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Intervista con A New Tomorrow (Gennaio 2020)

 
A union of heavy riffs, intricate rhythms and soaring melodies. A New Tomorrow have been shaping their sound into the crisp, uplifting and driving rock music you hear today. With a wide range of influences from a variety of genres, they have defined a sound that appeals to audiences of all ages and backgrounds. Formed in 2011 in London, England, the four piece has since self-released 2 EPs and 3 music videos. They have performed the material live all across Europe, supporting bands such as Thousand Foot Crutch and Fates Warning. The band is fronted by established vocalist and guitarist Alessio Garavello, whose range gives a distinct individuality to the group. Aggressive down tuned rockers and heart-warming acoustic pieces showcases the band’s abilities both on record and in a live setting. Andrea Lonardi, Tim Hall and Michael Kew complete the group, and together form a powerful wall of sound that bursts through the speakers. Multilayered guitar parts offer a level of detail to the songs, whilst the intricate drum fills and moving bass lines make for a more exciting rhythm section.


Mick: Ciao Alessio, raccontami come nascono i A NEW TOMORROW (ANT)
 
ANT: Dopo diversi progetti in Italia (Arthemis) e UK (Power Quest), sentivo il bisogno di fare musica differente, più spontanea e che si potesse improvvisare in sala prove senza particolari limiti di stile e forma.
Nel 2009 mi sono trasferito a Londra con il bassista Andrea Lonardi per studiare sound engineering e da li è partito anche il progetto ANT a cui si è unito Tim Hall (batteria) e Michael Kew (chitarra). La line-up è stabile da 4 anni, abbiamo scritto diversi pezzi però non ci sentivamo pronti a fare un disco perchè c'era ancora tanto da scoprire e provare.
Nel frattempo io ed Andrea abbiamo aperto lo studio di registrazione Rogue Studios dove continuavamo a trovarci per le nostre sessioni di improvvisazione.
Nel giro di un anno sono nati i brani contenuti nell' album Universe appena uscito.
La band è basata sull'idea che ognuno dei membri può dire la sua a livello artistico, ispirati dai grandi come Led Zeppelin e Queen con lo scopo di aggiungere qualcosa al panorama musicale.
Un processo che ha impiegato diversi anni per trovare i musicisti giusti, raffinare il sound e scrivere i brani, ma che adesso sta portando i suoi frutti.


Mick: Quindi un progetto che unisce italia ed Inghilterra che vede te ed Andrea fissi a Londra a livello lavorativo ed artistico?


ANT: Si, Michael e Tim sono di Londra e da quasi quattro anni suoniamo insieme in maniera continua, oltre ad essere grandi amici.
Io, Andrea e Miky lavoriamo nello studio e viviamo di musica, mentre Tim insegna batteria.


Mick: Quando è avvenuto l'incontro con la Frontiers (etichetta discografica dei ANT con sede in Italia)? È stato casuale o fortemente voluto da voi?


ANT: Abbiamo finito il disco ad Aprile 2018 e da li abbiamo cominciato ad inviare il master a diverse labels e Frontiers ha dimostrato subito un forte interesse.
Nel giro di pochissimo tempo abbiamo firmato il contratto.
Il fatto che io ed Andrea siamo italiani ha facilitato le comunicazioni, loro sono comunque molto reattivi e si sono impegnati tantissimo per la promozione di Universe. Frontiers lavora molto bene e di conseguenza permettono a noi di dedicarci alla musica.


Mick: Inizialmente vi siete concentrarvi sulla produzione di EP e singoli, questo ha influenzato la vostra collaborazione con Frontiers, visto che spesso sono considerati lavori "minori" rispetto ai full lenght?
 

ANT: Abbiamo prodotto due EP, ma è stata una scelta fortemente voluta ed adatta al nostro percorso, prima il trasferimento a Londra, poi lo studio ed il lavoro, subito dopo la nascita degli ANT e la scrittura dei brani. Abbiamo deciso subito di dedicarci ad un EP per concentrarci sui pezzi e scrivere la musica che volevamo, evitando brani "fillers". Quindi sono nati i singoli, ci siamo dedicati a noi stessi
e a suonare il meglio possibile. Insomma un percorso per noi naturale per arrivare ad UNIVERSE.


Mick: Quindi nonostante siate dei musicisti maturi e con una grande esperienza, avete preferito un percorso di crescita classico, senza saltare nessun step.
 

ANT: Assolutamente si, musicalmente sentivamo il bisogno di esplorare cosa volevamo dire con la nostra musica e come dovevamo farlo.
Per esempio, l'8 Dicembre 2019 abbiamo fatto il release show a Londra, abbiamo suonato tutto il disco e per la prima volta nella mia vita di musicista, tutti i brani mi convincevano dall'inizio alla fine.
Personalmente ho lavorato tantissimo come fonico sul sound della band per arrivare a qualcosa di organico e che rispecchiasse noi stessi.
Se il sound non è buono, la band pensa di non essere buona e ciò influenza i live e il disco. Invece quando la band si riconosce nel sound, tutto cresce di conseguenza e sei fiero del tuo prodotto.


Mick: Gli ANT si caratterizzano per il loro rock potente, anche se molti di voi hanno un background metal. È stata una scelta spontanea, come siete arrivati ad sound di questo tipo?


ANT: Il sound e le linee vocali sono nate naturalmente in sala prove, anche se vengo dal power e thrash metal, Michael dal deathcore inglese, la melodia è la forza trainante nella nostra musica. L'importante per noi è che musicalmente, tutto quello che suoniamo e scriviamo, deve prenderci.
Abbiamo già iniziato a scrivere il prossimo disco, andiamo in studio, microfoniamo gli strumenti e suoniamo a ruota libera. Adesso non riuscirei a fare musica diversamente, per noi quattro è il massimo.
Poi interagire con altre persone, come un produttore, è importante per la band. Spesso le band devono capire cosa vogliono fare e incontrare le persone giuste sul loro percorso che gli permettano di focalizzare gli obiettivi e il sound.
Personalmente quando lavoro in studio, cerco di incontrare la band prima ed ascoltare i pezzi per capire veramente cosa loro vedono nei pezzi, dove vogliono arrivare.
Le stesse recensioni dei nostri dischi a volte mi stupiscono perché mi rivelano punti di vista diversi che non avrei considerato.

 



Mick: Visto che hai suonato tantissimo in Italia e negli ultimi anni vivi in UK, quali sono le differenze fra le due scene?

ANT: Durante la mia prima data in UK con i Power Quest, quello che mi ha stupito tantissimo sono stati i commenti del pubblico dopo il concerto. Per esempio mi hanno fatto notare che il nostro sound aveva certe influenze che non erano proprio scontate, quindi grandissima cultura musicale e non i soliti commenti che senti in Italia che si limitano alla qualità del suono in tal locale, spesso contraddittori.
In UK per esempio, mi hanno paragonato al cantante dei Rush (band prog canadese nata negli anni '70) di cui non sono un fan accanito, però mi ha fatto piacere ricevere un feedback su cui poi ragionare.
I locali a Londra hanno sempre impianti audio mediamente buoni e questo è importante per la band che si esibisce, perché nel rock e metal la "pacca" di decibel è indispensabile sul palco.
Di negativo c'è che in UK ci sono tantissime band di livello molto alto, questo ti porta a dover impegnarti sempre al massimo per essere il "the best you can be".
In Italia manco da tanto tempo e quindi non so come sia cambiata la scena, comunque in passato mi sono divertito tantissimo perchè è quello che conta. Anche se hai un ampli di merda, c'è poco pubblico, devi divertirti perché stai suonando quello che ti piace.
Qui in Italia spesso non si paga il biglietto per vedere i concerti, questo è negativo. Se decidi di andare in un locale per ascoltare una o più band, lo vuoi fai perché vuoi divertirti e hai investito per farlo.
Bastano cinque euro di entrata (spesso a Londra paghi cinque pounds) per cambiare la mentalità del pubblico.


Mick: 'UNIVERSE' è uscito da poco, avete già pianificato concerti per la promozione?


ANT: Al momento stiamo lavorando con Truck Me Hard che come agenzia di booking si sta occupando di pianificare i concerti del 2020. Per noi è fondamentale suonare tanto ed ovunque, i social media hanno il loro ruolo nella promozione con il pubblico, ma l'ambiente naturale del musicista è il palco!


Mick: Ultima domanda per te Alessio. Cosa ti senti di consigliare ad una band o un musicista per riuscire a realizzare il proprio sogno?

ANT: È fondamentale suonare quello che ti piace, quello che ti viene spontaneo. Suona tanto e studia altrettanto, perché bisogna saper suonare e cantare bene prima di tutto.
Se qualcuno ti dice che quello che suoni non va, fregatene sempre e fa quello che ti piace al di la delle mode.
Quando suoni con il cuore si vede e la gente lo percepisce, basti pensare a Seasick Steve che a settanta anni ed una vita al limite, ha suonato il suo blues come headliner all'Hyde Park!



(Mick per il Pozzo dei Dannati)