#PER CHI AMA: Gothic Rock |
L'affaticato intrecciarsi di efferate orchestrazioni gonfie di pathos e un drum n' bass drammaturgico proposto nella programmatica "Never Go Back" in apertura, sintetizza appropriatamente intenti e conclusioni evolutive di un album progettualmente confuso e straordinariamente povero di idee. Al di là dei pochi, maldestri tentativi di ricontestualizzazione (nell'epocale "Bring me to Life", ora dotata di una base elettronica che pare scritta da Michael Cretu in persona, ci si limita a rimuovere maldestramente il controcanto rap. Perché poi? A voi dispiaceva così tanto?), piuttosto che usare l'orchestra per fare quelle cose per le quali di solito ci si procura un'orchestra, per esempio esplorare un po' la dinamica verticale delle armonizzazioni (canzoni come "Going Under" avrebbero in questo senso un potenziale vertiginoso), si preferisce attenuare tutto e limitarsi conferire preminenza alle evoluzioni ipereuclidee dei vocalismi (sovente troppo) Turuniani di A-L (la scialba "Hi-Lo" o "Lacrymosa"). "Imaginary" è pasticciata fin oltre l'orizzonte variopinto del ridicolo e, sempre a proposito di ridicolo, l'inedita "Imperfection" sembra scritta da Janet Jackson. La creatività della band che ha (forse involontariamente) riscritto l'estetica del nu-goth appare sempre più evanescente, e la band medesima sembra più interessata a dollarose reunion e a fluttuare nell'iperuranio dorato delle band-ahimè-diventate-troppo-famose-troppo-presto-per-combinare-qualcosa-di-diverso-da-un-bell-accidente-di-niente, che a suonare per davvero. (Alberto Calorosi)
(Sony Music - 2017)
Voto: 45
http://www.evanescence.com/
Voto: 45
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