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giovedì 29 aprile 2021

Allhelluja - Inferno Museum

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death'n'Roll
Gli Allhelluja rappresentano l’imprevedibile collaborazione tra Jacob Bredahl (vocals dei danesi Hatesphere) e il batterista Stefano Longhi proprietario della Scarlet Records. Premesso che questo 'Inferno Museum' non ha nulla a che fare con il death/thrash proposto dalla band del cantante scandinavo, vi dico subito che è stato registrato ai GB Studios di Milano e masterizzato presso gli illustri Cutting Room Studios di Stoccolma (Rammstein, In Flames). L’album è liricamente ispirato al libro di Derek Reymond “Dead Man Upright/Il Museo dell’Inferno” (un masterpiece su uno “psycho-sex” serial killer). Le dieci tracce possono essere accostabili ad un perfetto mix tra i lavori degli Entombed più death’n roll oriented, con il feeling sporco dei Motorhead, il tutto coniugato al groove dei finlandesi Mind Riot (autori dell’ottimo 'Peak'), e miscelato col flavour stoner tipico degli statunitensi Kyuss. Un ascolto più approfondito del disco aggiunge poi altre influenze alle suddette: “Miss M” e "Inferno Museum" mi hanno richiamato alla mente un certo feeling alla The Doors per il suo incedere ipnotico a tratti psichedelico. Qua e là sono udibili passaggi accostabili agli Stone Temple Pilots, ma tante altre contaminazioni sono presenti in questo piacevole lavoro, che rappresenta forse, una sorta di omaggio ai mai dimenticati anni settanta. La voce di Jacob è sicuramente più godibile quando assume toni rockeggianti piuttosto che la tipica timbrica death metal. Mi è sembrato addirittura di sentir cantare il frontman degli australiani Jet (quelli di “Are You Gonna be my Girl”, per intenderci). Gli episodi migliori del disco sono le due tracce in apertura “A Perfect Man” e “Your Saviour is Here” oltre alla già menzionata title track che sanciscono definitivamente quanto questo disco sia puro rock’n’roll. (Francesco Scarci)