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Visualizzazione post con etichetta Folk. Mostra tutti i post
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giovedì 5 dicembre 2024

Misha Chylkova – Dancing the Same Dance

#PER CHI AMA: Electro/Shoegaze/Folk
Dopo una manciata di singoli, esce finalmente il full length di Misha Chylkova, compositrice sofisticata dalla voce vellutata e intensa. Il disco si muove a ripetizione tra cantautorato dalle sonorità attuali e un'elettronica minimale e cinematica. Loop ripetitivi e circolari fanno da veri e propri tappeti volanti, visto che l'artista londinese di origine ceca, sa costruire brani sognanti e intimi, con quel pizzico di malinconia che non scade mai nel banale, mostrando un lato intimo che non si cosparge di miele ma che, al contrario, incita alla dilatazione delle pupille in una costante ricerca di qualcosa che va oltre il definito, fin dal primo ipnotico brano strumentale, "Coffee". Difficile accostare Misha ad altri artisti; la sua musica, per quanto minimale, è ricercata e certosina, dalla pulizia del suono al bilanciamento dei bassi, la produzione è infatti assai buona e gioca un ruolo importante per poter assaporare l'intero lavoro. Sonorità moderne per un incrocio di stili difficili da focalizzare, forse la Chelsea Wolfe di 'Apokalypsis' e 'Birth of Violence', in una veste meno dark e più dreampop, un folk cristallino dalla vena grigia, per ascoltatori sognanti che non rimarranno impassibili di fronte ad un brano brillante come "Sparrows", che per certi aspetti mi ha ricordato la magia del suono dei Cigarettes After Sex dell'omonimo album, ma anche le ipnotiche sperimentazioni di Anna Von Hausswolff, in chiave meno apocalittica. La bella voce della Chylkova ha venature molto velate e dolci, che ricordano molto le qualità vocali di Tracey Thorn degli Everything but the Girl, mostrando una versatile capacità d'interpretazione, con cui sposta facilmente l'ago della bilancia tra folk ed elettronica, senza cadute di stile, con piccole toccanti ed ingegnose variazioni vocali sparse tra i brani, che ne aumentano il valore e la qualità ad ogni ascolto. "Dead Plants" è un brano killer che si muove sullo stile ritmico di anthems del calibro di "Atmosphere" dei Joy Division, anche se il brano non è così oscuro ma la sua progressione mette in risalto il fatto che tra le note di 'Dancing the Same Dance', esista anche un legame sonoro con certa new wave che ha fatto giustamente la storia. Questo disco nel suo sembrare, al primo ascolto, fragile e dispersivo, nasconde invece un carattere inquieto e variegato, con punte di sperimentazione non impetuose ma peculiari, pacate e curate, tra sonorità vicine ad un moderno post rock ed un fine tocco di musica elettronica d'ambiente. Un album che non si assimila con un solo ascolto, sarà necessario ascoltarlo più volte per carpirne la giusta essenza, magari di notte guidando in solitudine. Un album comunque, che merita e che conquisterà la vostra attenzione. (Bob Stoner)

martedì 19 novembre 2024

Trollwar - Tales From The Frozen Wastes

#FOR FANS OF: Folk/Death
It's time to visit again the always interesting metal scene of Quebec with the band Trollwar. Contrary to previous occasions, we leave aside the black metal genre, focusing this time, on much more upbeat sounds. Trollwar was founded in Alma, Quebec, back in 2011 and currently consists of seven different musicians, forming a line-up that has been quite stable since its inception, apart from some minor changes. In any case, the band hasn't been particularly prolific, releasing two albums and some EPs.

After almost six years, Trollwar presents a new EP entitled 'Tales From the Frozen Wastes', which could help them gain a bunch of new fans. The band plays a mixture of folk and metal with a strong epic vibe, a fusion that has been quite popular especially in Europe in recent years. The eye-catching artwork gives the impression of containing something majestic, and thankfully, the four pieces and one intro contained in the new EP confirm this initial impression. First of all, the production is quite good, powerful, and clean, allowing all the different instruments and vocals to have their own room to shine. "The Unseen One" is the first proper track and contains all the elements that this genre usually offers: an aggressive main voice, closer to higher tones rather than purely metal growls, catchy yet powerful guitar lines, and some majestic arrangements in the form of keys and a solemn backing choir. The track also offers nice tempo changes which make the composition very enjoyable and headbanging friendly. Memorable and epic melodies are what you ask of this genre, and Trollwar surely knows how to create them. "Bane of the Underworld" is another fine example. It is a truly entertaining track, full of energy, great tempo changes, and addictive harmonies, both in the guitar lines, the vocals, or in the use of other elements such as keyboards or choirs. Additional clean vocals are also included in the majestic closing track "The Offering", which has plenty of speedy parts that make this composition one of the most energetic ones. I prefer other sorts of vocals, but all the additions are welcome as they help to enrich the band's music.

In conclusion, Trollwar's 'Tales From the Frozen Wastes' is a notable work. The production, composition quality, and the tastefulness of the melodies are unquestionable. Hopefully, this EP should boost the band's career in the difficult journey of standing out from the hard competition, particularly in this sub genre. (Alain González Artola)


sabato 12 ottobre 2024

Forelunar - Hwaa (​화​)

#PER CHI AMA: Post Black
Da queste parti, seguiamo da sempre con un certo interesse, le gesta di Forelunar (all'anagrafe Harpag Karnik), artista iraniano che oltre alla presente band, offre la sua arte musicale anche sotto molteplici altri moniker, tra i quali mi preme menzionare Broken Pillars, Désespéré, Erancnoir, Etheraldine, Forestionist e Menakeret, giusto per ricordarvi i più interessanti. Un altro EP comunque, e ahimè sempre e solo in formato digitale, per Mr Karnik, un'altra piccola gemma di post black sofferente, che risponde al titolo di 'Hwaa (​화​)'. Due soli i pezzi a disposizione per mostrarvi la qualità del factotum di Teheran: "Hwaa (火)" ossia fiamme, come quelle che divampano con la medesima velocità di un incendio che si ciba di ossigeno, e che con velocità sostenute combinate ad atmosfere astrali, screaming vocals e splendide melodie, saprà conquistarvi sin dal primo ascolto, cosi come è riuscito con il sottoscritto. Disperazione, dolore estatico, sonorità eteree che ammiccano al blackgaze, vocalizzi cerimoniali, ottimi synth e tanto altro ancora, a confermare le qualità di un musicista non ancora trentenne, ma in grado di emozionare quanto un altro genio incompreso, come l'azero Emin Guliyev dei Violet Cold. E la seconda "Hwaa (花)" (fioriture) è in grado di toccarvi l'anima forse ancor di più del precedente brano. Qui vi imbatterete in sonorità e atmosfere che evocano la tradizione giapponese (come si evince anche dalla cover del disco) e che in questo pezzo, posso immaginare faccia riferimento alla fioritura dei ciliegi dopo il gelo dell'inverno; da quì ripartire con un'epica cavalcata che ci porterà a esplorare nuovi luoghi che forse Harpag stesso vorrebbe realmente visitare. Un graditissimo ritorno da celebrare assolutamente con l'ascolto di 'Hwaa (​화​)'. (Francesco Scarci)

(Ardawahisht Kollective - 2024)
Voto: 78

https://forelunar.bandcamp.com/album/hwaa

martedì 25 giugno 2024

Korozy - From Cradle To the Grave

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Symph Black/Folk
Con la loro terza e ultima release ufficiale prima dello scioglimento, i bulgari Korozy sfornarono un album degno di appartenere a tutti i black metallers. Otto tracce di black metal infarcito di parti folk che richiamavano la tradizione bulgara, mai banali o sdolcinate, sempre in linea con le sfuriate dei nostri quattro eroi. Orchestrazioni sempre presenti e massicce che apportano un tocco di malinconia al tutto. Degne di nota sono la opening track che dà pure il titolo al disco, ”From Cradle to the Grave”, che vede la partecipazione di una voce femminile personificata da una vera operista bulgara (una voce come poche nel genere), e “Keeper of the Cemetary”. Ascoltatela bene e provate a sentire la tristezza emanata dalla voce pulita, supportata qui da un giro di basso semplice ma efficace. Questa song figura anche nella remix version nata dalle mani di ZZ MINEFF & R.O.B.T.F e devo dire che fa proprio una bella figura (e se lo dico io, dovete credermi). I testi sono ragionati e per niente scontati come del resto la produzione agli Acoustic Version Studios, cosi compatta, e che mette in risalto e dà forza a tutti gli strumenti. Una bella realtà per la Bulgaria e per la scena black in genere. Ascoltate per credere.

(О.Ч.З. Records - 2000)
Voto: 75

https://www.facebook.com/Korozy

venerdì 21 giugno 2024

Akvan - Savushun

#PER CHI AMA: Black/Folk
Li avevamo già incontrati qualche anno fa in occasione del loro EP 'City of Blood'. Nel frattempo, la one-man band iraniana ha continuato a produrre musica con uno split, un singolo e questo nuovo EP che conferma quanto di buono avevamo avuto modo di sentire tre anni fa, ossia un raw black contaminato da sonorità etniche mediorientali. Niente di nuovo all'orizzonte penserete voi, visti gli innumerevoli interpreti che popolano la scena con una proposta similare da parecchio tempo (e penso in primis ai Melechesh) e in effetti potreste avere tutte le ragioni del mondo. Tuttavia, nella sua ancestrale sinfonia musicale, il buon Dominus Vizaresa, lo trovo sempre più affascinante di tante altre band, forse perché ogni volta si fa portavoce di una storia nuova che deriva questa volta, cosi come il titolo, 'Savushun', da una novella di una scrittrice iraniana, Simin Daneshvar. Il racconto si incentra sulla storia di una famiglia iraniana che ha vissuto a Shiraz, sotto l'occupazione anglo-russa durante la Seconda Guerra Mondiale. A parte la componente lirica sempre peculiare, Vizaresa insiste poi con questi quattro nuovi pezzi (di cui uno strumentale) a tracciare un primitivo black folklorico che, attraverso le iniziali e ispirate "Aryan Fire" e "Execute by Guillotine", regalano un pizzico di speranza a chi come me crede ancora che ci sia da dire qualcosa di nuovo in ambito estremo. Chiaro che ci siano ancora ampi margini di miglioramento, soprattutto a livello sonoro, però un pezzo come l'evocativa chiusura affidata a "سووشون", cosi carica di mistero, fascino ed esotismo, rende ancor più curioso l'ascolto di una simile release, sebbene mantenga tutti i sacri crismi del black metal, tra chitarre glaciali, vocals gracchianti, ma anche notevoli melodie che evocano immagini di quello che poteva essere l'impero persiamo. Epico. (Francesco Scarci)

domenica 2 giugno 2024

Fellwarden - Legend: Forged in Defiance

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
Fellwarden is a fascinating project born from the mind of the always creative musician, The Watcher, who is involved in several projects. Fen is, for sure, the most well-known of them and one of my favorite projects out there. While Fen successfully combines atmospheric black metal with some post metal/rock influences, Fellwarden was born with stronger ties to the first subgenre. The project was created back in 2014, and it has released two excellent albums, which are an honest musical proof of The Watcher’s immense talent and passion for this style.

As this year marks the tenth anniversary of Fellwarden, the English solo-project is back with its third installment, which is usually a crucial one because it usually shows if a project is capable of reaching a new point of evolution in its sound. The name of the new opus is 'Legend: Forged in Defiance' and the title itself shows a certain idea of how the album can sound. This is an effort that does not differ dramatically from its predecessors, but it surely has a stronger epic tone in their compositions. A preconceived feeling that is reinforced if you take a look at the majestic artwork, courtesy of the legendary Belgian artist Kris Verwimp. 'Legend: Forged in Defiance' contains six songs (seven if you have the limited edition), in which The Watcher unleashes his creativity with long and rich compositions, where all the traditional elements of this project can abundantly be found. The album opener "Exultance" is for sure a great choice to start listening the album. Ten minutes of pure atmospheric black metal with a majestic tone thanks to the addition of some clean vocals and an excellent powerful riffing. The classic raspy vocals are also there as a great contrast and have a great presence as you could expect. The ups and downs in the pace are excellently placed and make the song flow adequately, never letting it to sound predictable or flat. The combination of fast and slower sections varies in its distribution depending on the composition. In any case, mid-tempo sections, and even slow ones, are more prominent, like you can listen to in compositions like "Despair", which is clearly slower than the album opener. The subsequent track, "Renewed Hope", has a great contrast between the different sections of the composition.

"Desperation" is another excellent song, where the introduction of acoustic guitars, along with some touching clean vocals, creates an undoubtedly solemn and emotional atmosphere, excellently contrasted by the always necessary ferocious moments. The last part of the album follows very similar patterns, although the general pace is here predominantly slow, which is not actually an enormous issue. Nevertheless, at least for me, it leaves me with the feeling that the second half of the album lacks a bit of energy that some faster and heavier parts would give. From my point of view, this contrast between the solemn mid-tempo/slow parts and speedy sections would be beneficial for the album as whole.

All in all, 'Legend: Forged in Defiance' by Fellwarden is an excellent album. The tasteful and enriching compositions, the epic general tone and the great performance by all instruments and vocals, weights more than the occasional feeling in the final part of the album, that this effort lacks some ferocity. (Alain González Artola)


domenica 24 marzo 2024

Linnea Hjertén - Nio Systrar

#FOR FANS OF: Folk Music
Coming from Sweden, the young artist Linnea Hjertén presents its first effort entitled 'Nio Systrar' (Nine Sisters), which has been released by the well-known Swedish label Nordvis. Linnea’s obvious inspiration comes from her country’s folklore and traditional music. Instead of sorely focusing on creating songs which would be a mere portrait of traditionalism, this talented artist is influenced by a different range of projects and styles. In this album, she tries to blend these influences under behind the curtain of a darkened folk music.

Names like Forndom may come to your mind when you listen to Linnea Hjertén, or even the most ethereal sections of Wardruna, although other influences, a la Dead Can Dance, have also something to say in the conceptual inspiration of 'Nio Systrar'. Leaving aside other names, what Linnnea offers us is a dose of atmospheric folk with a strong ritualistic touch. Her angelic and ethereal voice is the driving force of this album, while the added folk instruments create the captivating ritualistic atmosphere around her. It is unsurprising to read that the artist herself mentions that the music was mainly composed in loneliness and with the lights off. I would also strongly recommend doing the same, both being at home or in the twilight moments of the day in the forest.

Linnea’s beautiful voice opens the album with a whispering voice in the album opener "Noder" while a background percussion and atmospheric arrangements, play a secondary role. This approach sets the bar of what we can expect from this album. An even more mysterious tone can be heard in "Vägen In", with this interesting combination of voices which is by far the most captivating aspect of this album and where Linnea has put more effort into it. In general, all the songs follow similar patterns, being some of them almost ambient pieces where the vocals are omnipresent, while others have a slightly greater presence of an acoustic rhythmic base. This homogeneity makes difficult to choose the highlights of the album, although I consider that "Vägen In" and more particularly "Återfödelse" and "Vägen Ut" are the ones whose vocals are especially captivating.

'Nio Systrar' at the end, is with no doubts a very pleasant and hypnotic experience. From my humble point of view, I would welcome a greater and more varied use of folk instruments, as I consider that this would help to create a more varied and surprising compositions. This kind of music perhaps does not need to be particularly varied, but an extra work on this aspect would be very positive, and it would surely help Linnea standing out from other projects. (Alain González Artola)


(Nordvis Produktion - 2024)
Score: 72

https://linneahjerten.bandcamp.com/album/nio-systrar

sabato 9 dicembre 2023

Valhalla - V Gimnah I Proklyatiyah

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Pagan Black
For Slavs Only. Nel booklet, titoli e testi sono in ucraino (tranne la settima canzone, "Invasion", il cui testo però non è stampato). Nulla da ridire: le nazioni hanno tutto il diritto di difendere le proprie specificità, anche linguistiche, contro la marea montante dell'omologazione culturale imposta dal nuovo ordine mondiale. Tuttavia, pur riconoscendo a queste espressioni musicali la dignità che meritano, non possiamo non provare una forte sensazione di estraneità culturale di fronte ad esse. Ma veniamo al demo in questione. Per quanto concerne i contenuti prettamente musicali, non è che ci sia da stare troppo allegri: sinceramente in giro c'è di molto meglio. Comunque, diciamo che si tratta di un black metal piuttosto naive con qualche inserto folk. L'opera ha, per così dire, un sapore vagamente agreste. La band sicuramente presentava ampi margini di miglioramento, in realtà dopo questo album si è sciolta, segno che le qualità non erano proprio ottimali.

(Beverina Productions - 1999/2018)
Voto: 45

https://beverina.bandcamp.com/album/valhalla-tape-1999