Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Black Symph. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Black Symph. Mostra tutti i post

lunedì 9 dicembre 2024

Lord Agheros - Anhedonia

#PER CHI AMA: Symph Death/Black
Fermi tutti, prendete il vostro taccuino e segnatevi il 3 gennaio 2025 come data della nuova uscita dei Lord Agheros. Difficilmente faccio proclami di questo tipo, ma ascoltare 'Anhedonia' in anteprima, è stata una delle più belle sorprese di questo fine 2024 e l'album del polistrumentista siciliano Gerassimos Evangelou, si candida già a essere uno dei top del prossimo anno. Quello della one-man-band italica è da sempre un percorso ambizioso, che noi qui nel Pozzo, abbiamo provato ad accompagnare nella sua evoluzione sonora, recensendo alcune delle sue passate release. Ci siamo persi la precedente 'Koinè', ma per 'Anhedonia' volevamo esserci. E allora, pronti a immergervi nelle atmosfere raffinate di questo lavoro, il cui titolo si riferisce all'incapacità di provare appagamento per le comuni attività quali cibo, sesso e relazioni interpersonali? Il disco, che consta di otto pezzi, si apre con i malinconici vocalizzi di "Lament of the Lost", e un'atmosfera cosi cinematica che pare catapultarci in un kolossal come 'Il Gladiatore', e in una delle inquadrature più famose in cui Massimo Decimo Meridio accarezza le spighe di grano. Questa è l'immagine che mi sono configurato mentre ascoltavo le note iniziali del disco, con la magnetica presenza di una voce femminile in un contesto crescente in cui irromperà il growling potente del frontman. Con una proposta che mi ha evocato i Moonspell più ispirati, i Lord Agheros sprigionano qui la loro maestosa forza, tra roboanti ritmiche e break ambientali affidati a delicate vocals femminili e suoni di carillon. "Harmony of Despair" è uno dei due singoli che hanno anticipato l'uscita del disco e si apre con delicati tocchi di pianoforte e un angelico coro che mette i brividi. A sconquassare l'eterea atmosfera ci pensano le vocals del mastermind, in un'atmosfera che comunque mantiene una forte componente orchestrale, cosa che contraddistinguerà l'intera release. La componente cinematica torna nelle note iniziali di "Eclipse of Hope", che affida all'essenzialità di chitarra e tastiere, il traino di un altro brano da applausi, struggente nella sua vena crepuscolare almeno fino al minuto 2.30 quando deflagrerà la componente vocale a rompere quella delicatezza iniziale che si era instaurata. Da li sembra di sprofondare in un incubo a occhi aperti con una ritmica deragliante che conserva comunque la sua parte sinfonica. "Lost Dreams Ritual" con i suoi cori salmodianti, ha le sembianze di un rituale esoterico, complice anche l'utilizzo di strumenti alternativi, in un incedere tribale che potrebbe evocare un cerimoniale attorno al fuoco, tutte immagini che si parano davanti ai miei occhi durante l'ascolto, un viaggio mistico che trova la sua strada "metallica" solo verso il finale che ci prepara a "Sorrow's Shroud" (il secondo singolo) e a una song decisamente più classica, affidata a un black atmosferico mid-tempo. Niente di trascendentale almeno fino al secondo giro d'orologip quando subentra un break cinematico-avanguardistica, con melodie dal sapore orientale e il brano a instradarsi verso un death dalle forti tinte sinfoniche (chi ha detto Therion?). Il disco si conferma una bomba nella sua alternanza tra parti dal sapore folklorico che si intersecano con altre orchestrali quasi operistiche ("Soul's Descent into the Void") e ancora con il death sinfonico o il black atmosferico norvegese, in un viaggio musicale che ci consente di vedere il mondo in luoghi e periodi storici differenti. A chiudere il disco altri due pezzi: il delicato savoir-faire di "Tears in the Silence", interamente affidata a delle vocals femminili e la conclusiva "Ancient Echoes", un ultimo omaggio alla mediterraneità racchiusa in questo disco, espressa in chiave dark/ambient, a sigillare un piccolo grande gioiello pronto ad aprire in modo entusiastico il 2025. (Francesco Scarci)

lunedì 11 novembre 2024

Obscura Qalma - Veils of Transcendence

#PER CHI AMA: Symph Black
Un pacco espresso è in arrivo direttamente da Venezia, con l'EP degli Obscura Qalma, intitolato 'Veils of Transcendence'. Un bell'esempio, seppur assai breve, di black sinfonico, che mi ha evocato, sin dall'iniziale "Ophidian’s Enthronement", i greci Septicflesh, sia per orchestrazioni bombastiche che per un'attitudine atta a emulsionare quest'ultime con il black e il death. Ne viene fuori un lavoro intrigante, sicuramente ben suonato, con ottime (growling) vocals, la cui pecca alla fine, potrebbe essere ascrivibile di suonare un filo derivativa. Nonostante ciò, i quattro pezzi qui contenuti, scorrono che è un piacere, tra le scorribande dell'opener, con quella sua esponenziale crescita in termini di pathos, che ci porterà fino alla fine e la più devastante "The Divine Malice Conflagration". Quest'ultima, pur mantenendo intatta la componente orchestrale, che azzarda in più di un'occasione di palesare reminiscenze di Dimmu Borgir(iana) memoria, sciorina un assolo conclusivo da urlo, di chiara matrice heavy classica, che ne arricchisce ulteriormente la qualità. La componente sinfonica si fa ancor più forte in "Enochian Abyss", song intessuta di estremismi sonori frastagliati sempre accattivanti e di una componente solistica a dir poco ribollente. A chiudere ci pensa "Hexed Katharsis", forse il pezzo meno convincente del dischetto, complice un registro chitarristico che richiama, in taluni frangenti, i classici "tonfi" ritimici del deathcore orchestrale, ma che al sottoscritto piaccono comunque un botto. Dimenticavo, la seconda pecca del lavoro sarà alla fine la sua durata troppo striminzita, troppo poco per farsi sedurre appieno da queste sonorità. (Francesco Scarci)

martedì 29 ottobre 2024

Corpus Christii - Saeculum Domini

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal
Qualche mente malata esiste anche nella penisola Iberica e più precisamente in Portogallo, terra del duo che diede vita a questo infernale progetto nel lontano 1998, e di cui 'Saeculum Domini' rappresenta il debutto (ma sono già nove gli album all'attivo per i nostri/ndr). Una drum machine quasi sempre impazzita (l’opener "Flama Tenebrarum" è devastante) e una dose di bassi tali da frantumare le casse dello stereo, fanno da sfondo a un intreccio di synth e chitarre realmente apprezzabile. A volte sono le tastiere a prendere il sopravvento dando un’impronta quasi marziale all’incedere dei pezzi. La voce è semplicemente invasata. Il paragone con i Limbonic Art (non i primissimi) sembra naturale ma i Corpus Christii sono più disposti a sperimentare con l’elettronica e la mia speranza era che intraprendessero questa direzione (ahimè non è andata cosi), diventando ancora più personali e malati.

giovedì 29 agosto 2024

Love Lies Bleeding - Ex Nihilo

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine   
#PER CHI AMA: Symph Black
Ex nihilo nihil fit... A parere dell’etichetta, il genere praticato dai francesi Love Lies Bleeding andrebbe catalogato come black metal sinfonico. Effettivamente, le tastiere disegnano in taluni, brevi passaggi, trame melodiche dal sapore classicheggiante, ma esse lasciano immediatamente il posto all’infuriare della batteria e alle sventagliate di chitarra, a cui il black metal ci ha abituati. E queste cacofonie finiscono col risultare stucchevoli. Qualcuno forse giudicherà i brani di 'Ex Nihilo' dei capolavori di oscurità. Tutto può essere e i gusti non si discutono. Rimane il fatto, che certi concetti musicali sono già stati espressi, anni fa, da Emperor e Limbonic Art. Chi desidera riassaporare quel genere di sonorità e di atmosfere, non sarà certo deluso dall'album dei Love Lies Bleeding.

mercoledì 17 luglio 2024

Paradise In Flames - Blindness

#FOR FANS OF: Symph Black Metal
This time we cross the Atlantic Ocean to visit the always interesting Brazilian scene. Paradise In Flames is a band founded 21 years ago. The project has suffered several line-up changes, which may explain the big gap between the different releases. André Lui is the only remaining founding member, but thankfully he keeps the torch of the project alive. The new opus, entitled 'Blindness' even comes with the recent departure of the keyboard player and female singer O.Mortis. Fortunately, her work is present here, so we can still enjoy the full potential of Paradise In Flames.

As mentioned, 'Blindness' is the new effort, and it is definitely a fun album to listen to. Paradise In Flames plays black metal with a great presence of symphonic-style keyboards that make the band sound truly majestic. The production is well-balanced, clean, and gives room for the instruments to shine when needed. This is particularly well-achieved when keyboards appear, as you can still appreciate the guitars and powerful drums. This is the main point to achieve when you mix metal and symphonic elements, and I consider that Paradise In Flames gets the point perfectly well. The compositions themselves are short but very well-done, with abrupt tempo changes that sound natural and not forced. The album consists of eleven tracks, not lasting over forty minutes in total. This opus breathes power and symphonic greatness in each composition, with only a few calmer moments. In general, 'Blindness' is an album where compositions are speedy and very intense. There is no room for boredom, only for a relentless ride. From the actual album opener "Desolate" to the album closer "Angels Devils," this album is a pure beast. The first one, with its epic choir and female vocals combined with the furious riffing and smashing drums, and the latest one, where the band masterfully mixes black metal rage and metal vocals with delicate symphonic elements, show the potential of this new effort.

Tracks like "The Priest" and "Endless Night Battle" have a great room for mid-tempo sections, which is welcome, although they don't lack at all the intensity and energy generously found in this album. Boundless fury comes back with "War Sonata", another powerful composition that breathes energy in every note. The combination of tasteful pianos, different kinds of symphonic arrangements, and the black metal genre is once again exquisite. In particular, the fast section's riffing and drums accompanied by an equally speedy piano are top-notch. The amount and quality of the arrangements are overwhelming and clearly show the great amount of work done by the band.

'Blindness' is definitely a delight for symphonic black metal fans. Its intensity, majesty, and well-composed and produced compositions should garner attention within the scene. The album is a great listen and a pleasant surprise that increases in value with each new listen. (Alain González Artola)


lunedì 8 luglio 2024

Dimmu Borgir - Death Cult Armageddon

#FOR FANS OF: Symph Black Metal
I think that this a highly underrated album. Of course, the synthesizers we can do without, but the rhythm guitars are killer! The music just slays and the aura to the album is pretty eerie and evil. Silenoz varies in his vocals to his own style, then clean. He's got one of the most unique voices in black metal. I'd say this is an above par symphonic black metal release. Too many people dismissing this as garbage. I'd say the newer material isn't very good, but this one is unique in its own way. I enjoyed every moment of it. The sound variety was the greatest experience with it. Absolutely!

I don't really have anything against this release, just an overabundance of the synthesizers (as previously mentioned). The guitars are pretty killer. I like the riffs. They are heavy and melodic, too! Not to mention wholly original! Silenoz really makes his voice fit in with the music quite well! There isn't a song on here that I disliked! I liked them all! Some of the tempos fast, some just mild. I'd say the variety spices up this release. It's not just continuous blast beating riffs/drums. It varies a lot. They just diversify. And the evil female voice just hits home on here. I would have to say this whole album is underrated.

The production quality is quite good. You can hear all the riffs and synthesizers not to mention vocals, too! I think the vocals and guitars saved this release. The music is entirely their own, it's so different from what I'm used to hearing from this band. Wholly killer release! I liked the melodic guitars too! The riffs are all original and spellbinding! I am into this album all the way. Critics can say what they want, this is a solid release! They really dig deep in the sound here, the rhythms I like the most and the fact that there aren't much lead guitar activity is good. I liked this from beginning to end.

If you don't have this album, I'd venture to say, check it out! It's really diverse and original! I liked the whole hour plus of music, totally killer! I'm giving this an "78" because it deserves it. It's one of their better releases, I don't care what anyone says. It's not their best, no, but it still is original and packs a punch! It's also not chronic blast beating guitar/drums. It's balanced. They toyed around with sound, here. I would say that this is one of my favorite releases from the band, in that it's so diverse. I would urge you to buy the album because that's what I did. It really captures the listener! Own it! (Death8699)


(Nuclear Blast - 2003)
Score: 78

https://www.facebook.com/dimmuborgir

martedì 25 giugno 2024

Korozy - From Cradle To the Grave

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Symph Black/Folk
Con la loro terza e ultima release ufficiale prima dello scioglimento, i bulgari Korozy sfornarono un album degno di appartenere a tutti i black metallers. Otto tracce di black metal infarcito di parti folk che richiamavano la tradizione bulgara, mai banali o sdolcinate, sempre in linea con le sfuriate dei nostri quattro eroi. Orchestrazioni sempre presenti e massicce che apportano un tocco di malinconia al tutto. Degne di nota sono la opening track che dà pure il titolo al disco, ”From Cradle to the Grave”, che vede la partecipazione di una voce femminile personificata da una vera operista bulgara (una voce come poche nel genere), e “Keeper of the Cemetary”. Ascoltatela bene e provate a sentire la tristezza emanata dalla voce pulita, supportata qui da un giro di basso semplice ma efficace. Questa song figura anche nella remix version nata dalle mani di ZZ MINEFF & R.O.B.T.F e devo dire che fa proprio una bella figura (e se lo dico io, dovete credermi). I testi sono ragionati e per niente scontati come del resto la produzione agli Acoustic Version Studios, cosi compatta, e che mette in risalto e dà forza a tutti gli strumenti. Una bella realtà per la Bulgaria e per la scena black in genere. Ascoltate per credere.

(О.Ч.З. Records - 2000)
Voto: 75

https://www.facebook.com/Korozy

domenica 16 giugno 2024

Maldoror - In Saturn Mystique

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Symph Black
'In Saturn Mystique' è il secondo album per la band torinese. Per chi non li conoscesse, i Maldoror hanno esordito con 'Ars Magika' nel’98 per l’Alkaid Records, che li ha da subito fatti conoscere e apprezzare per un’originalità e freschezza di suoni invidiabile. Il loro sound è da inquadrare in un black sinfonico, cupo, teatrale e occulto, con brani molto spesso suonati a velocità sostenute. Rispetto al debut album, troviamo qui delle differenze che si rendono evidenti sin dalle prime battute e si possono riassumere in una registrazione nel complesso più potente e nitida, e le tastiere che, pur riprendendo le atmosfere oscure e misteriose del passato, vengono impreziosite da suoni prettamente elettronici e astrali. Molti dicono che in Italia i gruppi non abbiano fantasia o siano succubi di sonorità estere, beh, con i Maldoror (e quello che ne è stato dopo, nelle sue molteplici reincarnazioni, Textbook Of Modern Karate o Thee Maldoror Kollective) questo rischio non si corre minimamente. Io penso che il loro punto di forza risieda nell’uso coinvolgente e prezioso delle tastiere, unito a un riffing di chitarra melodico e frenetico e a uno screaming pazzesco, che li caratterizza e li rende riconoscibili. Brani top: "E.O.N. Mysterium", "Osiris Elettro Mantrum" e i sedici minuti di "Quinto Arcano".
 
(Northern Darkness Records/Rude Awakening Records - 2000/2017)
Voto: 80
 

martedì 11 giugno 2024

Voraath - Vol 1: The Hymn of the Hunters

#PER CHI AMA: Death Metal
E finalmente arrivò il giorno. È infatti dal 2021 che sto attendendo l'uscita di questo album, quando sentii per la prima volta su bandcamp, "Siren Head", singolo apripista degli statunitensi Voraath, quintetto del North Carolina che vede nelle sue fila noti personaggi dell'underground estremo americano. Si era creato un certo hype attorno a questa band, che vede come punti di riferimento nel proprio sound, band quali Morbid Angel (la chitarra di Daniel Presnell degli Xael, talvolta sfiora il plagio con quella dei godz di Tampa), e Nocturnus, pionieri del death sci-fi. Potete pertanto immaginare, per chi come me, cresciuto avendo questi punti di riferimento, godere di una miscellanea di questi suoni, resi bombastici dall'inserimento di alcuni sofisticati trick atmosferici, mistici arpeggi ("Waypoint Orion"), funambolici pattern ritmici che si mescolano con arrangiamenti tribali ("Terminus Rift"), suggestive aperture orchestrali, e ancora, numerosi riff stratificati, vocals eteree che si contrappongo a un dualismo vocale che spazia dal growling allo screaming più efferato, e una componente melodica da spavento, sia nelle parti atmosferiche che nei brillanti assoli esibiti dal quintetto di Asheville. Il disco per me è una bomba, ma questo era già chiaro dai tre singoli rilasciati in questi infiniti tre anni passati ad aspettare per poter godere dell'ascolto di questa miracolosa band. Brani come "Dreadborn", che fonde il black sinfonico del Dimmu Borgir, con gli estetismi cibernetici dei The Kovenant, il death orchestrale dei Fleshgod Apocalypse e i virtuosismi intimistici dei Cynic, rendono l'acquisto di questo mirabolante disco una certezza. E dire che non abbiamo ancora ascoltato i pezzi da novanta. Ma presto siamo accontentati: ecco arrivare infatti la rutilante "The Barrens", un inno sublime che celebra Morbid Angel e Septicflesh simultaneamente, tra ipnotiche ritmiche orientaleggianti e vorticose accelerazioni, un break da urlooooooooo (forse sarebbero servite più o) da cui esplodono delle chitarre policrome da puro orgasmo, che elevano questo brano al top del disco e per me uno dei migliori degli ultimi dieci anni. Il distopico concept lirico prosegue con la tiratissima e lugubre atmosfera di "Judas Blood and Vultures", un altro esempio di come si possa fare musica estrema oggi arricchendola con la giusta dose di melodia, in grado di suscitare sensazioni quasi uniche, che forse non sentivo dai tempi del debutto dei Ne Obliviscaris, un'altra band che ha comunque qualche punto di contatto con i Voraath. La devastazione prosegue con l'ultimo dei singoli rilasciati dalla band, "The Leviathans Keep", un altro pezzone che chiama in causa Mike Browning e i suoi epici Nocturnus (peraltro freschi di un nuovo disco nella loro nuova veste AD), ma a differenza dei veterani della Florida, qui compaiono anche le clean vocals. Il disco non concede tregua e anche le malinconiche note di "Dirge Colony" ci regalano altri epici momenti; forse i fan più incalliti del death, si infastidiranno per la minima presenza delle voci femminili che ben si amalgamano in un tessuto ritmico comunque mortifero e spaventoso, ma invito tutti a superare i propri limiti, abbattere le barriere mentali e lasciarvi coinvolgere da un'opera finalmente originale di una band audace, pronta a candidarsi come la vera rivelazione del 2024. Ad avvalorare questa mia opinione, arrivano in supporto gli ultimi tre pezzi: la dinamitarda e scrosciante "The God-Killer Saga", vera killer song sparata a velocità disumane, ma parecchio sorprendente nella sua seconda parte; l'horrorifica ma ispiratissima "Sirenhead", con la voce della gentil donzella a spezzare la brutalità del pezzo e infine, "Pyrrhic" che con le sue melodie criptiche conclude un'opera destinata a diventare un punto di riferimento per le future generazioni. Una pietra miliare? A voi l'ardua sentenza. (Francesco Scarci)

(Exitus Stratagem Records - 2024)
Voto: 90

https://www.facebook.com/Voraath

giovedì 6 giugno 2024

Enid - Seelenspiegel

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Symph Black
Sono lieto di potervi riproporre il vecchio album di una band germanica dotata di uno stile personale, di un'identità non riconducibile a un modello predefinito. Proprio così: benché, in alcuni momenti (rari per fortuna), faccia capolino una voce sgraziata d'impostazione black, gli Enid non possono essere catalogati come un gruppo black metal. Le loro canzoni dal sapore malinconico sanno essere fortemente evocative. Se credete nel valore dell'epica e della tradizione, 'Seelenspiegel' saprà emozionarvi, facendo vibrare corde profonde del vostro animo. Delle nove canzoni di questo album, l'unica che non convince è la sesta, "The Forbidden Site", che paga, a livello di performance vocale, un tributo eccessivo al logoro canone black. Chi già conosce gli Enid, sa che per 'Seelenspiegel', loro terzo cd, non necessita di ulteriori ragguagli. Chi li sente nominare per la prima volta, sappia che non possono essere accostati a Falkenbach e Thyrfing, né tanto meno a Graveland o Windir (gruppi ai quali, beninteso, va tutta la mia stima): siamo in altri territori musicali, decisamente. Ma la diversificazione è una virtù, una risorsa preziosa, e le atmosfere di canzoni come "Nexus" e "Patience's Ring", sono talmente affascinanti che dubito possano lasciarvi indifferenti.
 
(Code 666/Self - 2002/2016)
Voto: 75
 

domenica 26 maggio 2024

Ordo Draconis - The Wing & The Burden

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Symph Black
Ci risiamo, un'altra band di black metal sinfonico... Era il 2001 e i nostri si presentavano con solenne e misteriosa oscurità fin dall'intro, "Paris 1574", per poi subito passare ad attaccare con un classico black metal sinfonico appunto, pure fin troppo classico. Questi olandesi non mi convinsero molto, mi sembrava infatti che la band fosse parecchio fiacca in alcuni punti, seppur salvando comunque tracce come "Wreckage" e "Necropolis". Interessante la voce del cantante, più che altro per la sua stranezza. Sicuramente i nostri avevano una tecnica di alto livello, il chitarrista era davvero bravo così come il tastierista, e a proposito di tecnica, questa a volte tende a prendere il sopravvento, portandoli in direzioni un po' inusuali. "The Crimson Dawn" è la traccia più bella del cd, la versione originale appariva già sul loro primo demo 'When the Cycle Ends', con le parti di flauto e chitarra acustica a donare un'atmosfera sognante, che però andava via via perdendosi con questo nuovo arrangiamento. La produzione si attesta su livelli medi e forse chi ne risente maggiormente è la batteria. Concludo dicendovi che questo cd vi piacerà sicuramente se amate i Dimmu Borgir, giusto per farvi un esempio, perchè gli Ordo Draconis tutto sommato mostravano spunti interessanti (qui e forse ancor di più nei successivi due album/ndr) rimanendo nel limite del symph black. Gli altri vadano avanti. De gustibus non disputandum est.

lunedì 11 marzo 2024

A/Oratos - Ecclesia Gnostica

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Non sembra ci sia voglia di cambiar politica in casa Les Acteurs de L’Ombre Productions, della serie squadra che vince non si cambia. Eppure, a un certo punto, inizierei a cercare qualcosa di più originale per evitare di incancrenirsi con proposte che rischiano di divenire un po' troppo scontate. Oggi mi trovo di fronte i parigini A/Oratos che provano a mischiare un po' le carte, muovendosi comunque nel panorama black di casa. 'Ecclesia Gnostica' è il loro primo album su lunga distanza, dopo l'EP 'Epignosis' uscito nel 2019. Ora, dopo un covid di mezzo, la band torna finalmente a far sentire la propria voce con sette nuovi brani che si muovono nei meandri di un black glaciale, contrappuntato da una vena mistico-esoterica che si declina attraverso alcune parti vocali salmodianti in un po' tutti i pezzi. Si parte dalle ritmiche infuocate dell'opener "Le Hiérophante", guidate comunque da una discreta ed epica melodia di fondo e dal dualismo vocale (black/pulito) di Aharon (che abbiamo peraltro avuto modo di incontrare recentemente anche con i suoi Griffon). Diciamo che se non ci fossero state queste parti declamate in francese, avrei tagliato corto nella recensione, descrivendo i nostri come una delle tante band seguaci dei dettami Swedish black dei Dark Funeral. Fortunatamente, ci mettono del loro e in quel caos sonoro generato, riescono addirittura a carpire la mia attenzione. Penso al pacato arpeggio che apre "Deuteros" e che ci dà modo di prender fiato dopo il martellamento asfissiante delle prime tracce. Poi la song prosegue tra le maglie sghembe di un black sinistro (o "gnostico", cosi come definito dalla band stessa). Ancora meglio, citerei le orchestrazioni adoperate nell'incipit di "Le Septième Sceau" (o nell'atmosferica "Ô Roi Des Eons"), un brano le cui trame chitarristiche evocano in un qualche modo la musica classica, un po' come fatto in passato da Dispatched o Windir, cosi come da sottolineare, c'è pure più ampolloso passaggio dai tratti sinfonici. Quello su cui lavorerei ora è una maggior ricerca di originalità, che già emerge a tratti nell'evoluzione di questo disco, ma che rimane spesso ancorata alla brutalità delle ritmiche. Per il resto, la strada imboccata sembra quella giusta, ma qualche accorgimento lo prenderei per il futuro. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2024)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/ecclesia-gnostica

venerdì 1 marzo 2024

Griffon - De Republica

#PER CHI AMA: Symph Black
Terzo album per i nostri amici Griffon, band parigina che abbiamo già avuto modo di ospitare qui nel Pozzo un altro paio di volte. 'De Republica' è il terzo album per il quartetto transalpino che continua a mostrarsi particolarmente ispirato, forse qui ancor più che in passato, grazie a un black/death che sembra incrementare quell'eredità sinfonico-goticheggiante che avevamo apprezzato in passato. E cosi, già l'iniziale "L'Homme du Tarn" (ispirata a un'icona antimilitarista francese, Jean Jaurès) regala grandi emozioni tra scorribande in territori estremi, rallentamenti dal taglio sinfonico e i vocalizzi del duo formato da Aharon e Antoine, che si muovono in molteplici territori, dallo scream efferato al pulito gotico, fino ad arrivare a un growling comunque espressivo. Complimenti, dopo il primo brano comprerei il disco a scatola chiusa. I nostri intanto proseguono nella narrazione della storia francese con brani altrettanto corposi, e la violenza espressa in "The Ides of March" ne è la prova, con un'alternanza tra furibonde ritmiche, parti più atmosferiche e altre ancor più sinfoniche che strizzano l'occhiolino ai nostri Fleshgod Apocalypse, ma anche alla musica classica, soprattutto nel comparto solistico di questo brano (ma da estendere poi anche agli altri). "À l'Insurrection" ha un piglio rutilante che ammicca tanto ai primi Dispatched quanto alle forme più orchestrali di black metal, il che palesa la grande personalità e fiducia dei nostri nel proporre un sound fresco che mancava da un po' in questa scena. Bel colpo, mi fa piacere notare la crescita costante dei Griffon, ancor più palese nella successiva "La Semaine Sanglante", forse il brano che più ho apprezzato, per quel suo approccio epico che mi ha evocato anche un che degli Emperor nelle partiture più agguerrite, senza scordarsi della bellezza degli assoli e delle pompose ed eloquenti linee melodiche. Insomma, tanta roba. Anche laddove i nostri partono col freno a mano tirato ("La Loi de la Nation"), per poi lasciarlo in una discesa vorticosa negli abissi, la band si dimostra costantemente ispirata e mai scontata. A chiudere il disco, dotato peraltro di una splendida copertina, ecco la title track, che ci regala gli ultimi sontuosi minuti di un'ottima quanto inaspettata release: qui, tra solenni narrazioni in stile Misanthrope, registrazioni di battaglie, una tensione crescente e un suono compassato ma sempre magniloquente, esempio della grandeur francese anche nella musica, i nostri chiudono in bellezza un disco che si appresta a posizionarsi nella mia top ten dell'anno. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2024)
Voto: 80

https://ladlo.bandcamp.com/album/de-republica

lunedì 8 gennaio 2024

Dimmu Borgir - In Sorte Diaboli

BACK IN TIME:
http://www.secret-face.com/
#FOR FANS OF: Black Metal
I thought this release was WAY underrated! I really like the guitars, drums, vocals, the whole sch-peal. I think that this band evolved over the years, some for the good, but most for the worst. Not on here, though, they have my utmost attention. I'm fussy when it comes to black metal. If an album is overruled by synthesizers, I'm not interested. They didn't go overboard on here. Everything was in sync with everything else. I cannot stress that enough. They really kicked ass on here, the musicianship is just insurmountable. I think the album is good the whole way through. Everything is original sounding and the vocals slay.

With the help of Galder on lead and Hellhammer behind the drum-kit, this is a no fail release to me. I don't care about other people's opinion on here. It's totally catchy and original guitar-work. And Hellhammer simply crushes as usual. This band should have progressed, but their latest is really terrible. I stopped following this band after this release. I just thought this was the last monument. The album 'Death Cult Armageddon' another one that slays. But I like this one more. Hence, the higher rating. They should've chronically recruited Hellhammer and Galder, but Silenoz has always been killer.

The music on here is what hits home for me. They really do the album justice with the songwriting on here. They don't overuse the synthesizers. But the aura is totally grim. As with past releases, as well. They really need this album for a change and the rhythms are just entirely dramatically well orchestrated. The riffs I look at most on albums being that I was a former guitar player. It just comes natural to me. The whole effort as a band on here is just phenomenal. They really kick ass here. The drums keeping in sync with the music. It's completely there all the way and the choruses are enigmatic.

Check this one out! It's definitely worth it. For black metal fans or just people who like metal, this release is a killer one! Everything on here is worth checking out, the music, the production quality, the vocals and the drums. Everything on here is just amazing. This album is filled with intriguing auras and high points. It's entirely amazing, and they picked an all-star cast. Hellhammer slays behind the drum-kit. And Galder does a great job on lead. But the rhythms are entirely original. Some of the variations in the vocals are intriguing as well. Get this album right now! (Death8699)


(Nuclear Blast/Avalon - 2007/2020)
Score: 75

sabato 18 novembre 2023

Pénitence Onirique - Nature Morte

#PER CHI AMA: Black Atmosferico
Pénitence Onirique atto terzo. Non tanto perché sono tre gli effettivi album rilasciati dalla band transalpina ma anche perché è il terzo lavoro del sestetto di Chartres che recensisco su queste pagine. La band prosegue nel mietere vittime con il proprio sound votato ad un black a cavallo tra il sinfonico e l'atmosferico, il cui minimo comun denominatore, resta comunque un'importante componente melodica. 'Nature Morte' esploderà nel vostro hi-fi con "Désir", una cavalcata epica, potente e violenta, che ancora una volta evoca i fasti dei primissimi Limbonic Art, richiamando anche, nelle parti più sontuose, un che dei Cradle of Filth, e dei conterranei Malevolentia. Semplicemente maestosi. Quello che volevo sentire. Un sound virtuoso e sinfonico messo a servizio di un'intemperanza musicale che a volte sembra addirittura sfociare nel death metal, come accade nella seconda "Les Mammonites", in cui il cantato urlato lascia peraltro il posto ad un pulito diabolico o a un growling decisamente gutturale. I nostri però viaggiano a velocità iper sostenute, senza comunque mai rinunciare alle più che buone linee melodiche. Con il terzo brano, la title track, il misterioso ensemble francese rallenta drasticamente la propria proposta, permeandola di una discreta vena malinconica, in un mid-tempo davvero convincente, che mostra una rinnovata ecletticità anche su ritmiche non troppo sostenute, che consentono al disco di non risultare eccessivamente ripetitivo. Certo, non mancano nemmeno qui le velocità iperboliche nella sua seconda metà, ma il taglio decisamente grooveggiante delle chitarre mescola nuovamente (e in modo vincente) le carte in tavola. Un breve ed obliquo intermezzo strumentale ed è tempo di "Je Vois Satan Tomber Comme l'Éclair", che vince la palma come song con il titolo più lungo, e che torna a palesare la medesima irruenza sonora dell'opener. Si prova a rallentare il treno lanciato a tutta velocità con le atmosfere soffuse dell'incipit di "Pharmakos", ma dopo pochi secondi, i nostri tornano a pestare l'acceleratore, regalandoci ancora ottime melodie, soprattutto grazie al lavoro eccellente delle tastiere e ad un assolo posizionato verso il quarto minuto e mezzo che incanta per pathos e poi via, sparati a tutta birra con le chitarre (ben tre!) che giocano a rincorrersi, intrecciarsi e accavallarsi l'una con le altre, per un disco che trova probabilmente la sua summa nelle note conclusive della lunga "Les Indifferenciés". Questo è un pezzo atmosferico, meditabondo, con un break al quarto minuto ai limiti del post rock, che sembra quasi consegnarci i Pénitence Onirique in una nuova veste artistica. Staremo a sentire che cosa accadrà in futuro. Per ora la progressione sonora sembra andare nella giusta direzione. (Francesco Scarci)

domenica 17 settembre 2023

...And Oceans - As In Gardens, So In Tombs

http://www.secret-face.com/
#FOR FANS OF: Symph Black
This is my introduction to ...And Oceans and I feel like they have a strong melodic death type of vibe. A lot of members belting out sounds so surreal. I cannot believe that I just discovered them. They have so many highlights to their music. The vocals hold screaming exceptionally. And the melodies are amazing. I don't really have any complaints about the album just that it's super intense and epic. They know how to incorporate magical sounds with no sense of letting up! The keyboards are in sync with the rest of the music and the tempos vary in an illustrious fashion. This whole album is tops with me.

One of the better albums of 2023 and it holds a great boon to their discography. There are variations to the songs. So are keyboard related but the most of what shows here is a vehement of a pinnacle sound that can only be ....And Oceans.

This whole album shows brutality with tremolo picking galore with the guitars and that is showing throughout. The vocals are hardcore screaming and intense. There's a lot of hate on here. And they seem to pull it off in their music and melodies. I believe there's 6 member lineup blasting away. This all encompassing gem has to be one of their best to date. Or at lease some of what I've heard. Don't cheap out and stream this, get the CD! You'll thank me for that because ...And Oceans is a top notch band that deserves to hold existence in the metal community! They need more followers!

These guys are among the best in the industry. They hold such an epic sound to them. The music compliments the vocals and the production quality is tops with me. These guys deserve a very good rating to this because it's phenomenal. Own the CD! (Death8699)


mercoledì 9 agosto 2023

Deadspace - Within Haunted Chambers

#PER CHI AMA: Depressive Black
Mi era dispiaciuto molto quando i Deadspace avevano annunciato lo scioglimento qualche anno fa. Era il 2020, ma nel 2021 si erano già riformati con la medesima formazione (fatto salvo per il tastierista). La band di Perth torna comunque in sella con il loro depressive black e la riproposizione di tre vecchi pezzi (due estratti da ‘Dirge’ e uno da ‘The Promise Of Oblivion’), inclusi in questo ‘Within Haunted Chambers’, che fanno da apripista ad un nuovo full length, ‘Unveiling the Palest Truth’, in uscita a settembre. Un vero peccato non poter saggiare lo stato di forma dei nostri oggi (dovremo pazientare un altro mese e mezzo per ascoltare musica nuova, anche se la song su bandcamp non sembra affatto male), la verità è che questi brani sono stati registrati perchè parte della loro setlist dal vivo e per questo, hanno deciso di renderli più vicini ad una performance live. E la verve degli anni migliori non è andata di certo persa dalla formazione australiana e lo dimostrano le atmosfere disperate di “The Malevolence I've Born unto Others” e quel flusso che viaggia costantemente a cavallo tra depressive e post black. Le grim vocals del frontman completano poi il quadro di un brano spettrale e deprimente al massimo che trova il suo acme nella successiva ”Rapture”, cosi feroce ed efficace nel suo incedere tumultuoso, molto in linea con alcuni pezzi degli Shining (quelli svedesi, mi raccomando), laddove anche una componente sinfonica sembra emergere dalle tenebre generate dal quintetto australe. Devo ammettere di avere tutti i loro dischi ed apprezzarne i contenuti sonori, quindi mi sento un po’ di parte a dire che i Deadspace sono tornati e stanno magnificamente bene, anche quando “I’ll Buy the Rope” irrompe nel mio lettore con le sue magniloquenti melodie sorrette da un’ottima linea di tastiera e chitarra, e dalla voce di Chris Gebauer che si conferma un ottimo vocalist. Antipastino quindi consegnato, ora attendo la portata principale. Appuntamento al 22 Settembre. (Francesco Scarci)

domenica 6 agosto 2023

Andark - Regnant Aura

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Symph Black
Questa giovane band italiana proponeva, a loro detta, un extreme symphonic metal nella stessa vena di Hecate Enthroned e compagnia. Dopo una classica intro strumentale affidata a pianoforte e violini, opera della brava pianista Pandora, si possono trovare le altre due tracks, di discreta durata, che mostrano una buona affinità nell'intrecciare parti di piano e chitarra pulita a parti più veloci, anche se non estreme, dove domina una buona voce growl. Queste canzoni denotano, oltre la capacità del gruppo, la loro voglia di fare, nonostante i continui problemi di line-up del passato (che ne condizioneranno anche il futuro visto lo split successivo/ndr). Buona anche la produzione di questo 3-track Mcd autoprodotto. Le ultime righe le vorrei spendere sulla copertina: rispecchia perfettamente le trame emotive delle canzoni. Meritano qualche interesse almeno da chi segue questo filone del black metal.

martedì 13 giugno 2023

Appalachian Winter - Winterhewn

#PER CHI AMA: Symph Black
'Winterhewn' è stato l'ultimo full length, prima del nuovissimo EP 'Wintermountains Rise', del polistrumentista D. G. Klyne, mente degli Appalachian Winter, noto per la sua abilità nel creare atmosfere evocative attraverso la musica. Quest'album è una meravigliosa rappresentazione di un paesaggio invernale, che cattura l'essenza della stagione in modo straordinario. Gli Appalachian Winter dimostrano una certa padronanza nel creare un'esperienza sonora coinvolgente fin dall'incipit, "Crystalline World", un brano che trasmette un senso di mistero e avventura. Le melodie sottili e i suoni orchestrali creano una sensazione di freddo e solitudine, facendo immergere l'ascoltatore nel cuore dell'inverno. Mentre ci si addentra nell'album, si incontrano brani come "The Thunder of Distant Storms" e la tonante "Defy As Death Surrounds", che esplorano i diversi aspetti della stagione invernale. Le composizioni sono caratterizzate da arrangiamenti orchestrali, in cui i synth si fondono con le percussioni, per creare un senso di imponenza e magnificenza, mentre la voce del mastermind statunitense dà il meglio di sè nella sua forma gracchiante piuttosto che quella pulita. Le chitarre elettriche rimangono nascoste in sottofondo, conferendo un tocco di energia e dinamicità alle tracce. Uno dei punti forti di 'Winterhewn' è comunque una buona capacità di trasmettere emozioni attraverso le porzioni strumentali, che spesso suscitano una gamma di sensazioni, dalla nostalgia all'incanto, dall'euforia alla malinconia, con una combinazione di melodie accattivanti e arrangiamenti ricchi di sfumature atte a creare un'esperienza coinvolgente per l'ascoltatore. La produzione del disco è buona, con ogni strumento che trova il proprio spazio all'interno del mix. I suoni sono cristallini e ben bilanciati, permettendo ai dettagli più piccoli di emergere e contribuire alla complessità delle composizioni. Nel complesso, 'Winterhewn' è un album interessante che incanta l'ascoltatore con la sua bellezza invernale. Le composizioni ben costruite e l'esecuzione impeccabile creano un'esperienza musicale coinvolgente che trasporta l'ascoltatore in un mondo di paesaggi innevati e magia invernale. (Francesco Scarci)
 
(Nine Gates Records - 2020)
Voto: 70
 

martedì 14 marzo 2023

Old Man's Child - Ill-Natured Spiritual Invasion

#FOR FANS OF: Symph Black
I don't think this album is "boring" at all. Sure maybe to other critics but not to me. I thought that this was a total monument. Such a great follow-up from 'The Pagan Prosperity'. It has better music and production quality. I liked the songs on here more than their predecessor. The vocals are still solid on here matches up with the music. Kind of guttural Galder but still GOOD! He's done great things for his project here. I think maybe nowadays he's spending too much time in Dimmu Borgir where he should be capitalizing with this project. Dimmu hasn't had a good album since maybe 'In Sorte Diaboli'. On here, he dominates on all instruments!

Every song is good and they are somewhat lengthy. But that's good, he has so much to offer musically. A true legend in every respect. I like his vocals too they're dark and the screams are totally fathomable. He really topped his musicianship on here. I think that this is one of his best releases out of all of them. The music, the production, sound quality, vocals and overall effort was ingenious. This guy knows exactly how to make music that's within a somewhat dying genre: melodic black metal. Naglar is tops on their genre like this one. But I like Old Man's Child more. They aren't all about speed.

This album is super catchy. I liked every single song on here but just to give you an idea, here's some: "Towards Eternity", "Demoniacal Possession" and  "My Evil Revelations." These are just to give you an idea of what this album is like. He has such catchy capabilities on this release. I think more so than 'The Pagan Prosperity', he just stepped it up a notch and the fact that the sound quality is much better he had it made on here. No need to criticize the album and coin it as "boring." He did a great job on the songwriting and overall musicianship. Totally dominated!

Check out those songs or the other tracks too and see what you think. This album was recorded about 25 years ago and still holds weight in the best albums category. Galder has spent a lot of time with Dimmu and I think that if Old Man's Child is still active he should release a new album. Dimmu hasn't done many good albums for a long while. He should take a step back from them and record an album with this project! He founded this band and has shown us his amazing talent on all instruments not to mention vocals that totally crush! He tears it all up on here. Have a listen! (Death8699)
 
(Century Media/Cosmic Key Creations  - 1998/2020)
Score: 80