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sabato 8 maggio 2021

Yawning Man – Live At Maximum Festival (reissue)

#PER CHI AMA: Psych Rock
«Gli Yawning Man erano la desert band più assurda di tutti i tempi. Ti bastava essere lassù, nel deserto, con tutti gli altri a divertirti. Ed apparivano loro, sul loro furgone, tiravano fuori la loro roba e la montavano proprio nell'ora in cui il sole calava, attivavano i generatori [...] Era tutto molto alterato, confuso, era tutto molto mistico. La gente stava lì a sballarsi, e loro continuavano a suonare per ore. Oh, sono la più grande band che abbia mai visto» Firmato Brant Bjork (2002). Mario Lalli è uno di quei musicisti la cui influenza sulla scena che ha contribuito a creare, è di gran lunga più grande del successo o della riconoscibilità della sua figura verso il grande pubblico. E se oggi più o meno tutti sanno chi sia Josh Homme, e molti altri conoscono John Garcia, Brant Bjork e Nick Olivieri, quello di Mario Lalli è rimasto un nome di culto. Un culto fedele e devoto, certo, ma che mai ha nemmeno sfiorato la popolarità degli altri alfieri del cosiddetto “Desert rock”. E se la sua creatura degli anni '90, i Fatso Jetson, ha raccolto consensi sfruttando l’onda lunga del successo di Kyuss e QOTSA, la storia degli Yawning Man rimane ancora parzialmente non scritta, complice il fatto che, pur avendo praticamente inventato il genere negli anni '80, la loro prima registrazione ufficiale è datata 2005. E ora la Go Down Records ci offre questa reissue di una loro esibizione live in Italia del 2013, che ben fotografa il loro rock, rigorosamente strumentale, tonante ed ipnotico, caratterizzato da lunghe cavalcate desert-psych in cui il basso di Lalli la fa da padrone, magnificamente supportato dal potente drumming di Alfredo Hernandez e dalla chitarra di Gary Arce. Il suono del trio si caratterizza per un bilanciamento quasi paritetico dei ruoli, senza che nessuno alla fine risulti preponderante, e risulta evidente come una proposta del genere, che oggi non stupisce più di tanto, possa aver smosso (ed espanso) le coscienze di chiunque abbia assistito ad un loro show nel deserto negli anni '80. La dimensione live è sicuramente quella ideale per apprezzare gli Yawning Man in tutto il loro spessore, e in questo il disco centra sicuramente l’obiettivo. Rimane il fatto che un concerto del genere, spogliato della sua dimensione esperienziale, risulta inevitabilmente monco, ma questa è un’altra storia. (Mauro Catena)

mercoledì 5 maggio 2021

Postcoïtum - News from Nowhere

#PER CHI AMA: IDM/Electro/Industrial
La Francia cresce su tutti i versanti, non solo nel black stralunato e sperimentale ma quello stesso sperimentalismo viene messo a servizio delle sonorità elettro acustiche dei Postcoïtum, quasi da sembrare improvvisate. Il progetto di oggi include due musicisti, Damien Ravnich e Bertrand Wolff, che già si sono messi in luce in passato per una proposta electro/noise, grazie ad un paio di album di sicuro affascinanti, ma non certo semplici da approcciare. Tornano oggi con un terzo lavoro, il quarto se includiamo anche l'EP di debutto 'Animal Triste', che colpisce per la cupezza delle atmosfere sintetiche che si aprono con "Desire and Need", che veicola il messaggio della band attraverso una tribalità musicale che miscela IDM, ritmiche trip hop, indie e suoni cinematici, il tutto proposto in chiave interamente strumentale, lanciato con un loop infernale nella nostra mente. I suoni ingannevoli del duo marsigliese entrano come un bug informatico nelle nostre orecchie, sradicando ad uno ad uno i neuroni che costituiscono il nervo acustico. Una dopo l'altra, le song incluse in 'News From Nowhere', si srotolano in fughe danzerecce ("Calipolis") in cui si farà fatica a rimanere inermi. Ma la band è abile anche nel plasmare e maneggiare sonorità ambient rock ("Araschnia Levana"), dove sembrano palesarsi influenze stile colonna sonora, provenienti dalla sfera dei Vangelis. Il manierismo elettronico dei Postcoïtum si palesa più forte e disturbato che mai in "Rojava", definitivamente la mia traccia preferita del disco, con la cupezza e le distorsioni dei suoi synth, spezzati da quell'approccio psych rock, che si ritrova nel finale e che gioca nuovamente su una ridondanza sonica al limite del lisergico. Ma questo sembra essere il verbo dei due francesi anche nella successiva ed evocativa "La Bestia", che imballa i sensi con altri quattro minuti abbondanti di sonorità elettroniche deviate e contaminate che ci accompagneranno fino alla conclusiva "In Paradisum" che per note degli stessi - io vi professo la mia ignoranza - riprende la Messa da Requiem 48 di Gabriel Faur, per un ultimo atto all'insegna di sonorità new age, ideali per un rilassamento yoga. Insomma, quello dei Postcoïtumnon non è certo un album per tutti, di sicuro per chi ha voglia di sperimentare qualcosa di differente dal solito, anche solo per allontanare la mente dal caos di tutti i giorni. (Francesco Scarci)

(Daath Records/Atypeek Music - 2021)
Voto: 70

https://daath.bandcamp.com/album/news-from-nowhere

martedì 4 maggio 2021

Emperor - Anthems to the Welkin At Dusk

BACK IN TIME:
http://www.secret-face.com/
#FOR FANS OF: Symph Black
Good intro to the album with a clean, but dark track. It segues into the brilliant and blisteringly hyper-fast next 7 tracks. It is diverse, however, but all over the place in tempos. The one thing they could've taken off are some of the synthesizer contributions. Though this is their genre so of course of the music needs some variations. They're quite prevalent in diversity, insane riffing galore. And the vocals alongside the riffs make it even more brutal. This was their concept though back then just immersion in the black metal community. I like a lot of what they've come up with here so no complaints in that respect!

I would have to say that the earlier recordings gave more raw essence to the sounds of the music. It's like Dimmu Borgrir's 'Stormblast' which is wholly raw or early Darkthrone. Some people dig that kind of sound, I think it worked with Kriegsmaschine's 'Altered State of Divinity'. But rarely (to me) where there actual album that sound doggone awesome raw. I think once Emperor got more established, their recording quality got better and more polished. As this holds true with any black metal bands (with exceptions, of course). I did enjoy the guitar riffs on this LP, it was quite original and brutal riffing just mind-blowing.

Production quality as I stated was raw and the atmosphere was evil as hell. I don't think that they wanted anything other than that. Except for the intro of course. They really have had it in store to the listener. Just raw symphonic black metal all the way through. It was quite entertaining hearing this one. That is, to then follow-up to 'IX Equilibrium'. But this is a great predecessor just the riffs and sound quality are a step-up on that one than this one. But as I say, they're just establishing their sound and experimenting with riffs and overall music. They really got a hold of evil and stayed with it till the end of the album.

I went ahead and bought this album, but it's only for people who value extreme music especially black metal. I used to be apposed to a lot of black metal because it's depressing but it actually gives me a boost hearing something like this. I like the energy and extreme sounds that they dish out. I would have to say this is one of Emperor's better albums though still active maybe they'll surprise us in 2021 and come out with something new. I'm sure the sound quality will be much better than the old but the intensity willl probably still be there. I'm also sure that more bands were influenced by this one than select few others. Hear this one! (Death8699)

(Candlelight Records - 1997)
Score: 84

https://www.facebook.com/emperorofficial

Carnation - Where Death Lies

#FOR FANS OF: Brutal Death
Follow-up from 'Chapel of Abhorrence' and not a bad one to say the least! The music is "B" average in my humble opinion. I just thought that I'd write about the first release to pave way into developing verbiage on their next album here, 'Where Death Lies'. So, songwriting wise they're pretty keen on ingenuity and unique riff-writing. It no longer sounds like Corpsegrinder on vocals, it's sounds more like Alex via Krisiun. But in any case, all of this was worth a listen to or more! I'm happy to say all 9 tracks were good given their reputation on the first one with writing good songs. I think the diversity is here, too.

I like the overall sound to this album, the quality at least. And everything seems to fit well. It isn't all fast it's got the aggression to it, but then again has it's mild pieces as well. But overall, good death metal. Good in the sense of diversifying. I like that about this, it makes it so much more interesting as a listener and fan of their music. I can say that the name of the band is a little atypical for death metal, but ok I get it. So yes, 'Where Death Lies' was actually referred to me by a fellow friend and I pretty much liked it upon my first listen to this. I think their songwriting or riff-writing is all unique. And good leads to say the least.

Production quality was awesome be it that all of the music and vocals were mixed in properly. This album was about long enough (40 minutes) but I would've liked more. That in a sense is alright. I didn't take off points for that fact. But yeah, Carnation has some guitar work that is pretty innovative. The brutality factor is there as well! But about as good as the first release. I'm convinced that listening to it more and more makes me like it even more and more. They have such a way of writing the riffs that are damn cool and interesting. Hearing all of this makes me want to refer others to this album, ABSOLUTELY.

If you've got a listen to on Spotify, I think it's enough to make you want the CD itself. Even if you don't, you can still take a listen and draw your own conclusion about the quality of this release. If not, that's alright. But at least you'd given it a chance. If you've liked it, maybe if you collect CD's you'd want this alongside your collection. I had to get the CD because I though similar of what I thought about the first album. And that was the quality of the riffs and recording. I've much become a fan of this band and I'm looking forward to future releases by them to add to their utmost sense of quality in songwriting. Check it out! (Death8699)


lunedì 3 maggio 2021

Kavrila – Rituals III

#PER CHI AMA: Sludge/Hardcore/Noise
La band di Amburgo chiude il suo cerchio magico con l'uscita della terza opera di una personale trilogia intitolata 'Rituals', I, II e III. A mio parere i tre EP dovrebbero essere ascoltati insieme ed in sequenza temporale, anche se devo ammettere che questo terzo disco è quello più intenso, il meglio riuscito. A stento si riesce a classificare la loro musica e con immenso piacere d'ascolto mi affaccio al loro universo sonoro, un condensato di vari stili che spesso in rete viene imbrigliato, frettolosamente, tra le fila del genere sludge. Nel fantasioso uso delle chitarre che amalgama influenze punk, hard rock e new wave, vi troviamo anche i concetti compositivi dei primi Unwound e un sostrato hardcore alla Coalesce molto evidente. Assieme alle interessanti chitarre e ad un'incalzante presenza ritmica che si trova a suo agio, tra timbriche e costruzioni fantasiose, vicine allo stile dei Fugazi, troviamo un cantato notevole, assai aggressivo ed ossessivo, un attacco sonico di tutto rispetto che mostra una particolare vena d'originalità, devota a certe ruvide cadenze di Helmettiana memoria. Il periodo di riferimento verso la band americana è quello di 'Born Annoying' per quanto riguarda la componente noise, mentre per la tensione contenuta nei brani, il paragone va tra le note di band nervose sullo stile degli RFT, con un'urgenza espressiva drammatica simile ai Treponem Pale di 'Aggravation' nelle parto slow-mid tempo con una predilizione per gli aspetti più nevrotici di certo post punk alla Gang of Four del primo periodo, non di poco conto. Se teniamo conto che il suono non è volutamente così pesante come si usa di solito nello sludge (scelta di produzione vincente sotto tutti i punti di vista), che i brani sono comunque una mazzata nello stomaco dal primo all'ultimo minuto, che vantano una grossa orecchiabilità unita ad un nervosismo latente ed una tendenza al depressivo di moderna scuola black, alla Psychonaut 4, i quattro pezzi di questo 'Rituals III' risultano un collage al fulmicotone di emozioni estreme impressionante. La tensione e l'urgenza espressiva si fanno sentire alla grande, con tutta la potenza necessaria, con un estremismo sonoro controllato e mirato, che rende la band teutonica degna di una credibilità enorme. Un mix sonico che esplora i sentimenti umani dell'angoscia e della rabbia, che difficilmente con una parola si riesce a descrivere. Forse, il modo più giusto per capire il combo tedesco, è quello di osservare le splendide grigie copertine dei loro album, accompagnati dalla loro musica sparata ad alto volume e rigorosamente in solitudine, perchè, per amare opere così introspettive ed estreme, è richiesta un'attenzione particolare. Non siamo di fronte al solito disco sludgecore, hardcore o quant'altro, per ascoltare questo EP serve molta attenzione e un'anima molto ricettiva, il solo inizio, l'evoluzione della composizione ed il grido ripetuto nel finale di "Elysium", il brano che chiude il disco, basta per far capire cosa si nasconde dietro la musica di questo interessante ed originale quartetto. Ascolto consigliato, album splendido. (Bob Stoner)

(Narshardaa Records - 2021)
Voto: 78

https://kavrila.bandcamp.com/album/rituals-iii

giovedì 29 aprile 2021

Pandemia - Riven

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death, Morbid Angel
Ci mancava la clone band dei Morbid Angel, per essere al completo sul carrozzone dei perdenti. Avrete già intuito che non sono del tutto entusiasta di questo lavoro che mi appresto a recensire. I Pandemia vengono dalla Repubblica Ceca e 'Riven' rappresenta la loro terza opera: 33 minuti di scellerati riff schiacciasassi che riprendono a piene mani dal sound bellicoso della band statunitense. Nonostante i numerosi tour, in giro per il mondo con Vader, Kreator, Dimmu Borgir e Sinister, tanto per citarne qualcuno, la band ha scelto da chi copiare spudoratamente: già dai primi minuti di questo lavoro infatti, si nota quanto il sound del quartetto ceco, paghi pesantemente dazio alla band di Trey Azaghtoth e soci. La musica dei nostri, non supportata tra l’altro da una produzione adeguata, è una cavalcata con le chitarre che ripetono pedissequamente gli insegnamenti dei maestri, non raggiungendo ahimè le vette compositive dei mostri sacri. Sfuriate propriamente death si mischiano poi a mid tempos in stile Bolt Thrower, con la voce di Michal che fa il verso al vocalist dei Vader. Fortunatamente il disco dura poco, perchè lungo tutta la sua durata, aleggia un odore di stantio. Nonostante la band sia preparata tecnicamente, nelle note di 'Riven' c’è ben poco da salvare, il disco è noioso, poco ispirato, anzi per nulla. Se avete nostalgia dei Morbid Angel, o siete in crisi d’astinenza da nuovo materiale, un ascolto lo potete anche dare; altrimenti lasciate assolutamente perdere, risparmiando tempo utile a passeggiate all'aria aperta. (Francesco Scarci)

(Metal Age Productions - 2005)
Voto: 50

https://www.facebook.com/Pandemia-333136402563/

Cannibal Corpse - Violence Unimagined

#FOR FANS OF: Brutal Death
I checked out a few tracks on here and it got me curious.Upon official release in the states, I downloaded the whole album on Spotify. I was really impressed so I went ahead and bought the CD. I thought that the riffs were really solid and now entire Rutan and exit O'brien. I think it was a good move for the band though I was a fan of O'brien's guitar playing. The solos on here weren't their greatest, but Barrett was still solid. The whole band was responsible for the songwriting which of whom were the ones that performed the best on here. I thought that Corpsegrinder was solid too, but it's a lot less screaming.

All the tracks to me were interesting and catchy. They're still tuned down to B-flat creating that real low sound guitar/bass wise. I thought they were heavy as f***. Everything seemed to flow rampantly and overall, I thought their best since 'Gallery of Suicide' and 'A Skeletal Domain'. 'Red Before Black' was also solid but I just liked this more. I thought that they put together a lot of their talent on here and it really showed overall. The music videos were also pretty vile, but it's Cannibal Corpse, what do you expect?! The sound quality on here is top notch as well. Overall, definitely an A-.

There wasn't anything on here that was half-assed or done without precision. I felt all 42 minutes of this was exceptional. And the production sound was right on there. Yeah, they also don't sing about religion or politics but gore?! In that respect, controversial. Some of their lyrics were banned in foreign countries. Not for this album (that I know of) but if they haven't seen the lyric sheet, they might as well. Nevertheless, we still have their music down. And if Rutan stays with the band for succeeding releases, he'll be damn well as good as he is on here! As long as they continue to come together on the songwriting, they continue to have a long career (as they already have!).

As I said, I was curious to see if this was more solid or about equal to 'Red Before Black' upon a couple of tracks that were singles, I found that I like this one more. Am I saying flat out buy the CD? No! But if you give this a chance, you'll hear that the riffs are more solid on here than they are on previous recordings. And Corpsegrinder tells interviewers too that it was a one-in-a-million chance that he'd fit in a band which he always wanted to ignoring schoolwork to perform in a band which was his passion. That's brought him today with numerous releases on Cannibal Corpse albums since early on. His message though: "stay in school." And 'Violence Unimagined' is a boon to their discography! (Death8699)

(Metal Blade Records - 2021)
Score: 80

http://www.cannibalcorpse.net/

Allhelluja - Inferno Museum

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death'n'Roll
Gli Allhelluja rappresentano l’imprevedibile collaborazione tra Jacob Bredahl (vocals dei danesi Hatesphere) e il batterista Stefano Longhi proprietario della Scarlet Records. Premesso che questo 'Inferno Museum' non ha nulla a che fare con il death/thrash proposto dalla band del cantante scandinavo, vi dico subito che è stato registrato ai GB Studios di Milano e masterizzato presso gli illustri Cutting Room Studios di Stoccolma (Rammstein, In Flames). L’album è liricamente ispirato al libro di Derek Reymond “Dead Man Upright/Il Museo dell’Inferno” (un masterpiece su uno “psycho-sex” serial killer). Le dieci tracce possono essere accostabili ad un perfetto mix tra i lavori degli Entombed più death’n roll oriented, con il feeling sporco dei Motorhead, il tutto coniugato al groove dei finlandesi Mind Riot (autori dell’ottimo 'Peak'), e miscelato col flavour stoner tipico degli statunitensi Kyuss. Un ascolto più approfondito del disco aggiunge poi altre influenze alle suddette: “Miss M” e "Inferno Museum" mi hanno richiamato alla mente un certo feeling alla The Doors per il suo incedere ipnotico a tratti psichedelico. Qua e là sono udibili passaggi accostabili agli Stone Temple Pilots, ma tante altre contaminazioni sono presenti in questo piacevole lavoro, che rappresenta forse, una sorta di omaggio ai mai dimenticati anni settanta. La voce di Jacob è sicuramente più godibile quando assume toni rockeggianti piuttosto che la tipica timbrica death metal. Mi è sembrato addirittura di sentir cantare il frontman degli australiani Jet (quelli di “Are You Gonna be my Girl”, per intenderci). Gli episodi migliori del disco sono le due tracce in apertura “A Perfect Man” e “Your Saviour is Here” oltre alla già menzionata title track che sanciscono definitivamente quanto questo disco sia puro rock’n’roll. (Francesco Scarci)