|
#PER CHI AMA: Sludge/Post Metal, Baroness, Voivod, Mastodon |
I Varego sono una band centrata e convinta delle proprie idee, non scendono a compromessi se non a quelli di fare esattamente ciò che l’anima comanda. 'Epoch' trasuda passione e amore quasi paterno, un disco fortemente voluto e con alle spalle un grosso lavoro. La copertina parla chiaro, una maschera di pietra, probabilmente un idolo pagano, affiancato dalla dea dell’oscurità e dalla dea della luce con due mezzelune come orecchini. Un altare votivo, una nicchia a cui inginocchiarsi e invocare la grazia e la potenza del dio del metal, la cui forza scorre vigorosa nelle vene dei Varego. Non solo di misticismo vive 'Epoch', bensì anche di potenti assalti ferrosi e taglienti, come l’apertura di “Alpha Tauri” che rompe l’iniziale intro incantato, comunque dotato di una vena oscura. Si tratta di un impeto di una legione di guerrieri a cavallo contro un esercito di orchi sanguinari. Mentre la battaglia infuria tra fangosi riffoni sludge e ostili ambientazioni psichedeliche, una voce si staglia su tutti i combattenti enunciando formule magiche con voce piena, un’invocazione a dei pagani per propiziare la vittoria. A seguire, oltre ad una vallata piena di cadaveri di guerrieri, orchi e cavalli accatastati uno sopra l’altro, arriviamo al pezzo più rappresentativo del disco, “Phantasma”. Di nuovo la chitarra di Gero introduce con note maligne ad un’ambientazione dal sapore antico e macabro, come un assalto di un vascello pirata ad un mercantile pieno d’oro: coltelli tra i denti, vecchi archibugi e palle di cannone. La ciurma di bucanieri si lancia sulle vittime impotenti trucidando, saccheggiando e distruggendo. Dietro rimane solo una scia di sangue e l’eco delle grida di terrore. Una volta che il bottino è stato conquistato, si cancellano le prove incendiando quella che oramai è solo una grande pira funeraria destinata a vagare per gli oceani senza meta alcuna, per l'eternità. Fortunatamente noi invece possiamo veleggiare alla terza traccia “Flying King”, pezzo in cui l’influenza dei Mastodon e dei Baroness (e Voivod/ndr) si rende più evidente e completa piacevolmente gli scenari oscuri fin qui descritti. La distorsione esce dagli auricolari come onde dell’oceano che si infrangono sulla spiaggia, cadenzate ed inesorabili, accompagnate da una voce a tratti supplichevole, a tratti decisa e potente ma sempre con una presente aura mistica e sacrale. Una voce robotica affogata in un tappeto di noise drone ci trasporta alla seconda parte del disco, forse più sperimentale della prima parte. Dopo “Cosmic Dome” troviamo “Swarms”, personalmente il mio pezzo preferito del disco, una song originale e compatta, che può considerarsi come la summa del Varego pensiero, che ben rappresenta tutte le caratteristiche della band. La voce dello stregone continua imperterrita a lanciare anatemi, che si concretizzano in bordate sludge e ritmiche cadenzate adornate da arpeggi distorti e distrutti. Il culmine lo si raggiunge nell’ultimo minuto col rilascio di una tensione che cozza con il resto del pezzo dotato di un carattere visionario, etero e quasi rassicurante, da pelle d’oca. 'Epoch' termina con un commiato violentissimo, come se tutto il disco implodesse su quest'ultimo rabbioso “Dominion”. Quando il lettore si blocca la sensazione è quella di aver viaggiato nel tempo, partecipato ad eventi fantastici mai accaduti, aver battagliato, navigato per mare, aver impersonato divinità dimenticate e soprattutto essere tornati alla realtà sani e salvi, poter ricordare e trasmettere l’esperienza vissuta. (Matteo Baldi)