci teniamo a riesumare questo lavoro. Chris viene sicuramente dal metal poiché la struttura compositiva alla base dei suoi pezzi è prevalentemente influenzata dal black di scuola inglese (come è facile intuire ascoltando "…By Untrodden Paths"), dal metal più classico e dal gothic. In realtà, queste influenze sono solo la base del suono dei Drastisch che, partendo appunto da tali coordinate, si muove verso figure musicali che cambiano tempo, atmosfere e anche generi musicali. I brani migliori mi sembrano quelli in cui la vena progressiva/avanguardistica viene sfruttata più di frequente e in modo più variegato: mi riferisco a brani come "Stream Of Unconsciousness" o "Unearthly", in cui compaiono anche suoni techno/elettronici. La strumentale "Idle Worlds" è un buon brano atmosferico di tastiera che ricorda la scuola tedesca di Klaus Schulz. Anche "Voyage Dans La Lune" è un buon pezzo di puro techno metal. Per quanto riguarda l’aspetto vocale, devo dire che le growls e le parti recitate di Chris non sono così particolari da dover essere esaltate, e delle due cantanti, ce n’è una che a volte è un po’ sgraziata e non è propriamente all’altezza di quello che vorrebbe fare. Non sono in possesso dei testi dei brani ma dalla bio leggo che si tratta di “un viaggio attraverso i nostri più profondi sentimenti e le emozioni più forti, volando sulle incantate ali dell’arte…”. Personalmente questo concept non mi ha colpito poi molto e, per quanto riguarda la musica, penso che per migliorare, Chris avrebbe dovuto focalizzare i propri sforzi in modo che i suoi brani fossero nettamente più progressivi o avanguardistici e non rappresentino solo alcuni buoni spunti da contorno a del metal di medio livello.

(Beyond Productions - 1998)
Voto: 67
 

sabato 12 agosto 2023

Immortal - War Against All

#FOR FANS OF: Black Metal
Demonaz has a strong sound to his vocals just liked Abbath did. Very similar. But on here, the riffs are tighter than most Immortal releases. There's a lot of the albums that I like, mostly 'At The Heart of Winter'. That one didn't have a strong production quality though. 'Blizzard Beasts' was a worst production but the riffs were great especially "Mountains of Might." This is another chapter of Immortal since the dispute didn't keep the band disconnected. I like the direction they're going on here. A lot of epic riffs all by Demonaz. This album is less than 40 minutes but it's worth every moment.

'Northern Chaos Gods' was good but I felt like this one is stronger. The riffs tighter and the intensity more so. Always have been a fan of this band and good to know that they're not dead, defunct. I'm not so impressed about what Abbath is doing with his project, but he has some good songs on his three releases so far. He's just got to quit drinking. This band had a little different dynamic when he was with the band. Less technical on the guitars than Demonaz but still there were a lot of great releases with him in the band. Demonaz was notorious for his lyric writing but now he's in the spotlight with the guitar riffs.

This band I hope has a long life following this one. I feel like the music is totally tight and original. Demonaz is a wizard with the riffs. Really creative and surreal in his music and it leaves Abbath in the dust with his technicality.

As long as Demonaz is the new frontman, he'll hopefully continue to write some more great music like he did on here. Really hit home with his riffs and the session musicians did a strong way in accompanying the riffs and vocals. Maybe he'll recruit some official musicians and tour. A lot of us want to see Immortal kicking ass even without Abbath. I know that's possible. This album tells it all! This guy has some great licks and the vocals emulate those of Abbath with a little twist. I do recommend every Immortal fan to listen to this one because it literally slays. On any platform, I bought the CD! Don't miss out on some great music! (Death8699)


venerdì 11 agosto 2023

Sleepwalker – Skopofoboexoskelett

#PER CHI AMA: Black/Avantgarde
Osaka, Tver e New York: in queste tre città vivono rintanati gli Sleepwalker, elaborando suoni sordidi, sperimentali e malati, attraverso una miscela esplosiva di musica black, post rock, avantgarde e noise, che avevo amato follemente ai tempi di ‘Noč Na Krayu Sveta’. La band torna con quattro nuovi pezzi che in questo ‘Skopofoboexoskelett’ si concentrano sulla nozione di autoriflessione, intuizione e le manifestazioni esteriori e interiori della fobia, mentre si relazionano all'interno di quel loro mondo singolare. In un contesto lirico cosi complesso, c’è da attendersi anche che la band si lanci in folli escursioni in bilico tra black, avantgarde e jazz (complice l’utilizzo del sax), già udibile nella caotica traccia in apertura, “Mirrors Turned Inward”. Con i nostri non si può rimanere mai sereni, c’è da aspettarsi che accada di tutto nell’evolversi impetuoso dei loro suoni, quindi non stupitevi se si passa dal grind/black al free jazz/noise, laddove il confine talvolta può essere estremamente labile. Psicotici non c’è che dire, li adoro per questo, nonostante la loro musica sia qualcosa di davvero complicatissimo da digerire. “Silesian Fur Coat” sembra virare verso suoni più ritualistici, ma si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio e quindi ecco che dopo 90 secondi, la band imbocca strade deviate, dove a mettersi in luce saranno un basso mirabolante, synth estatici, una chitarra prog e un’atmosfera etnica che avvolge tutto il tessuto musicale della band, mentre il vocalist prosegue con il suo screaming evocativo. “The Eagle Flies” è una scheggia impazzita di due minuti e mezzo aperta dal suono di un didgeridoo che evolverà velocemente verso sonorità tribali e ci prepara mentalmente all’ultimo delirio sonico della band, “The Bad Luck That Saved You From Worse Luck”. Un pezzo che si apre con atmosfere di pink floydiana memoria e attraverso un avanguardistico black mid-tempo (interrotto da una breve grandinata grind) sarà in grado di accompagnarci fino alla conclusione di questo splendido lavoro che farà la gioia di chi come me, ama le band in grado di prendersi più di qualche rischio e se ne strafotte altamente di mode o trend musicali. Bravi, non aggiungo altro. (Francesco Scarci)

(Sentient Ruin Laboratories – 2023)
Voto: 80

https://sentientruin.bandcamp.com/album/skopofoboexoskelett

mercoledì 9 agosto 2023

Esoctrilihum - Astraal Constellations of the Majickal Zodiac

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
France’s unique project Esoctrilihum is back again with a new release, only a few months after the remarkably solid and intensely atmospheric album 'Funeral'. That opus, along with the previous album 'Saopth’s', have not been released physically yet, that is a pity, as they were both excellent in their own character. In any case, let’s focus on the newest album, a mammoth release entitled 'Astraal Constellations of the Majickal Zodiac', where Asthâghul pushes his own boundaries, particularly in terms of productivity and richness of ideas. It is admirable to see how he is able of releasing albums each year, which are far from being simple or repetitive. Esoctrilihum’s music is demanding and requires a certain degree of attention to fully appreciate it, and this album, clocking around two hours is indeed a challenging, yet worthily task.

'Astraal Constellations of the Majickal Zodiac' doesn’t deviate too much from its predecessors, something which maybe could disappoint a few fans, particularly those who expect a revolutionary step forward. However, it will satisfy most people who enjoy Esoctrilihum’s particular musical vision. This new opus offers a complete palette of Esoctrilihum has done so far. Those who enjoyed masterpieces like 'Eternity of Shaog' or 'Dy’th Requiem for the Serpent Telepath', will surely appreciate this album as it perfectly reflects what we could hear in those previous ones. The more straightforward aggressiveness of 'Consecration of the Spiritüs Flesh' is also portrayed, at least in certain moments. This is due as this album is like a complete musical depiction of what Esoctrilihum did in the last years and a clear example of Asthâghul’s talent. The length of the album may discourage some of you, but I can assure that the quality is worth of your time. The album opener "Arcane Majestrix Noir" is a perfect example of the project’s trademark sound, with a combination of relentless drums, chaotic riffs, and a strong atmospheric touch, thanks to a huge and interesting use of the keys and of other arrangements. Asthâghul’s vocal approach is aggressive as ever, with a combination of vicious high-pitched screams with deep growls. The whole composition is a crazy combination of all these elements, where aggressiveness and experimentation cohabit in a very natural way. The atmospheric touch is even stronger in "Atlas Eeïm", where keyboards play a prominent role with some majestic melodies able to captivate the listener. The slower pace is some sections of this song also help to provide a greater room for this side of Esoctrilihum’s sound. Keyboard lovers will for sure enjoy a track like "Shadow Lupus of Saemons-Tuhr" as it has an absolutely majestic main melody that sticks in your head. This album offers to the listener tons of great key melodies, regardless of how brutal or experimental sounds the song, which is something I truly appreciate.

Nevertheless, if you prefer compositions more inclined to Esoctrilihum’s most visceral way, you won’t find songs raw as the ones you can find in 'Consecration of the Spiritüs Flesh', but don’t worry, as there are plenty of brutal double bass and blast-beasts through the whole work. A song like "AlŭBḁḁlisme" is a nice example of it, with an insanely speedy drum alongside the crazy riffing that Esoctrilihum always delivers. Pace wise, the songs fluctuate in a very natural way between super-fast, mid-tempo and slow parts, a fact that shows how smoothly the songs have been crafted by the French mastermind. Apart from the guitar-bass-drums-keys combo, Esoctrilihum has always used successfully something like a violin (I don’t know if it’s actually the real instrument or something more artificial), and this album is not an exception with some very nice parts, as the ones you can find in "Säth-Oxd, Stellar Basilisk". This song is also another clear example of how a song of this release can change from some melodic and even nice parts to a truly chaotic one in just a second. As soon as you reach the end of this colossal album, it seems that Asthâghul honours the popular expression "hold my beer" with the two gigantic final songs, each one twenty minutes length. Everything you can expect from this project can be found here and it’s a testimony of what Esoctrilihum can offer, what a conclusion for an album.

With 'Astraal Constellations of the Majickal Zodiac' Esoctrilihum shows that the project isn’t running out of ideas and inspiration. This mammoth release is an excellent sonic depiction of experimentation, brutality and atmosphere done with taste and passion. (Alain González Artola)


Deadspace - Within Haunted Chambers

#PER CHI AMA: Depressive Black
Mi era dispiaciuto molto quando i Deadspace avevano annunciato lo scioglimento qualche anno fa. Era il 2020, ma nel 2021 si erano già riformati con la medesima formazione (fatto salvo per il tastierista). La band di Perth torna comunque in sella con il loro depressive black e la riproposizione di tre vecchi pezzi (due estratti da ‘Dirge’ e uno da ‘The Promise Of Oblivion’), inclusi in questo ‘Within Haunted Chambers’, che fanno da apripista ad un nuovo full length, ‘Unveiling the Palest Truth’, in uscita a settembre. Un vero peccato non poter saggiare lo stato di forma dei nostri oggi (dovremo pazientare un altro mese e mezzo per ascoltare musica nuova, anche se la song su bandcamp non sembra affatto male), la verità è che questi brani sono stati registrati perchè parte della loro setlist dal vivo e per questo, hanno deciso di renderli più vicini ad una performance live. E la verve degli anni migliori non è andata di certo persa dalla formazione australiana e lo dimostrano le atmosfere disperate di “The Malevolence I've Born unto Others” e quel flusso che viaggia costantemente a cavallo tra depressive e post black. Le grim vocals del frontman completano poi il quadro di un brano spettrale e deprimente al massimo che trova il suo acme nella successiva ”Rapture”, cosi feroce ed efficace nel suo incedere tumultuoso, molto in linea con alcuni pezzi degli Shining (quelli svedesi, mi raccomando), laddove anche una componente sinfonica sembra emergere dalle tenebre generate dal quintetto australe. Devo ammettere di avere tutti i loro dischi ed apprezzarne i contenuti sonori, quindi mi sento un po’ di parte a dire che i Deadspace sono tornati e stanno magnificamente bene, anche quando “I’ll Buy the Rope” irrompe nel mio lettore con le sue magniloquenti melodie sorrette da un’ottima linea di tastiera e chitarra, e dalla voce di Chris Gebauer che si conferma un ottimo vocalist. Antipastino quindi consegnato, ora attendo la portata principale. Appuntamento al 22 Settembre. (Francesco Scarci)

martedì 8 agosto 2023

Spider God - The Spiders - Blast Masters Volume One

#PER CHI AMA: Epic Black
Che gli inglesi Spider God non fossero un gruppo come gli altri, l’ho sempre sostenuto. Ora con questa nuova release che include quattro cover dei Beatles, mi tolgo definitivamente ogni dubbio. Si parte con la splendida “Eleanor Rigby”, song estratta dall’album ‘Revolver’ dei Fab Four, qui ovviamente riletta in chiave black, tra vocals arcigne e furiose ritmiche, ma le melodie del classico dei Beatles del 1966 rimangono intatte nella sua veloce cavalcata. Adoravo l’originale, adoro questa versione super caustica. Per non parlare poi del singolo un po’ più vecchio (1963), “She Loves You”, incluso in ‘The Beatles' Second Album’, che rappresenta peraltro il maggior successo di vendite dei quattro ragazzi di Liverpool in Inghilterra. Qui diventa una cavalcata tra black ed heavy classico, tra vocals corrosive e melodie super catchy. Si passa poi a “Norwegian Wood” del 1965 (‘Rubber Soul’) e qui la song potrebbe essere assimilabile a un pezzo di True Norwegian black miscelato ad un qualcosa di epico stile Windir. Fantastici. Il gran finale? Non poteva essere che “Yesterday”, il classico per eccellenza della band britannica, che ci catapulta nel 1965 e al lavoro ‘Help!’. Rimane inconfondibile la melodia di fondo, cosi come pure quel senso di malinconia che l’ammanta e ne fa forse il brano più conosciuto in tutto il mondo. Insomma, un’uscita divertente che mi fa ulteriormente apprezzare la vulcanica proposta black degli Spider God. (Francesco Scarci)

domenica 6 agosto 2023

Dark Fount – The Rebel

#PER CHI AMA: Raw Black
Dalla Cina con furore grazie al progetto solista di Li Tao (qui in realtà supportato da altri musicisti) che risponde al nome di Dark Fount. La one-man band di Tai’an ci propone, in questo EP intitolato ‘The Rebel’, un black metal mid-tempo, fatto di melodie angoscianti, stritolanti e paranoiche, completamente in linea con le tematiche depressivo-misantropiche del polistrumentista originario della provincia di Shandong. Non stupisce quindi se “Frozen Mist” si presenti come un pezzo dall’indolente passo, corredato da lancinanti latrati vocali ed improvvise e laceranti esplosioni chitarristiche. Nulla di particolarmente fresco e originale, ma comunque dotato di un certo alone apocalittico che non viene tuttavia replicato nella successiva title track, traccia più dritta e lineare, con un rifferama serrato e glaciale che ricorda i Blut Aus Nord più raw-black e che qui va a braccetto con uno screaming infernale. Niente di emozionante però, sia chiaro a tutti. La proposta del mastermind dagli occhi a mandorla, finisce per non esaltarmi, nemmeno nell’ultima “Death is Eternity”, per quanto provi a mettere in luce una ritmica marziale e un sound un filo più strutturato, che alla fine non sembra portare grosse novità. (Francesco Scarci)

(Pest Productions - 2023)
Voto: 60

https://pestproductions.bandcamp.com/album/the-rebel

sabato 5 agosto 2023

Nattehimmel - The Night Sky Beckons

#PER CHI AMA: Epic/Pagan Black
Non potevo fare finta di niente, gli In the Woods... sono stati una parte importante nella mia crescita di metallaro essendo state una delle band che più ho amato a metà anni ’90 e vedere che oggi si sono formati sono altre spoglie, rispondendo al nome di Nattehimmel, non può che rendermi felice. I fratelli Botteri (menti anche dei Green Carnation) sono tornati e questo ‘The Night Sky Beckons’ è il loro demo del 2022 che ha anticipato l’uscita di quest’anno, ‘Mourningstar’. Lo stile dei norvegesi si avvicina molto a quello di ‘Light of Day, Day of Darkness’ dei Green Carnation con l'aggiunta alla voce di J. Fogarty, un altro che non ha bisogno di troppe presentazioni, vista la sua militanza negli Old Forest, Ewigkeit, ex voce degli In the Woods... e The Meads of Asphodel. Un gruppo ben assortito di musicisti che lungo queste tre tracce, ci delizieranno con il loro prog pagan doom che in alcune parti, sembra trovare sfiati black metal, come nel black cosmico dell'iniziale "Astrologer" o nel riffing marcescente a metà di “Mountain of the Northern Kings”, laddove la voce di Mr. Fogarty assume sembianze screameggianti anzichè palesarsi in un formato epicamente pulito. La musica del quintetto anglo-norvegese si conferma di assoluto valore, con sterzate stilistiche tra parti doomish e stilettate black (in stile In the Woods…) come avviene nell’ultima e anche title track, che non fa altro che confermarci come i fratelli Botteri siano ritornati alle loro origini, e a quella speciale forma di black misticheggiante che mi aveva totalmente rapito ai tempi di ‘Heart of the Ages’ nel lontano 1995. Ora non mi resta altro che ascoltare il nuovo album. (Francesco Scarci)

(Hammerheart Records – 2022)
Voto: 74

https://hammerheart.bandcamp.com/album/the-nigh-sky-beckons 

venerdì 4 agosto 2023

Midnight - Let There Be Witchery

#FOR FANS OF: Black/Speed Metal
A truly likable band that has two genres mixed into one. They put on a good live show as well! I like the fact that they're a metal band that sounds just as they do without the likes of other bands. Unique riffs and songwriting. The vocals suit them well with the music too! I hope that they continue making newer and newer albums. This past tour with Mayhem they didn't steal the show but put on a great performance. I liked their entire set. They really have a lot of energy to them and the riff-writing for this studio release was top-notch. They know how to write some pretty great songs that captures like no other.

The riffs are the best part of the album! They totally light up the speakers and they've shown that they can continuously write music that is catchy and unique. The album is only about 34 minutes but the whole way through they kill it!

Some really wicked unique riffs on the guitar front. These guys just dominate and on purpose. They've demonstrated that as a few members that are in the band that they can be ultra creative. The leads are just somewhat of a drawback. But still, they dominate!

Production quality is also good. A really well rounded album all the way through! I'm glad that I picked this up and saw them live. I'm not familiar with their older stuff but it seems as though they got some similar ratings. I'm not surprised that this black/speed metal band has done well even with the lack of people that they have at their live shows. I'm happy that the album emulated their live show. The music is what stole the show for me. They totally know how to create good guitar riffs throughout. It's not likely that you'll hear a band that has these two different genres into one. Absolutely phenomenal! (Death8699)


giovedì 3 agosto 2023

Hlidskjalf - Vinteren Kommer

#PER CHI AMA: Dungeon Synth/Black
One-man band russe, ne sentivamo davvero il bisogno? Ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo ci ascoltiamo il progetto di Svarthulr in questi impronunciabili Hlidskjalf da non confondere con gli omonimi francesi e tedeschi. La band di quest’oggi si muove musicalmente nei paraggi di un black synth dungeon cosmico-minimalista, mentre le voci sembrano lontani versi di forme aliene provenienti da un altro mondo. Tre soli pezzi compongono alla fine questo ‘Vinteren Kommer’, un disco che potrebbe evocare nelle sue note, un che del Burzum più sperimentale. “Vinteren Kommer I” è la song più lunga con i suoi oltre otto minuti di sonorità glaciali, ma al contempo sognanti, complici un riffing scarno che più scarno non si può, e dei giochi di synth che rendono il tutto più digeribile, per quanto poi il pezzo possa essere estremamente ridondante nel suo incedere atmosferico. I rimanenti due brani del disco sono puro ambient, quasi quella sorta di rumore bianco che uno si piazza nelle orecchie per dormire la notte. Un lavoro un filo indigesto che suggerirei ai soli appassionati del genere. E per rispondere alla domanda iniziale, forse non ne abbiamo davvero più bisogno di altre one-man band. (Francesco Scarci)

martedì 25 luglio 2023

Into Dark - I.Glance

#PER CHI AMA: Black Melodico
Da Rzeszów, Polonia, ecco arrivarmi tra le mani il nuovo EP degli Into Dark, quartetto che torna sulle scene a ben sei anni di distanza dal precedente 'Tone​.​Death​.​Memories'. La proposta dei nostri si muove su coordinate stilistiche in apparenza vicine ad un certo black melodico scandinavo. Si parte sparati a mille con "Brooding Wings", song dotata di una buona vena melodica, sebbene la ritmica inizialmente sia paragonabile alla contraerea di Baghdad nelle notti della guerra irachena. Il growling sembra nascondersi nelle retrovie e ampio spazio viene quindi concesso ai giochi di chitarra che l'armigero Nevervil mette abilmente in mostra. Quello che si può captare poi è un senso di malinconia che permea le sonorità dei nostri, soprattutto in quei suoni quasi dissonanti di chitarra che paiono voler abbracciare anche influenze derivanti da Blut Aus Nord e Deathspell Omega. Certo, manca la classe dei due mostri sacri francesi, però non è da sottovalutare quello che gli Into Dark hanno da proporre. "A Prose of Death" parte altrettanto violenta, lo screaming di Skiborg ha il suo perchè, ma quello che continuo ad apprezzare, oltre alle belligeranti frustate di batteria di Pietrov, è l'ottimo lavoro delle chitarre che si concretizza in un break centrale atmosferico e in un lavoro costante di cesellatura in fatto di ottimi riff. È un crescendo, non c'è che dire, che sembra chiamare in causa in questo secondo pezzo una band del calibro degli Unanimated. "Odezwa" è l'ultimo pezzo che compone questo EP, in attesa di ascoltare un album vero e proprio. Si tratta di un black mid-tempo in cui ancora non posso che apprezzare la voce del frontman (in duplice formato, growl e scream), un ottimo assolo, i chiaroscuri melodici che qui vogliono richiamare addirittura il death doom dei Saturnus e metterci quindi una certa animosità addosso nel voler ascoltare quanto prima un nuovo full length di questi promettenti Into Dark. Peccato solo per una pessima copertina, questo lavoro avrebbe meritato sicuramente meglio, ma almeno musicalmente, siamo sulla strada buona. (Francesco Scarci)

domenica 23 luglio 2023

Ordinis Reliquiae Vol.I

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death
Prima uscita su CD di questa interessante underground tape label di Napoli che ha pubblicato ottime bands come gli Spite Extreme Wing e gli Hiems. Nei 70 minuti e più di questo platter, possiamo trovare materiale underground di Triumphator, Buio Omega (Ita/Aus), Skoll, Temple Of Tipheret (Ger), Noctifer, Gorewinter (Fin), Nazgul, My Dark Sin, Azagal (Fin), Malvento, Imago Mortis, Kratornas (Phil), Abhor, Impuro (Bra) e Banshee. Naturalmente questa compilation, come del resto tutte le compilation, è caratterizzata dalla presenza di bands valide ed altre alquanto inutili, ma questo come si sa, dipende anche dai gusti personali, quindi non starò qui a far nomi o elenchi. Ci tengo solo a menzionare un esempio di cacofonia pura da parte dei filippini Kratornas, band veramente insulsa che poco ha a che fare col resto. Artwork ottimo e produzione omogenea, un buon prodotto per chi cerca bands da ascoltare e da scoprire.

sabato 22 luglio 2023

Beenkerver – Twee Wolven

#PER CHI AMA: Epic Black
La saga delle one-man-band prosegue e questa volta ci conduce nel mondo di Beenkerver (all’anagrafe Niels Riethorst), polistrumentista originario di Gelderland, nei Paesi Bassi. Dopo il disco d’esordio uscito lo scorso anno, ‘Ontaard’, il mastermind olandese, in compagnia del batterista Nico de Wit (Alvader, Bezweing), torna con un nuovo EP di tre pezzi, ‘Twee Wolven’. La proposta della band ci porta nei paraggi di un black metal ispirato, melodico, e stranamente interessante, visti i contenuti alquanto scontati della proposta. Il concept del dischetto è legato ai racconti dei vecchi nativi americani e alla lotta simbolica tra due lupi che in realtà rappresentano le emozioni che albergano dentro ognuno di noi, l’uno collegato ad emozioni cattive (l’odio, l’invidia, il risentimento, l’avidità, ecc), il secondo invece legato a emozioni positive, quali gioia, pace, speranza e amore, ecc. Chi vincerà? Questa è la domanda che si pone l’artista mittle europeo in questi tre brani, pregni di melodie, suggestioni folkloriche (“Deel 2 – De Strijder”), accelerazioni post-black, harsh vocals, ed epiche cavalcate di scuola Windir, eseguite in tremolo-picking (“Deel 1 – De Dromer”), ingredienti sicuramente stra abusati, ma che in questo contesto, trovano un loro perchè. Tornando poi alla domanda del musicista, la risposta dei Cherokee sarebbe che prevarrebbe l’emozione che uno decide di cibare, mentre Beenkerver cerca di esplorare un'ulteriore opzione, ossia pensare alla co-esistenza dei due lupi. Insomma, la classica domanda esistenziale su cosa prevarrebbe tra bene e male, un argomento già sviscerato più volte in passato da altre band e che qui, trova per lo meno un pizzico di interesse, legato ad una ricerca musicale all’insegna di un black melodico che non lascerà del tutto scontenti. (Francesco Scarci)

(Vendetta Records - 2023)
Voto: 65

https://beenkerver.bandcamp.com/album/twee-wolven

Amras Numenesse - There Was One, Died

#PER CHI AMA: Depressive Black
Altra one-man-band, questa volta proveniente dalla Turchia, Izmir per l’esattezza. E come spesso accade, i progetti con un unico mastermind, si muovono nell’ambito del black. E quindi, nemmeno il buon Amras Numenesse fa eccezione, proponendo in questo EP (e con già otto full length alle spalle!!) un black scarno, melodico e mid-tempo che si dipana, in ‘There Was One, Died’, attraverso tre pezzi. Si parte con “Death Time” che sembra catapultarci indietro nel tempo e nello spazio, ai famigerati anni ’90 in Scandinavia, direi a cavallo tra Svezia e Norvegia. Se infatti di primo acchito, avevo accostato il sound del polistrumentista turco a Burzum e compagnia, sul finire del brano, ho colto in un riffone di chitarra, tanto dell’eredità lasciata dal buon Quorthon e i suoi Bathory. “Suicide” ha un incedere ancor più flemmatico, con le chitarre ai limiti del minimalismo sonoro e lo screaming acido e glaciale del frontman a rendere il tutto più angosciante. Non sono male quei piccoli frammenti arpeggiati che si sovrappongono alle ritmiche mid-tempo. Nulla di originale, peraltro nemmeno registrato magistralmente, che tuttavia si lascia ascoltare, non fosse altro per rivivere i fasti di un mondo che fu e oggi non c’è più. In chiusura “Die”, a completamento di un trittico di brani che si muove fra black nudo e crudo e un depressive sound che si palesa attraverso una ritmica sofferta (peraltro assolutamente priva di tecnicismi), e al contempo carica di una certa acrimonia, che non lascia nè vinti nè vincitori. (Francesco Scarci)

Primordial - Spirit the Earth Aflame

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Pagan Black
Le band irlandesi non fanno il solito metal; non tutte infatti dimenticano le proprie origini e come fatto anche dai Primordial, la musica folk sta alla base delle loro composizioni. Non vi basterà un solo ascolto per interpretare al meglio 'Spirit the Earth Aflame', ma ogni volta ne scoprirete sicuramente elementi che vi erano sfuggiti senza accorgevene. I Primordial non vogliono sviluppare le loro idee e gusti musicali semplicemente suonandole, ma vogliono ricrearli trasmettendoli tramite atmosfere che ripercorrono temi epici e il black metal che si susseguono accompagnati da cantati puliti e più estremi. La musica non è brutale e violenta ma l’impatto metallico è presente e non delude, forse la voce del cantante si mostra inferiore nei momenti scream ma impressiona invece in quelli puliti, in cui sembra uscire dall’ambito metal. Il lavoro dei Primordial non delude le aspettative, come purtroppo han fatto altri loro connazionali e compagni di etichetta, i Cruachan.

(Hammerheart Records/Metal Blade Records - 2000/2010)
Voto: 75

https://primordialofficial.bandcamp.com/album/spirit-the-earth-aflame

Profeci - Ub​ó​stwo

#PER CHI AMA: Black/Death
Se la Les Acteurs de l'Ombre Productions è votata prettamente alla promozione di band black francesi, la Godz ov War Productions è invece focalizzata a mettere sotto contratto band estreme polacche. Ecco quindi arrivare quest'oggi i Profeci con il loro terzo album, 'Ub​ó​stwo', il tutto cantato peraltro in lingua madre. Il quartetto originario di Poznań ci spara in faccia sei nuovi pezzi di black death, che non hanno troppo da dire in fatto di originalità, com'era lecito attendersi, ma che comunque, mettono insieme un sound dotato di un suo perchè. "Stare Stworzenia" ci tira immediatamente in faccia un bel po' di schiaffoni con un riffing serrato in cui a mettersi in mostra è la voce del frontman Piołun, davvero convincente, mai troppo scream, nemmeno troppo growl, ma sempre molto chiara e comprensiva. La musica dei nostri ha poi una discreta dose di melodia messa a supporto di un'intelaiatura metallica robusta e aggressiva. La stessa che, nella successiva "Jaskinie", vede incunearsi influenze più sperimentali che palesano un certo vigore emozionale che fa da contraltare all'acrimonia delle chitarre, qui in versione post black. Attenzione, perchè l'ascolto man mano più approfondito del qui presente, fa emergere parti davvero interessanti, dai rallentamenti percussivi a strali di violenza inaudita con le grim vocals del cantante a farsi notare a più riprese. Con un piglio quasi folklorico, i nostri aprono "Jedność Wielości", un pezzo oscuro ma comunque dotato di una certa animosità black, spigoloso al punto giusto ma sofferto in certi decadenti atmosfere che evidenziano le qualità di una band a cui inizialmente, forse non avevo dato la giusta attenzione. E invece, ho dovuto ricredermi, perchè i Profeci alla fine riescono a colpirci all'altezza giusta con un sound indovinato, che avrà ancora modo di stupirci con il riffing sghembo e dissonante di "Głód" o ancora con lo splenico temperamento di "Bez Niej Byłbym Niczym", dovuto principalmente alla lunga parte arpeggiata e alle clean vocals utilizzate dal vocalist. In chiusura, a voi la furia iconoclasta di "Dytyramb" che chiude un album che merita sicuramente più di un ascolto per poter esser meglio assaporato in tutte le sue sfumature. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 72

https://godzovwarproductions.bandcamp.com/album/ub-stwo 

sabato 15 luglio 2023

Jzovce – Inverses

#PER CHI AMA: Depressive Black
Thomas Bel è mente e compositore unico dei francesi Jzovce, non proprio il nome più semplice da pronunciare o memorizzare. Comunque, il buon Thomas quest’anno ha già rilasciato tre EP, tra cui questo ‘Inverses’, un vinile in 7” in tiratura limitata di 50 copie, e dovrebbe essere portavoce di un depressive black aspro e incazzato. Due i pezzi inclusi qui, “A Grands Feux” e “Contre Les Os”. Il primo ci conduce immediatamente attraverso un’atmosfera malsana, fatta di sfuriate post-black, rallentamenti orrorifici, ritmiche serrate e delle grim vocals che completano il quadro di quello che a mio avviso sarebbe piuttosto un lavoro prettamente black e che, l’aura depressive la palesa attraverso solo una parte arpeggiata negli ultimi 30 secondi del brano. La seconda traccia mostra delle ritmiche più oblique, e dei suoni davvero ostici da digerire, cosa solitamente estranea ad un genere come il depressive black, cosi spesso ammantato da sontuose melodie malinconiche. Qui invece spazio quasi esclusivamente alla furia dirompente del black e poco altro (un altro arpeggio a fine brano), che mi rendono più propenso ad andarmi ad ascoltare i vecchi lavori degli Shining. (Francesco Scarci)

venerdì 7 luglio 2023

Drakon - Р​е​ч​и в​ы​с​о​к​и​е

#PER CHI AMA: Black/Death
Poco più di due mesi fa recensivo 'П​р​о​б​у​ж​д​е​н​и​е' dei russi Drakon, loro full-length d'esordio. Ora, sulla mia scrivania arriva questo 'Р​е​ч​и в​ы​с​о​к​и​е', che potremmo tradurre in inglese come "The Speech is High". Non so a quale discorso il duo, formato da Veleyar e Demether Grail, faccia riferimento, ma per quanto concerne l'aspetto prettamente musicale, non vedo grossi scossoni stilistici rispetto al precedente album. Tre nuove tracce più due cover, di Unanimated ed Enslaved, a tastare il polso della situazione in casa Drakon. Si parte da "Промысл русского Рода", e da una vertiginosa ritmica black/death, su cui si staglia la voce del frontman russo. Chitarre taglienti in stile black svedese intaliano riff acuminati come rasoi, poi il terreno frana in un breve break atmosferico, per poi ripartire in un finale acidissimo. Nessuna peculiarità in questi primi quattro minuti, per poter dire che la proposta dei nostri sia del tutto originale. Ben suonata forse, ma per quel che riguarda la personalità, beh siamo lontani anni luce. La situazione prosegue anche nella successiva "Времяворот", che vede, come unica differenza, una più marcata ricerca di cambi di tempo, cosi come della presenza di cori ad affiancare il cantato gruignolesco del frontman. E ancora, una parvenza di assolo a stemperare la brutalità dell'act russo. "Бог войны" ha un sound più oscuro, assai ritmato e identificabile a cavallo tra il black norvegese e quello svedese, con una discreta dose di melodia ed un rifferama che si conferma compatto ed implacabile. Un altro break atmosferico a stemperare la furia del duo russo e non posso che apprezzare questa ricerca di diversificare i suoni di quello che potrebbe essere tranquillamente una copia del vecchio album. Arriva anche il momento delle cover: "Life Demise" degli Unanimated, da 'Ancient God of Evil' e "Fenris" degli Enslaved, addirittura da 'Frost', due mitici pezzi anni '90 riletti quasi fedelmente rispetto alle originali e che pertanto non spostano di molto il mio giudizio finale. Speriamo in un prossimo lavoro, che veda una maggiore ricercatezza in fatto di originalità, mentre per ora, mi trovo costretto a confermare il vecchio giudizio. (Francesco Scarci)

(Sleaszy Rider Records - 2023)
Voto: 64

https://drakonblackmetal.bandcamp.com/album/ep

sabato 1 luglio 2023

Miasmes - Répugnance

#PER CHI AMA: Black/Death
Li avevo recensiti poco meno di un anno fa in occasione del loro EP di debutto, 'Vermines'. Tornano oggi i francesi Miasmes, questa volta con Lp d'esordio, 'Répugnance'. Lo stile black old school mi sembra trovare ampie conferme anche in questa nuova release, che sembra non far sconti a nessuno in fatto di brutalità. Nove i pezzi a disposizione per sancire la ferocia di questo terzetto transalpino che, fin dall'iniziale "Délivrance", fa della violenza il proprio pamphlet con un sound davvero malvagio e incazzato. Echi di Impaled Nazarene sembrano confluire nell'impasto sonoro dei nostri con un concentrato granitico di black, death e punk. Ecco, queste poche righe basterebbero a descrivere il contenuto di questa release, che di certo non sprizza originalità dai suoi pori, ma che poi in realtà mostra come per fare un bel bordello, sia necessario anche avere gli attributi, le idee, e le competenze. Ebbene, i Miasmes non si tirano certo indietro, macinano vittime lungo il proprio cammino con armi convenzionali, dal basso assassino di "Prophétie" che ben va a braccetto con il caustico screaming di G. E poi ancora "Calvaire" e le sue ritmiche tanto devastanti quanto sghembe, e quelle sue chitarre che potrebbero evocare anche i Mayhem, con quel rifferama più vicino ad una sega circolare che al suono della sei corde. Non male poi l'assolo selvaggio che chiude il pezzo che ci introduce immediatamente ad un'altra song di violenza inaudita, "Peste". Se pensate di trovare melodie ruffiane, parti orchestrali, break atmosferici o quant'altro, beh potete pure scordarvelo, qui non passa lo straniero, diceva qualcuno. E siamo solo a metà strada. Il massacro infatti continua "Répulsion", una song che per lo meno, nel suo incipit mostra un approccio più mid-tempo, cosa che non si può altrettanto dire di "Malemort" e "Aversion", un altro paio di brani che ci rifilano un uno-due tra mandibola e stomaco, lavorandoci poi ai fianchi, con precisione chirurgica la prima, e dirompenza punk hardcore la seconda. Siamo quasi agli sgoccioli e mancano le ultime due song, la deflagrante "Destructeurs" (con cui però inizio a percepire i primi segni di stanchezza dall'ascolto della release) e la conclusiva "Pestilence", il pezzo più lungo del lotto, che condensa verosimilmente quanto ascoltato nei precedenti 36 minuti con ritmiche serrate di scuola Mayhem unite a quell'attitudine degli Impaled Nazarene. Alla fine 'Répugnance' è un album onesto di suoni vecchia scuola che piacerà però esclusivamente agli amanti di tali sonorità e pochissimi altri. (Francesco Scarci)

(Ladlo Productions - 2023)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/r-pugnance