#PER CHI AMA: Indie/Folk/Rock |
Come anticipato nella recensione dei Rosario di qualche settimana fa, la zona di Montagnana (PD) dimostra la sua vitalità con un'altra band prodotta dalla In the Bottle Records. Questa volta parliamo dei THE GREAT NORTHERN X (TGNX), quartetto che nasce nel 2009 dalla fusione degli Art of Wind (progetto solista di Marco Degli Esposti) e Flap (trio strumentale post-rock). La band veneta è alla seconda fatica e rimane fedele al suo sound post folk, sospeso tra sonorità pop e rock con quell'atmosfera che qualche anno fa qualcuno avrebbe definito indie. La qualità audio dell'album è buona e adatta al genere, qui suoni moderni o super compressi non troverebbero spazio e farebbero a pugni con il sound semplice e spontaneo dell'ensemble patavino. Il vocalist ha un timbro che ricorda il cantante dei The Connels, band famosa negli anni novanta per il singolo "'74, '75". Una timbrica molto particolare che risulta facilmente riconoscibile tra tante e può essere quindi un valore aggiunto. L'album apre con "Skunk", brano caratterizzato da riff di chitarra e ritmica incalzante, tenuti insieme dal cantato che si posa sopra leggero e aggraziato, quasi a smussare le note graffianti degli strumenti. Tre minuti scarsi per concentrare il più possibile le sensazioni ed evitare di disperderle in una brano più lungo che avrebbe richiesto l'introduzione di altri arrangiamenti. "Machine Gun Stars" è una suadente ballata, dove le sonorità post rock hanno maggior voce in capitolo, i riff si arricchiscono di riverbero/delay che regalano spazialità, respiro e una nota nostalgica. Il brano è di per sé ben strutturato, nei quasi sei minuti si alternano varie strutture, anche se il fraseggio principale richiama alla memoria melodia già sentite. Comunque poco male, l'atmosfera tiene unito il tutto, rendendo piacevole ogni battuta. "Dead Caravan" cambia le carte in tavola e si veste con un sontuoso abito rock finemente rifinito di cattiveria e rabbia. Le chitarre trascinano la band, iniettando adrenalina nelle vene della sezione ritmica che coglie l'occasione per togliersi un po' di polvere da dosso. Il basso diventa pulsante e la batteria scandisce ossessivamente il tempo, spingendo anche il cantato ad adattarsi e sporcarsi le corde vocali. Un breve assolo dissonante aumenta la sensazione di ansia che pervade il brano. Bravi i nostri TGNX, se l'album avesse seguito più il filo conduttore di quest'ultima song, avrebbe fatto breccia anche nei cuori dei rockettari che di solito snobbano contaminazioni folk e post-qualcosa. Ma poi dopo tutto, ha davvero importanza? (Michele Montanari)
(In the Bottle Records - 2014)
Voto: 70