#PER CHI AMA: Ethereal Funeral Doom, Decoryah |
Più di vent'anni fa, venni ammaliato dalla musica di una band finlandese, autrice di due splendidi album e due EP; dopo il 1997 se ne persero ahimè definitivamente le tracce. Sto parlando dei Decoryah, un quartetto dedito ad un doom etereo, la cui impronta sonora ho ritrovato quando, per la prima volta, ho ascoltato l'album omonimo dei Wyrding. Non è il solito funeral doom quello che scorre nelle tracce di questo disco omonimo, c'è quasi qualcosa di ultraterreno che permea le song del quintetto del Wisconsin. Si percepisce nelle soavi melodie della opening track, "Poltergeist", cosi intrise di straziante malinconia, che lascia però intravedere un filo di speranza. La musica dei nostri è lenta, vibrante e solenne grazie ad un certo approccio corale che mette quasi in soggezione, come se stessimo entrando in chiesa e ci costringessimo al silenzio per non offendere chi è in preghiera. Tuttavia, lo psicotico video disponibile sul sito bandcamp dell'ensemble statunitense, non rende giustizia alle mie parole, dal momento che rischia di inquadrare erroneamente il quintetto come una black metal band. Per fortuna, ci pensa la poesia di "Longin's End" a palesare le qualità assolute dei Wyrding attraverso dilatati suoni doom e ispirate atmosfere decadenti. C'è gran poco nella musica dei Wyrding di quella matrice funeral che siamo soliti recensire su queste stesse pagine. I brani dei cinque di Antigo seguono la spiccata umoralità della band, senza seguire le regole definite impartite dal genere. La sensazione è, ascoltando la seguente "False Concept of Voyage" e in generale tutte le tracce ivi contenute, che i nostri si muovano senza schemi predefiniti, lasciandosi puramente guidare dall'istinto, da una emotività tangibile che qui fluisce tra anfratti oscuri in cui si insinuano le splendide e lamentose vocals di Troy, le suggestive linee di chitarra di Kyle e le introspettive keys di Bret (che si diletta anche nell'uso dell'organo), in un ritualistico lavoro senza tempo che trova la massima espressione in qualche assolo di chitarra (penso a "Ahold A Wren") che mi lascia senza fiato. Drammatici, eleganti e deprimenti, è difficile trovare aspetti ottimistici in un lavoro dai simili connotati; forse solo l'inedito artwork bianco, potrebbe smuovere pensieri positivi in un tale contesto liturgico, come il devastante strazio interiore che captiamo durante l'ascolto di "Impression II". Quello dei Wyrding è un album bellissimo, che implica un ascolto impegnato e impegnativo: in "Agony In Being I" ad esempio, collidono con il funeral semiacustico della band, altri due generi cosi diversi tra loro, il noise e il neofolk, in una traccia sicuramente più sperimentale, ma che innalza ulteriormente il livello di difficoltà nell'approcciare questo disco, lasciandoci in balia della conclusiva "Agony In Being II". Si tratta del pezzo più lungo del lp, e quello certamente più oscuro (non fosse altro per l'utilizzo del growling) sebbene interamente acustico, le cui ambientazioni dark doom raggiungono qui massimi livelli di delirante follia, in grado di condurci nell'abisso più profondo della coscienza umana. Incredibili, davvero! (Francesco Scarci)
(Small Doses - 2015)
Voto: 85
http://wyrdingtheband.com/releases
Voto: 85
http://wyrdingtheband.com/releases