#PER CHI AMA: Ambient/Post Rock |
È una notte fatta di luna che si accontenta del suo ponente. È una notte rotta dal sussurro del vento. È un buio che si fregia del satellite sempre vivo in un imbrunire primaverile. È una premessa che giunta l'ora, sposta l'attenzione sugli ungheresi Musicformessier (inequivocabile il tributo all'astronomo francese Charles Messier, anche per quanto riguarda i titoli dei brani che richiamano i nomi delle stelle che compongono l'ammasso stellare delle Pleiadi). Non vi chiedo alcuna cordata d'insieme. Piuttosto vi invito a disgregare i vostri ascolti condivisi. Ora. Se avrete ascoltato il mio consiglio, sarete pronti a salire su questo velivolo spaziale. L'intro siderale è affidato a "Pleione". La seconda traccia suona come miele che cola su pane caldo nero tostato. "Maia". Dopo avere mangiato, preparatevi a sentire i vostri sensi scossi in una centrifuga di arancia, limone, zenzero e disinteresse. Lasciate che la musica faccia da padrone. Mentre siete ancora predati dalle nuvole agrumate, lasciatevi trasformare in ritmo ripetuto e ipnotico. "Elettra". Occhi serrati. Sensi all'erta e graffi acustici. Il trapasso non è così lontano. "Merope" è vitale, suonata con dita che si sentono scorrere sul metallo della chitarra, è carnale senza chiedere piacere. Diversa è invece l'impronta di "Atlas". Subliminale. Secca. Virtuosa. Pretenziosa. Per lasciare alla vita gli intenti, aspetto "Taygeta", "Alcyone" e "Celeano". Tre pezzi, tre. Suadenti. Graffianti l'estro subliminale dell'anima. Intensamente strumentali. 'The Pleiades' chiude con il duo costituito dal post rock di "Asterope" e dall'enigmatica "Pleiadians". L'ultimo brano, ove le note di speranza sono ormai assenti. Chiudo gli occhi. Apro l'anima. Abbandono la terra. Lievito. Sublimo la musica trasformandola in suoni puri. Chiudo l'album senza accorgermi che ho veleggiato tra ossigeno e suono, immersa in un oblioso ambient celestiale che mai mi ha fatto pensare. Voto? Il più alto! (Silvia Comencini)
(UAE Records - 2015)
Voto: 90