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domenica 27 febbraio 2022

Kenos - Rigor Mortis

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death Progressive
Prima prova in studio, con ottimi risultati, per i milanesi Kenos. Ottimi musicisti, i nostri propongono un death metal cattivo con elementi progressive che mostrano le capacità tecniche dei nostri attraverso gli svariati cambi di tempo e l’alternanza di parti vocali che con gli screaming di Tommaso e la melodia di Valentina, la corista, segnano i vari stati d’animo che si susseguono nelle canzoni. La terza traccia, "Clouded by Chimeras", ha una notevole durata (poco più di undici minuti!) e mostra come la doti tecniche dei Kenos riescano a fare parti molto ben intrecciate pur mantenendo il "filo del discorso": cioè, non tecnica fine a se stessa, ma supportata da buone idee e soluzioni originali. La produzione forse ne sminuisce un po’ la potenza essendo leggermente cupa. Comunque, questo fu l’inizio, confermato poi da un brillante seguito.

(MAE Productions - 2002)
Voto: 68

https://www.facebook.com/kenosband

sabato 12 febbraio 2022

The Design Abstract - Metemtechnosis

#PER CHI AMA: Melo Symph Death, Scar Symmetry
Di uscite in ambito death sinfonico non ce ne sono poi cosi tante durante l'anno, cosi quando mi capita di ritrovarmi fra le mani un concentrato di death, prog deathcore, symph, il tutto spruzzato di una vena sci-fi, beh sapete cosa c'è, che mi fermo e lo ascolto gran volentieri. Questo è sostanzialmente capitato quando, per puro caso, mi sono ritrovato a visitare il sito dell'Abstrakted Records e questi The Design Abstract. E francamente, è stata una piacevole sorpresa. La band originaria dell'Ontario sciorina nove ottimi brani che dall'iniziale "Digital Dawn" alla conclusiva "Decryptor", mi hanno tenuto incollato ad apprezzarne le melodie. Quindi, se amate come il sottoscritto, band come gli Scar Symmetry o i Fallujah di 'The Flesh Prevails' o ancora Soilwork e Xerath, beh potreste fermarvi anche voi a dare un attento ascolto a 'Metemtechnosis' (secondo capitolo della trilogia 'Technotheism') e lasciarvi assorbire e sedurre dalle melodie dei synth (di ottantiana memoria) che pullulano in questo lavoro, mentre le chitarre si lanciano in giri alquanto ruffiani, adeguatamente supportati da un dose orchestrale di assoluto valore, che troverà ancor più spazio nella successiva "Born of Machines". La voce di Voiicide si muove tra il growling e il pulito (quest'ultima tuttavia è da migliorare), mentre le sei-corde viaggiano veloci ed estremamente melodiche, un vero piacere per le mie orecchie. Non c'è sicuramente un momento di pausa nel flusso ritmico del terzetto canadese, con le asce che corrono veloci anche in "The Hybrid Awakening", mostrando qui peraltro un break atmosferico già dopo 90 secondi, prima di ripartire più in palla che mai, con un'alternanza continua tra clean vocals e un growl davvero convincente. Ma il pezzo è comunque una sorpresa dopo l'altra, con un break pianistico, un bell'assolo e un riffing sempre bello serrato. Se proprio devo trovare un difetto, sta forse nella scarsa pulizia dei suoni, ma è un qualcosa che si può superare tranquillamente visto che la qualità musicale è davvero buona. "Organic Data Fusion" è un pezzo che nella sua progressione mi ha ricordato maggiormente i Fallujah, pur non mostrando la medesima violenza e robustezza della band californiana. Ma qui il lavoro è eccellente con pregevoli assoli che completano forse il brano che più ho gradito in 'Metemtechnosis'. Una bella dose di elettronica unita ad un rifferama compatto infiamma "Metropolis II" che, oltre ad avere una ritmica che richiama un mix tra Meshuggah e Fallujah, ancora una volta è da esaltare per il lavoro in chiave solistica degli axemen, Logan Mayhem e Matt Ngo, che si rincorrono con scale ritmiche e sverniciate per tutto il brano. "Aberration Omega" è un pezzo più breve che evoca maggiormente gli Scar Symmetry, soprattutto a livello vocale. "Upheaval" è un breve strumentale che ci porta a "Sentinels", un'altra song dal forte impatto orchestrale, seppur una durata più contenuta (poco più di tre minuti), che nel suo cuore, mostra un interessante break malinconico che rimarrà impregnato nelle trame del brano. A chiudere ci pensa la già citata "Decryptor" che ha nelle sue corde quell'apparato più compatto tipico del prog deathcore già incontrato qua e là durante l'ascolto del cd, e una serie di ulteriori innovazioni in chiave ritmica che non avevamo scorto sin qui. Alla fine, vorrei ribadire quanto abbia trovato piacevole l'ascolto di 'Metemtechnosis', un lavoro che mi sento di consigliare agli amanti di sonorità heavy melo death infarcite di porzioni orchestrali ed elettroniche. Bravi! (Francesco Scarci)

(Abstrakted Records - 2021)
Voto: 77

https://design.bandcamp.com/album/metemtechnosis

venerdì 19 novembre 2021

Opeth - Still Life

BACK IN TIME:
http://www.secret-face.com/

#FOR FANS OF: Prog Death
This is one of my favorites from this band, till they took a dive into progressive rock now. This one, 'My Arms, Your Hearse' as well as 'Blackwater Park', are my favorites. 'Watershed' (to me) is just OK. Really experimental, but alright. So here, we have unrelenting progressive metal. The riffs are outstanding. It’s great to appreciate this progressive metal album. And I do also Opeth's older music. The guitars are my favorite here, just unrelentingly good and fresh riffs. They seem to interchange quite a bit, but that’s the glory of progressive metal. The fact that tempos can just come out of nowhere and just hit you, bam! Heavy guitars and vocals again! It’s really unique. The songs are lengthy on here too, which is good.

As I’ve said, the music fluctuates between heavy and clean guitar work, but it's quality and wholly original. Everything about this band is fresh AND original. The vocals are amazing, too. I liked everything about this release. I thought it to be flawless. In every aspect, just flawless. The music is what steals the listener to it wanting to hear more. And the hoarse then clean vocals (not in order). I like the production quality as well. The mixing and sound is filled with precision, I felt that this is one of the best produced Opeth album in the 90's era of the band. Newer stuff, OK but now it's progressive rock, not metal. It’s amazing how the band just seemed to change to rock.

The effects on here are cool, and the acoustics are quite good. The melodies on this whole album are just amazing. Both heavy and clean. We sort of knew that the path would eventually become different, but that’s alright. I think this album’s music is resoundingly superb. They stole that year (1999) with this release. I really think that the best ones (to me) are the few that I mentioned previously. But there other albums, just not the rock ones are still OK. I like the clean guitar and the heavy guitar. Both are very intricate. The music is what makes this album be what it is – a MONUMENT. The Opeth of the 90’s and early 2000’s are their best.

What I think is the most spellbinding are the guitars. The riffs are wholly original as is are the vocals. They fit the music perfectly. And you cannot help but enjoy the flipside from in your face destruction to an almost ballad-like poles. It’s as if the tempos changes are highly polarized. That’s why people like their old stuff, at least the metalhead crowds. I liked Opeth pretty much right away when I first heard them. It was a shock to the system. They were just highly original and unique. That’s why I still respect their older work. Getting to the new stuff as a metalhead it’s just not there. I’ll stay in respect to the old stuff.

Show support for their music, maybe not so much the band anymore, just their earlier work. They deserve it. It’s possible to like the band a lot just not so much the members. I have utmost respect for this band and if you choose to get the CD upon reading this review, go for it! It’s not on my Spotify, just CD. But I believe they may have it on Bandcamp and the CD is still available through various avenues. I will continue to listen to the older material, the reason why is to keep their spirit alive in the metal community! They were once really great! The work of old Opeth will be a treasured remain. Older Opeth is dead, long live old Opeth! (Death8699)

(Peaceville - 1999)
Score: 90

https://www.facebook.com/Opeth

mercoledì 15 settembre 2021

Tomarum - Wounds Ever Expanding

#PER CHI AMA: Prog Black/Death, Ne Obliviscaris
Ce li siamo distrattamente persi per strada lo scorso anno, in quel convulso susseguirsi di informazioni funeste sul Covid-19. Nel frattempo negli US i Tomarum si mettevano in mostra con il loro sound spaventoso e un EP mostruoso intitolato 'Wounds Ever Expanding', che in fatto di tecnica, non ha da invidiare nulla a nessuno. Ecco perchè l'abbiamo ripreso e portato alla vostra attenzione, perchè un lavoro cosi certosino che chiama in causa mostri sacri del genere, Death, Atheist e Ne Obliviscaris su tutti, non poteva essere certo trascurato. Due i brani a disposizione per 17 minuti di musica ispiratissima, intensa, melodica e devastante. E i primi sei minuti di "Throes of Life, Forever Entwined" lo dimostrano alla grande con un sound torrenziale, una pioggia di riff (di chitarra e fretless bass) contorti, melodie a fiumi, ed infine raffinati e ubriacanti tecnicismi che esaltano le qualità esagerate di un quartetto che in Europa sembra non aver calcolato nessuno. Molto male. "Crimson Severance" parte invece con una parte acustica per la classica quiete prima della tempesta che non tarderà certo ad arrivare con una proposta a tratti dissonante e con la voce del frontman a muoversi tra screaming e pulito. Ragazzi, ma che diavolo ci siamo persi, qui ce n'è per tutti i gusti. Di nuovo rallentamenti arpeggiati con delicate voci pulite e ripartenze indiavolate, black e death progressivo come solo pochi sanno suonare. Spero solo che i miei nuovi eroi di Atlanta non si perdano per strada e capiscano che le potenzialità ci sono tutte, e che ora quel che serve è solo un pizzico di fortuna. Mostruosi. (Francesco Scarci)

lunedì 13 settembre 2021

Barbarian Prophecies - Horizon

#FOR FANS OF: Black/Death
Absolutely the best Barbarian Prophecies album I've ever heard. It's just so diverse but not overly experimental. It's got elements of death metal and black together but it's also weaved into the genre of melodic death metal. The vocals are brutal (female) it doesn't sound like female vocals at all. But yes, these guys did a great job on everything on here. They seem to capture all avenues of metal here which makes it so not boring or long drawn out 52 minutes of boredom. It's anything but that. I like the tempo changes, the melodies, the brutality and the calm (when there is some!). I'm greatly appreciating the band's effort to step up their potential.

I do have to say that the vocals are yes a bit harsh making the music a bit drowned out, but not to the super degree that it is. It's actually all right, it's just at time a bit overbearing. But I didn't take points off because of it. I think it did fit the music well, it's just a little over-the-top but decidedly that, an excellent effort. What took me to liking the album so much was that it has so much variety and the riffs are totally original. I like the melodies a great deal. They kicked ass on the guitars/drums totally. They're not a lot of lead guitar action just a lot of melodies (as I've stated). Perfectly fine because a lot of leads can make or break an album.

I actually got to listen to this well before the album was released. I totally had a perfect "A" a couple of months ago before the albums release because I was that impressed. It really struck me as a great melodic death release. The production, sound quality, mixing was all there. The guitars stole it for me but as a band an ultimate success. No complaints really other than what I said before about the vocals. But that's rectified entirely. "Alpha" has to be my favorite track on the whole release though I liked all the song. A monument in their discography. It's amazing what a few years can make and maturity!

You'll have to wait till November for the CD to come into circulation. For the time being, Spotify and YouTube has the whole album. This band has come quite a ways since their 20 years in circulation via the music scene. They really have no holds barred on here but there are breaks during the songs it isn't all brutal. The melodies stole it for me. And the rhythms, but all in all an excellent release. Barbarian Prophecies needs to get more well known in the scene. Maybe popular in Spain (their origin) but not so much the United States. I'm hope that press will change that and they'll get noticed! Check them out! (Death8699)


martedì 31 agosto 2021

Akercocke - Antichrist

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Black/Death
Continua la riscoperta di vecchi classici questa volta con i controversi Akercocke e un album veramente spaccaossa e tritabudelle, che ha avuto problemi di censura in mezzo mondo a causa del titolo e della cover abbastanza provocatori. 'Antichrist' è il quinto lavoro che porta il tipico marchio di fabbrica del quartetto albionico, che esce a distanza di un paio d’anni, da quel capolavoro dal titolo 'Words that Go Unspoken, Deeds that Go Undone'. Rispetto alle precedenti release, il sound proposto da Jason Mendonca e soci, si fa ancor più brutale, ma allo stesso tempo sperimentale, con la produzione, non certo pulitissima, a rendere 'Antichrist', ancor più selvaggio e malato. Il sound dei nostri prosegue quel cammino evolutivo, intrapreso dalla band già ai tempi di 'Choronzon', continuando quindi a miscelare in modo assai originale, elementi black, death e industriali, con un tocco progressive (parecchi gli intermezzi acustici, che rievocano gli Opeth), atmosfere emozionali e parti schizoidi (che mi hanno inevitabilmente ricordato, il sound dei nostrani Ephel Duath). Senza passare in rassegna ogni traccia, vi posso dire che questo disco è davvero notevole: riffs death/black si rincorrono per l’intera durata del cd, con le vocals di Jason che si alternano tra momenti in cui assomiglia più ad uno scarico di lavandino (tanto sono incomprensibili i growling), feroci screaming black e interludi in cui la ugola di Mr. Mendonca si avvicina a un ipotetico mix tra il vecchio cantante degli Ephel Duath (quello dalle clean vocals di 'The Painter’s Palette') e il vocalist degli Opeth. Le sonorità del combo inglese sono assai varie: si passa da brani in cui è il brutal death a farla da padrone (“Summon the Antichrist”) ad altri pezzi in cui emergono inaspettate influenze gothic/industriali, con parecchi frangenti acustici (“My Apterous Angel”), dove compaiono addirittura flauti e altri samples dal vago sapore orientale (fantastica “The Promise”). Come sempre i nostri hanno voluto sperimentare ulteriormente, mantenendo però intatto quel feeling oscuro e maligno che da sempre contraddistingue la band britannica. L’unica nota un po’ stonata, è il drumming, forse troppo caotico e martellante, però bazzecole di fronte a questo entusiasmante lavoro degli Akercocke. (Francesco Scarci)

(Earache Records - 2007)
Voto: 76

https://akercocke.bandcamp.com/

mercoledì 18 agosto 2021

Liquid Graveyard - By Nature So Perverse

#FOR FANS OF: Prog Death
This is probably the best Liquid Graveyard release that I've heard. I believe Shane from Napalm Death was still with the band (now departed). I've never heard of the genre they fall under, but it's a pretty cool type of genre. I like the music, though the vocals I'm not too used to right now. I can dig the music the most. This release is under an hour and it really packs a punch. The songwriting was impeccable. It's a little groove laden metal with the Avant-guard twist to it. This is actually one of the first ones I've heard from the band themselves. And what a treat to the eardrums! I liked it immensely!

I'm surprised that not a lot of people don't know about this band. If I were to give advice regarding their discography, again I'd say 'By Nature So Perverse' is where it's at! The vocals are the only thing that I have a beef with! The music is captivating! Good mixing too, you can hear everything in unison so be aware of this and be sure to hold on tight when you hear these riffs. They're spellbinding! I'm not that familiar with the genre they fall under, but it's a damn good example of what it's like! A lot of tremolo and down picking. Really awesome! I didn't think any of these songs were bad, they were superb!

The music is heavy and the production captures the guitars and vocals perfectly everything was well done on here. The vocals are an acquired taste. In retrospect, they're not THAT bad, I just thought because it was female vocals it could've been more like say Alissa White-Gluz or Maria from Feelament. But they do the job nevertheless. Definitely a band that really has a long life even though Shane is no longer in the band with bass duties. That kind of sucks, but they'll manage, I'm sure. I hope that these guys stay together for a long time!

I checked out their previous releases and didn't think that they were as good as this one. So I'd suggest you check this out on Spotify and see what you think. I was blown away by the musicianship. These guys were very professional. The music was really intense as well! I think that they did everything right here! What a monument of a recording! I liked the whole release. Maybe in addition to the bass guitar duties need replacement so do the vocals. But I don't think that's going to happen anytime soon! Check this one out! (Death8699)


(Sleaszy Rider Records - 2016)
Score: 76

https://www.facebook.com/LiquidGraveyard/

sabato 31 luglio 2021

Amorphis - Under the Red Cloud

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Prog Death
Nel corso di dodici corposissimi album, il suono degli Amorphis si è evoluto dal primordiale death metal melodico finnico degli esordi ad un ben più raffinato death metal melodico finnico, ma con qualche timido germoglio metal-prog stile Dream Theater sotto la doccia (la title track di questo 'Under the Red Cloud'), qualche sparuto pollone Leprechaun-metal stile Blind Guardian in gita al lago di Lochness ("The Skull", "Tree of Ages"), qualche renitente barbatella soap-metal stile private line in un pomeriggio di shopping ("Dark Path"). Ragguardevoli le doti tecniche del cantante Tomi Joutsen, capace di passare da un quasi-Patton a un pre-LaBrie fino ad un grizzly incazzato collocato in fondo a un pozzo con la stessa disinvoltura di un cambio di tempo in un pezzo prog-metal ("Enemy at the Gates"). Ascoltate questo disco mentre vi recate a Helsinki in kayak per partecipare a un addio al celibato a cui non siete stati invitati. (Alberto Calorosi)

(Nuclear Blast - 2015)
Voto: 70

http://www.amorphis.net/

mercoledì 9 giugno 2021

Chiliasm - Flesh Over Finite

#PER CHI AMA: Techno/Prog Death
I Chiliasm sono un progetto internazionale, un trio che include membri di band polacche, finlandesi e canadesi. Avrei voluto dire anche svizzere, vista la scelta di avere quattro brani della medesima durata di 4 minuti e 20 e invece, solo nella prima formazione c'era effettivamente un membro di origine elvetica. 'Flesh Over Finite' è l'EP di debutto dei nostri, dopo un singolo "Eos" rilasciato nel 2020. E proprio da "Eos" la band comincia questo lavoro e l'inizio non può essere più scoppiettante. Linea di basso esplosivo, chitarre ubriacanti e growling/screaming vocals inserite su un tappeto ritmico, sparato ai mille all'ora. Ecco signori il techno death dei Chiliasm materializzarsi nei virtuosismi chitarristici spaventosi del funambolo Eetu Hernesmaa o nel pazzesco basso fretless di Szymon Miłosz, per un finale da paura fatto di bombe tonanti di basso e assoli vertiginosi. Si passa a "Mother Cosmos", un brano che ricorda come Atheist, Death e Quo Vadis possano rappresentare il trittico delle meraviglie da cui i nostri possano aver tratto in un qualche modo ispirazione, che proseguono nella loro boutade, lanciata a tutta velocità e concretizzata attraverso una serie di assoli da far quasi impallidire sua maestà Yngwie Malmsteen. L'attacco di una violenza inaudita della title track è un'altra delle cose per cui prendere appunti, sebbene il rischio di sfociare in esercizi di tecnica fine a se stessa è abbastanza elevato, soprattutto quando la brutalità toglie spazio a quella melodia che infarcisce la componente solistica dei brani, a mio avviso vero punto di forza della band. La cavalcata arrembante dei Chiliasm si conclude con "Welcome Home" e i suoi ultimi 4 minuti e 20 di ritmiche strabordanti dove batteria e basso si configurano letteralmente "on fire" e i fendenti di chitarra regalano gli ultimi travolgenti attimi di gioia. Spaventosi! (Francesco Scarci)

venerdì 4 giugno 2021

Thy Ethos - Resurgence of Devastation

#PER CHI AMA: Techno Death
Il Bangladesh per la maggior parte di noi rappresenta una nazione un po' nebulosa, di cui effettivamente non sappiamo granchè. Lo vediamo li accanto al gigante indiano e associamo probabilmente solo immagini funeste di carestie o alluvioni. Eppure è una nazione come tante altre del continente asiatico, dove, udite udite, esiste addirittura una scena metal. E la band di oggi, il quartetto dei Thy Ethos, originario di Rajshahi, è una di queste. La band è alquanto giovane e questo EP di tre pezzi intitolato 'Resurgence of Devastation' non è altro che il loro biglietto da visita di debutto. Il sound dei nostri è affidato ad un brutale quanto tecnico death metal che si snoda dall'iniziale "Antediluvian Anecdote" fino alla conclusiva "Flaxen Ichor", sciorinando ritmiche infuocate e schizofreniche, blast-beat a profusione, growling vocals isteriche, cambi di tempo micidiali, che fondamentalmente ci riportano ad una proposta musicale che è nata e sviluppata negli States negli anni '90. E cosi i nostri si lanciano in fughe al fulmicotone nella funambolica opening track, con le vocals che a mio avviso, cantano però un po' troppo per i miei gusti. Nella seconda "Erudite Grifter", la contraerea si conferma quanto mai sanguinolenta (pure troppo), quasi ci volessero dimostrare quanto suonino veloci tra un rifferama sparato alla velocità della luce e repentini cambi di tempo. Ovviamente è palese che si tratti di una proposta ancora piuttosta acerba, suffragata da una terza traccia che soffre delle medesime difficoltà, anche se qui mi sembra quasi di scorgere una melodia orientaleggiante nel marasma sonoro creato e l'assolo è forse il migliore tra i tre brani. Diciamo che c'è ancora parecchio da lavorare per pensare di poter emergere dal calderone infinito di band che affolla l'underground metallico, per ora una quasi sufficienza. (Francesco Scarci)

venerdì 16 aprile 2021

Caelestra - Black Widow Nebula

#PER CHI AMA: Post Black/Melo Death
È un death black dal forte impatto emotivo quello della one-man-band britannica Caelestra che nel debut 'Black Widow Nebula' ci delizia con sette pezzi e poco più di mezz'ora di sonorità estasianti. La musica di Frank Harper, polistrumentista di Bristol, scivolano via che è un piacere a partire dalla stratosferica opening track "Solaris", che evidenzia tutte le qualità dell'artista inglese, che tra post black e oniriche parti atmosferiche, screaming e sofisticate clean vocals, mi dice che quello che ho fra le mani è uno degli album più interessanti dell'ultimo anno. Nella prima parte di "The Astral Sea" siamo nei paraggi di un prog metal delicato e soffuso, nella seconda più vicini alle sonorità cinematiche dei Fallujah, in un pezzo a dir poco celestiale. Ma l'apice a mio avviso lo tocchiamo in "Cassiopeia", cosi ricca di groove che permette al mastermind di oggi di scrollarsi definitivamente di dosso la scomoda etichetta black. "In Utero" è un intermezzo ambient noise che ci introduce ad "Everglow", dove ad aspettarci c'è un'altra intro vocale davvero spettacolare, ricca di malinconia e che evidenzia ancora le sorprendenti qualità vocali del frontman, con parole dapprima sussurrate alla musica che va via via crescendo in intensità senza mai realmente minacciare di sfociare in una vera baraonda sonora. Arriva ahimè troppo presto l'atto conclusivo di 'Black Widow Nebula' affidato a "Caelum", emozionante nel suo incipit atmosferico, più tormentato nella sua grinta black che si affianca a fantastiche melodie progressive di scuola Opeth, che chiudono in modo esaltante questo sorprendente lavoro dei Caelestra, band da ora in poi, da tenere assolutamente nei vostri radar. (Francesco Scarci)

lunedì 5 aprile 2021

Crrombid Traxorm — Anamnesis Morbi

#PER CHI AMA: Experimental Thrash/Death
A volte mi domando se le band riflettano un attimo sulla scelta del loro moniker. I russi Crrombid Traxorm a mio avviso non tanto, e questo francamente credo non aiuti nel memorizzare nome e proposta della compagine di turno. E dire che le origini dei nostri affondano addirittura nel 1990 e a quei tempi la scelta era un po' più estesa rispetto ad oggi. Comunque il duo, sebbene originario di Yaroslavl, ci propone un sound in linea con le produzioni thrash/death americane anni '80/90. I nostri con 'Anamnesis Morbi' tornano dopo un silenzio durato ben 26 anni (credo sia un record), fatto salvo una compilation di demo uscita anch'essa nel 2020. La proposta dicevo pesca da un anonimo thrash death statunitense, almeno per quel concerne l'opener "Rising Reanimation". Con "Mortalgramma" infatti le cose prendono già un'altra piega, se considerate che il cantato si muove tra il growl ed un pulito alla System of a Down, con la comparsa poi in sottofondo anche di una gentil donzella. "New Vaccine" prende altre derive, tra un prog jazz death sperimentale che evoca Cynic e Pestilence dell'era d'oro, sonorità death, ma anche avanguardistiche. Tuttavia, leggendo i titoli dei brani e confrontandoli con quelli dei primi demo del '90 e '92, mi rendo conto che le tracce qui contenute sono in realtà le stesse concepite trent'anni fa dall'allora quintetto che si formò post scioglimento dell'Unione Sovietica. Oggi quei brani sono stati riarrangiati e ri-registrati da un collettivo di musicisti che ha contribuito a restituire una nuova vita a quelle tracce, finite probabilmente fino ad oggi in soffitta in una qualche cassetta registrata in modo casalingo. E cosi ecco prender forma una proposta che pur puzzando di stantio, mette in luce caratteristiche particolari di una band che forse all'epoca sarebbe stata definita visionaria al pari dei nostrani Sadist, degli Atheist, dei Death e di altre realtà considerate all'epoca sperimentali. Date allora un ascolto alla folle (fantastico l'intro humppa) "Stomatologic Operation", che si muove a cavallo tra death, thrash, alternative e prog. "Each Physician Has His Own Graveyard" ha una ritmica tipicamente thrashettona, ma l'assolo (il primo almeno) suona davvero hard rock, mentre il secondo viaggia su binari di grande stravaganza. "Massacre of the Innocents" si sente che è assai vintage nell'animo, ma l'aggiunta della voce femminile ed una componente solistica sempre brillante, lo rendono più attuale. Curiosa la scelta dei titoli: "Damage in the 21st Chromosome" mi fa pensare ai vecchi Carcass e alla scelta di utilizzare una terminologia medica nei loro titoli. Comunque sia, il brano è divertente, soprattutto a livello di cori, ma anche per l'utilizzo di una tromba nel finale. L'esperimento di utilizzare strumenti inusuali viene ripetuto anche in "Stadiums/Dinosaurs", dove i nostri si concedono il lusso di utilizzare violino e violoncello, a rendere più moderna la loro stralunata proposta. In conclusione, 'Anamnesis Morbi' non è un album certo facile da avvicinare, però se siete curiosi e di mentalità aperta, io un pensierino lo farei. (Francesco Scarci)

(Wroth Emitter Productions - 2020)
Voto: 70

https://crrombid-traxorm.bandcamp.com/album/anamnesis-morbi

lunedì 1 febbraio 2021

Blighted Eye - Wretched

#PER CHI AMA: Prog Death, primi Opeth
Quando penso a Seattle mi vengono in mente immediatamente due cose: la prima è lo Space Needle, quella torre a forma di ago con terrazza rotante. La seconda beh, semplice, qui sono nati Pearl Jam e Soundgarden e il movimento grunge, mica male no? Bene, i Blighted Eye arrivano da questa stessa città, proponendo però un sound decisamente più cattivo ed elaborato, una sorta di death progressive a tratti melodico, a tratti davvero incazzato. Se dovessi azzardare un paragone penserei ai primi Opeth miscelati con gli Enslaved più progressivi e con gli Slumber, ovviamente non con la stessa classe delle prime due band scandinave. La strada intrapresa dai nostri però, per quanto irta di ostacoli, potrebbe essere davvero interessante. 'Wretched' è un EP di quattro pezzi che quando necessita di affondare il piede sull'acceleratore, come nell'opener "Contempt", lo fa senza alcun scrupolo. Allo stesso tempo, se c'è da andare giù di fino, i nostri non si tirano indietro e sciorinano un'efficace linea melodica cosi come pure un brillante assolo per poi lanciarsi in un robusto riffing conclusivo, che chiude il sipario con un arpeggio che ci porta a "Respite". Inizio ancora di scuola Opeth, con quei classici giri di chitarra che hanno reso famosa la band svedese ed un cantato che evoca inequivocabilmente quello del buon Mikael Akerfeld. Il brano si conferma possente, prima di un altro spettacolare giro di chitarra che si prende la scena con gusto e perizia tecnica, mentre il frontman Kyle Chapman esibisce la sua ottima ugola, con il sound che va incupendosi man mano si avvicina alla conclusione, con in più anche un tocco malinconico sul finale. Vorticoso l'inizio di "Relent", song furiosa e dirompente quanto basta fino a che la band tira improvvisamente il freno a mano, prima elevando un enorme muro di chitarre, poi dando un'altra rapida sfuriata ed infine assestando un ottimo arpeggio interlocutorio. Col finale si torna a correre sui binari di un death melodico ma sempre assai tagliente. L'ultimo pezzo è affidato alla title track che è peraltro la song più lunga del disco, con oltre sette minuti e mezzo di durata. L'inizio è ritmato, dai tratti compassati quasi doomish e un bell'urlaccio con growl persistente in sottofondo. Il pezzo è delicato, mostrando ancora parti atmosferiche prima di sferzate ritmiche ben assestate. Ma la melodia è sempre in sottofondo a mitigare l'irruenza dei nostri che con accelerazioni improvvise, ganci dritti in volto e sciabolate alla sei corde, rischierebbero invece di metterci KO assai velocemente. Il brano invece dosa con equilibrio violenza black/death con ottime ed oscure linee melodiche, che confermano l'irrompere nella scena estrema, di una nuova brillante creatura. (Francesco Scarci)

giovedì 28 gennaio 2021

Mindwork - Cortex

#PER CHI AMA: Techno Prog Death, Cynic
Dei cechi Mindwork se ne erano perse le tracce dal 2012, quando uscì l'ultimo 'Eterea'. Io addirittura mi fermai all'album precedente, Into the Swirl', azzardando qualche confronto con mostri sacri tipo Cynic o Death. In questo primo scorcio dell'anno, ecco che i quattro ragazzotti ormai cresciuti di Praga, tornano con un EP, giusto per ricordare al mondo che sono vivi e vegeti, e anche abbastanza in forma. 'Cortex' contiene tre pezzi più una breve intro cibernetica che ci accompagna nello psicotico mondo di "Depersonalized". La band non si è dimenticata per niente come si suona nonostante una lontananza prolungata dalle scene. Si riparte quindi da quel suono monumentale che avevo amato 12 anni fa, fatto di tecnicismi strumentali, sprazzi di grande melodia, saliscendi ritmici, assoli da paura (a proposito qui c'è Bobby Koelble che ha militato nei Death ai tempi di 'Symbolic') che accostano la proposta del combo ceco agli Orphaned Land di 'Mabool', soprattutto per alcuni arabeschi e per l'utilizzo della voce pulita. Poi il techno death della band è quasi epico, magnetico ed intenso, con una cascata di riff davvero gustosi che mettono in luce ancora la tecnica sopraffina dei nostri che dilaga nella ancor più strepitosa "Last Lie Told", dove s'intersecano voci, chitarre e melodie, senza contare cambi di tempo da urlo, parti acustiche ed un gusto estetico che va a braccetto con quello dei Cynic. Goduria per le mie orecchie anche quando scatta l'ululato della chitarra di Jiří Rambousek nell'assolo conclusivo che mi ha fatto pensare persino a "Hangar 18" dei Megadeth. Ultimo pezzo a disposizione, e già scende la lacrimuccia, con "Grinding the Edges" e qui le influenze di Paul Masvidal e soci si fanno anche più forti, con un finale da grido corredato da un paio di assoli fenomenali che mi fanno pregustare ad un fantastico come back discografico sulla lunga distanza. Attendo con ansia. (Francesco Scarci)

lunedì 21 dicembre 2020

In Quest - The Comatose Quandaries

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death, Meshuggah, Nile
Nati dalle ceneri dei System Shit, i belgi In Quest evolvono ulteriormente il loro sound, sempre e comunque fatto di una miscela esplosiva di death metal e partiture brutal, arricchendolo di atmosfere plumbee e decadenti, talvolta apocalittiche. Se i primi album erano fortemente ispirati dai Cannibal Corpse e in seguito dal sound di Soilwork e In Flames, questo lavoro ci consegna una band che propone una sorta di brutal death prog con un’influenza più marcata derivante da Meshuggah e Strapping Young Lad. Le caratteristiche peculiari della band rimangono comunque intatte: lavoro di chitarre impressionante, drumming devastante, tastiere tetre e opprimenti che creano atmosfere rarefatte, ottime vocals, sia growl che pulite da parte del vocalist svedese Mike che ha sostituito più che degnamente il vecchio membro fondatore Sven. Il feeling che emana 'The Comatose Quandaries' potrebbe essere tranquillamente la colonna sonora della fine del mondo, per quei suoi passaggi da brivido; ascoltatevi “Warpath” e capirete di cosa stia parlando: le ritmiche sincopate, le atmosfere angoscianti ci rubano le ultime molecole d’ossigeno capaci di tenerci in vita. Citavo i Meshuggah come punto di riferimento principale per l’uso più frequente, rispetto al passato, di stop’n go, blast beats, ambientazioni industriali oscure e minacciose; ma nel suono degli In Quest sono rintracciabili anche influenze derivanti dal thrash/metalcore americano, dal cyber death dei primissimi Fear Factory e dal brillante brutal di act quali Nile o Cephalic Carnage. Ottima la produzione, ottimi i musicisti, ottimi soprattutto gli intriganti e angoscianti solos, capaci di toglierci gli ultimi soffi vitali. Da rilevare la presenza infine, in veste di guest, del vocalist dei Mnemic, Michael, sulla title track di questo entusiasmante 'The Comatose Quandaries'. Grande passo verso una vita (o una morte) piena di successo. (Francesco Scarci)

martedì 3 novembre 2020

Silvered - Six Hours

#PER CHI AMA: Death/Doom, My Dying Bride, primi Opeth
Approdati alla russa BadMoodMan Music dopo un silenzio durato ben nove anni, i pugliesi Silvered tornano con il loro secondo album, 'Six Hours'. Il disco, costituito da nove tracce, è fondamentalmente un tributo alla scena death doom melodica, che chiama in causa in modo randomico, Draconian, My Dying Bride e Paradise Lost. Queste almeno le prime impressioni dopo l'ascolto di "From a Letter of Sorrow" che segue l'atmosferica intro che apre il cd. Gli ingredienti sono quelli classici, ossia chitarrone spinte in profondità al pari del growling possente di Daniele Rini, con larghi spazi concessi a break strumentali, parti atmosferiche ed una serie di cambi di tempo che rendono l'ascolto decisamente più dinamico e meno noioso. "Ti Faccio Regina" strizza l'occhiolino a livello ritmico nella prima parte ai primi Opeth, tuttavia con esiti altalenanti, in quanto il disco fa fatica realmente a decollare. Non brilla infatti di luce propria e questo alla fine rischia di influire non poco sul mio esito finale. Ammetto di trovare la proposta dei Silvered più vincente quando rallentano la velocità e mettendo il pilota automatico, si propongono come nuovi portatori del verbo doom, proprio come accade nella seconda metà della suddetta traccia, decisamente più convincente. Se "Stigma Diaboli" ha tanto le sembianze di una prog ballad romantica, altrettanto verrebbe da dire per l'incipit della successiva "Violent Circles", con un cantato pulito in primo piano sorretto da una chitarra acustica. Ma il brano è lungo (dodici minuti); aspettatevi quindi di venire nuovamente investiti da un death doom melodico, cosi come pure dalla veste più prog doom oriented abbracciata dai nostri che mi evoca le cose più leggere degli Swallow the Sun (penso al disco 'Songs from the North I, II & III', in particolare al capitolo 'Beauty'). Qui sento addirittura, nelle parti più tirate, un che dei Novembre, il che apre ad ulteriori speculazioni, ossia ad uno spettro di influenze cosi vario che si palesano nel corso del disco, che rendono l'ascolto si più piacevole, ma anche che portano alla facile conclusione che 'Six Hours' sia forse un po' troppo derivativo. Per carità, l'album è suonato da dio, con dei pezzi veramente azzeccati. Interessanti ancora a tal proposito "Intempestae Noctis Silentio" e i due capitoli di "Swan Song", dove la band leccese sembra ancora omaggiare la band di Carmelo Orlando, ma con un esito qui più convincente (soprattutto a livello di linea melodica di chitarra) che mi fa ben sperare nel futuro, sperando sempre che non ci impieghino altri nove anni per produrre qualcosa di nuovo. Per ora, meglio togliersi di dosso un po' di ruggine e cercare una maggiore originalità nella proposta. (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music - 2020)
Voto: 70

https://silvered.bandcamp.com/album/six-hours

domenica 4 ottobre 2020

Haissem - Kuhaghan Tyyn

#PER CHI AMA: Prog Black/Death
Gli Haissem sono una one-man-band originaria di Donetsk (Ucraina), il cui leader, Andrey Tollock, è mente anche dei Sunset Forsaken, due entità che sembrano condividere la stessa devozione al death melodico da parte del polistrumentista ucraino. La differenza sostanziale è forse legata al fatto che gli Haissem sono nati come black band, poi evolutasi verso un death black melodico, che vede questo quarto capitolo, 'Kuhaghan Tyyn', l'apice della carriera. Francamente, non conoscevo la band e quando ho ascoltato su bandcamp questo lavoro ne sono rimasto quasi folgorato. Il motivo? Semplice, ho sentito energia, idee, splendide melodie e una verve che non ritrovavo da tempo in un album. "Black Tide Dominion" è una opening track con i fiocchi, muovendosi tra sonorità primigenie stile Katatonia, con tanto di magistrali melodie di chitarra che guidano tutta l'architettura sonora della band, un grande utilizzo di sintetizzatori, urlacci black ma anche clean vocals di scuola Opeth, che si piazzano sulle parti più atmosferiche della song, nel finale per l'esattezza dove compare una porzione d'archi da brividi, a cura della violoncellista Alexandra Zima. Niente male direi, a voi che ve ne pare? "Arcanum" parte decisamente più aggressiva con le chitarre dal piglio più ringhiante, anche se poi troveremo modo di prendere fiato in un bel break atmosferico, in cui vanno a fronteggiarsi chitarra acustica ed elettrica. Poi il sound di Andrey sembra un fiume in piena, in un vorticoso incedere black, soprattutto nel roboante finale dove la ritmica sembra quasi raddoppiarsi. "Aokigahara", il cui nome si rifà alla foresta giapponese tristemente conosciuta per essere teatro di numerosi suicidi, è un pezzo che a livello ritmico miscela efficacemente partiture black con un death melodico, il tutto ovviamente corredato dagli aspri vocalizzi del polistrumentista ucraino e dalle splendide tastiere che ne arrichiscono costantemente la proposta, e che nel corso dei suoi quasi dieci minuti, riesce comunque a cambiare mood una miriade di volte, alternando davvero una sequela di cambi di tempo che mi danno l'idea di aver ascoltato almeno tre pezzi differenti. Non ne parliamo poi dell'ultima "Кuhаҕан Тыын": l'incipit sembra provenire da 'Brave Murder Day' dei Katatonia, poi il sound vira verso sonorità settantiane di scuola Opeth, ma solo per un attimo visto che poi il tutto si fa più ruvido sparandoci in faccia una ritmica annichilente che dura però solo pochi secondi perchè a subentrare questa volta è la voce (non troppo convincente ahimè) di una gentil donzella, alias Alyona Malytsa, che spezza l'ormai ubriacante ritmo, che troverà ancora modo di evolvere una svalangata di volte, quasi a polverizzare gli ultimi neuroni residui nella testa. Insomma, 'Kuhaghan Tyyn' è un album davvero interessante che coniuga alla grande più generi e che mostra quanto ci sia ancora spazio per dire qualcosa in ambito estremo, se si ha personalità e ottime idee. (Francesco Scarci)

domenica 30 agosto 2020

Amiensus - Abreaction

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Gli Amiensus li conosciamo molto bene, avendoli peraltro da poco recensiti nello split album con gli Adora Vivos, ma quello era un apripista per questo nuovo lavoro, che sarà presto fuori per la Transcending Records. 'Abreaction' ci consegna una band in ottimo stato di forma, ma questo era già stato appurato nell'ultimo dischetto. La proposta del quintetto del Minnesota prosegue alla grande in quella sua ricercatezza musicale che ha reso grandi gli Agalloch ad esempio, ma credo che la band sia già un passo avanti rispetto all'ensemble originario dell'Oregon. Lo si capisce immediatamente da "Beneath the Waves", splendida traccia d'apertura che mostra le eccelse qualità dei nostri che si muovono a cavallo tra black, suoni atmosferici, blackgaze, dark e progressive con una disinvoltura da veri fuoriclasse. E in parallelo con quest'alternanza musicale, anche i vocalizzi di James Benson fanno altrettanto, tra growl e clean vocals. Splendido l'incipit corredato con tanto di archi, della seconda "Divinity", una song malinconica e coinvolgente nel suo tiepido avanzare che ben presto, nonostante la delicatezza delle vocals, ci sommergerà con una ritmica dirompente ed un placido finale nuovamente affidato al violoncello. Ma la compagine statunitense è davvero ispirata e il black compassato della terza "To the Edge of Life" ci offre uno spaccato differente, più aggressivo degli Amiensus, pur senza rinunciare a break atmosferici e ad un acustico finale. Ancora black mid-tempo con "A Convocation of Spirits" (tra l'altro riproposta in chiusura interamente acustica), una song sinistra permeata da una diabolica vena doomish, in grado comunque di palesare tutta la classe del combo soprattutto nell'ampio utilizzo degli archi e dalla presenza di un interessante dualismo vocale. Il disco è un susseguirsi di piccoli gioiellini che mostrano gli enormi passi in avanti compiuti da questo collettivo in pochissimi anni. Quindi se dovessi suggerire un altro paio di pezzi, direi senza dubbio "Cold Viscera", canzone devastante che forse si distacca dalle altre, complice un feeling che mi ha evocato qualcosa dei Dissection. Infine "All That is Unknown", scelta invece per la sua vena sinfonica che rappresenta un altro unicum di un album che si candida ad essere una delle sorprese di questo strano 2020. (Francesco Scarci)

(Transcending Records - 2020)
Voto: 82

https://amiensus.bandcamp.com/album/abreactio

martedì 4 agosto 2020

Disillusion - Between 7"

#PER CHI AMA: Prog Death
Dei Disillusion ricordo con gran piacere il loro debut album del 2004, il prog death del fantastico 'Back to Times of Splendor'. Dopo una serie di problematiche che hanno portato la band a fermarsi dal 2006 al 2019 (fatto salvo un singolo nel 2016), eccoli ritornare con una line-up quasi interamente rinnovata ed un nuovo disco, 'The Liberation', che ci consegna una band più vicina alle sonorità dei Katatonia. Da quell'album, uscito nell'autunno 2019, era rimasto fuori un pezzo, destinato ai soli usufruitori del crowfunding. Ecco quindi il significato di questo 'Between', un 7" che accontenti i fan dei nostri e faccia da antipasto alla nuova release della band sassone. Il dischetto, un due pezzi limitato a 500 copie, include appunto "Between" e "Time to Let Go", già contenuta nel vecchio 'The Liberation' e che di quel disco ne rappresenta uno dei punti di forza col sound dell'ensemble teutonico magnetico e suadente, una sorta di semi-ballad (almeno nella prima metà) che palesa tutti i punti di forza dei Disillusion targati 2019-2020. Groove, malinconia, melodia finiscono in queste note e ancor di più in quelle di "Between", un pezzo fortemente prog dove la scena se la prende interamente la splendida voce pulita del vocalist Andy Schmidt, accompagnato dalla gentilezza di un sound strappalacrime e dalla splendida stratificazione di chitarre. Se il buongiorno si vede dal mattino, mi aspetto che il nuovo album dei tedeschi sia una bomba. Speriamo bene. (Francesco Scarci)

(Prophecy Productions - 2020)
Voto: S.V.

https://disillusion-official.bandcamp.com/album/between

mercoledì 22 luglio 2020

Sadist - Above the Light

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Techno Prog Death, Atheist, Cynic
Uno dei dischi fondamentali della scena metal italiana, in grado di aver tracciato un sentiero per la musica estrema del futuro. I Sadist hanno rappresentato per l'Italia (e per l'Europa insieme ai Pestilence) ciò che per gli USA sono stati Cynic e Atheist, grazie al loro sound originalissimo, di grande qualità e tecnica sopraffina. 'Above the Light' è un lavoro contraddistinto dalle stratosferiche atmosfere create dal chitarrista/tastierista Tommy (un supereroe anche dal vivo). Il disco poi, è un alternarsi di sfuriate death, frammenti malinconici (splendida a tal proposito "Breathin' Cancer"), stacchi acustici da brividi ("Enslaver of Lies"), cambi di tempo da urlo, monumentali e ultratecnici riffs di chitarra, spettacolari keys (la strumentale "Sadist") e vocals corrosive, a cura del buon vecchio Andy. Questo è un lavoro senza tempo, anche per quei suoi forti richiami alle atmosfere da film horror, anni ’70, con due pezzi poi, "Sometimes They Can Back" e "Desert Divinities", davvero da DIECI. Eterno! (Francesco Scarci)