#PER CHI AMA: Post Metal strumentale, Russian Circle |
Quando ascolti una band come i Deaf Eyes e non sai praticamente nulla di loro, ti immagini dei tetri figuri che compongono i loro devastanti riff in un desolato villaggio del nord Europa, oppure da una tetra metropoli di un paese non identificato. Poi cerchi e scopri che sono di Pistoia e allora sorridi pensando ai quei soliti che affermano che la nostra scena tricolore è sterile e desolata. Ma andate a farvi curare e smettetela di ascoltare sempre le solite band conosciute. I quattro alchimisti non sono altro che gli Incoming Cerebral Overdrive, band di rilievo nella scena prog-metal che hanno partorito questo progetto strumentale nel 2013 e un anno dopo escono con questo album, distribuito in un bel digisleeve rosso sangue. I brani contenuti sono otto e vi trasporteranno nelle profondità sludge/post metal strumentale con grosse venature psichedeliche, facendo l'occhiolino ai Pelican, ma dimostrando una maturità artistica invidiabile. Colpisce immediatamente la qualità del lavoro fatto in studio, suoni perfetti, con un mixaggio e un mastering che hanno rifinito un disco che si fa ascoltare e godere dall'inizio alla fine. "Black Canvas" inizia di petto, senza nessuna intro, ma subito con una tempesta di riff che vi stamperanno addosso un sorriso inebetito. Un muro grosso, potente e ricco di sfumature fatto di chitarre, basso e batteria che avanzano imperterrite e la cui profondità creerà un'atmosfera onirica intorno a voi, rischiando di rimanerne intrappolati a lungo. La dinamicità del brano non fa rimpiangere il cantato, poiché tutta la vostra attenzione sarà concentrata sugli arrangiamenti che molto spesso sconfinano in territori math. Esattamente a metà traccia avrete un break che verrà subito rimpiazzato dal tema principale del brano mentre lontano si scorgono dei leggeri tappeti analogici prodotti da un sintetizzatore. "Red Desert Lullaby" ha un'altra identità: ritmo cupo fatto di timpano e tom che richiamano antiche ballate tribali, mentre le chitarre uniscono riff tenebrosi ad assoli acuti, torcendo i vostri nervi e avvelenando le sinapsi. Un trip che non cala mai di tono, probabilmente in alcuni punti molto simile a Russian Circle e affini, ma dopotutto i Deaf Eyes si muovono in questo ambito. Chiudiamo con "The Withered", cavalcata impetuosa introdotta da suoni ambient che sembrano echi spaziali, segnali da altri mondi che cercano il contatto con civiltà lontane. Il basso spinge e rinforza a dovere la sezione delle chitarre e il batterista da libero sfogo alle sue più recondite ossessioni ritmiche. Anche in questo caso l'essenza post-metal del quartetto pistoiese esce appieno, regalando profondità al brano, alternando riff stoppati a open-chords. Non si sa se gli Incoming Cerebral Overdrive produrranno ancora sotto questo nome, ma sicuramente ci sentiremo meno laconici se questo permetterà l'ascesa dei Deaf Eyes. Questa loro opera prima è da avere, ascoltare e vivere, assolutamente. (Michele Montanari)
(Argonauta Records - 2014)
Voto: 90