Cerca nel blog

giovedì 29 agosto 2024

Midnight Odyssey - Closer to The Sky

#FOR FANS OF: Atmospheric Black
The Australian project Midnight Odyssey is, for sure, one of the most respected projects in the atmospheric black metal scene. Dis Pater’s solo project has a unique approach to the genre, achieving an admirable masterfulness when we talk about creating captivating atmospheres. The project was founded back in 2007 and since then, Midnight Odyssey has released a good number of albums, showing that Dis Pater has never run out of ideas. Apart from the strong atmospheric approach, another characteristic of this project, has been that the compositions, and as a result, the albums themselves, are very long. This aspect has delighted some of his fans, while other fans of the genre complained that some albums could sound more focused if the length of the tracks would be shorter. Although I personally prefer shorter albums, I can’t deny the fact that I have enjoyed vastly lengthy albums like 'Shards of Silver Fade', for example. In any case, when Dis Pater has reduced a bit the length and has gone straight to the point, the result has been absolutely phenomenal. 'Biolume Part 1- In Tartarean Chains' was a clear example of it. Don’t get me wrong, the songs continue to be long, and the album lasts an hour, but in contrast to other lengthier albums, that opus can more easily be enjoyed if you are not a die-hard fan.
 
Taking into account the issue of the length, I was very curious to check out Midnight Odyssey’s latest output, an EP entitled 'Closer to the Sky'. This new opus contains four tracks and lasts less than 35 minutes. I can safely say that any fan of the project will be exultant with the result. These four tracks contain all the characteristics that have made this project so loved. Each song has its own personality and specific details. The EP opener, "Souls Left Wandering", is the heaviest track of the EP. The composition sounds powerful as it combines some tempo changes in a masterful way. The keys play an important role as always, but they share the job with the guitars and the always present powerful vocals of Dis Pater. If someone is a newcomer to the project’s music, this piece would be a nice one to discover what it can offer. The solemn ambience, a characteristic of Midnight Odyssey, becomes even more magnificent in the following track, entitled "Lightning Fall". Just listen to the intro, and you will immediately feel mesmerized by the grandeur of Dis Pater’s talent with the keyboards. As majesty domains the full track, the pace is slower, but I can assure that you won’t get bored if you like this kind of music. "Closer to The Sky" is another beautiful composition which includes the already known clean vocals of Dis Pater, which I personally enjoy quite a lot. The work behind to create delicate and beautiful melodies is excellent as always. If I should complain about something, I would maybe mention that a heavier track would have been a good idea, based on the fact that the last track, entitled "Awakening", is a pure ambient one. If you want to achieve a perfect balance between the more aggressive compositions and the most atmospheric ones, it would have been a good idea to include a track with a more vivid pace.
 
All in all, and even taking into consideration this minor complaint, 'Closer to the Sky' is an excellent work by Midnight Odyssey. The achieved quality creating captivating atmospheres is top-notch again, and I am sure that it will please the fans of the genre. (Alain González Artola)
 
(I, Voidhanger - 2024)
Score: 85
 

Love Lies Bleeding - Ex Nihilo

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine   
#PER CHI AMA: Symph Black
Ex nihilo nihil fit... A parere dell’etichetta, il genere praticato dai francesi Love Lies Bleeding andrebbe catalogato come black metal sinfonico. Effettivamente, le tastiere disegnano in taluni, brevi passaggi, trame melodiche dal sapore classicheggiante, ma esse lasciano immediatamente il posto all’infuriare della batteria e alle sventagliate di chitarra, a cui il black metal ci ha abituati. E queste cacofonie finiscono col risultare stucchevoli. Qualcuno forse giudicherà i brani di 'Ex Nihilo' dei capolavori di oscurità. Tutto può essere e i gusti non si discutono. Rimane il fatto, che certi concetti musicali sono già stati espressi, anni fa, da Emperor e Limbonic Art. Chi desidera riassaporare quel genere di sonorità e di atmosfere, non sarà certo deluso dall'album dei Love Lies Bleeding.

The Pit Tips

Francesco Scarci

Axamenta - Spines
Dawn Treader - Bloom & Decay
Fleshgod Apocalypse - Opera

---
Death8699

Children of Bodom - Follow The Reaper
Dark Tranquillity - Endtime Signals
Draconian - A Rose For The Apocalypse

---
Alain González Artola

Ornamentos del Miedo - Escapando a Través de la Tierra
Dödsrit - Nocturnal Will
Lunar Spells - Sacraments of Necromantical Empires


Divercia - Modus Operandi

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine    
#PER CHI AMA: Melo Death
La Finlandia è da sempre una fucina di gruppi dotati di talento. Vogliamo citarne alcuni? Finntroll, Amorphis, Lost in Tears e Throes Of Dawn. A cui avremmo potuto aggiungere anche il sestetto dei Divercia (ex Lost In Twilight), se non si fossero sciolti prematuramente. Benissimo fece la Hammerheart a produrre 'Modus Operandi'. Album come questo, pur senza far gridare al miracolo, restituiscono fiducia nelle capacità di rigenerazione del metal. La via percorsa dalla band non è quella della sperimentazione, ed è plausibile ritenere che non rientrasse fra gli scopi dei Divercia quello di essere degli innovatori. Rimane il fatto che la buona musica, anche se non è innovativa, è pur sempre piacevole da ascoltare. E i nostri finlandesi riuscirono effettivamente a disegnare delle gradevoli trame melodiche. Non tutti, chiaramente, potranno gradire l’impostazione vocale di Jyri Aarniva, dalle tonalità marcatamente soft, fin troppo sommesse. È fuori di dubbio che un’interpretazione più energica avrebbe dato migliori risultati. Provate a pensare a una via di mezzo tra la timbrica pulita di Aaron (My Dying Bride) e Phred (Jack Frost), e avrete un’idea dello stile di Jyri. Francamente, sembra che canti in stato di trance ipnotica. Alla musica dei Divercia non fanno difetto né la melodia, merito delle tastiere, né la potenza. Pur raccomandandovi di saggiare preliminarmente l’album, sento di poterne consigliare l’ascolto.

(Hammerheart Records - 2002)
Voto: 72

https://www.metal-archives.com/bands/Divercia/2536

mercoledì 28 agosto 2024

Eventide - Waterline

#PER CHI AMA: Experimental Sounds
Gli Eventide sono una costola che si è staccata del gruppo francese degli Epitaphe, o come da loro stessa ammissione, un'evoluzione sonora verso altri lidi musicali, territori che con la band madre non potevano essere evidentemente raggiunti, visto il genere prog, doom, atmospheric black metal trattato. Qui siamo di fronte a una naturale svolta verso l'ambient, il drone, con aperture al dark/jazz e una palese attitudine compositiva che ama le lunghe distanze, come se i brani fossero piccole colonne sonore. Si toglie spazio al ritmo, le chitarre diventano eteree, lisergiche, in funzione della ricerca atmosferica, in un'esplorazione che si avvale anche dell'aspetto sperimentale del jazz, e del suono del sax, che si mette sempre in buona luce in contesti simili. I 15 minuti di "Eventide", si aprono con aria mistico/ipnotica di casa Brendan Perry, con un cantato ancestrale (che è peraltro l'unico presente nell'album), per diventare in seguito un omaggio alle soundtrack degli Ulver, e alle lunghe sperimentazioni e libere improvvisazioni d'insieme. Si muove come una lunga intro dal suono d'ambiente, misteriosa e intensa. Il brano successivo, la titletrack "Waterline", l'unica a esser stata registrata in studio (il resto è tutto live), spiazza un po' l'ascoltatore con il suo mood virato a certe forme, almeno nella sua prima parte, lounge/ambient/jazz (ma prendete con le pinze questa definizione), e un ingresso di batteria che ricorda alcune cose più orecchiabili, e a mio modesto parere discutibili, sempre degli ultimi Ulver. Un brano che non spinge in realtà così tanto verso la sperimentazione, e che non aggiunge molto al già sentito in questi ambienti, e che sembra altresì adagiato su standard usuali, anche se mostra una buona coda finale. L'arrivo di "Adrift", è la cosa più disattesa, per quello che fin qui la band di Grenoble ci aveva fatto sentire. Si tratta infatti di un pezzo breve, di circa due minuti e mezzo, che si sorregge su note pizzicate di piano e acquisisce, per certi aspetti ipnotici, atmosfere eteree di matrice celtica, create dall'arpa splendida di Alan Stivell, che lo renderanno alla fine magico e assai intrigante, simbolo di una piena e raggiunta maturità compositiva. L'opera si chiude con la lunghissima "Sphere", che parte tra rumori in sordina e un sax in sottofondo, che mi ricorda le cose fatte dai Londinesi Lowering (non gli omonimi newyorkesi) in una versione più noise e underground, affidati però a una veste più ansiogena, strumentale e minimale del Dale Cooper Quartet and the Dictaphones. In definitiva, 'Waterline' si configura come un bel disco, sicuramente di transizione, che apre a un nuovo futuro per questi musicisti, un evidente distacco totale dalle belle cose fatte in passato con gli Epitaphe. Un nuovo tassello che va ad ampliare ulteriormente il già prolifico roster del multi artistico collettivo Eptagon di Grenoble. (Bob Stoner)

Ophiolatry - Anti-Evangelistic Process

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine   
#PER CHI AMA: Brutal Death
Il primo album dei brasiliani Ophiolatry reca in copertina un’immagine blasfema. A essere oltraggiata, è una figura sacra ai seguaci della religione cristiana. Mai una volta che i nichilisti se la prendano con Maometto. Sarà perché gli islamici non porgono l’altra guancia. I sedicenti Übermenschen che infestano la scena metal preferiscono, evidentemente, accanirsi su chi non reagisce. Ma veniamo al contenuto musicale del cd di questo quartetto di San Paolo. Avete presente i Belphegor, vero? Ecco, il genere è quello, una sarabanda infernale (aggettivo quanto mai appropriato) con i brani che si susseguono rapidi, brutali, piallanti, travolgendo tutto quanto gli si pari davanti, con la loro furia, senza presentare variazioni significative. Tutto chiaro no?
 
(Evil Vengeance Records/Vale do Caos Records – 2002/2020)
Voto: 60
 

Bloodshed - Inhabitants of Dis

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Black/Death
Avevo espresso un giudizio positivo in merito al loro mcd 'Skullkrusher', e ora, in occasione dell’uscita di questo full length, torno a spendere parole di apprezzamento nei confronti della death metal band svedese. Sì, perché questo album ha almeno due pregi: pur essendo parecchio violento, non lo è in modo caotico; inoltre, nel suo insieme riesce a non essere tedioso, ciò grazie al fatto che i Bloodshed hanno saputo diversificare i brani, anziché sfornare un blocco monolitico. Le prime tre canzoni sono delle belle mazzate, veloci (anche nella durata) e spietate, poi, per fortuna, l’arpeggio di chitarra di "Release" restituisce un filo d’ossigeno all’ascoltatore stremato. Con "Dark Trace" la furia devastatrice riprende il sopravvento. "Kiss of Cruelty" è un brano potente e articolato, con indovinati cambi di velocità. "Blood Music" è un efficace mid-tempo che contribuisce a variare il menù. La strumentale "Deceit" lascia spazio alla cupa "City of Dis", introdotta da un riff granitico. Chiude degnamente l’album l’ottima "Psychosomatic Revelation". Accade di frequente di imbattersi in cd black brutali dal profilo musicale desolatamente piatto. Non è il caso di 'Inhabitants of Dis', un album che vi consiglio di non trascurare.

martedì 27 agosto 2024

Still Wave – A Broken Heart Makes an Inner Constellation

#PER CHI AMA: Shoegaze/Dark/Gothic
I romani Still Wave, sono una super band, formata da membri di Aetheris, Aborym, Rome in Monochrome e Blackosphere, che si presentano all'esordio con un album uscito sotto le ali protettive dell'etichetta italiana These Hands Melt. Il progetto nasce chiaramente con l'intento di partorire musica sulla scia di band cardine, come i Katatonia, e quindi con la tipica malinconia dilagante tra le tracce, lasciandosi tentare anche da vie decisamente più morbide e melodiche, cosa che a suo tempo, mise in luce ma anche in difficoltà artistica, band blasonate come i Paradise Lost. Unire doom, black metal e gothic, non è certo una novità, ma quando il cantato esce dal seminato e in parte, fa pensare ai primi Editors, presumo che un attimo di sconcerto sia d'obbligo. La cosa potrebbe anche spaventare al primo ascolto, ma in un album dove la ricerca della melodia è prioritaria, a un ascolto più approfondito, ci si accorge invece che la scelta stilistica in questione non è poi così fuori luogo e che la presenza dei pochi cantati violenti, non avrebbe fatto la differenza anche se fossero stati in numero maggiore. Certo, la voce di Valerio Graneri, che milita nei Rome in Monochrome, è caratterizzante e orbita attorno ai circuiti più darkwave/neofolk, e mostra una tonalità che si pone a metà strada tra Tom Smith epoca 'Munich', e uno stile personale che lo contraddistingue chiaramente, da ricercare a mio parere, nel cantato dei primi due album degli In the Woods, con un'interpretazione vocale sempre sopra le righe, raffinata e ricercata. La sua presenza fa roteare il suono della band attorno alle atmosfere della sua prima band d'appartenenza, anche se gli Still Wave ne ampliano la rosa di suoni e mostrano più varietà compositiva. Ad esempio in "Near Distant" (canzone simbolo del disco per il sottoscritto), la voce nella sua veste pulita si presenta in termini tanto squisiti, da renderla, nel ritornello, un brano praticamente perfetto, un pezzo che al quinto minuto circa, subisce un'amputazione netta da uno scream in chiave depressive black, che lo lacera senza via di uscita, per poi chiudere con un finale assai romantico e decadente. Ecco, il segreto di questo album sta tutto qui, nell'unione di suoni che fanno parte di certa new wave, dark e cold wave, con sonorità metalliche, buie e profonde, sempre pacate e controllate, a offrire uno spettro ampio di suoni che si rintana anche in ombre e colori grigi, ma che induce anche un senso di estrazione dalla realtà, come il ponte del brano 11, che mi ricorda in chiave più mediterranea, le splendide sonorità contenute in 'Damnation' degli Opeth. 'A Broken Heart Makes an Inner Constellation' è un album che opera in mezzo a un contesto musicale che si espande tra gli ultimi Katatonia e quell'idea di spostare il gothic/doom, verso sonorità più sofisticate e allo stesso tempo più accessibili, come fu 'Believe in Nothing' o 'Symbol of Life' per i Paradise Lost. L'ottima caratura dei musicisti rende l'opera matura, e la costruzione dei brani intensa e credibile, con riferimenti ad altri artisti ma sempre omogenea ed effettivamente personale. Una buona produzione li accompagna alla ricerca di un sound perennemente in equilibrio, con un lavoro egregio delle tastiere e delle calde chitarre che negli assoli, aumentano il contrasto con il suono profondo e cupo delle composizioni, sostenendo a dovere, l'ottica riflessiva e lo sguardo rivolto all'infinito, di una certa scuola post-black metal/shoegaze, alla Alcest per intenderci, che finisce per avvolgere l'intero disco. Un disco comunque, da assaporare lentamente e a fondo. (Bob Stoner)