#PER CHI AMA: Post Metal/Sludge, Cult of Luna |
Si presentano con un umile prodotto completamente confezionato in casa, grafica sobria e minimale, un gradevole rivestimento in cartoncino ripiegato su se stesso, ma i John The Void sono un gruppo da vedere live più che da ascoltare su disco. Riffoni prolissi, ritmi lenti e cadenzati, saturazione sonora, il quintetto di Pordenone propone, come sempre accade nel nostro mesto Paese, musica che vide i suoi anni migliori qualche lustro addietro. Ciò che rende il tutto piacevole tuttavia, tralasciando quell'alone di già sentito, è l'utilizzo dell'elettronica tramite synth e campionatori, nulla di eclatante o di mai affrontato, ma sicuramente di rilievo rispetto a diverse altre band nostrane alle prese con lo stesso genere. Detto ciò, il tutto scorre altalenandosi tra divagazioni dal sapore electro-ambient, enormi muri sonori al limite del doom ("The Reversionist"), immancabili picchiate volumetriche e smarcamenti acustici (la cui summa è rappresentata da "Quiescence". Le composizioni, nonostante riescano tranquillamente a superare il classico scoglio della noia o l'eccessiva ripetitività a livello ritmico, non spiccano per originalità, strizzando l'occhiolino qua e là a Cult of Luna o Isis, e vedono il loro punto di forza nelle parti meno violente, ove la calibrata effettistica riesce ad elaborare piacevoli sonorità. La mia valutazione finale considera comunque 'John the Void' un buon lavoro, onesto e non pretenzioso, che speriamo costituisca, per il futuro dei nostri, un saldo punto di partenza da cui potersi migliorare, uscendo dai rigidi e già calcati schemi compositivi del post-sludge. (Kent)
(Self - 2014)
Voto: 65